Golden Cosmos (Berlino - Illustrators) - 5G Cover
Danni biologici da 5G: pasticci con le cellule, bisbigli che fanno crollare i palazzi e salti quantici
di Achille De Tommaso
Quando emerse la crescente evidenza di un legame tra fumo e cancro ai polmoni, l'industria delle sigarette, incapace di confutare queste prove, creò strategicamente "dubbi" ... e per molti anni, la produzione di questi dubbi andò di pari passo con la fabbricazione delle sigarette.
Un dottorato rappresenta uno standard accademico ma non necessariamente uno standard di integrità. Ci saranno sempre scienziati che sono pronti a vendere le loro anime scientifiche se i premi finanziari sono abbastanza alti, o se hanno un disperato bisogno di un lavoro. Questi sono gli scienziati che, come mercenari scientifici, sono spesso impiegati per svolgere ricerche fuorvianti che devono solo essere abbastanza convincenti da sospendere i fatti, creare dubbi e guadagnare tempo.
(tratto dagli appelli che vari firmatari continuano ad inviare ad ONU ed UE dal 2015; invocando il Principio di Precauzione. Al 2019 i firmatari erano 245; un terzo di essi sono docenti).
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Pensate che queste affermazioni siano inqualificabilmente dure? Ebbene, sappiate che nel marzo 2020 (sì, due mesi fa) la Commissione SCENIHR, incaricata di produrre le linee guida per proteggere da danni biologici provenienti da radiazioni elettromagnetiche, e che sosteneva i limiti emessi nel 1999, confermandoli nel 2015, è stata destituita dall’EPRS (European Parliamentary Research Service). Ciò in quanto i suoi membri, che avevano ricevuto finanziamenti ed altre prebende da operatori di telecomunicazioni, erano giudicati in conflitto di interessi e non degni di starci. Con un documento esplosivo, (ma mai pervenuto ai media) che allego al n. (12), lo EPRS comunicava che la commissione destituita aveva sostenuto che non c’è evidenza che le onde elettromagnetiche possano influenzare le funzioni cognitive degli umani, o possa contribuire ad un aumento di casi di cancro tra adulti e bambini. La nuova commissione incaricata, denominata SCHEER, definiva invece elevati i rischi biologici; in particolare del 5G, in quanto c’è evidenza che non si siano fatte indagini appropriate sull’esposizione a questa tecnologia.
In effetti, come vedremo in seguito, i rischi da 5G provengono da un certo numero di fattori. Le linee guida attuali, che vengono oggi considerate obsolete, considerano come nocive le radiazioni ionizzanti, mentre mettono poco in guardia da quelle elettromagnetiche che non sono ionizzanti. E specificano che non sono dannose “perché non scaldano i tessuti umani”. Nella realtà, i potenziali danni da 5G si è appurato che provengano, oltre che dalla elevata frequenza di trasmissione, anche dalla continua esposizione della popolazione, e dal fatto che si usino antenne che emettono onde in modalità pulsata. La maggiore attenzione ai danni è posta nelle onde millimetriche; però è risaputo che questa tipologia di antenne verrà usata anche a frequenze più basse. E comunque, la copertura da 5G è prevista sia completa sul territorio e h24, e quindi la popolazione sarà permanentemente esposta. Per quanto riguarda le onde millimetriche, esse, nel 5G, rappresentano la sponda più avanzata, in quanto, permettendo una bassa latenza, (0,5 ms o meno), permetteranno applicazioni avanzate sia commerciali che industriali: sarà difficile proteggersi.
