Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Joan Zylkin (Philadelphia, USA) - Wedding Party

 

Un ricordo d’infanzia

di Marialuisa Bordoli Tittarelli

 

La signora Persi spinse la porta della camera da letto con delicatezza portando il grande vassoio della colazione.

Svegliò Gregory che ancora dormicchiava e uscì dalla stanza con un sorriso misterioso.

Un piccolo scherzo, un divertissement, una medicina innocente, un tentativo di sconfiggere la mestizia “dopo le feste” appesantite dal Covid e dal maltempo.

Tra i piattini della colazione aveva infilato uno scritto che sperava aiutasse a sconfiggere malinconia e tristezza.

Mentre sgattaiolava via per lasciare che la sua sorpresa venisse scoperta, si chiedeva se avrebbe funzionato.

Tra vecchie carte, fotografie, cartoline, documenti trovati in una grossa scatola riemersa durante il trasloco, aveva scovato un compito/castigo di cui aveva proprio perso memoria.

Era tornata con prepotenza al tempo della sua infanzia, rivisto la severa maestra delle elementari, ritrovato il volto delle compagne di giochi e aveva sorriso, divertita e commossa, scorrendo quelle frasi non sempre perfettamente rispettose della grammatica.

- Avrai un’altra punizione. mia cara, - le gridò Gregory dalla camera - esigo che tu mi rilegga il tuo compito/castigo sforzandoti di imitare la tua antica voce di bambina. -

Fu così che s’infilò mentalmente il grembiulino nero, si allacciò il fiocco rosa al colletto bianco e si trasformò nell’alunna chiacchierona della IV B.

“- Si chiama Mimma, si sposa domani – disse la bambina magra e nervosetta alla sua compagna di banco, approfittando del fatto che la maestra fosse intenta a scrivere un’operazione alla lavagna.

 - Persi! Vieni fuori e ripeti ad alta voce a tutta la classe quello che bisbigliavi così misteriosamente alla tua compagna - le intimò la maestra.

 - Le maestre hanno gli occhi anche dietro la testa, sotto i capelli - pensò la scolaretta mentre usciva dal banco cercando di nascondere dietro un’aria sostenuta il suo grande imbarazzo.

Non seppe trovare una bugia decente e rivelò ad alta voce quello che aveva bisbigliato.

- Bene – disse l’insegnante con la sua sgradevole voce nasale – per punizione scriverai la cronaca del matrimonio di tua sorella.

Mostrò la lingua alla sua nemica del cuore che rideva soddisfatta della punizione e alzando le spalle si consolò pensando che a lei scrivere non spiaceva poi tanto.

Il matrimonio si sarebbe svolto l’indomani, sabato. Aveva tutta la domenica per cimentarsi nella descrizione della cerimonia.

Fu così che il lunedì la classe si divertì al racconto letto poi ad alta voce, sempre per punizione esemplare, dalla scolara decenne.

Mia sorella Mimma ha venti anni. È alta, bellissima, con capelli neri lucenti, labbra rosse e uno sguardo deciso.

A me piace molto perché mi sembra coraggiosa e sicura di sé.

Mi sembra coraggiosa perché litiga con le mie sorelle più grandi e non ha paura, come me, e, qualche volte risponde anche a mio padre, che è molto severo.

Oggi si è sposata e naturalmente abbiamo fatto una gran festa, con tutti i parenti, anche quelli che non vediamo quasi mai.

Mi è sembrata affascinante come una principessa con il vestito bianco lungo e prezioso.

Mi è sembrata anche un po’ diversa dal solito, cioè un po’ timida, perché quando camminava sul tappeto rosso della chiesa per salire sull’altare, guardava dritto, diritto davanti a sé e con un sorriso stretto e difficile. Insomma la mia amica Maria Pia mi ha spiegato che secondo lei era emozionata.

Penso che forse avesse ragione di essere emozionata con tutta la gente che la guardava e magari aveva paura di inciampare nel vestito molto lungo. Mia sorella è molto sportiva e credo che preferisca camminare con i pantaloni piuttosto che con vestiti che intralciano il passo.

Quando siamo usciti dalla chiesa io ero un po’ seccata.

Avrei voluto fare la damigella con un abito molto arricciato in vita con la gonna ampia per sembrare un po’ anch’io una principessa e per girare con effetto ruota come ho visto fare da alcune mie amiche.

