Aggiornato al 23/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire
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André Masson (1896-1987) – L’homme emblématique - 1939

La valutazione del desiderio sessuale in Psichiatria: quadri psicopatologici a confronto.

Questo lavoro nasce da una “curiosità”, ma soprattutto dalla necessità clinica, di valutare le possibili variazioni del desiderio sessuale non solo analizzandolo nei soggetti non affetti da un particolare quadro psicopatologico, ma anche e soprattutto, in coloro che soffrono di un disagio psichico clinicamente manifesto. Necessità clinica che mi ha portato a modificare in parte il mio modo di approcciarmi al paziente che lamenta un calo del desiderio sessuale, dovuto, ad esempio, all’effetto collaterale di alcuni psicofarmaci. Se prima, come spesso accade, il mio lavoro mi portava a valutare, essenzialmente, il miglioramento del quadro clinico, e allorquando il paziente riferiva un calo del desiderio sessuale, tendevo a scotomizzare o a sottovalutare il problema, dando, appunto, la priorità al miglioramento psichico, dopo studi specifici in campo sessuologico, la mia attenzione si è rivolta anche a questo aspetto, assolutamente non trascurabile, della vita di ognuno di noi. Purtroppo, di rado, si pensa al paziente come ad una “persona” che ha un vissuto e desideri propri al di là della malattia con cui spesso, invece, viene identificato e per la quale giunge alla nostra osservazione .

D’altronde, la professione sanitaria fonda le sue radici nell’antico detto “Divinum opus est sedare dolorem”, da taluni attributo ad Ippocrate da altri a Galeno, secondo il quale la scienza medica ha individuato uno dei suoi più alti fini nella sedazione del dolore e non nella ricerca del piacere. Come se non provare piacere non fosse, esso stesso, un dolore.

Da questo nuovo interesse è nato un lavoro di ricerca che ha condotto una mia laureanda in Scienze Infermieristiche, Alice Zucco, ad appassionarsi alla materia sessuologica e alla quale va il merito di aver testato alcune categorie di pazienti afferenti all’ambulatorio di Psichiatria, analizzato e quantificato, i risultati ottenuti.

La finalità dello studio è stata quella di valutare il grado di desiderio sessuale in una popolazione di pazienti affetti da diverse patologie psichiatriche e comprendere se ci potesse essere un’eventuale correlazione tra il grado di desiderio sessuale e la patologia psichiatrica sottostante.

 

La Sessualità nelle differenti patologie psichiatriche.

La sessualità è un tema coinvolgente, che mette in moto la propria soggettività.

Spesso si fa fatica a trovare le parole e ad esprimere il proprio punto di vista perché significa svelare una parte di sé che, invece, si vorrebbe tenere nascosta.
La presenza di una malattia e di un’ alterata funzionalità, porta inevitabilmente alla chiusura, al ritiro.

Pensiamo ad un paziente psicotico che si senta bloccato da un punto di vista motorio:  diventerà più difficile l’integrazione e l’ accettazione dell’altro, finché non riuscirà ad accettare se stesso; sarà anche  difficile  reagire: l’unica via di fuga rimarrà accentuare la sua solitudine o ricorrere, all’opposto, all’aggressività.
Un atteggiamento rigido riguardo le tematiche della sessualità da parte dell’operatore può portare alla semplice repressione del comportamento sessuale giudicato inadeguato al fine di ristabilire l’ordine precedente.

Ignorando il problema aumenta l’influenza negativa del vissuto corporeo del paziente e della percezione del sé non solo come essere sessuato, ma anche e soprattutto, come persona.

In definitiva il non sentirsi capito può condurre ad una riduzione della compliance terapeutica e all’aggravarsi della patologia psichiatrica,
ma vi sono altri buoni motivi per occuparsi della sessualità dei pazienti psichiatrici: molti di loro hanno un’attività sessuale che, se non educata, li espone al rischio di malattie contagiose come l’AIDS.

Le disfunzioni sessuali causate o agevolate dalla terapia farmacologica portano in molti casi a non assumerla correttamente.

Istruire i pazienti cronici sull’abilità ad intrattenere relazioni intime e spingerli a intraprendere relazioni sessuali può aiutarli ad uscire dall’isolamento sociale che è un fattore di rischio per le ricadute.
Fino agli anni ’70, con i manicomi, l’istituzionalizzazione evitava la sessualità.

Gli schizofrenici difficilmente si sposavano o avevano approcci sessuali.

I casi di gravidanze illegittime erano un quinto rispetto alla popolazione generale. Con l’avvento delle Comunità Terapeutiche e della Psichiatria Territoriale è aumentata la possibilità di incontri sessuali.

I pazienti più gravi esprimono talvolta la loro sessualità in maniera inadeguata semplicemente perché non sanno rapportarsi; insegnare loro tecniche di conversazione, imparare ad ascoltare, a gestire i conflitti, a fare amicizia ed infine a corteggiare, porta loro a vivere la propria sessualità in maniera più responsabile e sintonica.

Analizziamo ora i sintomi dei singoli quadri clinici e le loro correlazioni con la sessualità.

 

Sindrome depressiva

La depressione è uno stato affettivo caratterizzato da sottolivellamento del tono dell’umore per gran parte della giornata, incapacità di provare piacere (anedonia), astenia, senso di inutilità, ritiro dal mondo, scarso eloquio, scarsa mimica, rallentamento psicomotorio, riduzione del sonno, dell’appetito, del peso e dell’interesse sessuale.

