Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Vassily Kandinsky (Mosca, 1866 - Neully s/Seine, 1944) – Im Blau (1925)

 

Quando gli italiani potranno usufruire della rete LTE?

di Giuseppe Carnemolla

 

Prima pubblicazione su Nel Futuro 17.11.2013

 

Sono ormai due anni che in Italia gli operatori parlano di LTE, anche se alla fine solo due operatori sembrano avere le idee chiare su cosa serve per realizzarle. Entrambi sono consapevoli della sfida che li porterà a collaborare per risolvere i maggiori problemi, tra cui i limiti di esposizione a campi elettromagnetici pari a 6 v/m (volt/metro); una soglia nettamente inferiore a quelle accettate in molti paesi europei, dove le soglie limite sono comprese tra i 20 e i 60 v/m. Questo forte vincolo ha rallentato di fatto le installazioni di nuove stazioni radio “SRB”, causando la saturazione delle stesse, non riuscendo in alcune aree densamente popolate da impianti, ad attivarne di nuovi, con la conseguenza reale di non poter di fatto espandere le proprie coperture 3G e far nascere quelle 4G; avendo già in passato saturato l’impatto elettromagnetico su quelle aree strategiche che dovevano consentire non l’aumento di copertura ma migliorare la fruibilità della stessa rete 2G e 3G, di conseguenza oggi è difficile puntare sul 4G in aree complesse dove l’aver condiviso gli impianti tra operatori, ha portato a scelte difficili su come ridimensionare le coperture, il tutto senza danneggiare gli utenti.

Un altro problema è scaturito a causa dei permessi per potere realizzare gli interventi in determinate aree, come quelle protette da vincoli sia in ambito extra urbano che urbano, ad esempio quello paesaggistico o quello della sovrintendenza, basti pensare ai parchi o a quegli edifici storici o alle chiese, dove bisogna attendere oltre 90 giorni per avere risposte dai varie enti; altre difficoltà si sono riscontrate in determinati Comuni che indipendentemente dalla corrente politica, hanno fatto ostruzionismo. Fortunatamente le normative finiscono per dare ragione agli operatori che così riescono a fare le installazioni di antenne nonostante i comitati cittadini cerchino di bloccare i cantieri. Gli assessori e i sindaci chiaramente inseguono i propri interessi perché la collocazione di impianti in aree di proprietà comunali produce un guadagno per le loro casse e quindi se nessuno si lamenta “tutto è lecito”, altrimenti si innescano inutili meccanismi di controversie che non portano a nulla, visto che l’impianto dovrà comunque essere realizzato perché la rete “deve crescere”.

Un’altra problematica è stata la scelta del Vendor al quale affidare la sfida dello sviluppo delle reti in Italia.

Altro problema che si è dovuto affrontare in questi mesi è il dimensionamento degli apparati, cioè il numero di Rack, di RRu, di DUGs e di configurazioni da attivare con la nuova tecnologia, per permettere di avere, là dove già presente la copertura UMTS, una maggiore capacità e di conseguenza una migliore qualità del servizio.

Quanto detto ha portato ad un rallentamento della crescita del 4G.

Anche se i principali operatori telefonici si sono suddivisi il mercato della telefonia mobile, i Vendor pur essendo diretti competitor, si sono “divisi l’Italia”. La sfida maggiore è stata Ericsson vs Huawei i quali si sono spartiti il mercato equamente, buttando fuori realtà come Nec e Alcatel, per quanto riguarda il trasporto della rete su ponti radio. È andata ancora peggio ai Vendor che producono l’intera tecnologia 3G/4G, che si sono trovati in forte competizione tra loro. Ericsson e Nokia e da qualche anno Huawei,( partner tecnologico di cui molti stati al mondo si fidano), hanno messo in crisi altri competitor e tutto questo caos tecnologico ha portato un rallentamento della crescita del 4G in Italia a causa della difficile convivenza delle diverse tecnologie.

Inoltre un altro elemento che ha contribuito parzialmente alla crescita del 4G è stato il non dare importanza alla capacità nel sapere gestire le fasi di questo progetto che tecnologicamente ad oggi non ha eguali nel panorama industriale italiano. Mi riferisco ad una particolare fase del progetto, quella degli “Swap” e dei “Roll-out”, che hanno raggiunto numeri che non si erano mai visti in questi anni perché, mentre le reti 2G (gsm900 – dcs1800) e quelle 3G (umts2100 – umts900) sono cresciute nel tempo, le reti 4G (lte800 – lte1800 –lte2600 ) crescono velocemente e le installazioni, una volta messe in esercizio, quando sarà terminata la fase di crescita e sviluppo del 4G, si rischia che la stessa tecnologia sia già vecchia visto che si parla già di 5G.

Si stanno investendo molte risorse economiche sui Roll-out e sugli Swap degli apparati vecchi, che di vecchio hanno poco, se consideriamo che per il 3G in certe aree geografiche va bene quello già presente in campo. Altro fattore negativo è stata la scelta delle antenne da parte degli operatori nel decidere quali vendor utilizzare (Powerwave, RFS, Commscope, Katherin, ecc.). Si è vista da una parte l’uscita di scena di importanti aziende produttrici e dall’altra l’entrata di nuove società che anni prima non erano presenti nel mercato italiano. Alla fine per permettere installazioni di antenne anche dove non necessario, con costi che hanno inciso fortemente sul numero di impianti realizzati ad oggi, il cambio di tecnologia verso apparati e sistemi nuovi ha causato molto spesso un rallentamento dovuto alla mancanza di forniture e di conseguenza il non rispetto dei tempi di consegna e di collaudo degli impianti. Tutto ciò non per volere degli operatori ma dei fornitori, rallentando l’accesso alla rete 4G da parte degli utenti.

