XGN.es - Alcuni avatars di VRchat
Metaverso (senza fronzoli)
di Federico Torrielli
Disclaimer: in questo articolo darò per scontato una conoscenza di base di cosa sia il metaverso. Non ho bisogno di riportare qui cosa sia, copiando da Wikipedia. Ma nel caso si volesse avere un primer, in questo link potete trovare delle informazioni generali ad alta fruibilità, in lingua inglese.
Disclaimer 2: l’articolo rappresenta opinioni personali che vengono principalmente dall’utilizzo e dallo studio della piattaforma. Passo fin troppo tempo in metaversi, e dovrete perdonare la schiettezza intrinseca del testo.
Dopo la decisione di Facebook di cambiare faccia in Meta (palesemente per nascondere un quasi-tracollo aziendale causato da diversi problemi interni ed esterni), a fine 2021 abbiamo visto la “nascita” del metaverso. L’idea ha praticamente stupito tutti, tranne chi lavora in questo settore, che ha visto la scoperta dell’acqua calda… once again.
Sì, perché meta, nella parola “metaverso”, puzza più di metadata, piuttosto che di metainnovazione. Non c’è assolutamente niente di nuovo, né filosoficamente, né nell’implementazione in questa idea. Prima di tutto ricordiamo che Facebook è una società che vive letteralmente dei dati altrui, e per questo cerca sempre migliori modi per assorbire in maniera quanto più facile tali dati. In secondo luogo, Facebook ha comprato anni fa Oculus, una società che produce visori VR, che è passata da essere uno dei migliori manufacturer di visori per la realtà virtuale, in una società burattinata da Facebook, senza più introdurre novità interessanti sul mercato, e perdendo completamente il fascino dell’azienda pionieristica che una volta rappresentava.
Sia chiaro, non ho nulla in contrario alla tecnologia utilizzata: il metaverso per come è stato concepito esiste già, e si chiama VRChat. Mondi meravigliosi da esplorare ed altrettanti personaggi di fantasia lo abitano, tutti creati dalla sua comunità: come per ogni cosa, ha dei lati positivi ed altrettanti lati negativi. Per entrarci serve un ottimo computer ed un visore (al momento il più gettonato è il Valve Index), niente di più: nessun super-computer o strumenti di mapping complicati, viene venduto il pacchetto di immersività completo. In VRChat ogni utente possiede i propri avatar, creandoseli da soli oppure attingendo alla comunità. Non ci sono limiti se non la propria creatività e una conoscenza di base dei programmi per generarli. Sono già presenti, nel mondo di VRChat, comunità attivissime, esperti e centri di supporto: uno dei content creator più conosciuto è Disrupt, che spesso svolge esperimenti sociali nella realtà virtuale (come ad esempio passare una settimana intera nella RV, senza un attimo di pausa, nemmeno per mangiare e dormire, attività fatte completamente nella realtà virtuale: qui l’esperimento). VRChat, però, espone già dei problemi che presto vedremo nel metaverso: se avete il fegato di conoscere un’esperienza VR reale, raccontata da una sex-worker virtuale, cliccate qui, mentre se avete voglia di capire cosa siano i problemi fisici e psicologici legati all’esperienza virtuale, cliccate qui.
Metaverse, rispetto a VRChat, è una copia scadente. L’ho provato personalmente, in quanto molti dei miei colleghi possiedono visori per la realtà virtuale ed ambienti adatti a passarci giornate intere. Tutto, in meta, è fatto per essere comprato e venduto. Tutto è pubblicità, ogni cosa è lavoro. Non c’è niente di particolarmente allettante o interessante in quel mondo. Soprattutto, si ha la brutta impressione di essere costantemente manipolati e sfruttati dal primo momento che ci si mette piede. Nel futuro di metaverse non solo non si potrà possedere più niente di fisico, ma tutto sarà virtuale. E quando si dice possedere qualcosa, qui intendiamo proprio il contrario. Sarà la società, Meta, a possedere gli oggetti virtuali: gli utenti ci attingeranno solo. Ogni singola creazione, avatar, esperienza, discorso, è effettivamente proprietà di Meta. Tutto questo per non parlare della decisione di costruire ogni oggetto virtuale sotto forma di NFT, truffa del decennio a mio parere.
Gli uomini appassionati di tech inseguono questa idea del metaverso da molto tempo, ma la loro visione di ciò che si qualifica come metaverso reale continua a essere spinta sempre più all'orizzonte perché inseguono una versione fantascientifica che non ha mai dovuto essere giustificata al di là di poche frasi allettanti. Essere "dentro" un mondo virtuale non è mai stata davvero la parte importante.
Più che NFT o criptovalute o qualsiasi altra assurdità legata al panorama tecnologico del 2021-2022, la parte che mi fa più venire il ribrezzo è la seguente: la spinta a creare il metaverso, almeno da parte di aziende come Epic e Facebook, sembra interamente costruita sulla lettura di Snow Crash da parte di un adolescente: ci si concentra sulla fantastica visione della tecnologia futura mentre si perde totalmente la posizione satirica del capitalismo del libro.
Per chi non l’avesse letto, il primo capitolo di Snow Crash inizia descrivendo l'attrezzatura high tech e le abilità d'élite di Hiro, il protagonista, ovvero un ex programmatore che ora consegna pizze, in un mondo dove esiste una sola pizzeria, gestita dalla mafia, e la maggior parte dell’America è stata spartita in feudi aziendali.
La scrittura di Stephenson è così divertente che suppongo che potreste, forse, interpretare erroneamente la società (gestita dalla mafia) della pizza come una cosa buona. Ma Mark Zuckerberg non si vede come il boss della mafia-pizza. Questi miliardari continuano a far fluttuare visioni di un metaverso colorato in cui le persone parlano tra loro in un'utopia virtuale, mentre si siedono in cima a grandi aziende che usano mucchi di denaro per rimodellare Internet come meglio credono.
Mi sentirei meglio all'idea del metaverso se non fosse attualmente dominata da aziende e capitalisti che cercano di trovare un modo per fare più soldi mentre le risorse del mondo reale stanno diminuendo. Il metaverso come immaginato da queste persone, dai giganti della tecnologia, non è una nuova frontiera promettente per l'umanità. È un altro posto dove spendere soldi per le cose, tranne che in questo posto la vuota promessa che comprare cose ti renderà felice è lasciata ancora più scoperta dal fatto che le cose in questione non esistono fisicamente.
Per quanto si possa, l'idea è di portare il principio della scarsità artificiale ad un estremo assurdo, giusto per farti desiderare cose di cui non hai assolutamente bisogno. Il problema non è che penso che questo non funzionerà. Il problema è che penso che lo farà. L'attuale corsa all'oro degli NFT dimostra che le persone pagheranno decine di migliaia di dollari per immagini di scimmie generate da un computer, e onestamente sta erodendo la mia fiducia nell'umanità. Con quale enorme carenza stiamo convivendo che ci fa sentire il bisogno di spendere soldi seri in token che dimostrino la proprietà di un'immagine generata proceduralmente, solo per sentirci parte di qualcosa? Tutto questo sta accadendo, ovviamente, mentre la Terra continua a riscaldarsi, e con enormi costi ambientali. Non posso fare a meno di chiedermi se queste aziende giganti siano così intente a venderci l’idea di un futuro virtuale giusto per distrarci tutti da quello che stanno facendo a quello reale.