L'umore patologico può essere accompagnato da rimuginazioni di colpa, idee di autodeprezzamento, diminuzione della capacità di concentrazione, indecisione, diminuzione dell'interesse per le attività abituali, ritiro, senso di impotenza, disperazione e idee ricorrenti di morte e di suicidio. 

Per poter fare diagnosi di depressione almeno cinque di questi sintomi, tra cui l’umore depresso e la perdita di interessi, devono essere stati presenti per un periodo non inferiore alle due settimane  e devono rappresentare un cambiamento rispetto allo stato precedente.

I sintomi devono causare un disagio clinicamente significativo o una compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o di altri importanti ambiti nella vita dell’individuo.

I sintomi non devono essere attribuibili a una situazione di abuso di sostanze quali droghe o alcool, o ad una determinata condizione medica.

 

La sessualità nella sindrome depressiva

Non è possibile curare una patologia depressiva trascurando la sessualità dell’individuo.

Solitamente si è portati a pensare che la patologia depressiva causi un appiattimento e un’inibizione della sessualità.

In realtà i rapporti tra depressione e sessualità si rivelano più complessi e possono essere sia di inibizione che di attivazione.

La sessualità, quando viene vissuta dal paziente con patologia depressiva, può avere un potere antidepressogeno.

La depressione può avere molteplici effetti sulla sfera sessuale:

  • Inibizione: lo stato depressione smorza e spegne ogni tipo di pulsione vitale e dunque anche il desiderio sessuale.
  • Attivazione patologica: negli stati depressivi lievi, accompagnati da una componente ansiogena, l’attività sessuale può essere utilizzata dall’individuo come meccanismo di difesa verso le pulsioni autodistruttive causate dalla depressione. Viene incrementata la frequenza degli atti sessuali ma il vissuto è povero di piacere.
  • Attivazione fisiologica: negli stati depressivi lievi l’attività sessuale può essere incrementata dalle emozioni “riparative” che sono fonte di vita. La sessualità, d’altro canto, può avere molteplici effetti sulla depressione:
  • Effetti antidepressivi: l’atto sessuale è un potente fattore antidepressivo e aumenta l’autostima.
  • Effetti depressivi: si verificano quando l’atto sessuale non assume valore costruttivo ma distruttivo e viene accompagnato da sensazioni di colpa e conflittualità.

I pazienti con disturbi dell’umore hanno un’alta probabilità di sviluppare disfunzioni sessuali rispetto alla popolazione generale.

E’ stato rilevato un calo del desiderio sessuale correlato alla gravità del disturbo in oltre il 70% dei pazienti depressi, anche in assenza di terapia farmacologica.

Tutte le sindromi cliniche caratterizzate da un abbassamento del tono dell'umore possono presentare disfunzioni nell'ambito della sfera sessuale.

L'alterazione più frequente è rappresentata da una riduzione del desiderio sessuale e della disponibilità ad avere rapporti sessuali che spesso dà luogo, nell'uomo, a difficoltà dell'erezione fino all'impotenza, e nella donna, a frigidità e anorgasmia. Tali disturbi insorgono, in genere, precocemente; talvolta precedono anche di mesi gli altri sintomi della depressione distinguendosi da quello che avviene nei disturbi d'ansia dove, solitamente, viene conservata una certa funzionalità sessuale fino alle fasi più avanzate della malattia.

Alcuni pazienti, non ancora trattati farmacologicamente, lamentano eiaculazione precoce; in questi casi, in genere, alla depressione si associa una componente ansiosa. Nelle forme di depressione associate a sintomatologia psicotica è possibile, in alcuni casi, osservare comportamenti di tipo masturbatorio i quali, tuttavia, sembrano non avere una chiara valenza sessuale quanto, piuttosto, un significato di comportamento meccanico e stereotipato.

In altri casi, sono stati descritti comportamenti parafilici di tipo sado-masochistico con valenze altamente distruttive auto o eterodirette.

La presenza di una disfunzione sessuale può complicare o compromettere il rapporto di coppia aggravando così la patologia depressiva.

La presenza del disturbo sessuale in associazione con quello depressivo, in altri casi, può indurre a considerare la depressione come secondaria ad esso e non viceversa. Questa errata valutazione può essere rafforzata dal paziente depresso che tende ad allontanare l'attenzione dai suoi vissuti depressivi.

La problematica sessuale connessa al quadro clinico della depressione dovrebbe essere chiaramente distinta da quella preesistente al quadro depressivo e da quella dipendente dal trattamento farmacologico.

 

Disturbi d’ansia

 

I Disturbi d'Ansia sono caratterizzati ed accomunati dalla presenza di intensa e frequente ansia che determina significativo disagio o menomazione nel normale funzionamento personale, sociale, lavorativo, scolastico, familiare, affettivo.

L'ansia è un’emozione di agitazione che, in piccola quantità, contribuisce ad attivare ed allertare l'individuo in situazioni di pericolo e/o nei casi in cui occorra un aumento di attenzione ed attivazione neuro-fisiologica.

In tal caso non è da considerarsi anomala e disfunzionale, ma un fenomeno psicofisico normale che "prepara" ed "attiva" la persona davanti ad una certa situazione che richiede specifiche reattività sia mentali, che fisiologiche.

L'ansia è rilevabile dall'innalzamento della vigilanza e dal funzionamento di sistemi fisiologici come, ad esempio, l'aumento del battito cardiaco, del respiro e/o del tono della muscolatura, tutti sintomi che mettono l'organismo all'erta circa una possibile esigenza di reazione e/o prestazione. 

