George Tooker (1920-2011) – Government Bureau – 1956
Verso un mondo del lavoro sempre più a misura d’uomo (e di donna)
di Michela Salvaderi
Il 4 aprile 2019 segna una data chiave nella conquista e nell’affermazione di un mondo del lavoro sempre più proiettato verso le esigenze dei lavoratori e alla conciliazione vita-lavoro. Il Parlamento Europeo ha, infatti, approvato la nuova direttiva in materia di work-life balance con una larga maggioranza di voti (490 voti a favore, 82 contrari e 48 astensioni).
Una proposta che mette le sue radici a partire dall’aprile 2017 quando la Commissione Europea presenta la sua iniziale proposta di direttiva relativa all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza, Direttiva che abrogava la direttiva 2010/18/UE del Consiglio Europeo, bozza in materia di congedo parentale. L'obiettivo generale era garantire l'attuazione del principio della parità tra uomini e donne per quanto riguarda le opportunità sul mercato del lavoro e il trattamento etico ed economico in ambito professionale-lavorativo.
Le trattative sono proseguite fino ad una rivalutazione complessiva della proposta, nel Dicembre 2017, con un particolare focus riguardante alcuni aspetti considerati i pilastri del sociale: congedo di paternità, congedo per i prestatori di assistenza e congedo parentale. Ai padri veniva, dunque, garantito di poter usufruire di un congedo di paternità per un numero di giorni non inferiore a dieci. La disposizione relativa al congedo parentale mirava invece a superare alcuni limiti generati dalla precedente direttiva sul congedo parentale (2010/18/UE) che non aveva favorito una maggior partecipazione dei padri ai compiti di cura familiari. Inoltre veniva stabilito che dovesse essere garantito un periodo minimo di congedo parentale di almeno quattro mesi e che, quest'ultimo, potesse essere richiesto entro il dodicesimo anno di età del bambino e con la massima flessibilità di utilizzo (tempo parziale, smart working etc). Veniva esplicitato per la prima volta, inoltre, che la retribuzione durante tale congedo dovesse essere adeguata durante il periodo minimo previsto, pari almeno all’indennità di malattia.
La Direttiva così rivista viene elaborata e sottoposta ai giudizi del Consiglio Europeo e del Parlamento Europeo. Il 21 giugno 2018 il Consiglio ha espresso parere favorevole alla Direttiva e, da allora, sono state condotte varie negoziazioni con il Parlamento Europeo. Questo primo passaggio ha portato a richiedere una serie di modifiche alla proposta della Commissione, tra cui ad esempio l’abbassamento a due mesi non trasferibili (invece di quattro) del tempo previsto per il congedo parentale. Ma non solo, la direttiva ha confermato anche i 5 giorni relativi al congedo per la cura di familiari invalidi o con malattie gravi senza però alcun obbligo di pagamento; inoltre tutti i genitori con figli minori di 8 anni (e non di 12 come richiesto nella proposta iniziale) avranno il diritto di chiedere maggior flessibilità al lavoro sia per quanto riguarda l’orario sia per la possibilità di lavorare da casa.
L’iter burocratico ha continuato ad avanzare fino al 24 gennaio 2019 quando la Presidenza del Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio su alcuni elementi chiave della proposta di direttiva. La proposta ha trovato finalmente una risoluzione quasi definitiva il 6 febbraio scorso quando rappresentanti degli Stati membri dell'UE presso il Consiglio dell'UE approvano l'accordo provvisorio sulla direttiva. La direttiva viene, da quel momento, trasmessa per approvazione al Parlamento europeo per la votazione in plenaria e, per ritornare, in seguito, al Consiglio per l'adozione definitiva.
Ed eccoci, infine, giungere allo scorso 4 aprile quando finalmente si è sbloccata la situazione all’interno del Parlamento Europeo dove sono stati approvati i vari orientamenti prescritti all’interno della proposta che stabiliscono le prescrizioni minime relative al congedo di paternità, al congedo parentale e al congedo per prestatori di assistenza e alle modalità flessibili per i lavoratori che sono genitori o prestatori di assistenza.
Il testo approvato entrerà in vigore a partire dal ventesimo giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e sarà vincolante per tutti gli Stati dell’Unione; gli Stati membri dovranno poi conformarsi alle norme entro tre anni.
Le principali novità introdotte vengono riassunte in modo molto efficace dal seguente grafico (realizzato da Elena Barazzetta in un articolo pubblicato su secondowelfare.it) estrapolato da un confronto tra la normativa in essere e i nuovi diritti dopo l’approvazione di questa direttiva:
(Fonte Elena Barazzetta - www.secondowelfare.it)
Un enorme passo in avanti quando si parla di conciliazione vita-lavoro e riduzione delle discriminazioni in ambito lavorativo: basti pensare che il Global gender gap (la survey che, introdotta dal 2006 dal World Economic Forum, fornisce un quadro che mostra l'ampiezza e la portata del divario di genere tra i Paesi di tutto il mondo) ci vede solo al 79° posto per partecipazione economica e opportunità.
Insomma c’è ancora tanta strada da fare per ottenere politiche efficaci che sostengano la genitorialità, non solo declinata al femminile. La nuova direttiva incoraggerà uomini e donne a condividere equamente le responsabilità legate alla famiglia. E' evidente che esista ancora un problema di conciliazione/condivisione vita-lavoro in tutti i settori dal pubblico al privato. Occorre, dunque, rimboccarsi le maniche e lavorare per una genitorialità condivisa, verso un salto culturale, sociale ed economico. Questa Direttiva lavora in tal senso, comincia a mettere le basi normative per far diventare certe prassi una norma.
Come diceva Neil Armstrong? «That's one small step for [a] man, one giant leap for mankind».