Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire
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Marinus Van Reymerswaele (1490 - 1546) – Il cambiavalute e sua moglie - 1539

Agenda Digitale e Pagamenti Elettronici: a che punto siamo?

 

Negli ultimi anni in Italia abbiamo assistito ad una sorta di “bombardamento mediatico” riguardante la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione: dall’aprire un’impresa in un giorno fino alla pubblicità trasmessa in televisione nelle ultime settimane riguardante l’iscrizione dei propri figli, obbligatoriamente online,  alle scuole primarie e secondarie.

Appare difficile, data l’eterogeneità degli uffici e dei servizi offerti, valutare in toto il livello effettivo di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. Conviene piuttosto concentrarsi su un settore specifico volta per volta.

In questo breve articolo vorrei analizzare sommariamente lo stato dell’arte riguardante i pagamenti verso la Pubblica Amministrazione. Non si parlerà quindi di fatturazione elettronica (pagamenti dalla PA a terzi) ma di tutti i casi in cui un cittadino deve pagare una pubblica amministrazione: dai ticket sanitari alle multe, dalla rata dell’università ai costi amministrativi per istruire una generica pratica.

Quando si parla del settore pubblico, e in special modo di Pubbliche Amministrazioni al plurale, non si deve cadere nella facile trappola dei luoghi comuni ma bisogna ovviamente partire sempre dai dati e dalle corrette definizioni.

La sezione dedicata ai pagamenti elettronici sul sito di AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) ci dice che “pagoPA è il sistema dei pagamenti elettronici a favore delle pubbliche amministrazioni e dei gestori dei servizi di pubblica utilità. Il sistema di pagamenti elettronici pagoPA consente a cittadini e imprese di effettuare qualsiasi pagamento verso le pubbliche amministrazioni e i gestori di servizi di pubblica utilità in modalità elettronica.”

Senza entrare troppo nei dettagli tecnici, pagoPA è il prodotto finale di un percorso durato circa 15 anni che ha rivoluzionato il “vecchio” Sistema Informatizzato dei Pagamenti (SIPA). Il nuovo sistema consente una maggiore efficienza dal momento che è presente un unico punto di accesso e di pagamento tra tutti i cittadini e tutte le Pubbliche Amministrazioni.

Ovviamente quanto descritto è la teoria, bisogna verificare che il sistema funzioni. Per farlo sono necessarie 3 condizioni abbastanza banali, ma non scontate, riguardanti il contesto nel quale va a innestarsi il nuovo sistema:

1)    Le Pubbliche Amministrazioni devono utilizzare il nuovo sistema

2)    Devono essere presenti degli intermediari (banche o istituti di pagamento) che forniscono agli utenti tutti gli strumenti per poter inviare e ricevere pagamenti online

3)    I comuni cittadini devono essere in grado di accedere facilmente a PagoPA

Per poter farsi un’idea in merito alle prime due condizioni, ancora una volta vengono in aiuto i dati ufficiali forniti da AGID, aggiornati al 29/01/2016.

Per quanto riguarda le Pubbliche Amministrazioni, o meglio gli “Enti Creditori Aderenti”, il numero riportato da AGID sembra piuttosto elevato: 13250. Considerando che i comuni italiani sono circa 8000 e che non è semplice contare tutte le Pubbliche Amministrazioni, si può presumere che la prima condizione sia rispettata. Inoltre tutte le PA erano obbligate ad aderire al nuovo sistema entro Dicembre 2015, non tutte lo hanno fatto ma in questi casi di solito i “ritardatari” si adeguano più facilmente e più in fretta rispetto a chi si muove in anticipo.

39 Prestatori di Servizi di Pagamento (PSP) hanno aderito al nuovo sistema. A prima vista il numero 39 può dirci poco, è un numero elevato o basso? Quante saranno le banche e gli istituti di pagamento presenti in Italia? Centinaia? Analizzando nel dettaglio, si può evidenziare come compaiano diversi nomi importanti nell’elenco dei PSP: tra le banche sono presenti infatti Intesa San Paolo S.pA. e Unicredit Management Bank S.p.A. Data la qualità dei PSP che si interfacciano col nuovo sistema sembra che anche la seconda condizione sia rispettata, visto anche il mercato concorrenziale ci si può aspettare che questo numero cresca costantemente nei prossimi mesi.

Per quanto riguarda la terza condizione, le cose appaiono maggiormente complicate. Per diversi indicatori (banda larga, acquisti online, ecc..) l’Italia è quasi sempre il fanalino di coda tra i principali paesi europei. Al 2013 poco più del 60% della popolazione residente in Italia (dati ISTAT) disponeva di un personal computer e di un accesso internet da casa. Sempre al 2013, meno del 30% della popolazione residente aveva utilizzato internet per relazionarsi con la PA.

Visti questi dati, la prima condizione sempre essere rispettata a stento, la maggior parte della popolazione residente in Italia dispone dei mezzi basilari per “dialogare” online con la PA. Il problema è che non sempre c’è questa necessità o questa possibilità.

Bisogna comunque andare oltre questi numeri e ragionare nell’ottica del lungo periodo. La strada intrapresa da AgID riguardante i  pagamenti elettronici, ma anche la digitalizzazione generale della PA, sembra molto promettente. Da una parte vengono messi a disposizione tutti gli strumenti all’utenza (cittadini, intermediari e dipendenti pubblici), dall’altra parte questa piccola rivoluzione potrebbe portare ad un cambiamento graduale, riguardante la cultura e la mentalità dell’intera popolazione italiana.

Incentivare, o rendere gradualmente obbligatori, i diversi procedimenti online potrebbe avere ricadute positive sull’alfabetizzazione informatica della popolazione (nella quale rientrano gli stessi dipendenti pubblici) costretta a fare i conti con una PA sempre più digitalizzata e digitale.

Inserito il:20/02/2016 11:12:08
Ultimo aggiornamento:05/03/2016 16:28:54
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