L'ansia è quindi un sistema di allerta funzionale alla persona, ma quando aumenta eccessivamente, si traduce in una surreale ed esagerata preoccupazione circa i propri pensieri, sentimenti, comportamenti e rispetto alla reale situazione in cui avviene.

I disturbi d'ansia sono connotati da una eccessiva, continua e disfunzionale iperattivazione e ipervigilanza ansiosa circa gli eventi esterni e da un senso di impotenza.

Affetta da disturbi d’ansia, la persona non riesce più a gestire anche le semplici incombenze quotidiane.

Clinicamente i disturbi d’ansia si manifestano con reazioni di fuga, evitamento, intensa paura, incapacità di fare cose semplici, nausea, pallore, sudorazione, tachicardia, sensazione di soffocamento, vertigini, mal di testa, dolori, iperattivazione, tensione, rigidità muscolare e blocco motorio.

Nel corso dei disturbi d’ansia si possono manifestare gli attacchi di panico caratterizzati da un periodo intenso e preciso durante il quale vi è l’insorgenza improvvisa di una forte preoccupazione e paura.

 

La sessualità nei disturbi d’ansia

Le disfunzioni sessuali non rappresentano un sintomo primario dei disturbi d’ansia e, quando presenti, si spiegano attraverso i meccanismi psicopatologici interpretabili come ansia d’attesa, di prestazione, anticipatoria, di evitamento e di demoralizzazione.

L’inibizione del comportamento sessuale è il disturbo che più frequentemente riguarda gli ansiosi cronici di entrambi i sessi.

L’ansia è il fattore eziopatogenetico comune a tutte le disfunzioni sessuali: di qualsiasi tipo essa sia inibisce la reazione sessuale. Gli uomini spesso soffrono di eiaculazione precoce mentre le donne riferiscono anorgasmia, vaginismo o dispareunia (disturbo da dolore genito-pelvico durante la penetrazione).

L’insuccesso prestazionale può essere causa di ulteriore ansia, paure e angoscia generando, così, circoli viziosi che possono comportare una totale scomparsa dell’eccitamento sessuale, con una riduzione dei tentativi e una prevalenza dell’ansia sul desiderio.

La presenza di disfunzioni sessuali in corso di disturbi d'ansia non è, comunque, la regola in quanto esistono molti soggetti con nevrosi d'ansia che conservano una buona funzionalità sessuale.

 

Disturbo ossessivo-compulsivo (DOC)

Il disturbo ossessivo compulsivo è una patologia psichiatrica che si caratterizza per pensieri, immagini o impulsi ricorrenti che creano allarme o paura e che costringono la persona a mettere in atto comportamenti ripetitivi o azioni mentali.

Come si comprende chiaramente dal nome della patologia stessa il disturbo è caratterizzato da ossessioni e compulsioni ricorrenti.

Le ossessioni sono pensieri, immagini o impulsi che si presentano più volte e sono al di fuori del controllo di chi li sperimenta.

Tali idee sono avvertite come disturbanti e intrusive e, quando le persone non sono assalite dall'ansia, sono giudicate come infondate ed insensate.

Le persone con disturbo ossessivo - compulsivo possono preoccuparsi eccessivamente dello sporco e dei germi o essere ossessionate dall'idea di potersi contaminare o poter contaminare gli altri, possono essere terrorizzate dalla paura di avere inavvertitamente fatto del male a qualcuno, di poter perdere il controllo di sé e diventare aggressive in certe situazioni, di aver contratto malattie infettive o di essere omosessuali, anche se di solito riconoscono che tutto ciò non è realistico.

Le ossessioni sono accompagnate da emozioni sgradevoli come paura, disgusto, disagio, dubbi, o dalla sensazione di non aver fatto le cose nel "modo giusto", e gli innumerevoli sforzi per contrastarle non hanno successo, se non momentaneo. 

Le ossessioni differiscono dalle preoccupazioni per il fatto che queste ultime sono relative ad eventi negativi, legati a problematiche di vita quotidiana.

Al contrario delle ossessioni, le preoccupazioni non sembrano eccessive e prive di una base razionale, ma si riferiscono a rischi reali, che tutti riconoscono come tali.

Le compulsioni vengono anche definite rituali o cerimoniali e sono comportamenti ripetitivi (lavarsi le mani, riordinare, controllare) o azioni mentali (contare, pregare, ripetere formule mentalmente) messi in atto per ridurre il senso di disagio e l'ansia provocati dai pensieri e dagli impulsi tipici delle ossessioni.

Le compulsioni costituiscono un tentativo di elusione del disagio, un mezzo per cercare di ottenere un controllo sulla propria ansia.

Le persone con un'ossessione che riguarda la contaminazione possono lavarsi costantemente le mani fino a provocarsi delle escoriazioni.

Un soggetto può ripetutamente controllare di aver chiuso il gas per la paura ossessiva di far scoppiare la casa, un altro può contare oggetti più e più volte per l'ossessione di averli perduti.

In generale tutte le compulsioni si trasformano in rigide regole di comportamento e sono spesso bizzarre ed eccessive.

Le compulsioni assumono spesso un carattere talmente abituale e ripetitivo che vengono attuate anche in assenza di ossessioni, diventano azioni studiate e prestabilite, eseguite con cura meticolosa, che non possono in alcun modo essere interrotte o modificate nella loro sequenza.

