Pierre Auguste Renoir (1841 - 1919) - La colazione dei canottieri - 1882
(09) Tra amici ……
Un po’ di gossip in libertà.
di Gianni Di Quattro
È assolutamente incredibile come gruppi industriali poderosi come ENI non siano capaci di fare una politica di diversificazione. Contano su pompe di benzina, una carta fedeltà, un data base clienti significativo. Una maniera di gestire le aziende sul breve senza alcuna visione del futuro.
Anche un gruppo come ENEL non brilla per capacità di diversificazione e per innovazione. Un peccato per il paese e non solo per i suoi azionisti.
Tutti quelli che hanno seguito la carriera di Francesco Caio nelle sue precedenti esperienze si stanno meravigliando del fatto che alle Poste, dove pure è l’amministratore delegato, non riesce a dare un impulso alla azienda e non riesce ad esprimersi come al solito, sembra che niente stia succedendo. Probabilmente è prigioniero della burocrazia strutturale dell’azienda, ma ci deve essere per forza un incrocio di diktat politici, non può essere cambiato così tanto.
Xavier Niel è uscito da Telecom Italia lasciando campo libero a Bollorè di Vivendi e ha deciso di comprare pezzi di Wind ed H3G (che così possono ottenere più facilmente il via libera da Bruxelles per fare la loro fusione e sfuggire a posizioni considerabili come di monopolio). Con questi pezzi Iliad (la sua impresa di telecomunicazioni) può lanciare sul mercato italiano il quarto gestore di telefonia mobile (dopo TIM, Vodafone ed appunto Wind H3G). Niel ha in mente una impresa low cost sull’esempio della sua Free in Francia (che però non sembra stia andando troppo bene). Ma l’incertezza sono i tempi e i modi, a meno che Neil non abbia in mente qualche altra acquisizione che potrebbe portare rete e strutture come Fastweb ad esempio (che del resto è ancora appesa alle decisioni strategiche di Swisscom che non sono in merito chiarissime).
Nel frattempo Vivendi tratta uno scambio di azioni di Telecom Italia con Orange (France Telecom). Le voci parlano di quantitativi non determinanti anche se importanti. E questa operazione non è facilmente interpretabile così come raccontata. Sicuramente sarà diversa e aspettiamoci che lo sia. D’altra parte ormai tutti sanno che l’obiettivo di Vivendi in Italia è Mediaset (e non solo Premium) e forse il Cavaliere o ex che dir si voglia stavolta potrebbe decidersi data l’età, le circostanze, il futuro e l’ambiente.
Ma Vivendi ha cambiato amministratore delegato di Telecom Italia perché il precedente Marco Patuano era considerato troppo rigido nel fantasticare ed adeguarsi, mentre il nuovo Flavio Cattaneo è più elastico e forse si potrebbe dire più disponibile? Poi sembra comunque che riesce a tagliare le spese in modo magnifico come da sue precedenti esperienze. Naturalmente Flavio Cattaneo del business delle telecomunicazioni attuale e futuro ne sa poco, ma tutti dicono che è stato pagato molto di più. È vero che per un manager non è necessaria la conoscenza dettagliata delle cose di cui si occupa la sua azienda dicono, ma forse l’esagerazione non è una cosa da perseguire come fatto positivo. Prima o dopo i conti tornano sempre e sarà così anche in questo caso.
Il Presidente di Telecom Italia, Giuseppe Recchi, è stato confermato anche dopo il cambio di amministratore. Dicono che è l’unico uomo al mondo che nella sua vita professionale ha fatto solo il Presidente e nessun altro mestiere. Perché a qualcuno ricorda in certe sue manifestazioni e comportamenti un altro Presidente di Telecom Italia e cioè Gian Mario Rossignolo?
Ma quanto ci mettono a fare l’operazione Metroweb Enel (la Open Fiber di Tommaso Pompei)? Speriamo che la conclusione arrivi presto e che ci facciano capire un po’ di più quali investimenti, la loro localizzazione e soprattutto la strategia di questa impresa presentata come strategica per il futuro del paese.
Il fatto che Netflix perda abbonati in Italia e in tutto il mondo dipende solo dal timore del possibile rincaro dei prezzi come dice la società o c’è qualcosa nel business model che comincia a non funzionare?
L’amministratore delegato designato a gestire l’azienda che nascerà dalla fusione tra Wind ed H3G è ormai certo che sarà Massimo Ibarra, cresciuto all’interno di Wind e del suo marketing. Speriamo che questi nuovi protagonisti del mondo delle telecomunicazioni nel nostro paese riescano non solo a navigare bene, ma anche a dare valore alle aziende che dirigono e al mercato in termini di progettualità e di innovazione. Qualche volta viene per la verità il dubbio, ma dipende dai tanti dirigenti inadeguati che negli anni passati sono circolati nel settore e non solo.
Qualcuno, malpensante certamente, dice che le reti telefoniche cellulari nel nostro paese ormai funzionano male. Lo stesso antipatico personaggio dice che ormai da anni che non si fanno investimenti e che siamo in ritardo su tutto. Noi speriamo che costui venga fatto tacere per sempre e ci lasci vivere in pace. In effetti queste persone sono sempre state scomode, lo diceva pure Omero.
L’Autorità per le Comunicazioni, l’AGCOM come dicono gli addetti ai lavori, c’è ancora e si possono rassicurare i tanti che pensavano fosse stata abolita dalla furia riformatrice di questo governo. Esiste e funziona anche se non si sa bene quale funzione in pratica oggi esercita. L’unica cosa che si sa è che quando si fanno le elezioni si occupa di verificare la par conditio e cioè che tutti i partiti, magari in relazione alla loro consistenza parlamentare, possono parlare in televisione lo stesso numero di minuti per convincere la fragile, intellettualmente parlando, popolazione del bel paese. Bene quindi, nel senso che vale la pena investire tanti soldi e tante professionalità per avere questa garanzia fondamentale per il paese.