Jill Slaymaker (born in Youngstown, Ohio in 1955) - After the Election
Elezioni: Fascismo, Comunismo e strumentalizzazioni varie
di Tito Giraudo
E’ buffo assistere alle retromarce giornalistiche sulla questione del pericolo fascista all’indomani dell’affermazione meloniana, dando alla sola politica la colpa di aver sfruttato l’argomento ai fini elettorali. Mi riferisco ai giornalisti che si autodefiniscono indipendenti ma che nella realtà sul tema dell’antifascismo, salvo rare eccezioni, seguono la corrente.
Nulla di male se ci credessero davvero, tuttavia, di fronte alla constatazione che tali argomenti hanno un impatto pari allo zero nell’elettorato, si sono affrettati a scaricare, appunto, sui terzi la solita tiritera delle feste comandate.
Fatta questa constatazione non voglio ancora commentare i risultati elettorali, semplicemente fare alcune considerazioni sulla strumentalizzazione della Storia, vista l’insipiente mancanza di altri argomenti più consistenti.
Ieri abbiamo assistito ad un siparietto tra La Russa e Fratoianni su chi dovesse vergognarsi di essere fascista o comunista. Premettendo che i due, tuttalpiù nostalgici, hanno tutti i diritti di non vergognarsi delle proprie inclinazioni, sempre se in buona fede … Detto ciò, vale la pena fare alcune considerazioni di carattere storico su cosa penso siano stati veramente fascismo e comunismo, entrambi fenomeni politici da ascriversi agli anni venti del secolo scorso.
Entrambi hanno la stessa origine: il massimalismo socialista.
Il primo nasce e si afferma in Italia, il secondo viene trainato dalla rivoluzione russa del 17. Divergono solo nettamente sulla radice scatenante: per il primo sarà l’adesione alla prima guerra mondiale, per il secondo l’esatto opposto: la resa, prima dello zarismo e poi del debole tentativo di una svolta democratica. Dove convergono? Entrambi sono antidemocratici, come lo fu il massimalismo socialista che addirittura a lungo discusse se partecipare o meno alle elezioni poi, nei gruppi dirigenti di estrazione piccolo-medio borghese.
Fino a qui sono più le analogie, cambia tuttavia il percorso.
Il fascismo dei Fasci di combattimento del 14 è semplicemente la svolta patriottica di una parte della sinistra, ancora nel 18 è una creatura informe. Saranno gli eventi degli anni successivi: soprattutto il biennio rosso, a favorirne l’ascesa e la rispettiva virata ideologica in direzione di un confuso interclassismo.
Altra musica per Lienin e compagni, i quali dopo aver preso il potere, se lo tengono strettamente partorendo così quel socialismo reale che oggi ci ha permesso di vederne i deludenti sviluppi al di là della mitologia ideologica.
In sostanza: il fascismo, fin da subito è compromissorio, se da una parte, prima limita e poi toglie le libertà democratiche, dall’altra, e qui sta il capolavoro opportunistico di Mussolini, fa il compromesso con la Corona, con il capitalismo e persino con la Chiesa cattolica, con il risultato di durare un ventennio, abbattuto solo dai rovesci militari del secondo conflitto mondiale.
Altra storia per il comunismo russo, il quale ha i mezzi e il tempo per realizzare tutte le utopie socialiste, tuttavia cadendo dopo oltre sessant’anni di feroce dittatura, senza per altro dare contropartite a quelle classi di cui si era erto paladino.
Faccio queste brevi riflessioni evitando di fare la classifica di chi sia stato meno encomiabile, risibile come coloro che si richiamano a questi due regimi, insistano pervicacemente di trarre dall’oblio ciò che fortunatamente è morto e sepolto, e se la storia futura consentirà nefasti ripescaggi le cause saranno solo quelle contingenti.
Conclusioni: ognuno stabilirà chi è stato peggio dei due, anche se io un’ideuzza ce l’ho.