 

La sessualità nel disturbo ossessivo-compulsivo)

Anche nel disturbo ossessivo-compulsivo è possibile osservare alterazioni del comportamento sessuale quali eiaculazione ritardata, anorgasmia e frigidità.

Le perversioni non si associano in genere a questa patologia mentre vi risultano spesso aggregate le inibizioni del comportamento sessuale.

I pazienti cosiddetti "cleaners", quei pazienti cioè che ricercano ossessivamente la pulizia ricorrendo a rituali di lavaggio e di decontaminazione, talvolta evitano i rapporti sessuali temendo di venire contaminati e in  questi casi, il disturbo sessuale è preesistente al trattamento farmacologico.

La maggior parte dei pazienti affetti da disturbo ossessivo - compulsivo riferisce di non condurre una vita sessualmente soddisfacente.

Molti pazienti lamentano di un’ossessione di natura sessuale, soprattutto l’attuazione di impulsi sessuali in netto contrasto con i propri principi  come ad esempio  relazioni extraconiugali o omosessuali.

L’eccessiva ossessione, l’eccessivo controllo sulle emozioni e l’eccessiva rigidità non consente al paziente ossessivo di vivere fino in fondo la vita sessuale e spesso il paziente viene “frenato” nei suoi istinti dai sensi di colpa.

 

Disturbi della condotta alimentare

I disturbi della condotta alimentare sono caratterizzati dall’esistenza di una marcata distorsione delle abitudini alimentari del soggetto e di un comportamento anomalo finalizzato al controllo del peso.

I comportamenti cardine dell’Anoressia nervosa sono la sovra-stima della propria immagine e del proprio peso corporeo.

Il controllo ossessivo del peso non è l’unica caratteristica di questo disagio in quanto l’eccessivo controllo sul peso può tradursi in importanti problematiche psico-sociali e fisiche (amenorrea, aumentato rischio di fratture ossee, osteoporosi, perdita di massa muscolare).                                 

Per fare diagnosi di disturbo del comportamento alimentare deve essere escluso che il disturbo sia secondario ad altre condizioni mediche o psichiatriche .

Ci sono dei fattori predisponenti all’instaurarsi di un disturbo del comportamento alimentare quali l’età, infatti questo genere di disturbi inizia generalmente a manifestarsi nella fascia d’età tra i 15 e i 35 anni .

Anche il sesso può essere un fattore predisponente: il culto della magrezza è presente principalmente nel sesso femminile anche se negli ultimi anni si sta assistendo al “migrare” del fenomeno  tra i gli uomini.

Vi sono anche altre cause che sottendono e predispongono maggiormente all’instaurarsi di un disturbo del comportamento alimentare come ad esempio la presenza simultanea di disturbi depressivi o l’ appartenenza ad una famiglia in cui la forma fisica e il peso corporeo occupino una grande importanza.

I disturbi del comportamento alimentare sono stati definiti nel 1955 da Devereux “disturbi etnici”, ovvero una problematica tipica di determinate culture e società eccessivamente attente alla forma fisica.

La Bulimia nervosa è un particolare disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da ricorrenti crisi bulimiche, ovvero abbuffate, durante le quali la persona in un determinato periodo di tempo mangia una quantità di cibo di gran lunga superiore a quella che la maggior parte delle persone mangerebbero nello stesso tempo.

Il paziente ha la sensazione di aver perso il controllo su ciò che mangia e in concomitanza alle abbuffate si verificano  delle condotte compensatorie, ad esempio il vomito autoindotto,  per porre rimedio alle crisi bulimiche.

 

La sessualità nei disturbi del comportamento alimentare

La condotta sessuale in questo tipo di pazienti rispecchia abbastanza fedelmente quella alimentare infatti l'atto del mangiare rappresenta simbolicamente l'atto sessuale in quanto prevede l'introduzione di un corpo estraneo all'interno del proprio corpo.

Le pazienti anoressiche (si è detto che si tratta di una patologia prevalentemente femminile), così come fanno con i loro impulsi alimentari, cercano di tenere a freno le pulsioni sessuali fino ad arrivare a negarne l'esistenza.

Ogni cedimento viene vissuto con un senso di profonda frustrazione e fallimento.

Difficilmente questo tipo di paziente parla di sua iniziativa di problematiche sessuali; quando è indotto a farlo lo fa con freddo distacco e indifferenza come se parlasse di un'altra entità.

Molte di queste persona si lasciano coinvolgere in amori platonici, estremamente idealizzati, talvolta con persone lontane o comunque irraggiungibili.

Le pazienti anoressiche presentano frequentemente disturbi mestruali (amenorrea primaria quando il menarca non compare, secondaria quando l’amenorrea si verifica dopo un periodo di cicli mestruali regolari).

Non esiste un'interpretazione univoca del meccanismo fisiopatologico dell'amenorrea tuttavia, l'ipotesi più attendibile sembra essere quella che associa tale sintomo ad alterazioni di natura ormonale, direttamente dipendenti dal mantenimento di un peso corporeo notevolmente al di sotto di quello ideale.

Nelle pazienti anoressiche è comune il riscontro di bassi livelli di gonadotropine e di estrogeni. 

Da un punto di vista più strettamente psicologico, invece, seppure recuperino un peso adeguato, le ragazze potrebbero continuare a non mestruare; in questo caso ai meccanismi fisiopatologici su descritti, si assocerebbe un rifiuto della femminilità e della maternalità.

