Aggiornato al 28/04/2024

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Voltaire

Roz Abellera (Contemporaneo - Florida) - The Network

 

La corsa per il 6G: Corea del Sud e Cina in pole position

di Vincenzo Rampolla

 

L'evoluzione delle tecnologie digitale mobile e wireless di rete locale WLT (Wireless Lan Technology) sono illustrate nel grafico tratto da un’approfondita ricerca (luglio 2018, Binus University - Jakarta) che ne riassume il progresso negli ultimi 40 anni e suggerisce ipotesi di metodologie hardware e software per i futuri sviluppi del mercato System on Chips (SoC), i sistemi basati su microprocessori.

La crescita della tecnologia wireless è stata eccezionale, soprattutto in termini di velocità di trasmissione. La tecnologia GSM (2G) può fornire fino a 270 kbps, mentre quella avanzata LTE (4G) può arrivare a 100 Mbps. La wireless di rete locale si è evoluta a grandi passi con l’avvento dell'IEEE 802.11a (1ª generazione) in grado di dare 2 Mbps, surclassata dalla potenza dell’IEEE 802.11ac (5ª generazione) che raggiunge 6,9 Gbps. Il 5G può essere al massimo 100 volte più veloce, consentendo di scaricare ad esempio un film di un’ora in meno di 2 secondi. Tale velocità riduce e può eliminare il tempo morto che intercorre tra l’invio dal computer dell’istruzione per eseguire un comando e la sua esecuzione. Un secondo… enorme tempo per facilitare la diffusione dell’Internet delle cose (IoT), in cui tutto sarà interconnesso e la chirurgia robotica a distanza sarà all’ordine del giorno, i militari avranno armi ipersoniche e sulle strade i veicoli saranno autonomi.

Mentre le reti wireless di quinta generazione (5G) si diffondono e diventano le reti principali, è iniziata la competizione per lo sviluppo del 6G, con Samsung Electronics e Huawei Technologies all'avanguardia, specialmente nelle stazioni base che costituiranno la dorsale delle future reti. Le due società rappresentano rispettivamente i leader della Corea del Sud e della Cina. Il Giappone arranca per recuperare il ritardo e anche gli Usa spingono a fatica per piazzarsi primi nel settore innovazione. Si prevede che i lavori per standardizzare le specifiche tecnologiche per le reti di 6ª generazione inizieranno intorno al 2023. A quella data è probabile che prenda il via lo sviluppo di sistemi e componenti prima della distribuzione prevista intorno al 2027.

Seul e Pechino, insieme ai produttori nazionali globali di telefoni cellulari, stazioni base e componenti elettronici, sfruttano l'esperienza specifica individuale e mirano al controllo della capacità di imporre gli standard tecnologici 6G grazie a investimenti pubblici e privati.

La Corea del Sud tende a imporsi nel lancio di servizi commerciali 6G, con Samsung e LG Electronics che hanno dato vita a centri di ricerca concentrati su un progetto di sviluppo di 976 miliardi di won ($ 800 milioni). Pechino dal canto suo ha presentato un programma di ricerca e sviluppo a novembre, mentre Huawei ha debuttato con un team di ricerca.

Si prevede che le stazioni base 6G subiranno una trasformazione in termini di qualità e quantità, con velocità superiori a 1 terabit/sec (1012 bit/sec) o oltre 10 volte più veloci del 5G.

In termini di portata, la distanza di trasmissione delle stazioni base 6G sarà di soli 200 metri o meno. Ciò significa, secondo Tetsuya Kawanishi, professore all'Università Waseda di Tokyo, che avremo bisogno di un numero di stazioni base 10 volte superiore alla popolazione. Oggi

il Giappone dispone di circa 600.000 stazioni base e si prevede che a livello nazionale il 6G ne richiederà 1 miliardo per arrivare fino a 100 miliardi a livello globale.

Le attuali stazioni base hanno più o meno le dimensioni di un elettrodomestico, le reti 6G useranno lunghezze d'onda più corte con antenne più piccole, portando le loro stazioni a dimensioni pari a un portatile. Anche gli impianti di illuminazione, i cartelli segnaletici e le stesse autovetture possono svolgere il ruolo di stazione base, dovendo fungere da server e elaborare i dati per l’alta velocità. La comunicazione ultraveloce sarà disponibile anche in aree remote, facilitando la raccolta di big data. Le aziende leader sono alla ricerca di sistemi per sviluppare tali stazioni intelligenti e guadagnarsi la fetta più succulenta del mercato.

