La rivoluzione digitale in Italia.
Recentemente a Venaria il Presidente del Consiglio ha fatto il punto sul processo di digitalizzazione della società italiana rilanciando il ruolo dei “Digital champions” coordinati da Riccardo Luna. Al di là della giusta opera di sensibilizzazione ottenuta con l’attività di oltre 1200 Digital Champions, una domanda da porsi è: a che punto siamo in Italia nell’implementazione di questo processo che rappresenta la sola strada per inserire la società italiana con successo come realtà economica significativa nel mondo di oggi che pur nella sua complessità e conflittualità procede nella globalizzazione della finanza, dell’industria e del commercio?
Un fattore favorevole da considerare è il fatto che le tecnologie digitali oggi disponibili sono particolarmente adatte nelle loro applicazioni a rilanciare la competitività dell’Industria del design e dell’artigianato italiani che per le loro caratteristiche sono orientate a produzioni non di massa, ma altamente personalizzate, con eccellente design, alta gamma, altissima qualità, tecnologie progettuali e produttive sofisticate.
Fattori sfavorevoli sono l’attuale complesso processo di modernizzazione delle strutture istituzionali e amministrative del Paese, la carenza di infrastrutture digitali e soprattutto la difficoltà di erogazione di investimenti data la situazione debitoria del Paese e le difficoltà delle banche in presenza di un abnorme ammontare dei crediti inesigibili accumulati negli anni di crisi.
Il processo di digitalizzazione coinvolge quindi contemporaneamente le infrastrutture del paese, l’area economica, industria, artigianato, turismo, commercio, il sistema finanziario e la pubblica amministrazione in tutta la sua articolazione includente scuola, università, ricerca pubblica e sanità.
Basilare per la competitività paese è l’ammodernamento delle infrastrutture: completare le telecomunicazioni a larga banda, sviluppare le cosiddette “intelligent grids” per le reti di generazione e trasmissione elettrica e per il gas, le reti logistiche (porti, aeroporti, ferrovie), la difesa ambientale del territorio a rischio, lo sviluppo delle smart cities, la sicurezza di persone e impianti; internet delle cose, con la sensoristica, la larga banda, il cloud computing possono facilitare questi sviluppi.
Il settore più dinamico nella trasformazione digitale è quello dell’industria manifatturiera insieme all’artigianato industriale, esso rappresenta il vero motore dell’economia del paese che trascina nella sua attività una parte significativa delle attività di servizio, del commercio e dell’export.
Questo settore è uscito dalla crisi degli ultimi anni profondamente ristrutturato e ridimensionato, ma ha mantenuto come output produttivo il secondo posto in Europa dopo la Germania, ma sta recuperando competitività e posizioni nel mercato globale tramite l’orientamento a prodotti di nicchia ma di alta gamma, tramite il controllo delle filiere lunghe dai fornitori ai clienti, riuscendo ad operare con grande flessibilità, offrendo prodotti specialistici e personalizzati.
Utilizza cloud computing, internet delle cose per gestire i processi logistici e distributivi, tecniche digitali e di stampa 3D per accelerare e flessibilizzare i processi di progettazione e prototipazione, impiega largamente la robotica industriale, inizia pure per le sue scelte operative e strategiche ad analizzare i big data che gli provengono dai clienti, anche attraverso social networks e da tutti i partecipanti alla sua filiera di funzionamento e dall’ecosistema globale in cui è inserito. Le sostanziali riduzioni di costo delle tecnologie digitali ne favoriscono l’utilizzo.
Queste tecnologie insieme all’E-commerce, alla creazione di siti dinamici su internet per la pubblicità, l’advisoring dei clienti, la vendita (E-commerce) possono essere largamente utilizzati anche dalle piccole imprese di artigianato industriale, e di piccola fornitura specialistica o di agroalimentare, di accoglienza turistica; lo sviluppo con l’ammodernamento digitale di queste categorie d’impresa sarebbe particolarmente importante per il rilancio economico del sud Italia.