I rari uomini affetti da anoressia nervosa presentano bassi livelli di testosterone con ipogonadismo e conseguente riduzione della libido, che talvolta sfocia nell'impotenza o nell’omosessualità latente.

Nelle utenti anoressiche spesso bisogna tenere conto del forte rapporto che hanno con la madre che scoraggia qualsiasi tentativo di emancipazione; questo attaccamento morboso non consente alle pazienti di raggiungere una piena maturità non solamente fisica ma anche sessuale.

Da un punto di vista strettamente psicodinamico il rapporto tra disturbi alimentari e disturbi sessuali trova il suo nodo nell’Alessitimia descritta da Sifneos nel 1973, ossia la mancanza di parole per esprimere le emozioni.

Le pazienti anoressiche sono ossessionate dalla possibilità di sviluppare una figura che accolga emozioni sessuali e susciti attrattive; le mestruazioni si fermano e il sesso è scotomizzato.

Anoressia alimentare e anoressia sessuale sono espressioni del disturbo della relazione, ossia l’incapacità di tollerare la vicinanza e la separazione.

I legami fra sessualità e alimentazione sono molto stretti sin dalla nascita.

All’origine della vita le due attività sono fuse in un unico gesto, la poppata, e utilizzano gli stessi organi: labbra, lingua, bocca e tubo intestinale (la cosiddetta fase orale secondo Freud).

Essere riempiti di cibo ed essere riempiti d’amore si confondono in un’unica emozione, dove alimentazione e sessualità quasi coincidono.

Le pazienti anoressiche e quelle bulimiche sono molto diverse nel loro modo di approcciarsi alla sessualità.

Il comportamento sessuale delle pazienti bulimiche è spesso caratterizzato da un' apparente ipersessualità; non sono rare le tendenze alla promiscuità o al cambio frequente del partner, in genere, però, queste esperienze non sono finalizzate al soddisfacimento di un “appetito sessuale”. 

Queste pazienti si sentono rassicurate dall'evidenza di riuscire ad evocare delle reazioni dentro di sé e negli altri: la consapevolezza di poter esercitare ancora un controllo sulla propria sessualità, contrariamente a ciò che accade relativamente all'alimentazione, sembra incoraggiare tali atteggiamenti.

Contrariamente alle pazienti anoressiche le paziente bulimiche appaiono più contente di se stesse e più soddisfatte della loro vita sessuale, hanno un atteggiamento migliore nei confronti della sessualità, si impegnano più frequentemente in attività sessuali ed hanno una maggiore considerazione di se stesse come oggetto del desiderio nonché  una migliore e più soddisfacente vita di coppia.

La differenza nell’approccio alla sessualità si può correlare al fatto che la paziente bulimica non presenta un atteggiamento globalmente restrittivo nei confronti delle pulsioni e degli appetiti così come invece fanno le pazienti anoressiche .

Nonostante questa differenza anche nelle pazienti bulimiche si riscontrano problematiche nella relazione con l’altro, in quanto la paziente bulimica è insoddisfatta del proprio aspetto fisico e questo le impedisce di relazionarsi in modo adeguato .

Le pazienti con disturbo del comportamento alimentare hanno un’avversione per il proprio corpo che le porta ad allontanarsi e a respingere eventuali relazioni e molto spesso questo disturbo, secondario alla patologia alimentare, viene confuso con un disturbo da desiderio sessuale ipoattivo.

 

Psicosi

La psicosi è una tipologia di disturbo psichiatrico, espressione di una severa alterazione dell'equilibrio mentale dell'individuo, con compromissione dell'esame di realtà, frequente assenza di insight (consapevolezza di malattia), e presenza di disturbi del pensiero, deliried allucinazioni. 

I sintomi psicotici sono suddivisibili in:

- disturbi di forma del pensiero: sono delle alterazioni del flusso ideativo che si manifestano durante il colloquio con la cosiddetta “insalata di parole” o le “risposte di traverso”

- disturbi del contenuto del pensiero: si manifestano con le idee deliranti

- disturbi della senso-percezione: allucinazioni e dispercezioni che possono interessare ognuno dei cinque sensi.

Nell'ambito dei disturbi psicotici vengono comprese molte patologie psichiatriche che differiscono per il quadro clinico, l'età di insorgenza e la risposta al trattamento. Tra queste patologie troviamo:

Schizofrenia

Disturbo psicotico breve

Disturbo schizofreniforme

Disturbo schizoaffettivo

Disturbo delirante.

Quella di maggiore interesse, per la gravità del quadro clinico, l'età di insorgenza e la diffusione nella popolazione generale, è la schizofrenia.

La malattia esordisce in una fascia di età che va dai 14 ai 35-40 anni e l'evoluzione del quadro clinico comporta, in genere, una riduzione, talvolta in misura notevole, delle capacità relazionali e lavorative.

La schizofrenia è un disturbo mentale grave caratterizzato da perdita di contatto con la realtà, allucinazioni, deliri, anomalie del pensiero ed appiattimento affettivo.

Sebbene la causa specifica sia sconosciuta, si è ormai concordi nell’affermare che la schizofrenia abbia una base biologica.

Il modello di vulnerabilità-stress, in cui si ritiene che la schizofrenia si manifesti in persone con una vulnerabilità su base neurologica, è la spiegazione più largamente accettata.

La vulnerabilità può essere causata da complicanze intrauterine, infezioni del Sistema Nervoso Centrale o fattori ereditari.

