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Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire
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Vassily Kandinsky - Bleu de ciel – 1940

Facebook vuole superare il Web.


Se si mettono in fila tutte le novità che ha sfornato nelle ultime settimane, parrebbe proprio che le intenzioni di Facebook siano queste. Riflessioni sul tema.


Qualche tempo fa, esattamente il 4 febbraio 2014, su queste pagine scrivevo che «Facebook è diventato “il Web” di prima, mentre esso stesso è un pezzo del Web, di certo non tutto, ne fa parte e in parte lo costituisce, ma in altra parte ha sottratto al vecchio Web una porzione della sua funzione e l'ha inglobata, aggiungendovi altro “valore” e rendendola così più appetibile».

Era un  articolo scritto per la precedente edizione di Nelfuturo.com – ora superata dall'edizione odierna – che ho però conservato: si intitolava «Facebook e Web: convergenze parallele?» e si fondava sull'analogia con il celebre ossimoro attribuito ad Aldo Moro, che era - ed è - talmente attuale da essere perfettamente applicabile ancor oggi. Viste le ultime novità del social network, direi che quell'analogia insista e persista.

Riassumendo brevemente le ultime novità: Facebook ha rinnovato il proprio motore pubblicitario Atlas, mettendolo in condizione di tracciare l'utenza anche senza impiegare la tradizionale tecnologia dei cookie; proprio in questi giorni ha avviato la cifratura dei messaggi di WhatsApp (che, ricordo, è di sua proprietà), anche se ancora in fase embrionale; ha promosso una sintonia fine delle bacheche per evitare “fughe” di persone stanche di troppa pubblicità; si è collegato al c.d. Deep Web, rendendosi così raggiungibile anche da quella rete; inoltre, tra i suoi ultimi sforzi, ci sono la creazione di una nuova App dedicata a gestire i gruppi (peraltro non obbligatoria), la creazione di una risorsa dedicata ai giornalisti tecnici chiamata FB Techwire e, se non ho dimenticato nulla, la nascita di Facebook At Work, un “clone” di sé stesso dedicato, però, all'area business, cioè – in pratica – volto alla concorrenza frontale con il più affermato, almeno in quell'area, LinkedIn.

Non si può certo dire che tecnici, ingegneri, strateghi ed esperti di marketing in Facebook siano stati con le mani in mano. Se ci si riflette, è tutto emerso nel giro di poche settimane, dunque i vari team ci stavano lavorando già da parecchio e, molto probabilmente, chissà cos'altro c'è ancora in serbo.

La domanda che vorrei farmi ad alta voce con i lettori di Nel Futuro è questa: per caso Facebook avesse idea di “superare” il Web, nel senso di mirare a dotarsi di tutti quegli elementi tali da far si che non vi sia quasi più “bisogno” del Web stesso? Ci penso perché:

  1. tutta l'attività pubblicitaria è un circuito a suo uso e consumo, che parte da esso stesso, si affina e si indirizza con la gigantesca mole di dati personali, gusti e orientamenti dell'utenza e si rivolge a quella stessa utenza per la fruizione al proprio interno;
  2. vuole escludere il più possibile l'analisi linguistica del traffico, anche interpersonale, ad altre strutture – statali o commerciali che siano – grazie alla cifratura del traffico (che avviene anche sull'interfaccia Web: collegandosi, si viene automaticamente trasferiti su protocollo “https”), rendendo così la disponibilità dei risultati di tali analisi riservata solo a sé stesso;
  3. vuole assicurarsi che il funzionamento del proprio circuito pubblicitario sia il più efficace possibile e con il minor rischio di abbandono possibile, e per questo verifica la qualità dei post sponsorizzati;
  4. vuole essere al contempo fonte di notizie e punto di distribuzione delle notizie, e per questo, dopo il primo esperimento con FB Newswire, ha ora avviato una nuova versione ma “specializzata” con FB Techwire;
  5. vuole superare la riluttanza di molti uffici, nei quali l'accesso a Facebook è bloccato, invogliando personale, funzionari e dirigenti con una versione “office-oriented”, così da guadagnare ulteriore fidelizzazione e permanenza sui propri portali.

Tra l'altro, mi torna in mente che oltre a essere in grado già ora di gestire pagamenti, recentemente Facebook ha anche covato l'idea di consentire il trasferimento di fondi tramite Facebook Messenger, l'App di Instant Messaging dedicata al mondo mobile.

Pensandoci per un  attimo, specie se iniziative del genere continuano, diventa davvero “meno necessario” il “resto” del Web. Diviene una sorta di pianeta autonomo, dove la conoscenza nasce, si diffonde, si archivia ed evolve senza mai uscirne.

Ho solo una irrefrenabile perplessità: se tutto il Web “si sposta” all'interno di Facebook, apparentemente può non esserci nulla di male. Ma guardando più a fondo, non ci sarà più la benché minima libertà di agire in difformità delle regole del suo giardino incantato; non si muoverà foglia che Facebook non voglia (e non sappia, soprattutto); non si diffonderà alcun nuovo elemento di conoscenza che Facebook non acquisisca prima di tutti gli altri; non sarà più necessaria la posta elettronica (Messenger e WhatsApp sono in casa, dunque si messaggia e si telefona: Messenger ha anche la fonia e tutto rimane in casa Facebook); gruppi e note di Facebook possono sostituire forum e pagine Web. Questa l'antifona.

Perché fare tutto questo? Secondo me per molte ragioni, di cui una fondamentale: mettere Google all'angolo. Google non indicizza alcuna pagina Web cifrata; se l'Instant Messaging prende il sopravvento sulla posta elettronica, Gmail non avrà molto scampo; se il denaro si sposta sempre più con Facebook (e all'interno di Facebook), Google potrà farne spostare sempre meno; se c'è meno presenza Web “in chiaro”, AdSense di Google lavora meno, sempre meno; se le notizie trovano in Facebook un surrogato di agenzie di stampa (di cui Newswire e Techwire sarebbero i primi esemplari) e la successiva trattazione giornalistica termina su pagine interne alle utenze, le vere agenzie stampa, i quotidiani e, con il tempo, gli aggregatori come Google News lavoreranno sempre meno; eccetera.

Sarà così? Diventerà davvero “il nuovo Web” al posto dell'attuale Web, almeno in gran parte? Nessun internauta penserà a tutti gli effetti collaterali di una simile transizione, a partire dai colpi mortali inferti alla privacy per finire a quelli devastanti sulla diffusione e la memoria della conoscenza, con la prospettiva di una schedatura di tutto e tutti a trecentosessanta gradi?

 

Inserito il:19/11/2014 19:42:52
Ultimo aggiornamento:01/12/2014 00:13:48
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