Tre società controllano circa l'80% dell'attuale mercato delle stazioni base: Huawei in rapida crescita, la svedese Ericsson e la finlandese Nokia. Dichiarano coralmente i loro dirigenti: L'Europa intende lavorare allo sviluppo di piani di standardizzazione con un Progetto di Partenariato di terza generazione e la collaborazione con altri partner.

Negli Usa il presidente Trump ambisce avere il Paese in prima linea nella tecnologia 6G e il suo obiettivo primario sembra essere la leadership nei chip per l'elaborazione dei dati ad alta velocità, puntando su Intel e altre società americane. I giganti della tecnologia prevedono nuovi servizi basati sulle stazioni base; Amazon per il suo Web Amazon ha in essere la collaborazione con l'operatore telefonico giapponese KDDI per offrire edge computing e elaborazione dati in luoghi vicini ai siti operativi degli utenti. Non mancano le sorprese e le cruente guerre commerciali dietro le quinte. Ad aprile 2019 due senatori repubblicani membri del Comitato di Intelligence del Senato, hanno pescato Huawei con le mani nel sacco. La CIA avrebbe provato l’esistenza di finanziamenti provenienti da People’s Liberation Army, dalla National Security Commission cinese e da una terza sezione del Sistema di Intelligence cinese con cui Pechino vorrebbe accaparrarsi il controllo dei vertici di comando digitali del mondo. È salito alla ribalta della cronaca anche il caso della sottrazione di dati a danno dell’Unione Africana (UA). Segnalato dalla stampa mondiale, nel periodo 2012-17 in cui server di Huawei presso il Quartier Generale dell’UA di Addis Abeba tra le pre 0.00 e le 2.00 di notte, ogni giorno per 5 anni, avrebbero trasferito dati a ignoti server di Shanghai. Attività tutte smentite categoricamente da Ren Zhengfei, CEO di Huawei, seppure suffragate dalla soggezione di Huawei alla normativa cinese che impone alle aziende di collaborare con l’apparato intelligence dello Stato secondo le due Leggi nazionali cinesi sull’intelligence e sulla cybercriminalità.

Dal canto suo, il Giappone conta su un rilancio basato sul 6G. Obiettivi ambiziosi sono trapelati dal Ministero delle Comunicazioni nell'ambito della sua strategia Beyond 5G, pubblicata ad aprile: con le stazioni base e altre infrastrutture raggiungere 30% del mercato globale, attualmente ridotto a un infimo 2%. Tokyo aspira anche a un 10% dei principali brevetti mondiali finito nelle mani di aziende giapponesi. Samsung è in testa alla corsa 5G come detentore di 8,9% dei brevetti, seguito da Huawei a 8,3% e Qualcomm a 7,4% (pioniere indiscusso con 170 centri in 40 Paesi). Con 5,5% NTT Docomo è al 6 posto, primo operatore nazionale nella telefonia mobile - in giapponese significa ovunque - con 55 milioni di clienti, più della metà dell’intera popolazione -. I gestori di telecomunicazioni giapponesi puntano alle infrastrutture, con idee rivoluzionarie. Oltre ai satelliti, Docomo si orienta a stazioni base installate in aree impraticabili e chiuse. SoftBank Corp. sta coltivando il cosiddetto business delle piattaforme ad elevate altitudini, con aerei senza pilota che attivano connessioni di rete dalla stratosfera. Resta un problema di fondo: le società giapponesi in realtà si sono concentrate sul solo mercato interno e come afferma il dirigente di una società di telecomunicazioni: È impensabile che produttori giapponesi senza una solida esperienza globale nel 5G possano raggiungere la leadership nel 6G.

(consultazione: asian nikkei magazine https://www.researchgate.net/publication/322584266, grafico nico surantha, start magazine, washington post, south china morning post, cyber creative institute, australian strategic policy institute, le monde afrique, cyber creative institute)

 

Inserito il:20/06/2020 14:11:21
Ultimo aggiornamento:20/06/2020 14:21:42
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