L'esordio, la remissione e la ricorrenza dei sintomi sono considerati prodotti di interazione tra questa vulnerabilità e i fattori stressanti ambientali.

La sintomatologia della schizofrenia può essere suddivisa in:

  • sintomi positivi caratterizzati da un eccesso o da un’alterazione delle normali funzioni come ad esempio i deliri e le allucinazioni
  • sintomi negativi delineati da un deficit delle funzioni e comprendono l’appiattimento affettivo, l’anedonia, la povertà dell’eloquio e l’asocialità. Sono spesso correlati ad una generale perdita di motivazione e ad una riduzione di scopi ed obiettivi.

In alcuni pazienti con schizofrenia si manifesta un declino del funzionamento cognitivo, con compromissione dell'attenzione, del pensiero astratto e della capacità di risolvere problemi; la gravità di tale compromissione è una delle determinanti maggiori dell'invalidità globale in questi pazienti.

I sintomi della schizofrenia compromettono, in maniera tipica, le capacità funzionali e spesso sono abbastanza gravi da interferire in modo marcato con il lavoro, le relazioni sociali e la cura di sé.

Gli esiti comuni sono la disoccupazione, l'isolamento sociale, il deterioramento delle relazioni familiari e il decadimento della qualità della vita.

 

La sessualità nelle psicosi

Il comportamento sessuale nel paziente psicotico risulta spesso alterato e quindi tutti i disturbi sessuali possono essere presenti e dipendono direttamente dalle alterazioni psicopatologiche tipiche della psicosi.

Tali pazienti manifestano, il più delle volte, una riduzione dell'interesse sessuale che spesso evolve verso una vera e propria impotenza.

La componente affettiva della relazione risulta frequentemente inadeguata, tanto da essere, in alcuni casi, completamente dissociata dall'atto meramente sessuale.

In un recente studio è stata valutata la presenza di disfunzioni sessuali nei pazienti schizofrenici trattati con neurolettici e nei pazienti senza trattamento.

I risultati hanno evidenziato un'alta frequenza di disturbi sessuali sia negli utenti trattati che in quelli non trattati.

I pazienti in terapia con neurolettici riportavano soprattutto disturbi dell'orgasmo e dell'erezione mentre quelli non in trattamento evidenziavano principalmente una riduzione dell’immaginario erotico e delle fantasie sessuali.

Alcuni pazienti schizofrenici rivelano una spiccata attività masturbatoria, ma talvolta si tratta di una semplice azione meccanica, stereotipata e priva di ripercussioni emotive adeguate, quindi di una chiara valenza sessuale.

L'aspetto delirante e allucinatorio può condizionare il comportamento relazionale e quindi sessuale dell'individuo.

E' possibile, ad esempio, che il paziente si rifugi in una chiusura sociale perché teme che gli si voglia fare del male (ad esempio ammazzare, punire, mutilare) o perché sente delle voci che gli dicono di comportarsi in tal modo: in questi casi, un adeguato trattamento antipsicotico può, eliminando le allucinazioni e/o i deliri, indurre una ripresa delle capacità relazionali in senso lato e quindi anche in senso sessuale.

 

Sindrome Bipolare

Il disturbo Bipolare viene spesso denominato disturbo maniaco-depressivo, questa definizione, anche se ormai è superata, spiega in modo diretto ed efficace le caratteristiche principali della Sindrome Bipolare.

Il disturbo bipolare è una patologia psichiatrica caratterizzata da alterazione dell’umore e delineata dall’alternanza di episodi maniacali (o ipomaniacali) ad episodi depressivi.

Il decorso della patologia è cronico e difficilmente prevedibile.

I sintomi della fase depressiva sono i medesimi descritti per la Sindrome Depressiva.

 

Episodi Maniacali

L’Episodio Maniacale è uno stato di alterazione dell’umore, che rispetto alle condizioni di vita normali della persona, risulta elevata in modo insolito e persistente, cioè euforico, buono, allegro, ed è considerato eccessivo da parte di chi conosce bene l’individuo.

L’umore è inoltre espanso, ed è presente un entusiasmo continuo ed esagerato per le interazioni interpersonali, sessuali o lavorative oppure, l’individuo ha un umore facilmente irritabile, specie quando i suoi desideri vengono in qualche modo ostacolati.

Nella psicosi maniacale l’umore è solitamente esaltato ed euforico, ma non di rado il paziente presenta un’aumentata scontrosità e irritabilità che può condurlo a intraprendere litigi.

Il paziente bipolare, generalmente, quando è in fase maniacale è eccitato ed ha un acceleramento psicomotorio; questa connotazione psichica si traduce all’esterno con modi di vestire e gesticolare molto esuberanti ed appariscenti o con colori particolarmente sgargianti in individui solitamente molto sobri.

Il paziente in fase maniacale crede di essere nella sua fase migliore ed è restio a chiedere aiuto ed a farsi curare; la mancanza di consapevolezza può spingerlo a compiere atti estremi, soprattutto nella fase di passaggio dalla fase depressiva a quella maniacale, in cui il paziente potrebbe raccogliere le forze per compiere un gesto estremo, addirittura impensabile quando è profondamente depresso.

I sintomi hanno una durata di almeno una settimana e possono essere caratterizzati da aumento dell’autostima o grandiosità: in questi casi possono presentarsi anche veri e propri deliri ad esempio, l'individuo può iniziare a scrivere un romanzo, o a comporre musica, senza aver mai avuto altre esperienze o talento, od inventare oggetti privi di utilità. Sono comuni i deliri di grandezza, come convincersi di avere una relazione particolare con Dio, o con qualche personaggio importante.