Le opinioni degli “esperti” utilizzate finora avevano quindi una lacuna importante, che conduceva ad un’altra: la lacuna fondamentale è che i pareri venivano espressi per lo più da “scienziati” di tipo tecnologico (ingegneri, fisici) coinvolgendo poco o niente quelli a carattere “biologico” (medici, oncologi, biologi, biofisici). La lacuna indotta era che questi “esperti”, da una parte, affermavano che non ci fossero ricerche sufficienti a mettere in allarme; dall’altra consideravano ricerche biofisiche con superficialità (ad es. quelle dello IARC) e non intendevano applicare il “Principio di Precauzione”. Questi studi e ricerche invece esistono, e fin dal 1977; solo che sono di carattere biofisico.
Su questo tema la mia posizione l’ho espressa anche altre volte, ed è che non ci sono elementi sufficienti per confutarla. Pertanto, poiché non stiamo discutendo di buchi neri o di onde gravitazionali, ma di salute umana, non si scherza con i “pasticci di cellule” (come direbbe Federico) in quanto “un bisbiglio potrebbe purtroppo far crollare un palazzo” (come direbbe Antonio); e deve vigere, a mio parere, il PRINCIPIO DI PRECAUZIONE; il quale dice che deve essere interrotto l’utilizzo, anche sperimentale, di qualunque infrastruttura, finché non vi siano CERTEZZE che neghino il danno biologico. Anche perché, se mi devo curare da un tumore, vado da un oncologo e non da un ingegnere.
UN PO’ DI STORIA: Nel 1999 l’OMS (sì proprio quell’organizzazione che diceva di fare i tamponi Covid solo ai sintomatici) asseriva (1) che i campi elettromagnetici a bassa intensità hanno effetti sanitari trascurabili, e che (2) non ci possono essere effetti sulla salute da parte di radiazioni non-ionizzanti (come le radiofrequenze). Poi ci ripensava un pochino e dichiarava che, secondo uno studio, (3) campi a frequenza estremamente bassa sono “forse” cancerogeni per l’uomo, ma che questi effetti potevano essere benissimo trascurati. Strafregrandosene del succitato “Principio di Precauzione”. Diceva anche che (4) campi ad alta frequenza, ma bassa intensità come quelli dei cellulari non provocano danni. Anche se ammette che alcuni ricercatori hanno riscontrato danni neurologici. E sapete perché secondo l’OMS non provocano danni? Perché non fanno aumentare la temperatura dei tessuti umani (Antonio: capito cosa intendevo col discorso della temperatura?). Asseriva anche che si stanno facendo ricerche per vedere se l’esposizione prolungata a “campi che non fanno aumentare la temperatura” possano causare danni. E, bontà sua, ammetteva che sono necessari studi rigorosi. Studi che sono stati poi fatti e che hanno smentito queste assunzioni di OMS.
Gli amici saranno comunque contenti: l’OMS, nel 1999, era in accordo con loro: Ma lo era anche ARPA VENETO, che, in un documento del 2010 asseriva categoricamente (5): “il riscaldamento dei tessuti è il principale meccanismo d’interazione tra energia a radiofrequenza e corpo umano”.
LA SVOLTA: Nel 2011, però, il Consiglio Europeo con la Risoluzione 1815 (6) dichiara che “alcune onde non-ionizzanti appare possano causare danni biologici, anche quando l’esposizione è al di sotto dei valori di soglia raccomandati”. Dice poi che per quanto riguarda i possibili danni biologici, debbono essere valutati anche gli “effetti non termici” e che comunque deve sempre valere il Principio di Precauzione; al cui proposito lamenta che, nonostante il ripetuto richiamo dell’Assemblea alla sua applicazione, gli Stati hanno fatto orecchi da mercante. Aggiunge poi un’affermazione che sottolineo: “…ed è importante che, avendo i rischi da onde elettromagnetiche, una similare connotazione con quelli d prodotti medicinali, pesticidi, organismi geneticamente modificati, è cruciale che gli esperti scientifici di merito abbiano queste competenze al fine di fornire opinioni bilanciate. En passant, afferma anche che è importante l’indipendenza di chi emette linee guida al proposito.
