Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Kume Bryant (Contemporary, Tucson, Arizona) – Artificial Intelligence -2013

 

Zarathustra, Pirandello, Asimov, per arrivare a Kubrik

di Tito Giraudo

 

L’interessante articolo: L'ultra-civiltà: Mattia Pascal e l'Ubermensch, che apre un anno di impegno di "Nel Futuro" in direzione dei temi legati all'intelligenza artificiale, mi ha stimolato a svolgere alcune considerazioni relative agli interrogativi che Federico Torrielli pone.

 

Mi sono auto analizzato sulla possibilità di essere tecnofobo, piuttosto che tecnofilo. Non mi riesce di rispondere, in quanto nella mia abbastanza lunga esperienza di vita, sono stato entrambe le cose.

Quando nella mia azienda entrarono i PC, fui l'ultimo ad utilizzarli. Avevo una segretaria cui dettare le lettere e, della contabilità, mi facevo un baffo delegandola incoscientemente al mio socio. Entrare nel programma del PC, all'epoca, rappresentava un'impresa e quindi, quello fu il primo ostacolo unito alla mia ben nota pigrizia ad applicarmi.

Il ridimensionamento aziendale, con relativo licenziamento forzato della sia pur ottima segretaria, mi costrinse a vincere la tecnofobia da computer e quindi entrai, con un po' di applicazione, a vele spiegate nel mondo informatico. Naturalmente solo da fruitore.

Se vado indietro nella memoria almeno di una sessantina di anni, devo riconoscere che istintivamente fui un tecnofilo. Questo lo devo alla scoperta di un genere letterario allora considerato di serie C: la Fantascienza.

Avevo comprato, su una bancarella, un volume spaiato di un'enciclopedia sconosciuta ai più, frequentavo la seconda media. Arrivai in classe con quel volume destando l'interesse di un mio compagno, il quale mi propose uno scambio con i primi cinque numeri di una collana di fantascienza della vecchia Mondadori (quella dei Mondadori e non del Berlusca): Urania. Preso visione delle fantastiche copertine, non esitai a scambiare la cultura enciclopedica per la fantasia sfrenata.

Tutto sommato, grazie alla fantascienza, credo di essere stato tutta la vita un tecnofilo, anche se solo come quei tifosi che non hanno mai dato un calcio al pallone.

Consentitemi quindi di parlare della Science Fiction e di quanto abbia rappresentato nel mio immaginario.

E qui veniamo al secondo tema che Federico tratteggia, fresco come è (beato lui) di storia delle filosofie, e cioè: l'evoluzione del cervello umano, il superuomo nietzschiano, l'ulteriore evoluzione della specie sapiens, piuttosto che l'intelligenza artificiale, dichiarando preventivamente che per me: l’una, non esclude l’altra.

A darmi questa convinzione, è stato un autore di fantascienza che ha scritto su entrambe le possibilità, dando al fantastico, credibilità scientifica. Questo autore è Isaac Asimov, uno dei padri della Science Fiction moderna.

Asimov, ebreo russo trapiantato negli Stati Uniti, non fu solo un prolifico autore, fu uno studioso in chimica, un docente e negli ultimi anni della vita un grande giornalista scientifico.

Il suo stile letterario, al di là dei temi trattati, è anche quello del divulgatore scientifico, pure quando la fantasia prende il sopravvento, adottando una prosa facile e immediata che solo ai grandi autori riesce.

Un divulgatore scientifico e uno scrittore che colpì indelebilmente la mia fantasia di ragazzo e poi, adulto appassionato di SF, mi incanalò verso un universo futuribile coerente con la ragione.

Asimov, come quasi tutti gli autori di SF, spaziò in diversi filoni: i principali furono quelli legati all'evoluzione dell'uomo, con la trilogia della “Fondazione”, e quelli sull'intelligenza artificiale con una serie di romanzi e racconti sui Robot.

Veniamo alla trilogia della “Fondazione”:

Hari Seldon, è uno scienziato che ha creato una nuova branca scientifica: la "psicostoriografia" e cioè la previsione degli eventi futuri mediante l'analisi dei grandi avvenimento storici del passato, servendosi di schemi matematici abbinati alla sociologia e alla storia, comprese le possibili varianti.

Seldon, è uno scienziato dell'Impero galattico, la “Fondazione” da lui creata ufficialmente per redigere l’Enciclopedia Galattica, in realtà ha lo scopo segreto di guidare l'inevitabile caduta dell'Impero Galattico, elaborando quegli strumenti per ridurre al minimo la durata dei secoli bui che inevitabilmente sarebbero seguiti, come successe per l’Impero Romano (preso come riferimento) con il medio Evo.