Certamente il 4G è migliore ma la domanda è “a cosa serve tutta questa velocità?”. Rende la vita difficile a chi è abituato al mondo meno caro del 3G, che però non è ancora in grado di dare le velocità “ dichiarate”in aree urbane e tanto meno non sarà mai in grado di farlo in aree extra urbane; per esempio in piccoli paesini sotto i 20.000 abitanti dove sarà sempre un calvario per il semplice motivo che la rete non è dimensionata per le reali necessità (a conti fatti costa troppo dimensionarla bene nelle città e non si riesce nei paesini, perché costa troppo il trasporto dati che avviene in varie tecnologie trasmissive):

  • trasmissione via radio (tratte coperte da ponti radio con capacità di trasporto SDH)
  • trasmissione su portante cablata di tipo ottico, parliamo di fibra ottica
  • trasmissione su portante cablata di tipo elettrico, parliamo di cavo in rame

Si cerca di puntare al trasporto dati convergendo verso il full-IP su fibra ottica o su ponte radio, cercando di ottimizzare i costi valutando bene se muoversi verso una direzione piuttosto che l’altra; questo nelle città che hanno un bacino di utenza superiore ai 30.000 abitanti, mentre rischiano di essere escluse realtà inferiori.

Tutto questo ha consentito che in 2 soli anni si venisse a creare una parità tecnologica tra i due colossi TIM e VODAFONE, mentre H3G è rimasta indietro tranne che nelle principali città come Milano e Roma dove ha puntato sull’LTE 2600 MHz. Per quanto concerne WIND non è ancora approdata alla sfida 4G pur avendo acquisito le frequenze partecipando all’asta e comunque non sembra essere in grado di ottimizzare la sua rete 3G per soddisfare l’incrementato del parco clienti cresciuto grazie alle offerte vantaggiose.
In generale sarebbe meglio ottimizzare le attuali reti 3G bilanciandole nelle aree poco coperte e rendendo migliore la capacità di download e upload dei dati, permettendo agli utenti di navigare realmente a discrete velocità che consentano la fruizione dei servizi maggiormente richiesti, in special modo sui social network.

Concludo queste mie considerazioni parlando di un altro concetto, il “digital divide”, cioè portare la rete dati sia 3G che 4G nei paesini di poche anime, dove l’età media è di 75 anni. È un inutile spreco di risorse e di denaro che potrebbe essere ovviato con altre tecnologie più economiche ma comunque valide (es. Eolo, Linkem, Skylogic, ecc.) Queste tecnologie sono comunque in grado di portare la banda larga nelle aree che soffrono maggiormente della mancanza di infrastrutture.

Allora chi vuole realmente questo LTE? Tutti nella forma e nessuno nella sostanza. Viste le offerte economiche e la copertura attuale si individuano aree non servite e si pensa al 4G. I vari TELCO sono incerti persino sul tipo di frequenze da utilizzare: se LTE1800 o LTE800 (costato caro in Italia ai danni delle emittenti TV locali tagliandogli i canali UHF dal 60 al 69 e innescando una crisi del settore televisivo) nelle aree che presentano un’orografia complessa e risultano difficoltose da coprire sia sul piano progettuale che economico.

La tecnologia 4G, in particolare la banda a 800Mhz, sarà utile in futuro per le zone non coperte ma i costi saranno notevolissimi e forse irrecuperabili. Insomma il futuro del 4G non è poi così roseo come qualcuno sta dicendo.

La maggior parte delle offerte 4G non è “flat”, ossia prevede un massimo di tot “Gbytes scaricabili in un mese” con un abbonamento base; questi si consumano velocemente quando si è connessi in LTE, perché essendo il 4G decisamente più veloce rispetto al 3G, permettendo una capacità di download media di 50/60mbps questo comporta ad esempio, se si è su Youtube e si vuole vedere soltanto lo spezzone di un film o di un documentario, o si apre un contenuto e ci si accorge che questo non è quello desiderato, il tempo stesso di aprire la pagina per andare a visionarlo, ci si rende conto che è già stato scaricato del tutto, mentre magari l’utente non voleva vederlo tutto oppure voleva navigare su altri link, e di conseguenza si sono sprecati Gbytes rispetto a ciò che realmente fruito, considerando l’utilizzo medio che gli utenti hanno della rete questo comporta che i loro Gbytes a disposizione in un mese, finiscano per esaurirsi in meno di una settimana.

Intanto in Italia i normali utenti si affidano ancora ai sistemi 2G e 3G rimbalzando da un operatore all’altro e scegliendo l’offerta migliore proposta in quel momento, ottimisti di una rete UMTS che permetta loro di navigare.

Sembra improprio parlare di sviluppo della rete nel nostro paese.

 

Inserito il:15/01/2019 18:00:50
Ultimo aggiornamento:15/01/2019 18:06:33
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