Kume Bryant (Contemporary, Tucson, Arizona) - Artificial Intelligence – 2013
Aforismi sull’Intelligenza Artificiale
di Vincenzo Rampolla
Ai miei tempi, come dicono quelli affetti da andropausa, l’intelligenza artificiale già esisteva. Aveva un altro nome, si chiamava automatismo, con macchine controllate da servomeccanismi dedicate alla produzione. I rivelatori di diversa natura (suono, movimento, immagine, luce) hanno poi permesso di pilotare le operazioni (spostamenti, aperture o chiusure di valvole, cadenze …) e le cose sono andate avanti.
N.Wiener l’aveva chiamata cibernetica (dal greco pilota artificiale), di cui è diventato il padre, forte dell’esperienza militare e medica, stretto collaboratore di Von Neumann e creatore del pilota automatico per sottomarini e dei prototipi di pacemaker.
Nessun ingegnere avrebbe rischiato di chiamarla intelligenza artificiale, sarebbe stato assurdo, ridicolo, perfino grottesco.
È come se avessi chiamato la macchina da scrivere scrittore artificiale e i media dell’epoca avevano benedetto le nuove tecnologie del writeware con il piacere di scrivere.
Poi, verso la metà degli anni '80, quando i segnali analogici lasciarono il posto ai segnali digitali, spuntò il computer assistito o controllore numerico o anche pilota digitale. Mai però intelligenza artificiale.
L'intelligenza artificiale è solo l’indoratura marketing del millennio che ha partorito la miriade degli smart. Suona meglio in inglese. È dolce, musicale, seducente, sa di umano: smart car, smartphone, smart city, smart Italy hanno predicato i nostri Ministri, smart teaching e smart sex, smart game, smart trading, smart company. E chi più ne ha, ne metta.
Due anni fa, un amico ha investito qualche soldo nel capitale di Biocellvia, una giovane startup di Marsiglia nel corso della sua prima raccolta fondi.
Il principio: l'analisi digitale delle immagini dei pazienti, per valutare nel modo più oggettivo l'efficacia dei trattamenti oncologici e quantificare l’esistenza di una regressione delle cellule tumorali. In un’intervista, Biocellvia ha parlato di analisi quantitativa dell'immagine applicata a specifiche patologie, ma i giornalisti e gli analisti, non uno escluso, hanno usato la terminologia intelligenza artificiale.
Chi avrebbe osato fermarli? Naturalmente, alla fine, è l’anatomopatologo che deve analizzare i risultati ottenuti dal trattamento dell'immagine e confrontarli con la sua visione clinica e il processo consente un notevole risparmio di tempo e migliora l'obiettività. Gaudemus igitur, ma siamo lontani dall’intelligenza artificiale. Molto.
Quante volte hai passato delle ore al telefono con il fornitore della tua rete telefonica, per sentirti dire da una dolce voce robotica femminile che per ragioni tecniche il servizio è sospeso? Quante volte hai visitato il sito web di un venditore di articoli sportivi per verificare se il prodotto che stavi cercando era in magazzino e accorgerti che, dopo averlo trasferito nel carrello, alla fine non c’era perché esaurito e l’hai scoperto dopo un’accanita lotta? Inezie, quisquiglie queste. Siamo seri.
Se mostri un dente di leone o un giacinto a un bambino di tre anni e dici fiore, quando lui vedrà una rosa, dirà fiore. Per il computer dire fiore, richiede milioni di immagini della totalità dei fiori esistenti. E il risultato alla fine non è garantito. E se quel computer dovesse giudicare il silenzio del bimbo alla vista di un fiore di plastica, che fare? Insultare tutti quelli che non hanno un fiore in mano, vero o falso che sia ...?
Se la Cina è così avanzata in queste tecniche di riconoscimento dell'immagine è grazie alle sue banche dati, accumulate spesso senza la conoscenza del popolo cinese.
E l’argomento viene chiuso in un cassetto perché odora di politica.
Che accade quando il marketing resuscita Malthus, il teorico della povertà e della fame nel mondo provocate dell’aumento demografico?
Quando qualcuno è terrorizzato dalle gravi minacce che l'intelligenza artificiale pone all'occupazione, basta un momentdol o una birra o entrambi. Digli che Malthus si è sbagliato. Ha cannato le sue teorie. Su tutto. Proprio come Marx. Digli anche che i Paesi più robotizzati sono quelli in cui la disoccupazione è quasi inesistente.
Ma di sicuro, trasferendoli, l'intelligenza artificiale fa nascere nuovi posti di lavoro e nuovi lavori. I cocchieri sono spariti, anche gli arrotini ... Probabilmente il guardiano che sonnecchia nel museo sparirà anche nei paesi orientali dove ce ne sono ancora molti. Di guardiani o di musei?
La ricchezza, quella vera, è creata dal lavoro di qualità e dalla produttività. Non è creata coprendo di soldi colui che fa questi guadagni movimentando il denaro virtuale dei derivati o ridistribuendo ciò che è stato onestamente guadagnato.
Un guru americano della Bonner & Partners ha appena pubblicato un eccellente grafico sul lavoro negli Usa nel settore dell’intelligenza artificiale. Lo scarto tra domanda e offerta è in continua ascesa e la domanda è il triplo dell'offerta con stipendi medi tra $ 300.000 e $ 500.000 all'anno. Basta un po' di esperienza e si può arrivare a $1 milione.
Bastardi i ricchi che uccidono il lavoro dei poveri, dicono alcuni incontrollabili MM (Marxisti-Malthusiani). Fortunatamente, il mondo avanza senza di loro e senza i gilets gialli.
L'automazione continua e durerà, nulla di nuovo sotto il sole industriale dall'arrivo del telaio. L'automazione permette alle persone di concentrarsi su attività più elevate o più divertenti. Questa è l’ultima moda per sognare e migliorare il tenore di vita, facendoci tutti centenari.
Perché non andare alle profezie di Bill Gates, tra i primi uomini più ricchi del pianeta. Si stanno materializzando. Vale la pena darci un’occhiata. Di queste profezie, molte si sono avverate, tra cui l'ascesa di Facebook (489 miliardi di dollari), di Smartphone (un'industria da 478 miliardi di dollari) e di Amazon (831 miliardi di dollari).
Altre si stanno avverando: l’intelligenza delle cose, i social network, la pubblicità online, i forum online, la video sorveglianza, la sostituzione del lavoro con i robot, la ricerca di lavoro online e ancora.