Aggiornato al 21/12/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Jan Steen (Leida, Paesi Bassi, 1626 -1679) - The Doctor and his Patient

 

 

Il farmaco che cura il fibroma uterino e evita la chirurgia

di Francesca Morelli

 

 

Bisturi addio. È quanto potranno sperare tre milioni di donne italiane affette da fibroma uterino, ovvero il 40% della popolazione femminile in età fertile, con sensibili ripercussioni sulla qualità della vita.

Un nuovo trattamento per bocca, approvato da AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) e rimborsato dal Sistema Sanitario Nazionale, potrà infatti sostituire, salvo casi particolari, la chirurgia con numerosi vantaggi: miglior controllo dell’evoluzione del fibroma nel tempo, riduzione del sanguinamento nel 90% dei casi già entro la prima settimana di assunzione e riduzione di volume del fibroma stesso.

Una combinazione di eventi, dunque, che limiterebbe solo a contesti selezionati la chirurgia cui oggi si ricorre invece nel 70% dei casi.

«Si tratta dell’Ulipristal acetato, un modulatore selettivo del progesterone – spiega la Professoressa Alessandra Graziottin, direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia medica, Ospedale Resnati di Milano – con un alto profilo di sicurezza e tollerabilità.  Il farmaco permette un perfetto controllo sulla malattia, anche durante la sospensione della terapia, e a lungo termine».

Ulipristal acetato, al dosaggio di 5mg, si assume per tre mesi, con una pausa di due, e si ripete per altri tre. La terapia potrebbe essere ulteriormente prolungata per altri due cicli di tre mesi con un intervallo di due.

Ovvero per un totale di 18 mesi di cura, tra cicli attivi (quattro, di tre mesi l'uno) e pause intercorrenti (tre, di due mesi l'una). Altrettanto sensibili sono i benefici ‘economici’: «Grazie al controllo prolungato dei sintomi dei fibromi – precisa Roberto Ravasio, economista sanitario - Ulipristal acetato permette di ridurre i costi anche a carico del SSN, con risparmi stimati fino a 26 milioni di euro in un anno».

Il fibroma uterino è fra i tumori benigni più diffusi nelle donne di età fertile, con un picco di incidenza - tra il 20 e il 40% - nella fascia di età tra i 40 e i 50 anni. Si sviluppa nella mucosa liscia dell’utero e per questo induce caratteristici sintomi: «Le mestruazioni abbondanti – aggiunge Graziottin – e un peggioramento dei dolori da ciclo potrebbero fare insospettire, cui si aggiungono sanguinamento con possibile sviluppo di anemia, la sensazione di compressione di organi, in particolare della vescica e del retto, che hanno ripercussioni sull’aumento della minzione e dolore alla penetrazione profonda, durante i rapporti sessuali. Non sono esclusi neppure il rischio di infertilità e complicanze in gravidanza».

Nonostante i numeri importanti e l’impatto della malattia, il fibroma uterino resta ancora una patologia misconosciuta, sottostimata anche dalla classe medica, specie se la donna fa visite ginecologiche regolari e la lesione è di piccole dimensioni. Invece diagnosticare precocemente il fibroma con una ecografia pelvica, transaddominale o transvaginale (mentre potrebbe essere sufficiente la sola visita ginecologica in caso di lesioni di maggiori dimensioni) consente un approccio terapeutico più conservativo. «Il trattamento del fibroma uterino  - conclude la Professoressa - deve essere studiato ‘su misura’ dei sintomi, dimensione e posizione della lesione, ma anche dell’età, dello stile di vita e del desiderio di maternità della donna. In linea generale è comunque possibile dire che la prima cura è farmacologica, ovvero con contraccettivi ormonali orali, dispositivo intrauterino al levonorgestrel in caso di flussi abbondanti, derivanti da cause costituzionali o disfunzionali. Mentre si ricorre a ulipristal acetato per flussi abbondanti da cause organiche, tra cui la presenza di fibroma.

Si procede dunque con la chirurgia in seconda linea, solo e laddove necessario, valutando in alcuni casi un eventuale trattamento farmacologico pre-chirurgico per ridurre il volume dei fibromi e correggere l’anemia al fine di rendere l’intervento meno invasivo e più sicuro per la donna».

Tra le opzioni chirurgiche, a seconda delle caratteristiche del fibroma uterino, si annoverano sia interventi demolitivi, quali l’isterectomia che asporta totalmente l’utero risolvendo radicalmente il problema ma compromettendo talvolta la fertilità e la percezione della femminilità, sia conservative, come la miomectomia nella quale si asporta il fibroma conservando l’utero e la fertilità con il rischio di recidiva e di insorgenza di nuovi fibromi; l’embolizzazione dell’arteria uterina che riducendo l’afflusso di sangue al fibroma ne induce anche la riduzione del volume; l’HIFU, una tecnica con ultrasuoni ad alta intensità, ambulatoriale, con minori rischi ed effetti collaterali rispetto alle tecniche chirurgiche, minore impatto sulla sessualità e sull’immagine corporea.

Inserito il:15/04/2017 17:28:33
Ultimo aggiornamento:15/04/2017 17:33:33
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