Cristina Stefan (from Candiac, QC – Canada) – Dilemma
ELEZIONI 2022: Conoscere Mario Draghi
di Vincenzo Rampolla
New York, Londra, Francoforte, Bruxelles, Roma, andata e ritorno, cavalcando l'America, dando la scalata ai 40 piani dell'Eurotower. L'intera vita di Mario Draghi è stata un continuo via vai tra la città natale Roma e le metropoli che contano nel mondo. Per la sfida più difficile è ritornato nella Capitale da protagonista, in uno dei momenti più complessi della vita politica italiana, aggravato dalla pandemia e da una guerra: dal Presidente Sergio Mattarella ha ricevuto l'incarico di formare un governo di alto profilo. Draghi nel 2008 aveva già sfiorato l'occasione di salire le scalinate di palazzo Chigi come Presidente del Consiglio, quando il suo nome fu fatto come possibile sostituto di Romano Prodi, ma fu preso a picconate da Francesco Cossiga, ex-presidente della Repubblica ed allora senatore a vita, che lo bollò vile affarista, liquidatore dell'industria pubblica.
I palazzi romani li conosce bene, essendo stato anche DG del Ministero del Tesoro e Governatore della Banca d'Italia. Draghi è a suo agio anche in quelli delle istituzioni europee, avendo ricoperto dal 2011 al 2019 la carica di presidente della Banca Centrale Europea. Molto schivo e riservato sui luoghi e sulle abitudini della sua vita privata, poco si sa e rare sono le foto della moglie Serena Cappello e dei due figli, Federica e Giacomo. Formazione giovanile con i Gesuiti al liceo classico Massimiliano Massimo di Roma, si laurea nel 1970 in Economia alla Sapienza di Roma con una tesi su Integrazione economica e variazione dei tassi di cambio. Subito spicca il volo per gli Usa, a Cambridge, Massachusetts, perfeziona gli studi e nel 1971 varca il prestigioso MIT dove consegue il PhD con la tesi Essays on Economic Theory and Applications.
Non ancora trentenne è già sposato, si installa negli USA e agli studi affianca anche l'attività sportiva. Tra i vari soprannomi affibbiati, vi è l'Americano, per gli anni vissuti negli Usa con l’esperienza nella Banca d'affari statunitense Goldman Sachs e il Professore, per la carriera accademica iniziata all’Università di Trento dove ha insegnato nel 1975-1978, per passare a Padova, alla Ca' Foscari di Venezia e infine dieci anni all'Università di Firenze, dal 1981 al 1991.
Insieme all’insegnamento, inizia nell’83 il suo cammino nelle Istituzioni pubbliche, con l'incarico di Consigliere del Ministro del Tesoro Giovanni Goria. Nel periodo 1984 - 1990 è Direttore esecutivo della Banca Mondiale, mentre dal 1991 al 2001 è DG del Ministero del Tesoro, decennio in cui viene riconfermato da tutti i governi che si sono avvicendati, di destra e sinistra. Sono gli anni delle privatizzazioni delle società a partecipazione statale e in questo periodo gioca un ruolo decisivo, circondato da un crescente numero di sostenitori e avversari. È proprio nei corridoi dei palazzi romani che proverà a sue spese i peggiori colpi bassi e le feroci congiure della sua carriera.
Particolare risalto è attribuito alla data del 2 giugno 1992, all'alba della stagione delle privatizzazioni di IRI, Telecom, Eni, Enel e altre aziende, evento riesumato circa 30 anni dopo: Draghi partecipa a una riunione riservata a bordo dello yacht HMY Britannia di proprietà della corona inglese. Salotto d'affari, il panfilo salpa da Civitavecchia verso l'Argentario e ospita banchieri inglesi e un ristretto gruppo di manager e economisti italiani. Vale la pena approfondire.
Figurano rappresentanti della Barclays de Zoete Wedd, società di brokeraggio della prima banca britannica, esponenti della Barings Bank, rilevata nel 1995 dall’AIG olandese, dirigenti della S.G. Warburg, ex banca di investimento inglese, acquisita dalla svizzera UBS, dirigenti ENI, Agip, di Banca Commerciale Italiana, poi confluita nel gruppo Intesa per dare vita nel 2001 a Banca Intesa, Riccardo Galli dell’IRI, Giovanni Bazoli dell’Ambroveneto, Antonio Pedone della Crediop e altri.
I media italiani diffondono il discorso che Draghi tenne agli ospiti d’onore convenuti; egli era assolutamente consapevole dei possibili effetti delle privatizzazioni sulla disoccupazione: potrebbe aumentare come effetto della ricerca dell’efficienza e del fatto che la privatizzazione viene percepita come uno strumento per limitare l’interferenza politica nella gestione quotidiana delle aziende pubbliche; i mercati vedevano le privatizzazioni in Italia come la cartina di tornasole della dipendenza del Governo dai mercati stessi.
