Crollo della partecipazione politica in Europa e in Italia
di Claudio Bellavita
Come ha giustamente documentato Federico Fornaro nel suo libro “fuga dalle urne”, la partecipazione al voto sta diminuendo in tutta Europa, a partire dalle istituzioni politiche che hanno assunto una impostazione oligarchica che trascura il ruolo degli eletti: è il caso del parlamento europeo, quasi impotente nei confronti della Commissione di nomina dei governi, per la cui elezione dal 1999 vota sempre meno della metà degli aventi diritto, in ognuna delle ultime 4 elezioni meno che nella precedente.
Anche le regioni italiane cominciano a risentire della disaffezione elettorale: viste come organo di spreco, che riducono continuamente le prestazioni sanitarie che sarebbero il loro ruolo fondamentale, non attraverso una discussione democratica ma attraverso decisioni di una oligarchia di tecnici , programmatori, e anche , sempre più spesso, di organizzatori laici e religiosi di ruberie sistematiche. Per cui, alle ultime regionali, in Sicilia, Emilia e Toscana (che insieme fanno almeno un quinto della popolazione italiana) ha votato meno della metà degli aventi diritto.
L’informazione politica di giornali e TV, e, peggio che peggio, la comunicazione diretta dei leader politici all’interno e all’esterno dei partiti ( ma anche dei movimenti minoritari), ha più a che fare con le accademie di poesia arcadica che con lo svolgimento di un processo democratico: le passerelle televisive dei ripetitivi e ignoranti leader politici, poi, creano un autentico disgusto.
Da quando è cominciata la crisi economica, la gente ha capito benissimo che a prendere le decisioni fondamentali per tutti i paesi dell’Euro sono 3 istituzioni oligarchiche: il FMI, la BCE e la Commissione europea. I quali sono convinti che la soluzione passa attraverso lo sterminio dei pensionati e la schiavizzazione dei giovani: fossero stati operativi ai tempi della grande crisi americana avrebbero organizzato un golpe contro Roosevelt e Keynes... E anche adesso, che cominciano a esserci divisioni nel mondo degli economisti , la discussione non coinvolge il mondo paleolitico della politica occidentale, ma solo gli economisti accreditati, per i quali non possiamo votare, ma solo appellarci alla saggezza dei greci antichi che dicevano “mi meraviglio che un filosofo (nel nostro caso un economista, ma ricordiamo che l’economia non è una scienza ma un ramo della filosofia) non si metta a ridere quando ne incontra un altro”.