Si può verificare spesso diminuzione del bisogno di sonno: l’individuo si sente riposato dopo poche ore di riposo, oppure si sveglia molte ore prima del solito, sentendosi pieno di energie; nei casi più gravi, il paziente, può restare senza dormire per svariati giorni non avvertendo mai stanchezza.

L’eloquio maniacale è un modo di parlare pressante, ad alta voce, veloce e difficile da interrompere; l’individuo può parlare senza fare pause, per ore e senza dare modo all’interlocutore di comunicare. L’eloquio può essere scherzoso, teatrale utilizzando il canto o espressioni e gesti drammatici; in alcuni casi, il paziente utilizza le associazioni di suoni più che di significati, componendo frasi senza senso. L’individuo con umore irritabile, si lamenta, fa commenti negativi e manifesta rabbia.

Nella fuga delle idee l’individuo parla in maniera continua ed accelerata con improvvisi e non logici cambiamenti di argomento. La forma più grave di questo sintomo si ha quando il modo di parlare è disorganizzato e incoerente, in altri casi il paziente può avere la sensazione che i propri pensieri vadano più veloci di quanto egli possa esprimere. 

Nella distraibilità l'attenzione è facilmente deviata da stimoli esterni non importanti o non pertinenti.

Nell’aumento dell'attività finalizzata (sociale, lavorativa, scolastica o sessuale), l’individuo fa progetti eccessivi rispetto alle proprie possibilità o capacità e partecipa ad attività multiple (sessuali, lavorative, politiche e religiose) e spesso ha un aumento del desiderio, delle fantasie, dei comportamenti sessuali e delle interazioni sociali, anche con gli estranei. Quando è in stato di agitazione psicomotoria, l’individuo può camminare avanti e indietro in modo afinalistico.

Le attività compulsive possono avere gravi conseguenze, come eccessi nel comprare, investimenti imprudenti, guida spericolata e promiscuità sessuale, infedeltà o relazioni sessuali con sconosciuti.

Ciò che maggiormente caratterizza l'episodio maniacale è l'esaltazione del tono dell'umore: il comportamento risulta improntato all'iperattività.

 

La sessualità nell’episodio maniacale

Dal punto di vista sessuale, il paziente tende all'ipereccitabilità.

L’individuo in fase maniacale si lascia frequentemente coinvolgere in nuove relazioni che vengono mantenute contemporaneamente, creando situazioni difficilmente gestibili e sorprendono e imbarazzano lo stesso una volta risolto l'episodio.

I pazienti maniacali appaiono, talvolta, notevolmente disinibiti tanto da rivelare particolari della loro vita affettiva e sessuale; in altri casi, in ambienti e circostanza inadeguate, avanzano proposte sessuali che nascono da deliri di grandiosità o erotomaniaci e non di rado i partner designati sono noti personaggi del mondo dello spettacolo o della politica.

All'ipersessualità emotiva o agita si associano comportamenti parafilici quali l’esibizionismo che è soprattutto verbale e può durare anche per tutto il decorso dell'episodio maniacale.

 

Il disturbo post-traumatico da stress

Il disturbo post traumatico da stress è un grave disturbo psichiatrico che si sviluppa in una minoranza di sopravvissuti ad un trauma.

Rappresenta l’incapacità di integrare l’esperienza traumatica con la visione di sé e del mondo.

I soggetti con disturbo post-traumatico da stress rimangono incastrati nel ricordo terrifico incapaci di concentrarsi sul presente.

La patologia è caratterizzata dalla continua intrusione, nella coscienza, di ricordi dolorosi a cui segue una forte attivazione fisiologica con relativi tentativi di impedire il riaffiorare dei ricordi mettendo in atto strategie di evitamento che portano ad un progressivo peggioramento dei sintomi e delle disabilità nel periodo che segue l’esposizione al trauma.

Il primo criterio che deve essere soddisfatto per la diagnosi di DPTS è l’esposizione ad un evento traumatico sia diretta che indiretta.

Il ricordo doloroso viene rivissuto dal soggetto anche a distanza di tempo attraverso pensieri angoscianti, sogni spiacevoli, reazioni dissociative nelle quali l’individuo si comporta come se l’evento traumatico stesse succedendo (es.: flashback), marcato disagio psicologico ed evitamento degli stimoli associati all’evento traumatico.

 

La sessualità nel disturbo post-traumatico da stress

La sfera sessuale è l’ambito scatenante il disturbo post traumatico da stress, infatti il disagio si instaura spesso come conseguenza di abusi o altri traumi coinvolgenti la sfera sessuale: in questi delicati eventi la sessualità viene direttamente coinvolta e il paziente, rivivendo l’evento traumatico, sviluppa un blocco nei confronti della sfera sessuale.

Nei casi di disturbo post traumatico da stress non causato da traumi sessuali, la sfera della sessualità può essere coinvolta perché l’ansia e il terrore con i quali la persona rivive l’evento traumatico agiscono da disturbatori della funzione erotica.

 

Disturbi di personalità

I disturbi di personalità sono caratterizzati dalla presenza esasperata e rigida di alcune caratteristiche della personalità.

La personalità altro non è che l’insieme delle caratteristiche e dei tratti che costituiscono il modo con il quale ciascun individuo risponde e si relaziona con il mondo circostante ed è l’interfaccia con la quale si rapporta con gli altri.

