Guido Martella (1913-1986) – Festa paesana - 1936
La sagra del dolore
di Maria Rosaria Pugliese
La poetica soave di Leopardi coglieva nell’attesa della Festa, la vera gioia dell’evento, ciascuno pregustando - già nei preparativi - le ore di allegria e di spensieratezza a divenire.
E certo così deve essere stato per gli abitanti di Amatrice impegnati a organizzare, come ogni anno, la Sagra del piatto principe della cucina romana e uno dei più gustosi della tradizione italiana. La “loro” ricetta, a base di guanciale, pecorino, e rigorosamente senza aglio né cipolla, aveva preso il nome dal luogo d’origine ed essi ne erano giustamente orgogliosi, tanto da dedicarle una festa.
L’Italia è costellata da sagre in ogni stagione, tanti, tantissimi sono i prodotti d’eccellenza del nostro Paese, ma non si celebrano solo sapori: ricorrenze padronali, rievocazioni storiche, corse, disfide, infiorate; un panorama variegato di “feste di piazza” che rivisitano, in senso magico, il passato delle comunità, richiamano turisti e sono anche occasione del ritorno temporaneo degli emigranti. Momenti che reclamano il senso dell’appartenenza e dell’identità. Momenti di aggregazione e di riscatto dall’insignificanza di terre non conosciute come si dovrebbe.
Ogni paese, piccolo o grande, mette in mostra il meglio del proprio territorio. La fierezza, la vivacità con cui si tramandano le tradizioni e si esalta l’unicità dei prodotti, non può essere ricondotta, a semplice folklore. La diversità dell’offerta è risposta alla globalizzazione e all’inquietante omologazione che stiamo vivendo.
Abbondanza di funghi, soppressate, polenta, tartufi, salsicce, e altre bontà, ma anche di gioco e di baldoria, in cui spesso il sacro viene associato al profano.
Le Sagre sono gioiose con i loro banchetti che offrono cose buone da mangiare, cucinate sul momento. Non mancano mai gli artisti di strada, il luna park, i fuochi d’artificio, né i palloncini né il carrettino dello zucchero filato.
E certo Marisol che aveva solo diciotto mesi, issata a cavalluccio sulle spalle del papà, avrebbe battuto le manine, al passaggio della banda. E Simone e Andrea, come tutti i bambini avrebbero preteso il loro giro sulla giostra. Perché che festa è se non fai un girotondo?
E Violeta, la badante rumena che aveva telefonato ai parenti dicendo di trovarsi benissimo in un posto bellissimo, con quali parole avrebbe poi raccontato la Sagra?
Ana, Will, Marcos, Diego, Sook, gli stranieri arrivati ad Amatrice come altri turisti italiani, proprio per l’occasione della Festa, probabilmente ne avrebbero parlato per mesi nelle città da cui provenivano.
E i paesani che si conoscevano fra loro e quelli che erano andati a vivere altrove, ma che tornavano appena potevano perché al richiamo delle radici non puoi sottrarti …
Uomini, donne, figli, madri, padri, fondamentali e insostituibili per coloro che ora li piangono … una Spoon River che ha inghiottito generazioni.
Immaginiamoli passeggiare, la Vigilia della Festa, ignari e curiosi, per le strade polverose del paese.
Felici nell’attesa della felicità che avrebbero vissuto.