Aggiornato al 20/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Nicolas Garcia Uriburu (Argentina, 1937 - 2016) - Energia eolica (2003)

 

Pubblichiamo il secondo di una serie di articoli propedeutici all’Incontro a tema: Fonti Energetiche Rinnovabili in Italia, in programma mercoledì 13 luglio alle ore 17:00 con inizio sessione Zoom dalle 16:30. Oltre ai Soci di Nel Futuro l’invito all’incontro è esteso a tutti i Lettori i quali possono richiedere le credenziali di accesso alla sessione ZOOM inviando una mail a convegni@nelfuturo.com.

 

Fonti Energetiche Rinnovabili in Italia - Eolico

di Vincenzo Rampolla

 

I costi delle materie prime e dell'energia incalzano, mettono a rischio la transizione verso le energie rinnovabili e la costruzione di nuovi impianti e il 2022 è un anno cruciale per comprendere come si svilupperà il fenomeno della transizione energetica e l'introduzione delle FER, soprattutto in Europa. In un’epoca di crisi generalizzata dei mercati energetici e rincari delle materie prime con una situazione acutizzata dall’inasprirsi della guerra in Ucraina, diventa pressante l’ambizione di agevolare il passaggio alle FER. Nel momento in cui il processo dovrebbe accelerare, l’eolico, settore indicato come traino della transizione, attraversa di certo la fase di maggior difficoltà degli ultimi 20 anni.

Secondo l’IEA (Agenzia Internazionale Energia), numerose sono le barriere che i Governi devono fronteggiare davanti nell’accelerazione dell’installazione di nuove FER. Sfide principali sono l’allacciamento e l’integrazione con la rete elettrica delle infrastrutture, cui segue la velocizzazione dei permessi per la costruzione di nuovi impianti. Si aggiungono la mancanza di disponibilità nella rete a supportare nuove immissioni di potenza insieme ai rischi finanziari degli istituti creditizi coinvolti. Completa il quadro l’assenza di sostegno politico alle FER inquinato dal difficile rapporto con le popolazioni locali, ostili a progetti eolici. Non manca lo zampino della CE che, per rendere complessa la situazione ha con il programma REPowerEU deciso di accelerare al massimo l’introduzione di energie rinnovabili al 2030 rispetto agli obiettivi già pesanti del programma Fit-for-55. Con 480 GWh di capacità eolica aggiuntivi, il settore si inserisce nella strategia europea di ridurre quanto più velocemente la propria dipendenza dalle fonti energetiche russe: per raggiungere gli stessi obiettivi di neutralità carbonica del 2050 proposti dell’IEA, nel 2026 si dovrebbero introdurre più di 720GWh all’anno di capacità di energia rinnovabile. Le cifre però parlano chiaro: negli ultimi 5 anni la media si è aggirata intorno a 190GWh.

La crisi Ucraina e la lotta ai cambiamenti climatici si inseriscono con il più alto incremento settimanale mai registrato delle materie prime globali. Dai metalli ai fertilizzanti, i prezzi sono schizzati del 13%, mettendo a rischio tutte le principali filiere industriali al mondo.

Nell’industria eolica, il prezzo del rame, fondamentale per cablaggi, generatori e trasformatori di potenza di una turbina eolica è ai massimi da prima della metà del 2021. In Cile, primo produttore mondiale di rame, la produzione di febbraio è calata del 7% nonostante gli incentivi dettati dal mercato. Una minor qualità del materiale estratto e problemi di raffinazione, oltre alla scarsa disponibilità idrica, compromettono i processi di lavorazione. In Perù, il secondo produttore al mondo, oltre il 20% della produzione è sospesa a causa di scioperi per rivendicare compensazioni nell’ordine di miliardi di dollari, paghe migliori, accesso a risorse idriche e miglioramento delle strade. Nel mercato dell’acciaio la situazione non è delle migliori: più della metà della massa di una turbina eolica è in acciaio e con il conflitto i prezzi sono cresciuti del 51%: con prezzi energetici alle stelle, le acciaierie europee e italiane si sono trovati al bivio di ridurre la produzione o di sospenderla. Un ritorno dei contagi da Covid-19 in Cina, primo produttore di acciaio al mondo, sta causando ulteriori interruzioni nella produzione nel principale hub di Tangshan. Secondo Bloomberg, il costo del solo acciaio necessario per i piani di transizione europea ammonta, ai costi attuali, attorno alla cifra astronomica di €65 Mld.

Le stesse compagnie energetiche specializzate nel settore eolico, attraversano una situazione economico-finanziaria che rischia di incidere fortemente sulla capacità di mantenere costante la produzione di componenti e dei nuovi impianti. Il gigante danese Vestas, leader mondiale di turbine eoliche, a febbraio ha registrato forti perdite dovute al rincaro delle materie prime e i costi di trasporto e ha portato al taglio di centinaia di posti di lavoro. L’ispano-tedesca Siemens Gamesa, maggior produttrice di impianti eolici offshore, negli ultimi 11 mesi per la terza volta ha annunciato risultati inferiori a quelli previsti, causando nel primo trimestre 2022 perdite nette di €240 M per l’intero gruppo Siemens Energy. Risultato: aumento dei costi delle turbine di 3-5% e abbandono del florido mercato cinese. Anche in Italia arriva la batosta: sono allarmanti i risultati della Saipem di fine gennaio. Crollo del titolo del 30% dovuto alla consegna ritardata del rivestimento in acciaio di 54 turbine eoliche per un impianto al largo della Scozia. Paradossalmente, la guerra ha fatto rimbalzare, il valore delle azioni delle compagnie eoliche ma ha cancellato il positivo impatto sui costi negli ultimi 4 anni, legato ai progressi tecnologici nel settore.

La domanda globale di energia elettrica in Italia a febbraio 2022 è stata di circa 25,5 TWh, con un leggero incremento su febbraio 2021, mentre continua il contributo positivo dell’eolico, fonte rinnovabile in testa nel primo bimestre 2022, periodo in cui le FER con circa 16 TWh hanno coperto il 30% della domanda elettrica rispetto al 34% dell’anno precedente. A fine aprile, insieme danno il 53% di tutte le FER, a fine febbraio il 49%, lo scorso anno il 38%, in netta fase di crescita.

Nel 2022 l’eolico è la prima FER, ha dato più dell’idroelettrico scivolato pesantemente nei primi due mesi, mai così basso negli ultimi 10 anni a causa del crollo della generazione di energia dovuto alla siccità (- 41% nel bimestre dell’anno) con un contributo alle FER solo del 26% rispetto al 41% del 2021.

(consultazione:      rapporti e bilanci terna; redazione qualenergia.it )

 

Inserito il:22/06/2022 13:10:13
Ultimo aggiornamento:22/06/2022 14:30:45
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