Il testo non lascia alcun dubbio: bisognava lasciare in sospeso benessere del popolo e democrazia, per accomodare le pretese delle maggiori istituzioni finanziarie anglo-americane, in un periodo in cui il nostro Paese si trovava in una gravissima situazione di lutto, l’indomani della strage del giudice Giovanni Falcone.
Il processo delle privatizzazioni italiane venne enormemente facilitato dalle società finanziarie di Wall Street a loro volta impiegate come consulenti del Governo Amato (2000-2001): Goldman Sachs, Salomon Brothers e Merrill Lynch. Con il loro intervento il costo delle aziende di Stato italiane fu abbassato drasticamente, a causa della sopravvenuta speculazione messa in atto da George Soros nel settembre 1992. Filantropo ungherese e imprenditore, proprietario del gruppo di fondi di investimento Quantum, con sedi a Londra, New York, Curaçao (Antille Olandesi), e Isole Cayman, speculò al ribasso sulla lira contro $, con il risultato che questa perse il 30% del suo valore e gli acquirenti americani poterono fare man bassa dei tesori aziendali italiani.
Il tasso di cambio penalizzante adottato per il nascente euro avrebbe definitivamente condannato il potere d’acquisto della valuta italiana. Dal 1991 al 2001 Draghi è Direttore Generale del Tesoro, quindi Presidente dello European Economic and Financial Committee e nel 1993 diviene Capo del Comitato per le privatizzazioni. In qualità di Direttore Generale del Tesoro ha guidato i lavori della Commissione incaricata di redigere il Testo Unico in materia di intermediari e mercati mobiliari.
L’estraneità ai fatti non ha comunque messo Draghi al riparo dall'accusa di aver favorito le trattative con le banche d'affari straniere a scapito degli italiani, né ha cancellato l’acredine di Napolitano.
Altra fatto che i detrattori di Mario Draghi gli rinfacciano è la stretta collaborazione e il forte cordone ombelicale con la banca statunitense Goldman Sachs di cui Draghi è stato, dal 2002, Vice chairman e Managing Director alla guida delle strategie europee dalla sede di Londra, e, dal 2004 al 2005, membro del Comitato esecutivo del gruppo. Più tardi, quando il nome di Draghi incomincia a circolare per la carica di Presidente della BCE, la sua candidatura verrà messa in discussione a causa degli incarichi in Goldman Sachs.
Nonostante le polemiche, nel 2005, a Mario Draghi viene affidata la carica di Governatore della Banca d'Italia, rimpiazzando Antonio Fazio, dimessosi dopo gli scandali di insider trading.
A palazzo Koch rimane fino al 2011, quando esce a fine mandato. Poi il grande passo, dalla Banca Centrale nazionale a quella europea: Mario Draghi è Governatore della BCE dal 2011 al 2019, anni burrascosi in cui veniva messa in pericolo la stabilità dell'euro e la sua stessa sopravvivenza. È passato alla storia il suo intervento a Londra il 26 luglio 2012, in cui dichiarò che la BCE avrebbe fatto qualunque cosa pur di salvare l'euro, il celebre Whatever it takes.
La Goldman Sachs intanto serpeggia in silenzio, con un ruolo determinante nella vendita massiccia dei Titoli di Stato italiani nella prima metà del 2011, assieme alla Deutsche Bank che ha venduto circa l’88% dei Titoli italiani che aveva in deposito. Il prezzo dei titoli crolla, mentre gli interessi schizzano alle stelle. La situazione provoca un drastico aumento dello spread, scatena il panico sui mercati finanziari, aizzato dai media italici. Il Sole24 Ore, il 10 Novembre 2011 titola in prima pagina Fate Presto, invocando l’arrivo di Mario Monti al Governo (2011-2013). In quel contesto, il ruolo di Draghi è decisivo. Il 5 agosto 2011 trasmette al Governo Berlusconi (2008-2011) una lettera, controfirmata da Jean-Claude Trichet, allora Vice Presidente di BCE, di cui Draghi era Governatore. Si incomincia a vedere chiaro.
