Aggiornato al 25/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Il Comitato "Processi in Tv" è in coma profondo ed anche quello "Media e Minori" non sta troppo bene.


Nei giorni scorsi è stato pubblicato sul sito dell’Associazione Articolo 21 – ovviamente non ripreso da alcun organo di stampa - il grido di dolore di Pierluigi Franz, rappresentante del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti nel Comitato per l’applicazione del Codice di autoregolamentazione in materia di rappresentazione di vicende giudiziarie nelle trasmissioni radiotelevisive.

In sostanza, con una lettera aperta al Capo dello Stato, uno dei firmatari del Codice lamenta l’annullamento di fatto del Comitato “a distanza di neppure 5 anni dalla sua costituzione e nel perdurante silenzio assoluto, ivi compresa l’assenza di qualsiasi comunicazione formale”. E sì che, nel frattempo, ci sarebbe stato bisogno di intervenire nei numerosi casi di cronaca nera diventati pretesto per assurde e fittizie aule penali mediatiche. Ultimo, in ordine di tempo, il caso di Elena Ceste, la mamma di 4 bambini ritrovata morta in un canale a Castigliole d’Asti, dove si è giunti perfino a far sorvolare da un drone la villetta della defunta al fine di poter forse dimostrare che il telo verde in cui sarebbe stato avvolto il cadavere della donna potrebbe provenire dalla copertura della serra esistente sul retro della sua casa, da cui potrebbe essere stato strappato dall’assassino o dagli assassini (qui).

I rilievi di Pierluigi Franz sono più che fondati, tuttavia allo stesso è forse sfuggito l’autorevole parere sul Comitato Processi in Tv, espresso qualche tempo fa da uno dei più illuminati commissari della passata consiliatura dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, il magistrato Nicola D’Angelo (qui).

L’esperto in diritto delle comunicazioni aveva, infatti, manifestato il sospetto che l’atto di indirizzo sulla rappresentazione dei processi in Tv (delibera Agcom 13/08/CSP) – su cui si fonda il relativo codice di autoregolamentazione – era stato emesso al solo fine di “colpire Santoro e le sue docufiction”. E’ del tutto naturale, quindi, che una volta ottenuto lo scopo, Codice e Comitato cadessero nel dimenticatoio, con buona pace di chi ci aveva creduto veramente.

Ma quella denunciata da Pierluigi Franz è la sorte riservata – da parte di Istituzioni molto poco sensibili al tema della qualità dei programmi tv - un po’ a tutti i Comitati che nel tempo sono stati costituiti per vigilare sul caotico panorama dei servizi audiovisivi e multimediali. Morti i Comitati “Televendite” ed “Internet-Minori” (qui), anche quello Media e Minori non sta troppo bene. Dopo uno stallo di un paio d’anni, infatti, il Comitato era stato finalmente ricostituito a fine 2013 per volontà dell’allora Vice Ministro Antonio Catricalà. Andato via lui, però, l’associazione delle emittenti televisive, che assicurava l’operatività del Comitato e la sua autonomia finanziaria, ha pensato bene di sciogliersi, licenziando quattro dipendenti e lasciando l’organismo privo di qualsiasi risorsa per sostenere la sua attività e visibilità. Di conseguenza, anche alcuni membri se ne sono allontanati ed i rimasti sono fortemente demotivati. Se poi si aggiunge la scarsa efficacia dell’attività sanzionatoria di Agcom relativamente alle trasmissioni ad essa segnalate, si completa il quadro accoratamente descritto da Pierluigi Franz.

Inserito il:19/11/2014 19:10:09
Ultimo aggiornamento:01/12/2014 00:11:38
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