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Il nucleare degli altri. La rinascita storica del Belgio?
di Vincenzo Rampolla
Le molteplici e forti resistenze sociali e economiche nate dalle reazioni dei Paesi EU all’impiego dell’energia atomica, mettono a nudo la storia nucleare in Belgio. Nei giochi tra i diversi partner EU, piccoli e grandi, travolte da interessi invisibili e celati tra le pieghe delle norme, le future strategie del Governo belga rischiano di frantumarsi.
Un flash d’apertura, nonostante la carenza di dati aggiornati e la difficoltà a reperirli. Da marzo 2010, sono installate 2 centrali nucleari attive, con 7 reattori operativi. Nel 2011 l'energia nucleare ha generato 54% dell'energia elettrica prodotta nel Paese. Sopravvive un'altra centrale nucleare chiusa, con reattore di ricerca spento. Nessuna costruzione in corso di nuove centrali nucleari.
Dopo un decennio di dibattiti e incertezze, il Belgio cambia rotta sull'energia nucleare. Obiettivo: garantire una fornitura stabile e a basse emissioni di carbonio, insieme all’approvvigionamento del Paese di fronte alla crescente domanda di elettricità. Il 1° febbraio 2024, l'accordo di Governo tra i diversi partiti ha segnato una svolta decisiva a favore del nucleare. Il rilancio segna una rottura con la politica di progressivo ritiro dall'energia nucleare adottata finora e un nuovo piano: ampliamento dei reattori esistenti e costruzione di moderne capacità nucleari. Il Belgio ha raggiunto un accordo con la multinazionale francese Engie per prolungare di 10 anni la vita utile di 4 GW di centrali nucleari esistenti, in particolare dei reattori Doel 4 e Tihange 3 che saranno sottoposti a periodici controlli di sicurezza per garantirne la conformità agli standard internazionali. Sta anche valutando la possibilità di costruire una nuova centrale nucleare per ulteriori 4GW.
Durante una conferenza il Ministro dell’industria ha dichiarato: Non c'è tempo da perdere sulla questione energetica. Dobbiamo, senza ulteriori indugi e in via prioritaria, adattare o addirittura abrogare la legge sull'uscita dal nucleare, affinché non vi siano più ostacoli giuridici all'ampliamento dei reattori esistenti e alla costruzione di nuovi reattori nucleari.
Una nuova dinamica legislativa e tecnologica. La legge del 2003 che prevedeva l'uscita progressiva dal nucleare verrà quindi abrogata, aprendo la strada a un quadro legislativo più favorevole allo sviluppo di nuove infrastrutture nucleari. Il Governo intende sostenere i piccoli reattori modulari (SMR), con ruolo essenziale nella transizione energetica e viene sottolineata la maggiore cooperazione con gli attori europei e internazionali. Il Belgio ambisce diventare un membro dell'Alleanza nucleare europea e chiede un aggiornamento del trattato Euratom per accelerare l'attivazione di tecnologie di nuova generazione.
Reattori di ricerca. Il reattore BR2 da 100 MW è installato nell'Istituto di ricerca nucleare belga Sck/Cen insieme a altri due reattori di ricerca. Ha iniziato a funzionare dal 1961, e fornisce il 16% della produzione mondiale di Molibdeno a uso medico. Nel 1967 Belgio, Paesi Bassi e Germania hanno collaborato alla costruzione di un reattore FBR a Kalkar in Germania, ma il reattore non è mai entrato in funzione. Il Paese ha anche partecipato alla costruzione del reattore Superphénix, spento definitivamente nel 1997. L’Istituto ha pianificato la costruzione del Myrrha, un reattore da 57 MW, acceleratore di protoni da 600 MeV, usato anche per testare la mutazione delle scorie nucleari a lunga vita, per studi sul combustibile nei reattori di IV generazione e per la produzione di radioisotopi sanitari.
Ciclo del combustibile. Il combustibile nucleare belga è fornito dalla Synatom, una sussidiaria di Electrabel (primo produttore belga di energia, parte del gruppo Engie). Dessel (in prossimità frontiera Paesi Bassi) è sede di un impianto di fabbricazione del combustibile e un secondo impianto per il combustibile MOX, chiuso nel 2006, viene smantellato nel 2013. Il combustibile è stato usato dal Belgio fin dal 1995 e la politica energetica richiede che il plutonio ricavato venga trattato in tempi rapidi. A Dessel è presente anche un centro di rigenerazione, rimasto in funzione dal 1966 al 1974. Dal 1976 tutto il combustibile nucleare viene spedito a La Hague (NL). Nel 1993 il parlamento ha rescisso il contratto e per il combustibile ha scelto un ciclo più semplice.
Gestione dei rifiuti e depositi geologici. La società Ondraf/Niras è responsabile per la gestione di tutto il materiale radioattivo nel Paese, incluso trasporto, trattamento, condizionamento e smaltimento. Il principale impianto è situato presso il sito di Mol-Dessel tramite la controllata Belgoprocess. I costi dello smaltimento sono a carico delle aziende elettriche produttrici, i ricavi sono gestiti dalla Synatom. In attesa del combustibile rigenerato, sono stati ricuperati tutti i rifiuti in forma vetrificata presso il sito di riprocessamento di Dessel. Con la nuova politica energetica tutto il combustibile è conservato presso gli impianti nucleari. Nel 2006 il Governo ha deciso di creare a Dessel un sito per lo stoccaggio dei rifiuti a basso e medio livello. La ricerca per un deposito geologico è in corso con analisi delle argille e nel 1980 sono iniziati i lavori nel sito sperimentale di Hades per verificare l’utilizzo di strati argillosi per il deposito geologico definitivo.
