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La cultura della Valutazione: 2 - L’importanza del Dubbio.
Nel precedente articolo abbiamo visto che cosa si intende per “Valutazione” e per “Politiche Pubbliche”. Sia il concetto stesso di Valutazione che l’oggetto di questa attività sono stati quindi ben definiti. Giunti a questo punto può sorgere spontanea una domanda: “perché dobbiamo valutare (e quindi interessarci) le politiche pubbliche?”
La risposta ovviamente non può limitarsi a un semplice “per sapere dove vanno a finire i nostri soldi”. Gli addetti ai lavori valutano gli interventi pubblici per diversi motivi:
1) Per rendicontare l’utilizzo di fondi pubblici
2) Per individuare gli effetti prodotti da un intervento pubblico
3) Per migliorare l’incisività e la qualità dell’azione pubblica
4) Per aumentare la conoscenza a disposizione in merito ad un determinato programma o progetto (quindi a scopo di ricerca).
Il target di questi articoli non sono però gli esperti del settore, ma i comuni cittadini. Quindi perché una persona comune dovrebbe dedicare parte del proprio prezioso tempo in un’attività non proprio semplice ed immediata come la Valutazione?
Scusandomi in anticipo per l’eventuale retorica o i toni non propriamente accademici o moderati, possiamo individuare diversi motivi che a mio avviso dovrebbero motivare ogni persona, non dico a valutare, ma almeno a riflettere razionalmente sui vari interventi pubblici:
1) Per sapere effettivamente dove vadano a finire le tasse dei contribuenti
2) Per comprendere pienamente un intervento pubblico e il problema che vuole risolvere
3) Per avere maggiore “potere” sulle decisioni pubbliche
4) Per creare un paese migliore per i propri figli o per le generazioni successive.
Il primo punto non ha bisogno di spiegazioni. Ad una maggiore capacità di capire, e quindi di controllare, come vengano spesi i soldi pubblici dovrebbe corrispondere una minore possibilità di sprechi e ruberie.
Per quanto riguarda il secondo punto, è fondamentale capire quale problema di interesse pubblico vuole essere risolto da un determinato intervento. Un esempio molto particolare riguarda le operazioni di soccorso in mare ai migranti (operazione Frontex, Triton, ecc..): se l’obiettivo di questi interventi è quello di salvare più vite umane possibili allora la valutazione non può essere negativa esclusivamente a causa dei possibili problemi legati alla sicurezza; la discriminante principale sull’efficacia dell’azione dovrebbe essere il numero di vite umane salvate e la diminuzione dei decessi in mare. Mi scuso per l’esempio un po’ forte di politica pubblica e i toni troppo neutri di fronte alla tragedia dei decessi nel mediterraneo, tuttavia è fondamentale riflettere e ragionare razionalmente proprio su questi temi.
Anche per il terzo punto bisogna fare un discorso molto particolare. I partiti politici svolgono indubbiamente un ruolo fondamentale all’interno del sistema democratico. Tuttavia spesso i politici rappresentano e rispecchiano il proprio elettorato (teorema dell’elettore mediano). Tendenzialmente ad elettori più informati e competenti dovrebbero corrispondere rappresentanti politici maggiormente competenti e informati sui temi sui quali devono deliberare. Ovviamente nessuno si aspetta che cambi tutto dall’oggi al domani, tuttavia è uno scenario plausibile nel lungo periodo. Inoltre più una persona è capace di prendere decisioni informati meno possibilità avrà di essere raggirata e ingannata o cadere nella trappola del facile populismo. Diffondere la cultura della Valutazione potrebbe quindi garantire un maggiore potere (di controllo e di scelta) sulle decisioni pubbliche.
Sommando le spiegazioni dei primi tre punti e immaginando uno scenario di lungo periodo, possiamo davvero pensare che la diffusione della cultura della Valutazione possa migliorare almeno un po’ l’Italia. Su quest’ultimo punto ritornerò nella parte finale dell’articolo.
Abbiamo visto i motivi per i quali si dovrebbe valutare e analizzare una politica pubblica, tuttavia ogni valutazione dovrebbe partire dal dubbio e da un sano scetticismo legato all’efficacia di ogni intervento. Non si dovrebbe mai dare nulla per scontato: non si dovrebbe semplicemente dubitare di quelle politiche che non condividiamo, ma anzi si dovrebbe dubitare soprattutto delle decisioni pubbliche che a prima vista riteniamo favorevoli o positive.
Il dubbio è il punto di partenza che deve però condurre ad un’analisi razionale che a sua volta genera un giudizio di merito basato su informazioni e dati concreti e corretti.
Il sano scetticismo non implica il diventare paranoici o credere a strani complotti, ma significa semplicemente non dare nulla per scontato: per definizione nella scienza non esiste la certezza matematica ma si ragiona sempre in termini di ipotesi o tesi da dimostrare. Nell’ambito delle politiche pubbliche, per definizione ogni intervento genera effetti inaspettati.
Per concludere vorrei invitare i gentili lettori a dubitare di quanto ho scritto. Secondo la mia opinione personale, una cittadinanza maggiormente informata, attiva e capace di prendere decisioni informate sulla base di analisi e valutazioni razionali potrebbe davvero cambiare in meglio questo paese nel lungo periodo. Non tutte le persone però, per diversi motivi, possiedono gli strumenti, la voglia o il tempo per valutare le politiche pubbliche. Bisogna quindi fare qualcosa, e magari questi brevi articoli, che certamente non cambieranno il mondo, potrebbero contribuire a informare e a sensibilizzare sull’argomento.
Ovviamente non penso di essere detentore della verità universale o di avere la scienza infusa, anzi penso di commettere moltissimi errori ogni giorno. Proprio per questo vi invito a dubitare, riflettere e condividere i vostri pensieri su quanto scritto in questo articolo.
Dubium sapientiae initium (Il dubbio è l'origine della saggezza, Cartesio).