Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Ronald Wong (St.Albans, UK, 1940 - ) – The Battle of Britain

 

Seconda guerra mondiale. Le grandi giornate - Stalingrado

di Mauro Lanzi

 

  1. Da Dunkerque a Barbarossa

Con il termine battaglia di Stalingrado si intendono i duri combattimenti svoltisi tra l'estate del 1942 e il 2 febbraio 1943, che opposero i soldati dell'Armata Rossa alle forze tedesche, italiane, rumene ed ungheresi per il controllo della regione strategica tra il Don e il Volga e dell'importante centro politico ed economico di Stalingrado (oggi Volgograd).

 

Questa lunga e gigantesca battaglia, definita da alcuni storici come "la più importante di tutta la Seconda guerra mondiale", segnò la prima grande sconfitta politico-militare della Germania nazista.

Sorgono spontanee alcune domande cui dovremo dare risposte:

Perché si arrivò a combattere la battaglia decisiva in una zona così distante e sostanzialmente periferica rispetto al baricentro delle operazioni militari condotte fino a quel momento e rispetto anche ai grandi centri nevralgici della Russia?

Perché i tedeschi, abituati a vincere le guerre con dei “Blitz”, si trovarono impelagati in una battaglia di logoramento, cioè quanto fino allora avevano cercato di evitare?

Perché la guerra non si era chiusa l’anno precedente, quando si poteva sfruttare l’effetto sorpresa e l’impreparazione dell’Armata Rossa?

Facciamo allora un passo indietro, tornando a quanto già trattato: l’evacuazione di Dunkerque avrebbe dovuto segnare la fine della guerra, avrebbe dovuto essere la premessa, secondo Hitler, per una pace duratura con gli inglesi: il Führer vedeva una coesistenza delle due potenze non solo possibile, ma addirittura auspicabile o necessaria per gli equilibri mondiali.

Il discorso di Churchill ai Comuni infrange queste speranze, mettendo i tedeschi di fronte ad una situazione imprevista, una difesa dell’isola tanto disperata quanto indomita, per affrontare la quale non esistevano neppure i piani operativi al quartier generale tedesco; per i generali tedeschi la guerra iniziava e finiva sul continente!!

Di conseguenza, il 10 luglio Hitler dà ordine ai suoi generali di preparare i piani per l’invasione dell’Inghilterra in quella che venne definita l’operazione “Seeloewe (leone di mare).

Contemporaneamente, però, Hitler cominciò a pensare anche alla Russia; l’idea di un attacco contro la Russia non nacque, nella mente di Hitler, come una decisione repentina, ma venne delineandosi nel tempo, a partire dal giugno 1940, quando Stalin aveva occupato di sorpresa tutti gli stati baltici, compresa la Lituania, che, secondo gli accordi, sarebbe dovuta rientrare nell’area di influenza tedesca. Subito dopo, Stalin intimò alla Romania la consegna di Bessarabia e Bucovina, avvicinandosi così pericolosamente ai campi petroliferi rumeni, che rappresentavano la principale se non unica fonte di rifornimento per la Germania, cui il blocco inglese precludeva l’accesso ad ogni altro fonte di greggio.

Nella visione di Hitler, la minaccia creata dalle mosse di Stalin si combinava con la perplessità destata dall’atteggiamento degli inglesi, che rifiutavano ostinatamente di accettare le pur generose proposte della Germania, malgrado la loro situazione apparisse disperata; Hitler si venne convincendo che il motivo della ostinazione inglese fosse la Russia e la speranza di un suo intervento e che l’eliminazione della potenza russa avrebbe infine ricondotto gli inglesi a più miti consigli; evidentemente questa mossa ben si sposava anche con l’idea costante di Hitler della necessità della Germania di procurarsi un “Lebensraum” con un’espansione ad est.

 

1.1 Preludio. Battaglia d’Inghilterra

 

 
   

 

L’operazione Seeloewe era stata concepita, come detto, subito dopo la conclusione delle operazioni sul continente: il piano Seeloewe prevedeva lo sbarco in Inghilterra di divisioni tedesche, sotto la protezione di marina ed aereonautica.

Il piano divenne ben presto un vero e proprio incubo per generali ed ammiragli tedeschi, che ben conoscevano la superiorità inglese sui mari: non era stata prevista nemmeno una fase preliminare, per sviare l’attenzione della flotta inglese dagli obiettivi dell’invasione; in queste condizioni la marina tedesca non disponeva dei mezzi necessari per superare lo sbarramento delle navi avversarie. L’operazione Leone Marino fu, quindi, rivista e ritardata più volte. Alla fine, con vero entusiasmo fu accolta da tutti l’ennesima fanfaronata di Goering; questi riuscì a convincere il Führer e tutti i generali (che non aspettavano altro!!) che la Luftwaffe era in grado, da sola, di tenere a bada la marina inglese, distruggere al tempo stesso la RAF e piegare con i bombardamenti la volontà di resistere degli inglesi; Seeloewe fu quindi ulteriormente rinviata mentre il 10 luglio si avviavano i piani per la “Battaglia d’Inghilterra”-

