Un personaggio visto da uno qualunque: Lilli Gruber.
Lilli Gruber è nata a Bolzano, è di cultura tedesca e un po’ italiana, il padre era un imprenditore, ha fatto le scuole dalle suore, la sua famiglia era di alta borghesia e di modi raffinati, parla molte lingue, ha sposato un francese, ha avuto una educazione da signorina di buona famiglia.
È ordinata, pignola, puntigliosa, testarda, fedele, educata. Conduce una trasmissione di informazione e dibattito come conduceva il telegiornale e come scrive i suoi libri (la fine si capisce dall’inizio).
Riceve gli ospiti come una perfetta padrona di casa, sa sorridere, è gentile, veste sempre i suoi tailleur sul grigio o di colori pastello, porta orecchini che le illuminano il viso.
Difende in modo palese le sue scelte del passato quando è stata deputata europea per il Partito Democratico e i suoi sponsor e cioè Massimo D’Alema e, soprattutto, Pierluigi Bersani.
Conduce con classe la sua battaglia contro l’attuale assetto del Partito Democratico e del suo leader.
Le sue domande sono sempre generiche, a metà tra la voglia di mettere in imbarazzo e quella di non esagerare.
Ogni tanto prova a fare domande personali, ma trova sempre più interlocutori che la invitano a non insistere. Una trasmissione la sua che si apprezza per la classe, per il tono quasi sempre misurato, per la eleganza della padrona di casa, ma anche inutile.
Non è indipendente, più una vetrina per alcuni che un centro di dibattito. Lilli Gruber è un personaggio elegante, partigiano, con un’aria internazionale, ma mediocre e non si riesce a capire come e perché abbia quel ruolo (ma questa considerazione non riguarda solo lei in questo paese).
Anche i giornalisti che invita per alimentare il dibattito, almeno nelle intenzioni, sono imbarazzanti con qualche eccezione, perché sono fanatici, ragionano con pregiudizi, culturalmente arretrati e fermi a concezioni conquistate non si sa come e perché e che comunque sembrano superate al più sprovveduto degli ascoltatori. Una bella persona, un potenziale sprecato, ecco la sensazione che offre di sé Lilli Gruber.