Vicente Peñarroja Aparici (Mirabel, Spagna 1962) - Dieta Mediterranea
Italiani ‘mal’ nutriti, abbandonano la dieta mediterranea
di Francesca Morelli
Gli italiani stanno disimparando a mangiare buono e sano. A dispetto della maggiore disponibilità e abbondante varietà di prodotti, si impoverisce la qualità della dieta. Sempre meno mediterranea e della più tipica tradizione ‘made in Italy’. Calano i consumi di frutta e verdura, ma anche di legumi e persino di pasta, mentre sembra ancora resistere in questa moria di buoni alimenti, il ‘nostro’ condimento: l’olio, meglio se extra vergine di oliva.
E’ il profilo alimentare emerso dal ‘Test della Piramide’, una vasta indagine web che ha coinvolto oltre 27 mila naviganti – il 76% donne – di età compresa tra 18 e oltre 60 anni, residenti su tutto il territorio nazionale, condotta nell’ambito del progetto editoriale “Curare la Salute” (www.curarelasalute.com) tra aprile 2015 e febbraio 2017, e i cui risultati sono stati elaborati dal Censis, il Centro Studi Investimenti Sociali.
«L’indagine – spiega Michele Carruba, direttore del centro studi e ricerche sull’obesità dell’Università di Milano – attesta un ‘paradosso alimentare’ dei tempi moderni: aumenta la sensibilità e attenzione verso la salute, compreso il corretto stile nutrizionale, si amplia la possibilità di scelta dei cibi, ma ci si allontana da una tipologia di dieta che preveda alimenti più semplici e nutrizionalmente più nobili, di prevalenza mediterranei».
Un comportamento su cui incide però anche un altro aspetto: la discrepanza tra i consumi, sia in termine di qualità e quantità dichiarati e percepiti dagli intervistati e il giudizio degli stessi partecipanti (campione di tutti i connazionali) sulle proprie abitudini nutrizionali.
L’indagine mette infatti in evidenza che il profilo dell’italiano, ottimo consumatore di cibi sani, corretti e buoni, è una utopia. Anche nel caso del mangiatore tipo migliore - colui cioè che consuma frutta e verdure in quantità adeguata, avvicinandosi alle 5 porzioni colorate giornaliere raccomandate, fa attività fisica e combatte fattori di rischio voluttuari o correggibili – dove emergono comunque carenze nutrizionali che andrebbero modificate a vantaggio di una prevenzione e protezione salutare.
Infatti le quattro grandi aree, fotografate dall’indagine, che qualificano il consumatore e l’approccio al cibo nella moderna cultura italiana, sono in qualche misura e per qualche specifico alimento, ‘difettose’. Indipendentemente dal sesso, età e preferenze alimentari del consumatore italiano, come dimostra l’analisi del Censis.
Da cui emerge che vi sono:
Le ‘proteiche’ (31,6%) – Per lo più donne, all’incirca quarantenni, lavoratrici, spesso in carriera, e soprattutto sempre a dieta, si sentono investite della responsabilità di provvedere alla salute e al benessere prima della famiglia e poi di loro stesse. Attente alla forma fisica e alla salute del corpo, fanno sport, di solito in palestra, amano gli alcolici ma anche il cibo, seguendo prevalentemente una dieta a base o ricca di proteine. In questo quadro quasi perfetto, le ‘proteiche’ però sono carenti di molti altri cibi e principi nutritivi, soprattutto di fibre e cereali.
Le ‘salutiste’ (22.5%) – Donne, cultura medio-elevata, età perimenopausale: è l’identikit che le qualifica e che, nel rispetto della loro filosofia di vita, le porta a praticare abitualmente attività fisica, a consumare soprattutto pesci e carni bianche, legumi, frutta. Ma – ecco la pecca – integrano nella dieta pochi cereali e verdura, sebbene siano convinte di consumarne molti, cui si aggiunge la concessione di qualche ‘dolce’ peccato di gola.
Le ‘sobrie’ (13.8%) – Ancora una volta sono donne, tendenti però alla terza età, per lo più laureate, con una concezione molto elitaria della propria salute. Sportive anch’esse, previlegiano una tavola ricca di cereali e legumi, con pochissima carne, uova, latte e derivati. Consumano frutta e verdura, ma in percentuali ben inferiori al percepito.
Gli ‘onnivori’ (14%) – Eccoli i maschi, con più di 30 anni e un titolo di studio medio. Orientati verso uno stile di vita salutistico, praticano attività fisica, anche molto intensa, consumano frutta e verdura ma non si tirano indietro alle gratificazioni alimentari. Bevono, infatti, anche più di un bicchiere di vino al giorno, mangiano pane e pasta in porzioni abbondanti e molta carne, di tutti i tipi, e solo occasionalmente pesce, latticini e uova.
I ‘voraci’ (18.1%) – E’ il profilo dell’uomo più giovane che morde la vita e il cibo, con meno di 30 anni. È un maschio sportivo, che mangia in abbondanza e un po’ di tutto, ma raramente il pesce. Cede facilmente alla tentazione di alcolici e dolci.
Questi profili apparentemente di sana alimentazione nascondono, invece, alcuni errori nutrizionali, perché i pasti, specie del mezzogiorno, vengono consumati in pochi minuti, in piedi e in prossimità del luogo di lavoro, esponendo così al rischio di eventuali carenze nutrizionali.
Possibili per tutti, ma soprattutto per alcune fasce di popolazione più critiche: i bambini, le donne in gravidanza, gli anziani e gli adulti impegnati in attività fisiche e psichiche stressanti.
«Il Test della Piramide – ha concluso Carruba – è uno strumento utile, di facile e rapida compilazione che include 15 domande sulle abitudini alimentari e le quantità dei cibi consumati, che consente a chiunque di scoprire le carenze o gli eccessi della propria alimentazione. Infatti, in funzione delle risposte alle domande proposte, la piramide ideale, quella che attesta la correttezza dei comportamenti alimentari, modificherà la sua forma andando a evidenziare ciò che nel proprio stile di vita è ‘buono’ e ciò che invece va modificato.
La piramide può essere anche stampata e condivisa con il proprio medico di famiglia o di riferimento, dando la possibilità di correggere abitudini errate e migliorare così la propria salute. Inoltre questo test ha fatto capire agli operatori della salute, del medico di medicina generale e del farmacista in particolare che rivestono in ruolo fondamentale nell’educare alla salute e nel curare il cittadino, la necessità di investire maggiormente nella divulgazione e informazione sui principi sani, il ruolo e l’importanza della dieta mediterranea».
Garanzia di tutela per una buona salute.