Malgrado ciò, Hitler fece un ulteriore tentativo di offrire una pace al nemico attraverso un suo discorso al Reichstag il 19 luglio:

“In quest’ora mi sento obbligato, di fronte alla mia coscienza, a rivolgere un appello alla ragione anche in Inghilterra. Credo di poter far questo, perché non chiedo qualcosa in qualità di vinto, ma da vincitore mi appello alla ragione. Non vedo alcun motivo di proseguire questa battaglia. Compiango i sacrifici che essa richiederà. Vorrei risparmiarli anche al mio popolo. …A casa sono rimaste molte mogli e madri, che pur disposte a sacrificare anche il bene supremo, ad esso sono nel loro cuore attaccate. Churchill potrà liquidare questa mia dichiarazione, come parto della mia paura e del dubbio. Io mi sento alleggerita la coscienza nei confronti degli eventi futuri.”

Il secco no inglese trasmesso dalla BBC azzerò ogni residua speranza di pace.

La Battaglia d'Inghilterra può essere divisa in quattro fasi:

10 luglio - 11 agosto: la Kanalkampf, le battaglie sulla Manica; i tedeschi cercano di ostacolare, anche con qualche successo, il traffico navale sulla Manica.

File source: http://commons.wikimedia.org/wiki/File:SpitfireIX_2_611Sqn_Biggin_Hill_1943.jpg12 agosto - 23 agosto: Adlerangriff, i primi attacchi lungo la costa, intesi ad eliminare la catena di radar approntata dagli inglesi per avvistare le incursioni nemiche e a mettere fuori combattimento la prima linea di piste di atterraggio della RAF. Le operazioni si concludono con un sostanziale insuccesso perché gli inglesi riescono a riparare i radar nel giro di poche ore e a spostare i caccia prima dell’arrivo degli stormi tedeschi (a lato caccia inglesi Spitfire).

24 agosto - 6 settembre: la Luftwaffe attacca gli aeroporti, è la fase più critica della battaglia. Goering aveva deciso che occorreva eliminare i caccia inglesi dai cieli, attaccando i campi d’aviazione nel sud d’Inghilterra, mirando soprattutto a colpire i comandi caccia: è il periodo più duro per la RAF che subisce pesantissime perdite nel tentativo di arginare gli attacchi tedeschi; le industrie britanniche riescono a rimpiazzare le perdite di aeroplani ma il problema vero diventa reintegrare gli equipaggi, vengono inviati nei cieli anche ragazzi con soli 15 giorni di addestramento. Poi, quando la RAF sta per collassare (Churchill stesso riconobbe che la RAF aveva non più di una settimana davanti a sé), avviene il colpo di scena: una mediocre incursione inglese su Berlino scatena la furia di Hitler che ordina di concentrare i bombardamenti sulle città inglesi.

Dal 7 novembre in poi gli attacchi si concentrano su Londra ed altre città inglesi.

Questo fu l’errore determinante dei tedeschi; certo le sofferenze della popolazione civile crebbero a dismisura, si ricorda in particolare l’attacco su Coventry (14 Novembre 1940) con bombe incendiarie, che ha dato origine all’espressione “coventrizzare”, tanto grande fu la devastazione operata dal blitz tedesco; questa nuova fase, però, consentì alla RAF di respirare e riorganizzarsi. Soprattutto la prevedibilità degli attacchi tedeschi permetteva alla RAF di aspettare il nemico in forze, infliggendo perdite devastanti alla Luftwaffe che era costretta ad operare sempre più lontano dalle sue basi e soprattutto non si aspettava una tale resilienza da parte delle forze aeree avversarie.

La Battaglia d’Inghilterra si estese, anche se con intensità decrescente, a tutto l’inverno ’40 - ‘41, ma si risolse in un sostanziale insuccesso della Luftwaffe, che né riuscì ad annientare la RAF, come promesso, né riuscì a piegare il morale della popolazione con l’incessante azione terroristica. La Luftwaffe dovette, viceversa, sopportare perdite assai pesanti, che progressivamente ne ridussero l’operatività e di conseguenza, l’incisività dei suoi attacchi; poi, all’inizio del maggio 1941 le operazioni furono definitivamente sospese.

La flotta aerea fu richiamata, “Seeloewe” fu cancellata, si preparava l’operazione “Barbarossa”, cioè l’invasione della Russia.

Esistono dei paralleli storici che merita ricordare: la Russia è stata invasa in epoche recenti due sole volte, dai tedeschi e da Napoleone.