E veniamo ai giorni nostri. Nel 2019, in una interrogazione al parlamento UE, (7) con oggetto “5G, lotta contro il cancro e gli effetti cancerogeni dei campi elettromagnetici” si denuncia la non indipendenza e trasparenza del comitato UE “SCENIHR”, incaricato di indagare sui pericoli da radiazioni elettromagnetiche, e che li avevano individuati solo se fossero state presenti “attività termiche” delle radiazioni.
E VENIAMO ALLA BOMBA: Nel 2020 lo European Parliamentary Research Service emana un rapporto che afferma: “ Con il 5G, per motivi tecnici, vi sarà una esposizione costante della popolazione alle onde millimetriche. Il 5G utilizzerà anche “antenne attive” di tipo “MIMO” (multiple input multiple output): secondo uno studio del 2019 si fa presente che non è possibile misurare con accuratezza le emissioni di queste antenne (8). Il progetto Geronimo (9), terminato nel 2018, non ha studiato il 5G: i limiti alle esposizioni si sono indirizzati a prevenire solo il riscaldamento dei tessuti (10). Il principio di cautela è spesso fallito (11). VIENE DESTITUITA LA COMMISSIONE CHE AFFERMAVA CHE LE ONDE DA CELLULARI NON CAUSANO DANNI BIOLOGICI, IN QUANTO CON EVIDENTI CONFLITTI DI INTERESSE, LA NUOVA COMMISSIONE (SCHEER), APPENA INSEDIATA, CONSIDERA, INVECE, ALTI I RISCHI DI DANNI BIOLOGICI DA 5G.
L'APPELLO (13): Tra il 2015 e il 2019, 245 scienziati scrivono vari appelli a ONU e ad UE per denunciare danni da 5G e raccomandare una moratoria finché tutti i danni non siano stati investigati e non siano stati studiati nuovi limiti di emissioni. La maggior parte sono medici, biofisici, chimici; ma ci sono anche alcuni “tecnologi”. Tali limiti devono essere basati sui possibili danni biologici, piuttosto che su valori di assorbimento. Le radiazioni 5G sono in genere considerate non nocive perché non ionizzanti. Ma il problema del 5g non risiede nella frequenza, bensì nella tipologia di emissione ad impulsi. In parole povere: per valutare i danni biologici non valgono parametri fisici di assorbimento, ma quelli sperimentali di danni biologici.
E GLI STUDI ESISTONO!
Nel 2016 la rivista Elsevier (che pubblica articoli peer revieved), citava un articolo a titolo (16) “PLANETARY ELECTROMAGNETIC POLLUTION: IT IS TIME TO ASSESS ITS IMPACT” che asseriva che le linee guida circa l’esposizione alle onde elettromagnetiche sono vecchie: datano dagli anni ’90.
Nel 2018, poi, sempre Elsevier faceva una review circa gli studi effettuati sul tema e riportati in articoli “peer reviewed”, e affermava (15) “mentre fisici ed ingegneri si limitano a dare assicurazioni circa il fatto che le onde elettromagnetiche non procurino riscaldamento dei tessuti umani; scienziati di cultura medica indicano che ci sono altri meccanismi cellulari da indirizzare. Nel caso delle onde millimetriche esistono già studi che provano effetti sul sistema immunitario, sulla pelle, sugli occhi e sulla resistenza agli antibiotici”.
E poi ce n’è uno addirittura (17) del 1987, che afferma come microonde emesse in modo pulsato possano danneggiare le cellule (in questo caso procurando cataratte) 4,7 volte di più di quanto facciano le onde continue.
