Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Stan Magnan (Salisbury, North Carolina – Palm Springs, CA) – Screaming Annus Horribilis

 

L’annus horribilis della rete

di Fabrizio Cugia di Sant'Orsola

 

Anni fa, all’apice della crisi seguita a Wikileaks ed alle fuoriuscite dell’affare Snowden-NSA, con la pubblicazione su Internet anche di intercettazioni di comunicazioni politiche di primo livello, quali le conversazioni in tema di sicurezza della Merkel, assistemmo alla classica ondata di sdegno con allegata proposta - subito seppellita nell’inerzia che contraddistingue ogni politica moderna – di mettere in pista un’Internet parallela “europea”, libera e sdoganata dall’abbraccio mortale del grande fratello USA.

Ovviamente la cosa finì presto nel silenzio più abissale, e mentre nel pendolo storico ora assistiamo negli USA alle grida di pericolo per la sicurezza nazionale costituito degli smartphone cinesi, e sul piano nostrano registriamo il disinteresse totale alla rinnovata libertà vigilata trovata dai fratelli Occhionero responsabili del più grave caso di dossieraggio mai registrato in territorio italico, in attesa dell’inesorabile archiviazione del caso non possiamo che registrare due circostanze concomitanti che forse per una buona volta metteranno la parola fine alla querelle sull’affare della Rete.

Vero è, però, che l’Italia è la patria dell’opera buffa e della tragédie-comique, dove nulla appare mai veramente serio e degno di riguardo, e dove il colpo di scena non manca mai per preparare alla farsa finale. Ma è pur vero (complice forse un difetto professionale) che si vorrebbe credere che il passato porti qualche consiglio a chi di dovere, e che si possa quindi evitare di dover di nuovo assistere imbelli ad un déjà vu verboso da incubo, già visto e vissuto, ossia al classico rigurgito storico inconcludente e asfissiante tipico italico (tanto più in epoca di elezioni), e per il quale si anelerebbe avere un qualche antidoto.

Sulla questione della rete, in parallelo (le disgrazie, si sa, vengono a grappolo…), si sono recentemente susseguite due vicende principali: la prima in merito alla declaratoria da parte del Governo della strategicità della rete fissa TIM, ai fini dell’imposizione di sanzioni per mancate notifiche di partecipazioni di Vivendi, titolare anche di quote di riferimento in Mediaset. L’altra sull’apertura dell’istruttoria da parte dell’Antitrust circa l’abuso di posizione dominante TIM nell’uso di informazioni ai fini di retention di clienti, ossia l’uso delle informazioni-profilazioni di consumi dei clienti al fine di esercitare politiche di prezzo predatorie rispetto ad offerte concorrenti (il segnalante del comportamento e del prezzo predatorio sul FTTH sarebbe il concorrente Open Fiber, a sua volta oggetto di bersagli dai concorrenti Fastweb e Wind per inadempimenti sulle consegne di offerte di rete). Come se non bastasse, sul tema dell’uso di informazioni ai fini di profilazione delle offerte commerciali, si assiste pure al macabro balletto di competenze AGCM/AGCOM, tanto per non farci perdere nulla e tanto per comprendere, ancora una volta di più, come i nostri stessi Garanti non abbiano neanche chiaro il meccanismo sottointeso all’esercizio ex post demandato all’Authority di settore, quasi che la stessa possa intervenire solo a cose fatte mentre in realtà la norma applicabile dice esattamente l’opposto.

Ora, potranno anche sembrare fatti distinti o apparentemente sconnessi, ma in realtà la radice del tema è viceversa purtroppo la stessa, ossia l’assenza di una vera visione d’insieme sulla strategicità costituita dalla rete fissa nazionale. L’abbandono di ogni vera politica di indirizzo da parte del Governo (salvo il volersene ricordare per irrogare sanzioni quando Vivendi, mal consigliata, si dimentica addirittura le notifiche elementari) comporta un vuoto disciplinare che alimenta il far west commerciale, ossia l’uso indiscriminato delle risorse di rete a vantaggio del solo ex monopolista.

Noi stessi, nel nostro piccolo, abbiamo segnalato con ben 4 distinte istanze (nel solo biennio 2017-8) all’Antitrust comportamenti collusivi degli operatori di reti sull’uso di informazioni automatizzate messe in pista col solo intento di eludere il corretto gioco concorrenziale. E’ fin troppo facile per un operatore operare retention sulle proprie offerte, e nessuno sviluppo concorrenziale è possibile in un contesto chiaramente sperequato dal solo fatto dell’esistenza di reti capillari proprietarie. La concorrenza è fin troppo importante per rimetterla all’arbitrio della possibilità o meno per un operatore di attendere finanziariamente gli esiti di istruttorie parziali e tardive. Ed è sintomatico apprendere che soltanto ora che Open Fiber (operatore privato?) segnala l’applicazione di prezzi sottocosto fatti a suo dire da TIM (prezzi tuttavia tutt’ora sconosciuti naturalmente alla dormiente Agcom ex post), l’Antitrust decida di aprire un’istruttoria, i cui esiti probabilmente il mercato (non soltanto Open Fiber) dovrà attendere ancora nel 2019.

Esistesse una visione d’insieme, un disegno olistico, si comprenderebbe per una volta che il vero gioco concorrenziale, in Italia, non si fa tra i 4 grandi player: hai voglia a dire che l’Italia esporta il modello SME in tutto il mondo, col suo fascino costituito da elasticità dei costi, artigianalità di offerte e identità territoriale, per poi di fatto affossare ogni micro-impresa che intenda affacciarsi nel nuovo mondo dell’information technology. Di fatto si nega lo stesso principio di asimmetria regolamentare previsto per assistere i nuovi entranti. Si livella in un unico disegno regolamentare, piatto e inconcludente, ogni player, il tutto a vantaggio esclusivamente dei Fantastici Quattro piazzati lì da un buon ventennio a fare la partita.

La vera risposta, che naturalmente non si troverà in alcun programma elettorale, starebbe nelle stesse conseguenze del richiamato esercizio dei Golden Power: se la rete è davvero strategica e la si dichiara tale, un ventennio di soprusi, inettitudini, mancati investimenti e giochini regolamentari può essere sufficiente. Si prenda in mano la Rete e si faccia dell’Italia il primo paese industrializzato con connettività diffusa come servizio universale. Sarebbe questo il vero reddito di cittadinanza: un futuro non assistenzialista e paternalista, e del quale nessuno sente la nostalgia, ma finalmente possibile.

 

Inserito il:22/02/2018 17:14:41
Ultimo aggiornamento:22/02/2018 17:30:30
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