I disturbi di personalità si manifestano quando questi tratti e queste caratteristiche, che solitamente si plasmano e si modificano a seconda della situazione, divengono rigidi a tal punto da compromettere il funzionamento sociale dell’individuo che ne è affetto.

La persona difficilmente si rende conto di avere un disturbo, ma reputa i sintomi come tratti distintivi del proprio essere.

Nei disturbi di personalità i meccanismi di coping o meccanismi di difesa solitamente utilizzati nell’individuo sano, sono immaturi.

I disturbi di personalità sono stati classificati in tre categorie :

  • Disturbi di personalità caratterizzati dal comportamento bizzarro:

Personalità paranoide:

Le persone con questo disturbo presentano estrema diffidenza e sospettosità sulle quali basano i loro rapporti interpersonali; sono dominate in maniera rigida da pensieri di persecuzione che non  raggiungono mai le connotazioni di un delirio.

Disturbo schizoide di personalità:

Gli individui che soffrono di questo disturbo sono generalmente molto isolati, non stringono rapporti interpersonali o hanno relazioni molto superficiali e vivono un distacco emotivo rispetto alla realtà e gli individui che li circondano: in questo caso il termine schizoide viene utilizzato come sinonimo di introverso.

Disturbo schizotipico di personalità:

I soggetti con questo disturbo appaiono eccentrici nei loro pensieri; come gli individui con disturbo schizoide anch’essi sono isolati socialmente, ma diversamente da loro manifestano stranezze di pensiero quali ideazioni magiche e chiaroveggenza.

Alcune teorie ritengono che questi pazienti abbiano una versione attenuata dello spettro schizofrenico.

  • Disturbi di personalità caratterizzati da un’alta emotività:

Disturbo borderline di personalità:

Questo disturbo è caratterizzato da un vissuto emozionale eccessivo e da instabilità dell’identità e delle relazioni interpersonali.

I pazienti affetti da questa patologia tendono ad avere una mancanza di fiducia nei confronti di se stessi e ad attuare conseguenti comportamenti distruttivi nei confronti delle loro relazioni interpersonali.

Uno dei sintomi tipici di questo disturbo è la paura dell’abbandono che li porta a stringere relazioni di gran lunga più intense e drammatiche rispetto alle relazioni normali.

Personalità antisociale:

L’individuo con personalità antisociale è caratterizzato dal disprezzo per le regole della società, dall’incapacità di assumersi responsabilità e dall’indifferenza nei confronti dei sentimenti altrui.

Il soggetto mostra inosservanza e violazione dei diritti altrui.

Disturbo istrionico di personalità:

I soggetti con questa patologia sono caratterizzati da un’eccessiva ricerca di attenzioni ed approvazione e da una smisurata quanto inappropriata sensualità volta a ricercare l’accettazione altrui: i loro atteggiamenti sono estremamente teatrali e drammatici.

Questa continua ricerca di approvazione negli altri causa nell’individuo un’estrema dipendenza dalle figure a lui vicine.

Disturbo narcisistico di personalità:

I soggetti con questo disturbo sono incapaci di provare empatia nei confronti delle altre persone e tendono a sentirsi i migliori giustificando il fatto di poter usare le persone per i propri fini proprio con la loro convinzione di superiorità.

Questi individui hanno una forma di egoismo profondo di cui solitamente non sono consapevoli.

  • Disturbi di personalità caratterizzati da una forte ansietà:

Disturbo evitante di personalità:

Le persone con questo disturbo sono ipersensibili al rifiuto e, proprio per questa loro caratteristica, hanno paura di intraprendere nuove relazioni o attività per timore di un eventuale fallimento: si considerano poco attraenti a livello personale e dunque incapaci di costruire relazioni.

Disturbo dipendente di personalità:

Caratterizzato da un comportamento estremamente sottomesso questo disturbo porta gli individui che ne sono affetti, a mancare di fiducia in se stessi credendosi incapaci di svolgere anche la più semplice attività e per questo motivo rendendoli dipendenti nei confronti di altre persone che credono più capaci.

Disturbo ossessivo - compulsivo di personalità:

Le persone con questo disturbo sono eccessivamente coscienziose ed ordinate:
questo schema non permette loro di adattarsi ai cambiamenti.

La sessualità nei disturbi di personalità

I disturbi di personalità sono suddivisi in molteplici sottogruppi tra loro differenti per sintomi e manifestazioni quindi il modo di vivere la sessualità è estremamente differente a seconda del disturbo a cui ci si riferisce.

Nei disturbi caratterizzati dal comportamento bizzarro il ritiro, l’isolamento e l’estrema diffidenza del paziente si riflettono anche nella sfera sessuale; la persona teme l’intimità con l’altro ed evita accuratamente di stringere rapporti extrapersonali per paura di venir rifiutata.

Nel disturbo paranoide il paziente tenderà ad avere false idee e ad essere geloso in modo patologico nei confronti del partner sessuale.

Il disturbo borderline di personalità è caratterizzato da un’elevata instabilità emotiva e da un’accentuata reattività umorale: ciò fa sì che anche la sfera sessuale sia caratterizzata dalla paura cronica di essere abbandonati e renda i pazienti estremamente possessivi con il proprio partner.

(continua)

 

 

Inserito il:28/06/2015 16:38:21
Ultimo aggiornamento:14/07/2015 07:26:33
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