Gli eroi minori.
Si parla poco di chi non compie atti eclatanti o di chi non sa comunicare bene gli atti eclatanti che compie, mentre costoro che possiamo denominare eroi minori spesso sono molto più importanti di chi appare di più o di chi ha fatto una tantum una cosa strabiliante almeno in apparenza. Un esempio? Palamede. Un eroe greco minore che ha partecipato alla guerra di Troia, figlio di Nauplio e di Clymene (o Philyra o Hesione) e famoso soprattutto per la sua astuzia che è stata comprovata dalla sua capacità di smascherare nientemeno che Ulisse che tentava di fingersi pazzo per non andare a combattere a Troia. Di lui si racconta che abbia inventato a contare, che abbia inventato la moneta, i pesi e le misure, i segnali di fuoco (una sorta di telegrafo ottico dell’antichità), il gioco dei dadi e dei pessoi (antenati degli scacchi), come pure i ranghi militari. Si dice ancora che abbia inventato undici (secondo altri sedici) lettere dell’alfabeto greco, la lettera (nel senso che fu lui a escogitare l’idea di mandare messaggi scritti a gente lontano) e alcuni particolari della vinificazione. Eppure il buon Palamede è poco conosciuto malgrado il suo impegno, la sua genialità e le sue molteplici contribuzioni allo sviluppo. E’ così anche oggi, siamo abituati a guardare in una squadra di calcio il goleador e trascuriamo l’organizzazione e i tanti giocatori che rendono possibile la vittoria, come nella politica attribuiamo al leader valori quasi taumaturgici che le tendenze attuali stanno accentuando. E invece l’invito è di cercare, di onorare gli eroi minori, quelli senza i quali non è possibile il progresso. Il talento insomma c’è spesso anche dove non si vede o dove si fatica a individuare.