Riforma.
Ecco una parola che può esprimere concetti contrastanti. Essere riformati alla visita militare era considerata in generale una caratteristica da non esibire perché voleva dire che c’era qualcosa che non andava. Riformare qualcosa può significare eliminare difetti o riparare a situazioni precarie o insostenibili e questo può riferirsi ad un paese e alla organizzazione del suo Stato, ad una azienda, ad una associazione, insomma a qualsiasi cosa. Ma, nello stesso tempo, riformare può indicare il percorso di una linea di sviluppo per adeguare qualcosa alle condizioni mutate in cui si opera e che possono riguardare la società, il mercato, la gestione della P.A., in altri termini il futuro.
Due che litigano spesso si scambiano improperi in preparazione delle bastonate che si daranno successivamente e tra questi può affiorare tra gli altri la parola riforma riferita ai tratti del viso cioè ai connotati od ancora al modo di camminare o di abbracciare.
Ma riformare ha anche un significato politico, nel senso che chi vuole farlo in genere si identifica con un innovatore e al contrario chi non intende cambiare è per l’appunto considerato un conservatore. Naturalmente ci sono quelli che propugnano cambiamenti formali mentre sostanzialmente tutto rimane uguale (la teoria del principe di Salina nel Gattopardo a proposito dei siciliani), e invece ci sono quelli che ci credono veramente.
In generale quelli che vogliono veramente cambiare e non lo fanno solo per motivi di potere personale sono una minoranza rispetto alla maggioranza ancorata allo statu quo anche quando quest’ultimo non è favorevole, come sono una minoranza quelli che individuano nelle riforme un percorso di sviluppo e di adeguamento al futuro.
In conclusione la parola “riforma” è una delle parole maggiormente presente in tanti campi specie in momenti come questo che sono la conseguenza del consolidamento di molti anni di stabilità nel corso della quale si sono stratificati privilegi e interessi per varie categorie sociali e per varie situazioni speciali.
Nel nostro paese, infine, ci sono anche i riformatori oscillanti e cioè quelli che “ora sì ora no” come le frecce delle auto dei carabinieri.