Ma sono troppo brutta e magra e ho i capelli senza riccioli per cui come damigella sono stata scartata.

Il pranzo l’abbiamo fatto in un posto molto strano, una specie di ristorante con un grande salone dove c’erano anche delle statue importanti come quelle che abbiamo sul libro dei greci. Tipo dee, credo. Comunque a me sono sembrate belle e molto eleganti.

Abbiamo mangiato moltissimo, io specialmente dolci e confetti.

La cosa più bella è stato il ballo. Infatti c’era anche un’orchestra e abbiamo ballato. Io non molto, veramente; infatti non sono capace di ballare, ma mi sono divertita moltissimo a vedere ballare gli altri e a prenderli un po’ in giro e a fare scherzetti buttando qualche pallina di mollica di pane sulle coppie che danzavano.

Mia sorella era molto sorridente e molto dolce. Sempre un po’ diversa dal solito.

Insomma tutta strana con quel sorriso fisso e quegli occhi luccicanti.

Durante il rinfresco devo dire che l’ho persa un po’ di vista perché ero molto occupata con le mie amiche Luciana e Anna Maria, che sono anche le sorelle dello sposo, che tra l’altro si chiama Renato.

Con le mie due amiche abbiamo fatto un bel po’ di piccoli scherzi come scambiare i bicchieri dell’acqua con quelli del vino bianco o mettendo dei confetti nei piatti salati ecc. ecc.

Non abbiamo fatto moti danni; anzi, alcune persone non se ne sono neanche accorte.

L’unico vero scherzetto riuscito è quello fatto a un mio zio al quale abbiamo messo un pochino di sale nel caffè. Ma non è stato male. Solo ha sputato un sorso di caffè facendo una faccia tremenda. Lo scherzo è riuscito perché lui ha creduto di essersi sbagliato da solo confondendo il sale con lo zucchero.

Abbiamo dovuto scappare in bagno perché ci veniva talmente da ridere che ci avrebbero scoperto subito.

Poi ci siamo dimenticate del matrimonio e abbiamo cominciato a correre per il salone finché mio padre, silenziosamente come sempre, e non so come faccia, mi ha preso per il solito orecchio e dandomi un pizzicottino pungente sul braccio mi ha detto di stare ferma.

Non mi sono più mossa.

Mio padre non è molto grosso, ma sa essere molto convincente lo stesso.

La festa comunque era finita.

Mi è piaciuto il matrimonio, ma alla fine non poi tanto.

Quando siamo tornati a casa la casa sembrava strana anche lei.

Le mie sorelle più grandi si sono messe a chiacchierare in camera per i fatti loro e quando fanno così non mi vogliono in giro.

Mio padre mi ha fatto la solita ramanzina sul mio solito comportamento da monella maleducata ecc. ecc.

Io per tirarmi su, visto che alla fine ero rimasta sola, sono andata sul balcone a consolarmi buttando giù i confetti che ancora ho trovato in un piatto in soggiorno, a tutti i bambini che giocavano in cortile.

Ma i confetti sono finiti in fretta.

Sono rimasta lì a pensare che adesso non avrei rivisto mia sorella per un bel po’ e allora mi è venuta una gran tristezza.

Mi sono accorta che in fondo mi aveva lasciato sola con quella massa di santarelline delle mie sorelle. Lei era l’unica che si prendeva qualche sberla e qualche sgridata come me. Mi aveva lasciato unico capro espiatorio della famiglia.

Mi veniva quasi da piangere. Mia sorella Mimma è molto allegra e spesso canta e mi sembra che abbia voglia di ridere e di vivere con allegria. È una che mi dà coraggio insomma. Mi sembra che mi capisca e in fondo non mi ha sgridato quasi mai. È una che non ha tante paure e se le ha non le fa vedere.

Adesso non so come farò senza di lei.

Ma in fondo sono contenta per lei. Credo che adesso sarà più libera e felice.

Non ho detto molto di suo marito perché non lo conosco tanto. Mi sembra un ragazzo carino, credo. Suona la chitarra, a me sembra anche bene.

Spero che siano molto felici insieme e che mi invitino spesso a casa loro. Così respiro un po’.

Spero che la cronaca vada bene.

Non ho potuto andare a giocare all’oratorio per scriverla.”

 

Inserito il:19/01/2021 11:43:39
Ultimo aggiornamento:19/01/2021 12:04:55
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