Aggiornato al 21/12/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Anna Bucciarelli (Contemporanea – Toronto) - Persiano e viole del pensiero

 

Terapia con i fiori di Bach in medicina veterinaria: una scelta dolce, naturale ed efficace.

di Simone Quagliata

 

“È bello tornare a casa e trovare un amico che ci accoglie sempre con felicità, che ci fa sentire importanti per lui. È sempre lì ad aspettare fiducioso il nostro rientro, a dirci quanto sia bello il rivederci anche se siamo stati assenti per pochi minuti…”

(Laura Cutullo)

Provate per un attimo ad immaginare di patire dolore da qualche parte e non poterlo esprimere verbalmente. Questo è quanto succede a loro, gli animali. Eppure, per noi, risulta del tutto naturale oltre che banale aprire la bocca per dire “ho male”, aprire le ante dell’armadietto dei farmaci e magari inghiottire una pastiglia per far placare quel martellante mal di testa. Oltre a questo, i vantaggi della parola, ci permettono di descrivere agli esperti, i medici, la localizzazione, la quantità, la qualità e molte altre utili informazioni per ottenere una diagnosi e un trattamento di tutto rispetto. Questo è quanto il buon Dio ha concesso a noi esseri umani. Per quanto riguarda gli animali, invece, il discorso è un “tantino” diverso: loro non possono pronunciare le parole “ho male”, non possono sapere cos’è e come funziona un farmaco e tanto meno non sono in grado di allungare la zampa per prenderlo dall’armadietto. Dunque, loro, devono tenersi il dolore? Assolutamente no, la medicina veterinaria è nata per venir loro in soccorso. Oltre a questo, il fatto che non possiedano il beneficio della parola, non significa che non siano in grado di comunicarci un eventuale loro disagio, tutt’altro. Qualcuno di molto più importante di me, Paul Watzlawick, sosteneva che “è impossibile non comunicare” e credo che non vi sia verità più grande di questa. Se ciò è sacrosanto per noi umani, vale a dire che anche un uomo completamente ammutolito ci comunica qualcosa, per i nostri amici animali quello che viene definito come “linguaggio non verbale” entra sempre in loro e nostro soccorso in tali evenienze. Il segreto è il riuscire ad interpretare nella maniera corretta il loro messaggio: sta a noi definire la loro espressione, il loro comportamento, le loro movenze e via dicendo. Ecco che emerge la doppia difficoltà dell’essere veterinari: il bravo veterinario non è solo colui che conosce a menadito l’anatomia e la fisiologia animale, ma è colui che in primis è in grado di osservare e soprattutto interpretare. Va sottolineato che tale “dote”, clinica a parte, non è e non deve essere esclusiva della professione veterinaria. Questo significa che tutti noi, specie se conviventi con un quattro zampe, siamo in grado di avvertire ed interpretare i “messaggi animali”.

Lo spunto per la stesura di questo articolo mi è giunto durante la lettura del libro “Fiori di Bach per gli animali”, edito da Xenia Edizioni.1 A lettura ultimata, tra di me, mi sono detto “caspita, avrei voluto scriverlo io un libro così!”. “Fiori di Bach per gli animali” è molto distante dai classici libri che si trovano fra gli scaffali, lo definirei una via di mezzo fra un prontuario ed un “romanzo” che narra storie incredibili e a tratti commoventi di alcuni cani e gatti che sono stati pazienti della Dottoressa nel suo allora piccolissimo ambulatorio di Milano e che hanno trovato straordinario beneficio nell’assunzione dei rimedi floriterapici più famosi al mondo. Ciò che mi ha maggiormente colpito, al di là della lettura del libro, è stato il venire a conoscenza dell’esistenza di un centro veterinario come quello della Dott.ssa Cutullo: un vero e proprio ambulatorio olistico (basti pensare che dal 1991, al suo interno, si svolgono trattamenti olistici, omeopatici e floriterapici). Abitassi vicino a Milano, di certo, ci porterei la mia Susan ogni volta che dovesse presentarsi occasione. Non abito vicino a Milano ma, come suggerito dalla stessa Dottoressa all’interno del suo libro, non dispero: tutti noi “comuni padroni” siamo in grado di scegliere autonomamente il fiore di Bach più adatto al nostro animale. Quel che serve, e quel che ci insegna la Dott.ssa Cutullo, è imparare per prima cosa a familiarizzare con il suo temperamento specifico, saper osservare le sue abitudini, le sue reazioni emotive ed i segni di disagio: in base a queste caratteristiche, saremo in grado di individuare il giusto fiore.

Ma come agiscono i rimedi floreali del Dr. Bach nel nostro animale? Nella stessa identica maniera in cui agiscono su di noi. E a volte, i risultati, sono davvero sorprendenti. L’obiettivo è quello di rendere fisicamente più sano e psicologicamente più equilibrato il nostro animale. Dunque il comportamento è la guida più importante nella scelta dei giusti rimedi ma attenzione, prima di tutto è indispensabile saper distinguere quelli che sono e devono essere interpretati come comportamenti nomali e quelli che, al contrario, devono destare la nostra attenzione (molto spesso certi padroni tendono a considerare come “anormale” alcune attitudini che in realtà sono fisiologiche e comuni a certe razze).