La capacità di iniziative, soprattutto per l’export, di questo settore, è stata alimentata da un utilizzo relativamente efficiente di tutte le misure correttamente avviate dal Governo anche tramite i suoi Istituti quali SACE, SIMEST, ICE, CDP, volti a promuovere l’export e l’internazionalizzazione favorendo l’accesso a nuovi mercati, gli investimenti non bancari anche esteri, la defiscalizzazione delle assunzioni, gli investimenti di ricerca, sviluppo, automazione e commercializzazione.
Al di fuori del sistema produttivo l’impatto dell’economia digitale è ancora maggiore.
Interi sistemi di servizi locali tenderanno a sparire per essere sostituiti da imprese che operano tramite ecosistemi globali nel web, e da innumerevoli nuovi operatori che offrono servizi in rete. Le conseguenze incidono già per banche e assicurazioni obbligandole ad una pesante ristrutturazione, e per la pubblica amministrazione nella molteplicità dei suoi servizi.
In quest’ottica lo spazio di efficientamento della Pubblica Amministrazione è enorme, basta pensare all’unificazione in cloud service degli innumerevoli data-base e centri di calcolo, ma il processo di efficientamento è fortemente ostacolato dalla necessità di cambiare i processi ed eliminare mano d’opera, e soprattutto rivoluzionare i centri di responsabilità oggi suddivisi tra vari livelli (Europa, Stato, Regioni, Comuni, ecc.) con distribuzione di poteri decisionali non ben definiti e regolati da una ragnatela inestricabile di regolamenti legislativi. Da qui si comprende la difficoltà di avviare efficaci “spending reviews”.
Le risorse comunque rese disponibili dai parziali successi in questa difficile opera dovranno essere prioritariamente utilizzate per ristrutturare il sistema educativo scuola-università per adattarlo all’insegnamento delle nuove tecnologie e dei nuovi mestieri, oltreché sviluppare una nuova cultura favorevole ad accettare una cultura dell’innovazione e quindi del cambiamento.
Le attività lavorative andranno sempre più indirizzandosi alla creazione di contenuti innovativi orientati alla creazione di una società centrata sulle crescenti richieste di salute, benessere, sicurezza energetica e ambientale, artigianato, cultura e turismo, agroalimentare di qualità, creazione di beni e servizi sempre migliori come qualità, bellezza di design, economicità.
Vi sono poi settori industriali in rapido sviluppo quali bioscienze, energie alternative, nuovi materiali, ecc.
Come si è già indicato, moltissime di queste nuove attività si attagliano molto bene alle caratteristiche sociali, industriali, fisiche e culturali dell’Italia, per cui in prospettiva si può essere ottimisti nella creazione di nuovi posti di lavoro. Ad esempio il nostro Paese ha un’opportunità unica nello sviluppo in termini di sistema delle iniziative turistico-culturali con le attività derivate legate alle culture locali di arte, artigianato, enogastronomia intercettando flussi turistici internazionali sempre più consistenti tramite lo sviluppo di adeguate infrastrutture ICT di accoglienza, trasporto, comunicazione culturale e intrattenimento.
Infine, data la rapidità di cambiamento in atto dovranno essere comunque previste risorse per una politica del lavoro attiva, con inevitabili ammortizzatori sociali e programmi di riqualificazione per gestire la trasformazione e l’evoluzione dal vecchio a nuovo sistema sociale.
Infine, un’ultima considerazione: molti opinionisti in libri ed articoli imputano alla rivoluzione digitale la prospettiva di una forte riduzione dell’occupazione e una crescita della diseguaglianza sociale, con graduale scomparsa della classe media. Nessuno di essi però si sbilancia a valutare la nuova occupazione derivante dai nuovi mestieri che potenzialmente sono innumerevoli per soddisfare le future esigenze sociali.
Inoltre, l’evoluzione tecnologica ed i nuovi servizi globali organizzati in rete grazie ai costi decrescenti che li contraddistinguono riducono gli effetti della disuguaglianza dei redditi, permettendo stili di vita simili alle diverse classi sociali. L’educazione e la sanità sono i servizi dove persistono le maggiori disuguaglianze e a cui lo Stato dovrà dedicare la massima attenzione e crescenti investimenti.