E ADESSO UNA CHICCA: GLI AMERICANI SI AFFIDANO A STUDI RUSSI
Nel Gennaio 2020 la rivista americana Electromagnetic Radiation Safety (19) scriveva: l'esposizione massima consentita dalla FCC (Federal Communications Commission) è di 1,0 mW / cm2, mediata su 30 minuti per frequenze che vanno da 1,5 GHz a 100 GHz. Questa linea guida è stata adottata dal 1996 per proteggere l'uomo dall'esposizione ai livelli termici di radiazione a radiofrequenza. Tuttavia, abbiamo oggi capito che le linee guida non sono state progettate per proteggerci da rischi non termici, che possono verificarsi in caso di esposizione prolungata o a lungo termine alle radiazioni a radiofrequenza a frequenze più basse. Con l'implementazione dell'infrastruttura wireless di quinta generazione (5G), gran parte della nazione sarà esposta per la prima volta a onde su base continua. A causa delle linee guida FCC, queste esposizioni saranno probabilmente di bassa intensità. Pertanto, le conseguenze sulla salute dell'esposizione al 5G saranno limitate agli effetti non termici prodotti dall'esposizione prolungata agli MMW (onde millimetriche) in combinazione con l'esposizione alle radiazioni a radiofrequenza a bassa e media frequenza. Sfortunatamente, negli USA, pochi studi hanno esaminato l'esposizione prolungata a bassa intensità delle frequenze 5G, e nessuna ricerca di cui siamo a conoscenza si è concentrata sull'esposizione combinata con altre radiazioni a radiofrequenza.
Gli scienziati russi hanno però condotto per anni gran parte delle prime ricerche sugli effetti biologici dell'esposizione alle radiazioni a bassa intensità. La CIA ha raccolto e tradotto la ricerca pubblicata, ma l'ha declassificata solo decenni dopo. Nel 1977, N.P. Zalyubovskaya pubblicava infatti uno studio, "Effetti biologici delle onde millimetriche", in una rivista in lingua russa, "Vracheboyne Delo". La CIA ha declassificato questo documento nel 2012.
Lo studio ha esaminato gli effetti dell'esposizione dei topi alla radiazione millimetrica (37-60 GHz; 1 milliwatt per centimetro quadrato) per 15 minuti al giorno per 60 giorni. I risultati sugli animali sono compatibili con un campione di persone che lavorano vicine ma generatori di onde millimetriche. I risultati rivelano potenziali danni biologici nell’esposizione prolungata.
CONCLUSIONI E PRECURSORI DI BRILLOUIN
Le conclusioni che tirerei sono che i miei tre amici, che hanno commentato il mio articolo “5G e Coronavirus” hanno ragione; ma le loro informazioni si fermano al 1999. Dovrebbero aggiornarsi: da allora molti studi sono stati fatti, e tutti confermano potenziali danni biologici dovuti ad onde elettromagnetiche; danni anche indipendenti dalla frequenza e dalla intensità delle stesse. Ma in particolare dovuti a lunghezza di esposizione e pulsazione delle onde. Sono anche provate interazioni cellulari, anche a livello di DNA, anche a frequenze basse e basse intensità.
Una attenzione particolare vorrei mettere sull’aspetto dell’ INDIPENDENZA E COMPETENZA DEGLI SCIENZIATI. Per quanto riguarda l’indipendenza è significativo che la UE abbia denunciato i conflitti di interesse di comitati preposti a tracciare le linee guida sui limiti delle radiazioni. Al punto di esautorare il comitato che ne aveva minimizzato i danni biologici. Per quanto riguarda la competenza, la stessa UE ha sollecitato commissioni che, oltre ad avere ingegneri e fisici tra di loro, abbiano anche medici, oncologi, biologi e biofisici.
Complottismo? Ma di che? Gli esperti di telecomunicazioni che scrivono raccomandazioni, fisici ed ingegneri, lavorano tutti per industrie e operatori di telecomunicazioni; ed è plausibile il loro conflitto di interesse nel dare giudizi in merito a danni biologici; in quanto tutti pesantemente coinvolti nello sviluppo del 5G. Gli esperti di danni biologici da radiazioni, di educazione medica, invece, lavorano per lo più per ospedali, centri di ricerca e istituzioni analoghe, che poco hanno a che fare col 5G; e quindi sicuramente più obbiettivi. Certamente entrambi i pareri debbono essere sentiti.
