Anna Janz (Polonia) - Watercolor Portrait for Old Woman
Demografia, democrazia e demagogia
di Vincenzo Rampolla
La situazione demografica italiana è complessa e preoccupante. Sorge una domanda, non provocatoria: saremo capaci di invertire il processo di contrazione della popolazione? Se ciò non avvenisse, volenti o nolenti, una seria politica immigratoria sarà indispensabile, perché un Paese in decrescita demografica è un Paese che si avvita in una spirale di crisi economica inevitabile. È inquietante notare che i problemi demografici siano fondamentalmente scomparsi dal dibattito politico. Diciamo che, quando si parla di popolazioni, ci si riferisce solo al fatto che piccoli gruppi di disperati rischiano la pelle attraversando il Mediterraneo in un fantomatico tentativo di invasione dell’Europa. Di questo passo il quadro sarebbe quello di una Italia sempre più affollata e, fatalmente multietnica.
Che dicono i numeri? Uso uno strumento estremamente semplice per ragionare sulla situazione demografica italiana: la piramide dell’età, grafico che disegna la distribuzione della popolazione residente per fasce di età e sesso. Semplice e essenziale, offre spunti interessanti e sempre più allarmanti.
Permette di spazzare via alcuni pregiudizi sulla presunta invasione degli immigrati. Gli stranieri residenti in Italia sono pochi: poco più di 5 M su una popolazione di 60 M, meno dunque del 10%. Considerando che la maggior parte di questi sono cittadini UE (i romeni sono 1,2 M) o comunque dell’Europa dell’Est (circa 800.000 fra albanesi, moldavi e ucraini) anche l’argomento di un’ipotetica invasione da continenti lontani decade. Inoltre, la popolazione di origine straniera è mediamente più giovane. Rappresenta forza lavoro attiva e contribuisce significativamente a mantenere il bilancio pensionistico in attivo.
Eppure, il dibattito politico tutto focalizzato sulla paura dell’immigrato, ha distolto l’attenzione da un problema molto serio che l’Italia si troverà ad affrontare nei prossimi decenni. Il quadro che si profila, se non si dovesse intervenire con politiche demografiche serie, è quello di un Paese in costante contrazione e, soprattutto, sempre più vecchio.
Questa situazione, oltre all’impatto prevedibile sul sistema produttivo e pensionistico, avrà conseguenze importanti anche sul piano della sostenibilità del nostro sistema sanitario. Le generazioni oggi maggiormente rappresentate nella popolazione sono quelle dei quarantenni e cinquantenni. Nulla di nuovo, risale al baby boom con picco intorno agli anni ’60, gli anni del miracolo economico italiano.
Che impatto avrà sulla sanità pubblica questo picco di popolazione? Cosa succederà quando i baby boomer faranno ricorso massiccio alle risorse sanitarie? I cinquantenni di oggi sono diversi dai cinquantenni di trenta o quaranta anni fa, cioè coloro che oggi affollano, per età, le strutture del sistema sanitario. Quale sarà la domanda di assistenza sanitaria di intere generazioni cresciute nel benessere con tutte le conseguenze anche negative che il benessere ha comportato? Quando la politica affronta questi temi?
Quando i parlamentari e la classe dirigente inizieranno a disegnare un modello di una democrazia capace di adattarsi a questi cambiamenti epocali? La situazione che ci attende è preoccupante e complessa. Saremo capaci di invertire il processo di contrazione della popolazione?
Se ciò non avvenisse, volenti o nolenti, si imporrà una seria politica immigratoria. Perché un Paese in decrescita demografica è un Paese che si avvita in una spirale di crisi economica inevitabile. E in un Paese in crisi la sanità pubblica, come la conosciamo oggi, non sarà più sostenibile.
Soprattutto a fronte di una domanda di assistenza che nei prossimi anni sarà sempre più pressante. La demografia, non la demagogia, deve guidare le scelte politiche, le stesse della democrazia. In caso contrario sarà la democrazia ad essere in pericolo.
(consultazione: pier luigi lopalco, pisa, università degli studi; newsletter – massimo livio bacci; pierre haski – france inter)