Aggiornato al 27/04/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Jasper John (Georgia, Usa , 1930 - ) - Alphabet

 

… e lasciarsi violentare?

di Davide Torrielli

 

Sono ormai mesi che rifletto sul binomio tra l’ostinata difesa della privacy ed i vantaggi derivanti dall’essere inseriti in un contesto globale e digitale di sharing mondiale di tutto o non so cosa.

Prendetevi un attimo per riflettere su come si svolgono le nostre vite di tutti i giorni e di come queste siano segnate da sistemi molteplici e diversi di identificazione su chi, cosa, dove e come stiamo agendo.

Le telecamere ci osservano e molte di queste sono ormai in grado di riconoscere fattezze e volti: la fantastica tecnologia di riconoscimento facciale dell’Iphone X è un qualcosa che stupisce ma neanche poi tanto essendo stata progettata più di dieci anni fa ed applicata a sistemi di difesa.

Siamo quindi, dicevamo, sottoposti ad identificazione anche se non ancora formalizzata. Il tracking dei nostri spostamenti è segnato dai gps collegati agli indomabili smart phones che ci accompagnano esattamente come fegato e cuore.

I semafori intelligenti leggono le nostre targhe e ci mandano direttamente multe!

Siamo inoltre assediati da montagne di pin, username, codici di identificazione, codici a barre, qr codes: la nostra vita è di fatto una password.

Provate a segnare su un taccuino quante volte in una settimana avrete la necessità di ricordare ed inserire un codice alfanumerico per svolgere la vostra vita così come quante volte depositate inconsciamente le vostre impronte digitali eseguendo l’accesso a telefoni di ultima generazione: copia finisce direttamente dove immaginate.

A questo punto, sarete forse in agitazione pensando a questo Grande Fratello già ipotizzato dal 1948 che tutto sorveglia ma penso che in tal senso non ci sia molto da preoccuparsi ed occorra invece adattarsi e come titolo, forse, lasciarsi violentare.

La strenua difesa di una inesistente privacy rischia di deformare in modo clastico il nostro pensiero e di frenare uno sviluppo che forse, se facilitato o meglio, non ostacolato, potrebbe portarci molti vantaggi prendendo coscienza che siamo comunque marcati a vista.

Ed allora, perché non immaginare l’assegnazione alla nascita di un codice, unito certamente a dati di conferma anche antropometrici che possano seguirci in tutta la vita facilitandocela?

O meglio ancora, perché essere assolutamente contrari all’essere chippati alla nascita?

Capisco che la reazione potrebbe essere di sgomento ad una asserzione del genere ma occorre nello stesso tempo riflettere quali e quanti potrebbero essere i vantaggi a dispetto di una millantata privacy che a oggi già non esiste più: sparita ormai da qualche anno!

Ed allora, se non puoi combattere il nemico, fattelo amico ed usiamo quegli strumenti.

Immagino una asl che al momento di dover fare un esame del sangue, passa un lettore sulla nostra spalla dove giace il nostro IC ed in un attimo siete registrati: così all’ingresso di uno stadio per una partita od un concerto.

Niente più Badge in azienda o appello a scuola; il pc poi avrebbe di certo un suo lettore che ne fa al momento dell’avvio, una estensione propria e solo nostra in grado di navigare, accedere, loggarsi e quant’altro, senza mai avere da inserire pin o codici, sempre diversi tra loro.

Anche la targa dell’auto sarebbe collegata a tale codifica e l’ingresso alla posta così come all’inps o agenzia entrate, sarebbe segnata dalla sua identificazione precisa, univoca e rapida.

Aeroporti, dogane nascite e funerali: tutti eventi segnati da un semplice gesto di rilevazione della propria identità. Tanto non ne siamo coscienti ma tutto questo avviene già, solo in modo difficoltoso, ostacolato e quindi inadeguato quanto impreciso.

Bancomat automatici, carte di credito, spazzate via.

La sfida come la provocazione di una tecnologia avanti, molto avanti, è aperta e qui non si parla di una banale auto inutilmente elettrica o di stupidi sistemi di identificazione SPID che non servono a nulla, ma di un mondo digitale dove finalmente occorra ricordarsi un solo numero ed un solo codice, il mio.

Sono certo che molti puristi staranno rabbrividendo e che una pioggia di critiche ed osservazioni negative sono pronte ma la tecnologia è vero progresso quando è per tutti, ricordate?

È vero progresso obbligare le persone a doversi ricordare centinaia di numeri inutili che cambiano di continuo? Perché devo essere obbligato a smanettare un pc a tutti i costi per entrare su siti sempre più complicati per fare delle cose?

Noi siamo numeri e per legge dei Grandi Numeri e dei Big Data, 8 miliardi di persone, tanti siamo più o meno, non sono nulla. Un granello da gestire per un elaboratore di base.

Quindi perché non essere coscienti finalmente di essere dei numeri? Lo siamo già quindi usiamo questo nostro stato in modo positivo.

Prima di dire di no, riflettete su quante nostre azioni quotidiane possano essere facilitate da una identificazione quotidiana automatica con un circuito integrato da 1 euro!

Dal telepass che si alza al tornello sulle piste da sci, dalla pompa di benzina che eroga perché sa chi sei, al conto della coop che esce in automatico senza passare alla cassa: gli oggetti sono conteggiati dal carrello che si è abbinato a noi. Sembra un sogno, ma, è invece molto più semplice di quanto ci si immagini.

Esiste un solo grande ostacolo, la nostra testa che crede di poter pensare e decidere, millantando un orgoglio di essere diversi, di essere indomabili, unici e differenti. Io no, voglio essere padrone ed incontrollabile.

Falso, non lo siamo più da tempo e quindi, usiamo la nostra schiavitù, tristi nostalgici dei tempi che furono.

Questo sì che sarebbe essere moderni e tecnologicamente all’avanguardia.

Dato da pensare vero?

 

Inserito il:14/01/2018 15:20:49
Ultimo aggiornamento:14/01/2018 15:31:06
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