Cristina Stefan (from Candiac, QC – Canada) – Dilemma
ELEZIONI 2022 - Dietro le quinte
di Gianni Di Quattro
Questa campagna elettorale si sta svolgendo come sempre, i partiti hanno fatto le liste dei candidati, gli esclusi, che questa volta sono tanti a causa della riduzione del numero dei parlamentari (una decisione di cui non si sentiva il bisogno), protestano, si rispolverano vecchi protagonisti della magistratura, del sindacato e della vecchia generazione politica. Tutti i partiti riescono a presentare qualche nome nuovo che possa far loro dire che la società civile è presente, qualche economista televisivo, qualche politologo, qualche imprenditore che pensa che dal di dentro si possono fare amicizie utili.
In questo contesto le promesse non mancano e alcune sono importanti e sono varie. Chi vuole ridurre le tasse al popolo italiano (a quelli che le pagano), chi non vuole far pagare il tram agli anziani, chi vuole dare una ulteriore mensilità a tutti, chi vuole aumentare gli stipendi e i salari, chi vuole dare diecimila euro ad ogni giovane, chi vuole abolire il reddito di cittadinanza e chi lo vuole mantenere e forse fortificarlo. Ma tante altre promesse già sono formulate e tante altre sono attese nelle prossime settimane. Naturalmente di finanza nessuno ne parla, su dove trovare i soldi per fare le cose che si dicono si sorvola e qualcuno si limita a dire che i piani ci sono.
Gli stessi partiti, quelli che sanno di vincere e quelli che sanno di perdere, si preparano al dopo. Perché dopo il 26 settembre tutto cambia, a dimostrare che le alleanze e le coalizioni sono una rappresentazione ad uso delle masse e che dietro di loro c’è il vuoto o comunque altro.
Il PD stringerà alleanza con il movimento 5 stelle costituendo un gruppo politico di sinistra. D’atra parte nel PD ci sono tre correnti principali, quella cattolica che fa capo a Franceschini, quelli ex DC insomma, poi i massimalisti che fanno capo ad Orlando, quelli ex PC insomma, e quelli riformisti che fanno capo a Guerini, il ministro della difesa. Le prime due correnti si sono alleate tra loro e hanno coinvolto Letta, che vuole mantenere la sua posizione. È la vecchia storia della sinistra che va avanti dal 1921, quando nacque il PCI abbandonando il PSI di Filippo Turati. Quelli del PC e quelli della DC peraltro non sono mai stati riformisti e lo stato del paese ne è la dimostrazione più chiara. La scusa per cacciare quelli della corrente riformista il PD la ha trovata splendidamente: dicono che si tratta di ex renziani e quindi tutti da fare fuori. Nello stesso tempo il movimento 5 stelle si affrancherà definitivamente dal comico e diventerà il partito di Giuseppe Conte. Alla fine, in conclusione questo sarà il gruppo di sinistra del paese.
A destra, le antipatie e le gelosie sono profonde tra i leader, ma le evoluzioni dei partiti che stanno da questa parte forse metteranno fine a questa attuale situazione di equilibrio, che serve per vincere le elezioni. Forza Italia perderà il cavaliere che sarà eletto in Senato e farà il Presidente di facciata e si fonderà in qualche forma con la Lega. Nella Lega continuerà a comandare Salvini perché da una parte gran parte del popolo italiano è come lui e dall’altra parte i principali collaboratori, molti dei quali dimostrano buone capacità gestionali, non hanno coraggio, non hanno coraggio politico. Fratelli d’Italia continuerà la sua marcia, avrà responsabilità di governo, richiamerà a collaborare anche personalità di rilievo, ma non sarà capace, almeno a breve termine, di cancellare il suo network di amicizie internazionali molto ambigue da qualsiasi punto di vista si possano valutare. Il cammino di questa destra sarà lungo e faticoso, probabilmente richiederà alcuni passaggi di testimone e qualche elaborazione teorica meno grossolana e superficiale.
Il centro di Calenda e Renzi avrà un certo successo ma sarà comunque molto limitato. Il paese non ama la moderazione riformista, è sempre stato poco laico anche per l’influenza della Chiesa Cattolica, non percepisce una cultura non polarizzata, non è pronto per mettere l’uomo al centro di qualsiasi progetto, ha bisogno forse di stampelle che possono essere ideologiche od anche paraideologiche. È così dai tempi della cultura liberale di Pannunzio e di La Malfa, di Malagodi e poi del PSI che il paese non riusciva a capire che cosa era e perché si opponeva alle chiese rappresentate dalla DC e dal PCI. A parte ovviamente le vicende legate all’era craxiana.
In conclusione, e per addentrarci in qualche previsione di breve periodo, è molto probabile, come dicono i sondaggi, una vittoria della destra ed in particolare di Fratelli d’Italia ed è molto probabile che Giorgia Meloni sarà incaricata di formare il nuovo governo. Ma questo nuovo governo dovendo comprendere, per motivi di coalizione, Salvini al Ministero degli Interni avrà vita molto breve, sarà difficile per la Meloni tenere a bada lo stesso Salvini nei suoi comportamenti. Salvini, infatti, potrebbe riuscire a sfasciare, in modo inconsapevole, l’eventuale governo della destra da lui stesso promosso. E siccome non ci sarà nessun altro partito in grado di avere la maggioranza parlamentare, nemmeno la sinistra per quanto riunita, il Presidente Mattarella sarà costretto di nuovo a formare un governo del Presidente. Forse, anzi sicuramente non sarà più Draghi a condurre questo nuovo governo, ma qualcun altro che potrà riprendere il percorso Draghi e rassicurare l’Europa e il mondo. Così è se vi pare.