Aggiornato al 21/11/2024

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Voltaire

Roz Abellera (Contemporaneo - Florida)  - The Network

 

Quale futuro per le telecomunicazioni?

di Achille De Tommaso

 

In un precedente articolo ho presentato e argomentato la débacle delle telecomunicazioni europee; accennando al discorso delle “fusioni” e alla necessità di un “consolidamento” in un minor numero di operatori. Ci sono forse alternative? Come nuovi servizi, nuovi modelli di business, differenti strategie?

Parliamo innanzitutto degli operatori di rete fissa.

Lo stato attuale degli operatori di telecomunicazione di rete fissa? E’ descrivibile in pochissime parole: bilanci all’osso e quasi tutti con forte indebitamento. Prezzi al cliente che si abbassano anno su anno (è l’unica “utility” da cui si pretende che i prezzi diminuiscano) e investimenti che crescono invece anno su anno per tener conto delle nuove tecnologie e della enorme massa di dati, in aumento, che si riversa sulle loro reti. Personale ridondante, anche perché, con le nuove tecnologie c’è bisogno di meno personale. E quello che serve deve essere altamente specializzato e perennemente riaddestrato. E le istituzioni e l’opinione pubblica non sanno molto di questa sofferenza; anzi: c’è spesso un “dagli all’untore” verso gli Operatori che, nell’immaginario collettivo, invece, guadagnano tanto, e danno un servizio non eccelso; e non vogliono investire per abbattere il Digital Divide.

Nuove strategie? Nuovi servizi?

Ma a quali nuovi servizi è possibile pensare se ormai tutti quelli “a valore aggiunto” sono nelle mani degli OTT, che non sono soggetti agli stessi vincoli normativi e fiscali degli operatori storici?

Molti operatori si stanno riversando (o ripiegando) sui servizi “cloud” e su quelli di hosting/housing forniti a mezzo di costosissimi data center. Servizi per i quali le telecomunicazioni c’entrano poco. Con quali risultati? Non moltissimi finora, per gli operatori. La concorrenza è spietata: da una parte i colossi degli applicativi (IBM, HP, ecc…) che cercano nel cloud una via di scampo dalla perdita di mercato sul segmento hardware, e dall’altra (host/housing) i piccoli operatori che si accontentano di guadagnare pochi euro a metro quadro. Ce la faranno gli operatori di servizi di telecomunicazioni a trovare un buon futuro nei servizi “cloud”? Difficile a dirsi, soprattutto poiché questi servizi necessitano di forti competenze applicative che essi non posseggono; o che comunque posseggono in misura molto minore rispetto ai concorrenti del segmento “informatico”. 

E veniamo agli operatori mobili. Qui il discorso va un po’ meglio, ma il problema è comunque la crescita, e il “churn”, in quanto il sistema è in via di saturazione dal punto di vista della clientela. La trasmissione di dati è una via d’uscita, ma il servizio è sempre più visto come una “commodity”, e quindi i margini di guadagno rischiano di essere sempre minori. E gli investimenti sempre maggiori. Si ricordi che le licenze per il 4G sono costate circa 4 miliardi di euro agli operatori italiani.

Difficile trovare una via d’uscita, a meno di poter modificare il modello di business. Ad esempio copiare quello degli OTT. Ma anche qui la situazione è difficile, in quanto gli OTT guadagnano soprattutto sulla pubblicità; e si fanno pagare poco o niente la connettività. E questo possono permetterselo perché loro stessi la pagano poco o niente. Potrà questo durare a lungo? Si dice che prima o poi gli operatori si sveglieranno e cominceranno a far pagare la Rete per l’uso che viene fatto; ma, sia UE che FCC, fanno orecchi da mercante su questo tema. E per quanto riguarda la pubblicità, essa non è infinita; e ci sono già molti attori che stanno combattendo per guadagnarsene una fetta.

Altre vie d’uscita per il futuro delle telecomunicazioni e degli attuali operatori di telecomunicazione? Forse la televisione convogliata su reti Internet? Probabilmente sì, in quanto la televisione on-line è una grande utilizzatrice di banda, e può sicuramente accelerare la penetrazione del digitale nelle case. Però non vorrei che acuisse di più il problema di necessità di ulteriori  incrementi di investimenti in infrastrutture, a fronte di ricavi che non li compensano. E ciò perché lo stesso comparto televisivo non gode, in fondo, di salute eccezionale.

Le fusioni possono essere una soluzione? Se è vero ciò che ho esposto sopra, e in gran parte lo ritengo vero, la possibile soluzione è la costituzione di fusioni, o, almeno, di consorzi di reti a livello internazionale. Mi spiego: da quanto esposto è ovvio che l’unico, ma importantissimo patrimonio che gli Operatori hanno è la Rete. Loro la posseggono, loro la amministrano e la fanno evolvere. Loro provvedono, fatto importante, alla sua integrità e alla sua sicurezza. Senza la Rete non ci sarebbero telecomunicazioni. Orbene, la debolezza degli Operatori è costituita dalla loro enorme frammentazione in Europa: decine di operatori che si contendono la base di clientela; che, a livello internazionale, è addirittura la stessa. E gli OTT, tra l’altro, in Europa traggono vantaggio da questa frammentazione; ragionando sul “divide et impera”. Negli USA è diverso; vi sono solamente quattro operatori nazionali e internazionali, per un mercato che ha più o meno la dimensione di quello europeo. E guarda caso la prima negoziazione che ha fatto Google con un Operatore, è stata proprio negli USA. Con Verizon. La soluzione per sopravvivere, quindi, può quindi essere nel consolidamento, nelle fusioni, nelle acquisizioni; oppure, almeno, nella costituzione di consorzi continentali; raggruppanti tutte le risorse di rete, fisse e mobili, del continente. E con tariffe concordate, di corrispondenza.

E’ un progetto immane, ma non impossibile da portare avanti se ricordiamo ciò che è sempre avvenuto col Servizio Postale a livello mondiale: consegno il mio pacco per il Giappone all’Ufficio Postale di Verona, ed esso mi viene recapitato in Giappone, con una tariffa predeterminata. Io non mi devo occupare di niente. Non devo, come nel caso della trasmissione dati tra Italia e Giappone, andarmi a cercare l’operatore giusto e capire quello che mi dà il migliore servizio. Ovviamente, per rispettare i principi di non monopolio, i consorzi potrebbero essere più di uno, con tariffe e servizi diversificati. Ma tutti fornenti servizi internazionali e intercontinentali. Potrebbero anche continuare ad esistere operatori locali (un po’ come i “pony express”) che forniscano servizi di nicchia per la trasmissione locale.

Questa soluzione metterebbe gli OTT di fronte a pochi interlocutori, ed agevolerebbe l’accettazione di tariffe “profilate” e/o dipendenti dal consumo.

Inserito il:26/05/2016 16:50:47
Ultimo aggiornamento:26/05/2016 16:58:50
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