Curare gli animali con i fiori di Bach non è un ostacolo insormontabile, tutt’altro. Nel cane, nel gatto e in tutti gli altri animali “basta” applicare solo la seconda parte di tutta la filosofia che abbiamo ereditato dal Dr. Edward Bach: la floriterapia, la somministrazione delle gocce. Niente di più semplice (a condizione che i fiori individuati siano realmente quelli necessari alla problematica per cui si sono scelti). Ovviamente non è possibile chiedere loro di analizzare il proprio malessere, di comprendere da dove parta il disagio per poi arrivare alla fonte e coltivare le virtù opposte che lo “distruggeranno”. Oltretutto, loro, hanno certamente meno bisogno di analizzare se stessi in quanto, rispetto a noi, sono più autentici, più istintuali e tendono a seguire i dettami della propria Anima meglio di quanto siamo in grado di farlo noi (presa coscienza di ciò, non possiamo non ammettere che in questo caso gli esseri umani sono davvero più sfortunati, buoni a mettersi nei pasticci, meno buoni a liberarsene). Inoltre, come ci spiega la Dott.ssa Cutullo nel suo libro, molto spesso siamo noi la causa diretta del loro disagio, siamo noi ad infliggergli influssi negativi sovente senza volerlo e senza accorgercene: non è raro che la malattia del nostro amico animale finisca per mettere in luce dei problemi del proprietario (a questo proposito è importante sapere che spesso, quando entrambi si sottopongono ad una cura floriterapica, i risultati ottenuti sono ancor più eccellenti).

Il fatto che i nostri amici animali non necessitino dell’autoanalisi profonda insegnataci dal Dr. Bach, rappresenta una grande conferma dei benefici che si possono ottenere con l’impiego dei fiori. Molto spesso si tende ad accostare ai rimedi floreali il termine “placebo”, cosa che non dovrebbe mai avvenire in quanto i fiori di Bach non agiscono per mezzo di un condizionamento psicologico. L’impiego dei fiori sugli animali e i risultati a volte sorprendenti che si ottengono ne sono la prova: con loro il gioco del “ti metto in bocca due gocce d’acqua facendoti credere che sia una medicina”, non funziona. Il consiglio, ad ogni modo, è sempre uno solo: provare per credere. Al limite non si otterranno risultati, ma di certo non si correrà mai il rischio di fare del male al proprio animale in quanto i fiori sono totalmente innocui e benefici!

Purtroppo, come sottolinea la stessa Dott.ssa Cutullo in un’intervista radiofonica, i veterinari che hanno deciso di utilizzare la floriterapia di Bach in complemento alle normali cure allopatiche, non sono ancora molti in Italia. Parecchi medici-veterinari, visti i concreti risultati che è in grado di far ottenere, hanno deciso però di aggiungere nel loro ricettario il famoso rimedio di soccorso (il marchio più conosciuto è ®Rescue Remedy) col rischio però di incombere nell’errore a cui spesso si giunge quando si utilizza una combinazione premiscelata, ovvero quello di dare per scontato che tutti gli animali reagiscano nella stessa maniera anche a stimoli stressogeni differenti. In caso di emergenza, il rimedio di soccorso può trovarsi con tutta probabilità a portata di mano e quindi venire usato per il proprio animale immediatamente. Alcuni padroni, però, ricorrono troppo spesso all’uso di tale rimedio. In questo caso, la soluzione migliore e più duratura sarebbe la selezione di un mixpersonale e la preparazione di un flaconcino per il trattamento: “se l’animale necessita di soccorso quotidiano è meglio trattare la causa a monte“.

I rimedi floreali del Dr. Bach, per concludere, rappresentano una saggia scelta per prendersi cura in maniera dolce e naturale del nostro animale. Non rappresentano una panacea per tutti i mali e non sostituiscono l’intervento del medico veterinario, ma sono di certo un valido sostegno per rendere più felice e sereno il nostro amico. Oltre che noi.

 

Perché proprio come ci insegna Bach, tutte le cose sono legate e tutti gli esseri hanno una matrice comune, tutti hanno un poco di quella luce che irradia dal centro, quella che dà la vita, forse quella che è la vita.

(Laura Cutullo)

Bibliografia e sitografia di riferimento:

  1. Cutullo L., Fiori di Bach per gli animali. Pavia: Ibis-Xenia Edizioni; 2014
  2. Cutullo L.: http://www.naturaliter.it (ultima consultazione agosto 2016)

 

Inserito il:31/08/2016 09:55:46
Ultimo aggiornamento:31/08/2016 10:00:50
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