La clausola per il phase-out. Molto si è dibattuto sull'uscita del Belgio dall'uso di energia nucleare nel mix energetico. Da una prima decisione di chiudere i reattori a fine ciclo operativo, si sta ora verificando l’estensione del funzionamento dei reattori dovendo essere rimpiazzati con maggiori importazioni o con centrali a combustibile fossile. La possibilità è stata approvata per alcuni reattori, posticipandone la chiusura rispetto al preventivo iniziale. Decisione finale in pausa.
A fine ottobre 2011, il Governo ha ribadito la chiusura del parco reattori nazionale sub condicio, mentre invece il progetto era stato disposto senza riserve nel 2003. La clausola è che entro il 2025 siano state individuate fonti alternative adeguate a garantire la sicurezza e l'economicità delle forniture elettriche. A giugno 2012 il Governo ha optato per un definitivo prolungamento di un reattore di ricerca Tihange1 al 2025, e ha confermato la chiusura di Doel 1 e 2 allo scadere dei 40 anni, fra il 2014 ed il 2015, evitando problemi di forniture invernali. La decisione conferma la chiusura in 3 anni di 5 GW e il difetto di 50% nella produzione elettrica belga. Nonostante la decisione di chiusura prevista dalla legge 2003, a giugno 2015 il Parlamento ha votato una legge per estendere la vita utile dei reattori Doel1 e Doel2 di 10 anni, rispettivamente fino al 2024 e al 2025.
Un’inchiesta CE. Le pratiche attuate dal Governo per tenere in vita i 2 reattori nucleari, sono atterrate sui tavoli CE. A luglio 2024, è scattata l’indagine. I reattori sono di proprietà congiunta di Electrabel (89,8%) e Luminus (10,2%) sussidiaria di Edf (Electricitè de France). Gli accordi prevedono la creazione di una joint venture al 50% tra lo Stato belga e Electrabel che manterrebbe con Luminus, gli impianti e la loro produzione. Nei patti c’è l’emissione di prestiti agli azionisti e un’iniezione congiunta di capitale tra Governo e Electrabel per circa € 2Mld per coprire le spese per l’estensione del ciclo di vita.
Sono previsti sostegni finanziari del Belgio, tra cui il prefinanziamento di costi e spese di Electrabel per le attività di sviluppo, un contratto per la durata dell’estensione, un prestito di €580 M e una garanzia sui flussi di cassa operativi. Le responsabilità dello stoccaggio a lungo termine e dello smaltimento finale dei rifiuti nucleari e del combustibile esaurito passano allo Stato a fronte del pagamento da Electrabel di €15 Mld.
Nel 2023 Engie aveva chiesto una tariffa minima garantita di 82 €/MWh per l’energia prodotta durante il periodo 2025-2035 dai 2 reattori e lo Stato avrebbe dovuto pagare la differenza, se i prezzi fossero scesi. A oggi i prezzi non sono noti e saranno stimati dall’Agenzia Federale belga per il Controllo Nucleare (FANC). Un prezzo iniziale sarà definito nel 2025 e aggiornato nel 2028, in base al costo finale dell’estensione fino al 2035.
Si direbbe quasi: une histoire belge…
La CE dichiara: Nutriamo dubbi in questa fase sulla compatibilità della misura belga con le norme UE sugli aiuti di Stato, pur apparendo giustificata. Decide quindi: I seguenti elementi vengano esaminati nel dettaglio come un unico intervento, classificabile come aiuto di Stato:
1. necessità di meccanismi di sostegno finanziario aggiuntivi;
2. creazione della joint venture e il suo finanziamento;
3. garanzia del flusso di cassa operativo e prestito di €580 M;
4. adeguatezza della progettazione e combinazione di accordi finanziari e strutturali;
5. proporzionalità di accordi finanziari e strutturali combinati con la somma di €15Mld;
6. conformità alla pertinente legislazione settoriale dell’UE;
7. impatto della misura sul mercato, alla luce della progettazione, della selezione e
indipendenza dell’agente venditore dell’energia elettrica nucleare.
Gli aiuti di Stato per l’energia nucleare, possono essere valutati e approvati direttamente ai sensi di un articolo […] che consente agli Stati membri di sostenere lo sviluppo di determinate attività economiche a determinate condizioni. Il sostegno dovrebbe però rimanere necessario e proporzionato e non influire negativamente sulle condizioni commerciali in misura contraria all’interesse comune. CE dixit. Lex CE.
I piani nucleari del Belgio, entrati nel vortice di un labirinto legale- normativo- comunitario e degli interessi franco-belgi, da presunta histoire belge si sono deformati in un caso, così chiuso dalla CE: Una tecnologia che non è sostenibile per via degli elevati costi e dei tempi di realizzazione rischia di sottrarre risorse alle tecnologie rinnovabili già mature e a basso costo.
Lex CE, sed dura lex…
(consultazione: sfen – rgn - info nucleaire - febbraio 2025; quale energia – luglio 2024 , m.cassano )