Il Governo, dice la lettera, ha l’esigenza di assumere misure immediate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche, il che si traduce nel raggiungimento dell’obiettivo un bilancio in pareggio nel 2013, principalmente attraverso tagli di spesa.[…] È possibile inoltre intervenire nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità… così ottenendo dei risparmi già nel 2012… e, se necessario, riducendo gli stipendi. In breve, la lettera sprona il Governo di allora ad applicare tutte quelle riforme e politiche neoliberiste attuate negli ultimi 30 anni: tagli alla spesa pubblica, peggioramento delle condizioni di lavoro e delle condizioni salariali per accrescere la competitività, privatizzazioni, innalzamento età pensionabile, libertà garantite solo alle multinazionali e alle grandi banche, leggi ad hoc a favore della finanza speculativa, nefaste per l’economia reale. Politiche economico-sociali che, puntualmente, saranno applicate senza remore dal nuovo Governo Monti (2011-2013). Non manca a Draghi il legame con le principali lobbies della finanza internazionale: G30, Bilderberg, Trilateral. È Senior Member del G30, Group of Thirty, lobby operante nel settore finanziario e bancario. Il Gruppo, finanzia regolarmente gruppi di studio per analizzare temi di particolare importanza per le banche centrali, per i supervisori, per le società finanziarie, e per tutti i protagonisti dei mercati finanziari globali.
Nel 2009 partecipa al Bilderberg Meeting, ultima volta prima di entrare in BCE. Il Gruppo Bilderberg fu ideato dal sacerdote gesuita Joseph Retinger, anche fondatore del Movimento Europeo, ai cui vertici ritroviamo tutti i padri fondatori dell’UE, con la collaborazione del Principe olandese. Ultimo Meeting: giugno 2022 a Washington, 4 giorni di panel tra 150 esperti, banchieri, Presidenti di società, Ministri e società finanziarie. E si continua ad aprire gli occhi.
Queste personalità hanno in comune l’appartenenza ad un’altra organizzazione internazionale: la Trilateral Commission, fondata il 23 giugno 1973 da Henry Kissinger, David Rockefeller e Zbigniew Brzezinski, politico e stratega statunitense di origini polacche, Consigliere per la sicurezza nazionale sotto Jimmy Carter; riunisce uomini politici, uomini d’affari, banchieri, giornalisti, proprietari di multinazionali di ogni settore e tutti gli uomini più importanti nel processo di decision-making globale. Ha 3 regioni di competenza e influenza: Europa, una Regione dell’Asia Pacifica e Nord America. Una delle sue più importanti pubblicazioni è stata La Crisi della democrazia, edita in Italia con prefazione di Gianni Agnelli. In essa si legge: La democrazia non è che un modo di costituzione dell’autorità, e non è detto che possa essere applicato universalmente […] il funzionamento efficace di un sistema politico democratico richiede, in genere, una certa dose di apatia e disimpegno da parte di certi individui e gruppi. In passato, ogni società democratica ha avuto una popolazione marginale, di dimensioni più o meno grandi, che non ha partecipato attivamente alla politica. In sé, questa marginalità da parte di alcuni gruppi è intrinsecamente antidemocratica, ma ha anche costituito uno dei fattori che hanno consentito alla democrazia di funzionare efficacemente. Si finisce per vedere chiaro, anzi chiarissimo.
Le politiche e le decisioni messe in atto da Draghi rispecchiano la visione neoliberista del mondo che tende a ridurre la realtà, gli ecosistemi e gli uomini stessi, a semplici componenti di equazioni matematiche riportabili nei testi universitari di economia (scuola MIT). Ciò che conta è il Dio mercato, non l’uomo. Con il neoliberismo si abbandona praticamente la visione della realtà che mette l’uomo al centro, affinché possa essere sostituito dal mercato, quello finanziario, quello che consente all’1% della popolazione mondiale di detenere più del doppio della ricchezza netta posseduta da 8 miliardi di persone. Quel mercato che, oggi, è diventato più importante della sussistenza degli ecosistemi, più importante della vita stessa. Non è più il mercato ad essere a servizio dell’uomo, ma è l’uomo che, consapevole o meno, ha sacrificato l’etica, la morale ed i propri valori per potere, ricchezza e successo.
Mario Draghi è espressione vivente del mondo del denaro, ha saputo costruire una nuova immagine del paese Italia, regalandole una patina di autorevolezza da tempo smarrita. Ha mostrato l’efficacia del metodo nella gestione del problema e nella sua soluzione, ha dato prova di leadership di alta efficienza nel condurre la squadra dei Ministri, maestro di autorevolezza e rigore. E con questo va accettato com’è, come uomo e come esemplare capitano, mosca bianca nel panorama dei politici italiani, più che Deus ex machina. Difficile non votarlo, peccato non sia in lista.
(consultazione: fatto quotidiano, archive.movisol; uil scuola; facebook.com; today.it; formiche.net; editoriale.domani; corriere.it; international web post; antimafia duemila - giorgio bongiovanni 2017; Francesco Piras 23 Marzo 2022;adusbef – associazione difesa utenti servizi bancari, finanziari e postali,)