Aggiornato al 28/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire
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Carl Spitzweg – Il topo di biblioteca - 1850

L’amore per la lettura e i libri.

“I libri sono stati i miei uccelli e i miei nidi, i miei animali domestici, la mia stalla e la mia campagna; la libreria era il mondo chiuso in uno specchio; di uno specchio aveva la profondità infinita, la varietà, l’imprevedibilità”.

 (Jean-Paul Sartre)


In questi segni neri sul bianco delle pagine che cosa ci trovi di bello, di misterioso, di entusiasmante?

A queste domande lui rispondeva: “Brividi ed emozioni, idee nuove, consigli pratici ed evasioni, tutte cose necessarie nella vita quotidiana. E quando mi sento solo, sfiduciato, con le idee confuse, vado a consultare í miei libri, í miei veri amici, amici discreti, fedeli, stimolanti, sempre pronti a distrarti dal quotidiano, per portarti in un mondo a te sconosciuto; in paesi lontani o immaginari, di favole e di sogni. Lì, fissi negli scaffali, sempre pronti a comunicarti, in modo immediato e confidenziale, ciò che nessuno riesce a dirti e a darti: pensieri, sentimenti, messaggi, suggerimenti; un itinerario della nostra interιοrità, una "mappa" per muoverti nel mondo”.

Era mio zio il grande amante dei libri.

Era sempre stato un accanito lettore. La sua biblioteca, che occupa il secondo piano dell'antica dimora in cui abitava, è la testimonianza del suo sconfinato amore e della morbosa passione che aveva per la lettura e i libri.

Numerose stanze custodiscono migliaia e migliaia di volumi.

Poiché ci teneva molto ad abbracciare tutta la gamma delle conoscenze umane e desiderava dare alla sua mente enciclopedica un simbolo concreto, aveva fondato con amore e interesse profondo, questa immensa biblioteca.

Di anno in anno gli acquisti, conformi alle sue possibilità finanziarie, crescevano di numero e di importanza, pensando che anche la produzione intellettuale fosse un patrimonio considerevo­le, oltre che un bene prezioso.

Con i suoi guadagni e le sue rendite, l'arricchiva di tutto quanto uscisse d'importante, nelle scienze naturali, come in quelle morali, politiche, sociali, filosofiche e letterarie. 

Lo zio amava la sua biblioteca, l'amava di un amore geloso. Ogni giorno alle sette del mattino era lì a leggere.

A mezzogiorno in punto andava a pranzo e rientrava nella sua biblioteca alle due precise per poi uscirne nuovamente alle sette di sera e tornarvi a sedere, dopo un pasto frugale, davanti al suo scrittoio in noce.

Era metodico e ostinatamente paziente, da solo teneva in ordine e catalogava quel vasto materiale.

Ancora oggi la sua biblioteca è una delle più belle e aggiornate collezioni private; è possibile studiarvi le scienze in tutte le sue ramificazioni, le bibbie in varie edizioni, stampe e manoscritti pregiati con vivaci miniature, opere preziose per la loro antichità, l'origine, la rilegatura, il colore della pelle e dei disegni vari. Opere illustri di autori antichi e moderni che affascinano gli occhi degli intenditori. Vi si trova di tutto: scienza, filosofia, arte, letteratura, gastronomia.

Io rimango affascinata a guardarla: avrei voluto avere una testa cosi poderosa da poter contenere tutta la scienza accumulata in quegli scaffali.

La ragione per cui mi sono ricordata di mio zio e scrivo queste poche righe è stato il programma “Libriamoci, artisti e musicisti a leggere a scuola”, che è stato realizzato il mese scorso in tutta l’Italia.

Da mercoledì 29 a venerdì 30 ottobre, attori, musicisti e scrittori sono stati nelle aule di tutta Italia per riscoprire i classici insieme agli studenti.

Tante le iniziative e gli autori scelti, da Shakespeare a John Fante e Pablo Neruda.
Tutti in classe a leggere ad alta voce.
A lanciare l’iniziativa sono stati i ministeri della Pubblica Istruzione e quello dei Beni Culturali con il Centro per il libro e la lettura.

“Con questa iniziativa – spiega il ministro Stefania Giannini – vogliamo mettere insieme cultura e istruzione e riportare al centro della scuola la parola.

Perché il libro è questo: uno strumento tangibile per trasmettere un patrimonio intangibile come il pensiero”.

All’appello hanno risposto centinaia di istituti che hanno messo in campo diverse iniziative.

Tra gli altri lettori “arruolati” figurano Gino Paoli, Cinzia Tani, Elio Pecora, Nicola Piovani, Ennio Morricone, Luciana Littizzetto, Neri Marcorè, Pupi Avati, Massimo Ghini, Veronica Pivetti, Giuseppe Culicchia, Paolo Mereghetti, Giovanni Bianconi, Beppe Severgnini, Paolo Conti, Paolo Fallai, Fiorenza Sarzanini, Alessandra Arachi, Paolo Mottura, Vito Mancuso, Loriano Macchiavelli, Cristina Chiabotto, Rolando Ravello, Francesco Bruni, Cosimo Calamini, Davide Ferrario, Maurizio Sciarra, Giacomo Durzi e Michele Pellegrini.

Ma perché dobbiamo leggere? Quali sono i vantaggi che possiamo avere, soprattutto i giovani, dalla lettura? Ci rende più coscienti e consapevoli della realtà che ci circonda, meno soggetti a pregiudizi e condizionamenti e, facendoci muovere nel tempo e nello spazio, arricchisce le nostre esistenze. Nella società del 21°  secolo, dove la comunicazione ed, in particolar modo, l’informazione, hanno un ruolo strategico, in cui l’obsolescenza delle conoscenze richiede un aggiornamento continuo, in cui i raggiungimenti della scienza e della tecnica rivoluzionano di continuo le nostre esistenze e le nostre abitudini, leggere ed aggiornarsi diventa quasi una necessità vitale, un’attività dettata dall’istinto di sopravvivenza.

La lettura è anche un piacere, fisico e psichico poiché saper godere di una bella frase, della perfetta eloquenza di uno scrittore, dell’architettura ben progettata di un romanzo, è un piacere intellettuale e dei sensi, stimolando la memoria ed il ricordo.

Certo, scriveva Gianni Rodari, “il verbo leggere non sopporta l’imperativo”: probabilmente lettori in gran parte si nasce e sarebbe crudele imporre di leggere poesia o narrativa a chi magari ha una mentalità prettamente pratica o  mercantile.
Ma lettori si può anche diventare e, comunque, si possono sempre migliorare le proprie propensioni. E come dice il “nostro” Uberto Eco “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria! Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è una immortalità all’indietro”

                            Dunque…buona lettura!

 

 
Inserito il:26/11/2014 16:03:37
Ultimo aggiornamento:03/12/2014 13:37:06
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