Aggiornato al 19/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Intorno alla cultura.

11/11/2013

La cultura umanistica aveva goduto di grande prestigio fino a pochi anni fa, mentre oggi il suo ruolo è estremamente ridimensionato.   

Probabilmente i suoi principali sostenitori sono ancorati a un passato che sta progressivamente svanendo e in qualche modo faticano a sintonizzarsi con i nuovi scenari, per comprendere i quali è necessario un bagaglio di conoscenze spesso in gran parte estraneo alla loro tradizione.

L’alfabetizzazione tecnologica non è mai rientrata nell’alveo della formazione umanistica, anche perché le strutture formative affidate ai rappresentanti delle discipline umanistiche non si sono adeguatamente attrezzate per gestire i nuovi contesti comunicativi e non hanno mai saputo come organizzare il design della conoscenza nel nuovo ambiente digitale.

La conseguenza è che tale situazione ha impedito lo sviluppo di una integrazione tra umanesimo e tecnologia in modo progressivo e diffuso creando caste ciascuna compresa a difendere in modo antagonistico il proprio punto di vista.

Magari in buona fede da parte dei difensori della tradizione umanistica, per il timore di un futuro arido e scandito dalla tecnica e non dal dialogo e di perdere l’orientamento sociale e umano che in precedenza ha sempre rappresentato il riferimento di vita. Certamente ha giocato molto la diffidenza ideologica verso l’innovazione e la voglia di conservatorismo, nel senso di difesa di privilegi derivanti da predomini culturali spesso millantati come verità.

In fondo anche nel mondo culturale il potere rappresenta l’elemento di condizionamento che influenza tutti quale che sia il ruolo e il valore.  Solo pochi e dotati di grande genialità soprattutto umana riescono ad emergere da questo andazzo e quindi ad influenzare il futuro.

Agli effetti di questa mancata integrazione e dell’arroccamento su posizioni di difesa da parte della cultura tradizionale occidentale, erede e custode dei valori dell’ottocento, è da ascrivere anche il mancato ponte tra Oriente e Occidente che oggi sta provocando tanti problemi sociali e che non sono risolvibili solo in chiave politica e men che meno in chiave giuridica. Il diritto è sempre figlio della cultura e non viceversa.

Ma c’è comunque un grave pericolo a causa della nuova posizione gerarchica della cultura umanistica nel nuovo contesto comunicativo e del fatto che il ritmo di questo è dettato comunque dall’andamento dell’innovazione piuttosto che dal passo lento della tradizione.

Il pericolo dell’abbandono da parte di persone e istituzioni non consapevoli o distratte che possono fare scivolare il ruolo della cultura umanistica, che comunque sinora ha rappresentato l’interrelazione e la convivenza tra gli uomini, nell’angolo di un insignificante collezionismo culturale.

Ed allora potremmo trovarci in una nuvola tecnologica senza molte difese per arginare, interpretare e guidare la prevaricazione che tale nuvola vincente può esercitare. E, quindi, di essere proiettati in una rincorsa verso un mondo sconosciuto e misterioso, una rincorsa che potrebbe portare l’uomo ad assomigliare sempre più ad un alieno e a sentirsi sempre più vicino ad altri mondi piuttosto che al proprio.

Il tema è impegnativo e importante e può far capire verso quale futuro va l’umanità. Ed è il tema centrale per disegnare la società del futuro, per individuare i valori che potranno regolare la vita degli uomini e le loro relazioni.

La parola d’ordine della cultura non può che essere “integrazione”. Tra l’umanesimo e la tecnologia, tra il mondo ancora prigioniero di visioni religiose come principale riferimento e quello laico, tra i poveri che sono sempre di più e i ricchi che sono sempre più ricchi, tra la conoscenza e l’ignoranza, tra la società dell’egoismo e quella del dialogo, tra la volgarità e la bellezza.

 

 

Inserito il:01/12/2014 15:54:38
Ultimo aggiornamento:22/03/2022 16:01:34
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