E poi, diciamocela tutta: non credete che prima di pensare al 5G, gli operatori italiani debbano completare una copertura decente del 4G? Da anni siamo in Europa il fanalino di coda nella banda larga; e lo “smart work” e la “scuola a distanza” imposti dal Covid-19 hanno esacerbato, tra l’altro, le differenze Nord/Sud Italia.
I governi? Pensate che un governo abbia interesse a rallentare lo sviluppo del 5G e le sue sperimentazioni? Assolutamente no! E non solo per motivi politici. Se guardate in fig. 2, il governo italiano ha incassato 6,5 miliardi di euro per le frequenze: se ne cancellasse o ritardasse lo sviluppo, sarebbe esposto al rimborso di danni o restituzione di quanto incassato.
Quindi che si fa? Probabilmente, qualsiasi cosa si faccia per allertare la popolazione si scontrerà contro muri. Muri che non sono di gomma, ma particolarmente duri per tutti coloro che vorranno mettere in guardia dal “Verbo 5G”; e sicuramente duri per quelli che vogliano conservare il proprio posto di lavoro nelle telecomunicazioni: gli interessi economici e politici sono enormi; difficile combatterli. A questi interessi si somma, poi, in qualche caso, l’ignoranza dei fatti.
PS: Federico, ti ringrazio del link all’articolo del 2019 circa il 5G. L’articolo dimostra, da parte dello scrittore, la stessa non consapevolezza che aveva la destituita commissione SCENIHR. Scrive infatti: “Currently the only proven biological effect of exposure to EMF, even at 5G frequencies, is slight tissue heating.”.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
LE “CERTEZZE” DI WHO (OMS) https://www.who.int/peh-emf/publications/en/emfriskitalian.pdf?ua=1
1. CAMPI MAGNETICI A BASSA INTENSITA’ HANNO EFFETTI BIOLOGICI TRASCURABILI
2. NON CI SONO EFFETTI SULLA SALUTE DA PARTE DI RADIAZIONI NON IONIZZANTI
3. CAMPI A ESTREMAMENTE BASSA FREQUENZA SONO “FORSE” CANCEROGENI PER L’UOMO
4. CAMPI AD ALTA FREQUENZA, MA BASSA INTENSITA’, COME QUELLI DEI CELLULARI, NON PROVOCANO DANNI BIOLOGICI; ANCHE SE SI RISCONTRANO (SIC!) DANNI NEUROLOGICI. MA, POICHE’ QUESTI CAMPI NON PROVOCANO AUMENTI DI TEMPERATURA NEI TESSUTI, SI CONSIDERANO QUESTI EFFETTI TRASCURABILI.
5. ARPA VENETO: IL RISCALDAMENTO DEI TESSUTI E’ IL PRINCIPALE FENOMENO DI INTERAZIONE TRA ONDE ELETTROMAGNJETICHE E CORPO UMANO. SE I TESSUTI NON SI SCALDANO, NON C’E’ PERICOLO!
https://assembly.coe.int/nw/xml/XRef/Xref-XML2HTML-en.asp?fileid=17994
6. (2011) - ASSEMBLEA UE. ALCUNE ONDE NON-IONIZZANTI APPARE POSSANO CAUSARE DANNI BIOLOGICI ANCHE QUANDO L’ESPOSIZIONE E’ INFERIORE AI VALORI RACCOMANDATI. E’ CRUCIALE LA TRASPARENZE E INDIPENDENZA DI COLORO I QUALI EMETTONO DIRETTIVE SANITARIE.