L’invasione tedesca della Russia ha inizio il 22 giugno 1941, un giorno prima dell’anniversario dell’attacco napoleonico alla Russia, nel 1812, ma non è questa la sola analogia tra i due eventi; sia Napoleone che Hitler vedevano nella Gran Bretagna il principale ostacolo alle loro mire di egemonia sul continente, entrambi avevano cercato di piegare la resistenza inglese prima con le trattative, poi con un attacco diretto, entrambi avevano dovuto prendere atto dell’impossibilità di vincere la resistenza inglese mediante un’operazione di sbarco vista la superiorità inglese sui mari; entrambi, infine, avevano visto nella distruzione della potenza russa la via più logica per piegare anche l’Inghilterra. Per entrambi l’invasione del territorio russo sarà l’inizio della fine.

 

1.2 Dalla battaglia d’Inghilterra all’operazione Barbarossa

 

Come anticipato, già dal settembre 1940 lo Stato maggiore tedesco aveva cominciato a studiare i piani dell’attacco, il 18 dicembre Hitler emanava la direttiva che sanciva la decisione di attaccare la Russia, prima della conclusione della guerra con l’Inghilterra; nome in codice, “Operazione Barbarossa”.

In questo quadro di una situazione, già chiaramente orientata al conflitto, si inseriscono due fatti nuovi, che impongono al Führer di rivolgere la sua attenzione ad est; in primo luogo l’attacco di Mussolini alla Grecia (ottobre 1940), senza preventivo avviso all’alleato. L’attacco alla Grecia fu una delle operazioni militari più inutili e vergognose del periodo fascista; non c’erano né motivi di contenzioso, né interessi strategici o economici che la giustificassero; semplicemente Mussolini voleva dimostrare all’alleato che anche l’Italia si poteva far valere.

 

Hitler ebbe modo di esprimere tutto il suo disappunto, soprattutto dopo le difficoltà ed i rovesci subiti dall’esercito italiano,

 

 

 

 

 

 

Attacco italiano ottobre 1940      Contrattacco greco primavera 41

 

 

ad opera dell’esercito greco, che era riuscito persino apenetrare in Albania, giungendo fino al mare; questo successo aveva indotto gli inglesi a sbarcare unità di supporto in Grecia, determinando così una situazione inaccettabile per Hitler che non poteva ammettere una Grecia sotto l’egemonia inglese: il controllo dei Balcani era un fattore critico nella strategia globale di Berlino.

 

Ancora più gravi apparvero ad Hitler gli eventi jugoslavi; qui la diplomazia tedesca era riuscita a stabilire relazioni preferenziali con il governo di Belgrado: il 25 marzo 1941 era stato firmato un accordo segreto tra le due parti, con il quale si consentiva all’esercito tedesco di utilizzare la rete ferroviaria jugoslava per raggiungere la frontiera greca. Due giorni dopo, un colpo di stato orchestrato dai servizi segreti britannici rovesciava il governo portando al potere il generale dell’aviazione Dusan Simic, che, ovviamente, cancellò subito ogni impegno precedentemente preso con i tedeschi: Churchill celebrò gli eventi in Grecia e Jugoslavia con toni di trionfo, in un discorso ai Comuni, cosa che non mancò di far letteralmente imbestialire il Führer .

La reazione tedesca fu repentina e devastante; già il 6 aprile, dopo soli 10 giorni, le divisioni tedesche attraversavano il confine jugoslavo, mettendo fine ad ogni resistenza nel giro di una settimana. Le operazioni in Grecia furono altrettanto rapide; partendo dalla Bulgaria, i tedeschi presero alle spalle l’esercito greco (a lato attacco tedesco), schierato a fronteggiare gli italiani: le divisioni corazzate tedesche avanzavano con rapidità travolgente, anche perché i greci non disponevano né di carri, né di artiglierie anticarro. Churchill allora inviò ulteriori rinforzi, per un totale di ben 50.000 uomini, per aiutare la resistenza greca, ma le operazioni militari durarono in tutto meno di tre settimane, con i reparti inglesi costretti a reimbarcarsi dopo una precipitosa ritirata. La pace venne firmata il 22 Aprile.

 

Nell’insieme, le campagne di Grecia ed Yugoslavia rappresentarono una lezione di strategia militare ed uno smacco tremendo per gli inglesi, che persero totalmente di credibilità, ma costrinsero le popolazioni dei due paesi ad anni di indicibili sofferenze. Poiché, però, neppure l’esercito tedesco disponeva di risorse illimitate, gli interventi nei Balcani, resi necessari dall’avventata iniziativa del socio minore, Mussolini, provocarono una conseguenza che nel tempo si rivelerà determinante: l’avvio dell’operazione Barbarossa, inizialmente previsto per metà maggio fu spostato di un mese, al 22 giugno, alle ore 3:20 del mattino.

 

(Continua)

 

 

Inserito il:23/12/2019 15:15:37
Ultimo aggiornamento:07/01/2020 19:16:00
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