La “Fondazione”, accompagnerà il declino dell'Impero, intervenendo ciclicamente con la “psicostoriografia” prevedendo i momenti di crisi, affrontandoli nel più razionale dei modi con lo scopo di raggiungere l’obbiettivo prefissato.

Una pericolosa variabile sarà il Mule, un infelice andicappato dotato di una mente eccezionale ma con una carica di rabbie e frustrazioni, tali da provocare la più drammatica crisi della Galassia, imprevista anche dalla Fondazione.

Tuttavia, Seldon ha creato una seconda fondazione segreta. Questa non è fatta da scienziati ma da uomini dalle nuove e grandi qualità psichiche; come gruppo riusciranno ad avere la meglio del Mule e quindi rimettere le vicende della Galassia nel solco tracciato dalla “psicostoriografia”.

Raccontato per sommi capi, potrebbe essere una storia anche banale, ma vi assicuro che non lo è invitandovi alla lettura del libro che oggi riunisce i tre primi e originali volumi (Cronache della Galassia, Mondadori Ed).

Ma è sui Robot, che Asimov ha forse dato il meglio di sé, con un intero ciclo di romanzi e racconti dedicati all'ipotetica invenzione del "cervello positronico" alla base dell'intelligenza robotica.

Asimov immagina un grande utilizzo futuro dei robot, prima naturalmente come aiuto manuale all'uomo poi, quando saranno perfezionati proprio con il nuovo cervello artificiale, nei viaggi spaziali e nell'utilizzo per la colonizzazione di altri pianeti.

La visione generale che Asimov ha del robot è sostanzialmente positiva, anche se non nasconde i pericoli insiti in macchine sempre più evolute. Per questo elabora le "Tre leggi della robotica”:

Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.

Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.

Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge»

(Enciclopedia galattica: Manuale di Robotica, 56ª Edizione - 2058 d.C.)

Al di là della fantasia, è chiaro che uno dei problemi dell'intelligenza artificiale è il controllo da parte dell'uomo. Asimov, in un tempo in cui non esistevano computer, immagina tutti i possibili atteggiamenti e pure le frustrazioni dell'uomo nei confronti delle macchine intelligenti, tanto che nel romanzo: "Abissi d'acciaio" ipotizza, in un giallo fantascientifico, una Terra dove gli abitanti vivono, causa l'inquinamento, in una grande città sotterranea che copre l'intero pianeta. Triste vita quella dei terrestri nei confronti degli abitanti umani dei pianeti nel frattempo colonizzati dopo la scoperta di astronavi che viaggiano ben oltre la velocità della luce.

In questo libro, è fondamentale la figura del Robot assistente del poliziotto spaziale che si reca sulla terra per risolvere una serie di delitti. Il meccanismo è sì quello del romanzo poliziesco, ma è geniale il tratteggio della figura di un robot, del tutto simile agli umani salvo per la R che precede il suo nome.

Mentre gli spaziali convivono serenamente con i robot, i terrestri li temono e li discriminano, insomma una vera e propria fobia che crea non pochi problemi ai due investigatori. Da ciò emergono: la figura progressista dello scrittore ma anche, credo, le discriminazioni che l’ebreo Asimov probabilmente dovette subire dalla società americana dell’epoca.

Naturalmente, tratto l'opera di Asimov per sommi capi, tuttavia, vorrei sottolineare che molti dei temi sviluppati negli anni in cui furono scritti, vennero considerati pura fantasia e il successo di Asimov imputato principalmente allo scrivere con grande semplicità e scorrevolezza e che, aggiungo io, ricorda un altro grande autore della letteratura americana: Mark Twain. Tuttavia, a mio parere nelle pagine dei suoi libri, c’è molto di più.

Oggi molte tematiche di Asimov, rappresentano una lucida disamina di un futuro nemmeno tanto di là a venire.

La fantascienza non fa più da contraltare ai libri gialli ma è entrata a pieno titolo nella letteratura e nel cinema d'autore, grazie anche a quel grande regista che fu Stanley Kubrik e al suo "2001 Odissea nello spazio". Ma questo potrebbe rappresentare, se l'argomento interessa ai lettori di “Nel Futuro”, un altro articolo.

 

Inserito il:13/12/2017 12:37:59
Ultimo aggiornamento:13/12/2017 12:49:17
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