https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-9-2019-004409_EN.html
7. INTERROGAZIONE A EUROPARLAMENTO:
L'OPINIONE DELLA COMMISSIONE INTERNAZIONALE SULLA PROTEZIONE DALLE RADIAZIONI NON IONIZZANTI (ICNIRP) SECONDO CUI L'UNICO RISCHIO DI DANNO ASSOCIATO AI CAMPI ELETTROMAGNETICI (EMF) DERIVA DAGLI EFFETTI TERMICI, SI È RIVELATA SBAGLIATA. SI HANNO DUBBI SULL’INDIPENDENZA E TRASPARENZA DEI MEMBRI DELLO SCENIHR.
https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2020/646172/EPRS_BRI(2020)646172_EN.pdf
8. NON E’ STATO FINORA POSSIBILE MISURARE CON ACCURATEZZA LE EMISSIONI DA ANTENNE 5G.
Fig.2 Fonte Opengate
9. NEL 2014 LA COMMISSIONE UE HA FINANZIATO IL PROGETTO “GERONIMO” PER STUDIARE IN MANIERA INNOVATIVA LE RADIAZIONI ELETTROMAGNETICHE. IL PROGETTO E’ TERMINATO NEL 2018, MA NON HA ANCORA CONDOTTO STUDI SUI POTENZIALI DANNI DA TECNOLOGIA 5G.
10. I LIMITI ALLE ESPOSIZIONI IN VIGORE SONO INDIRIZZATI A PREVENIRE SOLO IL RISCALDAMENTI DEI TESSUTI.
11. CIRCA IL PRINCIPIO DI CAUTELA, VI SONO STATI MOLTI FALLIMENTI IN PASSATO.
12. LA COMMISSIONE SCIENTIFICA UE CHE AVEVA MANDATO DI VALUTARE I RISCHI DA ESPOSIZIONE 5G, (E CHE LI AVEVANO GIUDICATI INESISTENTI) AVEVA MEMBRI CON CONFLITTO DI INTERESSI. LA COMMISSIONE E’ STATA DESTITUITA. LA NUOVA COMMISSIONE, A DICEMBRE 2018, DICHIARAVA CHE RITIENE ALTI I RISCHI DI DANNI BIOLOGICI DA 5G.
http://www.5gappeal.eu/the-5g-appeal/
13. APPELLO DI 245 SCIENZIATI: IL PROBLEMA NON E’ SOLO LA FREQUENZA CUI OPERA IL 5G (ONDE MILLIMETRICHE) , MA IL FATTO CHE USI UNA MODALITA’ PULSATA.
https://ec.europa.eu/health/sites/health/files/scientific_committees/scheer/docs/scheer_s_002.pdf
14. (2018) SCIENTIFIC COMMITTEE ON HEALTH, ENVIRONMENTAL AND EMERGING RISKS SCHEER STATEMENT ON EMERGING HEALTH AND ENVIRONMENTAL ISSUES. The lack of clear evidence to inform the development of exposure guidelines to 5G technology leaves open the possibility of unintended biological consequences.
ELSEVIER 2016 . https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1438463917308143?via%3Dihub
Towards 5G communication systems: Are there health implications? (Elsevier gennaio 2018)
15. MENTRE FISICI ED INGEGNERI SI LIMITANO A DARE ASSICURAZIONI CIRCA IL FATTO CHE LE ONDE ELETTROMAGNETICHE NON PROCURANO RISCALDAMENTO; SCIENZIATI DI CULTURA MEDICA INDICANO CHE CI SONO ALTRI MECCANISMI CELLULARI DA INDIRIZZARE. NEL CASO DI ONDE MILLIMETRICHE ESISTONO GIA’ STUDI CHE TROVANO EFFETTI SUL SISTEMA IMMUNITARIO, SULLA PELLE, SUGLI OCCHI E RESISTENZA AGLI ANTIBIOTICI.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2542519618302213
16. PLANETARY ELECTROMAGNETIC POLLUTION: IT IS TIME TO ASSESS ITS IMPACT
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3666062
17. (1987) DANNI BIOLOGICI DA ONDE PULSATE: IN VITRO STUDIES OF MICROWAVE-INDUCED CATARACT. II. COMPARISON OF DAMAGE OBSERVED FOR CONTINUOUS WAVE AND PULSED MICROWAVES.
18. (2002)L’ANALISI DI PUBBLICAZIONI “PEER REVIEWED” RIVELA DANNI DEL DNA A CAUSA DI RADIAZIONI EM A BASSA INTENSITA’. NE DESCRIVE I PROCESSI CELLULARI (2002).
https://www.saferemr.com/2017/08/5g-wireless-technology-millimeter-wave.html
19. (2020) - GLI AMERICANI SI AFFIDANO A STUDI RUSSI: GIA’ DAL 1977 SI CONOSCEVANO I DANNI BIOLOGICI CAUSATI DA ONDE MILLIMETRICHE.
(20) PRECURSORI DI BRILLOUIN
https://microwavenews.com/news/backissues/m-a02issue.pdf
All'inizio del 2002, la pubblicazione tecnica con base a New York, Microwave News ha pubblicato un articolo sui precursori di Brillouin. Il problema a quel tempo era rappresentato dalle radiazioni non ionizzanti provenienti dalla struttura radar PAVE PAWS a schiera graduale di Cape Cod, Massachusetts, USA. Un precursore di Brillouin è un impulso di radiazione molto veloce, che quando entra nel corpo umano, può generare una scarica di energia che può viaggiare molto più in profondità di quanto previsto dai modelli convenzionali. E se ne discuteva il possibile danno biologico.
In un'intervista di Microwave News il professor Kurt Oughstun (*), spiegava come i precursori di Brillouin siano generati da antenne radar a matrice graduale (ossia pulsata). Alla domanda "I precursori di Brillouin sono un fatto peculiare delle radiazioni radar?", Oughstun rispose: “No, per niente. Man mano che le velocità di trasmissione dei dati continueranno ad aumentare, i sistemi di comunicazione wireless potrebbero, in un certo momento, in un futuro non troppo lontano, avere le condizioni necessarie per produrre precursori di Brillouin nei tessuti viventi. "
L’intervistatore, in seguito, inviò un'e-mail a Oughstun chiedendo se esistesse la possibilità che i precursori di Brillouin fossero creati dalla tecnologia 5G. La sua risposta fu: “Probabilmente questa condizione non è ancora soddisfatta, ma è vicina. Una velocità dati di 10 Gbps (gigabit al secondo) o superiore sarebbe, tuttavia sufficiente per creare precursori di Brillouin, e sarebbe preoccupante."
Nel novembre 2018, GSMA, l'organizzazione industriale che rappresenta gli interessi degli operatori di telefonia mobile in tutto il mondo, pubblicò la sua posizione sullo spettro del 5G. Per citare, in parte da pagina 3: "Il 5G sarà definito in una serie di specifiche standardizzate che saranno concordate da organismi internazionali, in particolare il 3GPP e in definitiva dall'ITU nel 2020. L'ITU [International Telecommunications Union] ha delineato criteri specifici per IMT-2020 - comunemente considerati come 5G - che supporterà banda larga mobile potenziata: comprese velocità di download di picco di almeno 20 Gbps ... "
COME SI PENSA I PRECURSORI DI BRILLOUIN AGISCANO SUL CORPO UMANO
“Diverse singole antenne “PHASED ARRAY” irradiano impulsi in una sequenza temporale specificata. All'interno del raggio principale questi impulsi sono in genere separati da brevi intervalli. Gli impulsi possono sovrapporsi a vicenda in modo tale che possano produrre un cambio di fase estremamente rapido nel campo elettromagnetico. Cosa succede quando la fase cambia molto rapidamente? L'effetto più importante è che la radiazione non decade più in modo esponenziale e la maggior parte dell'energia RF viene assorbita in pochi centimetri quadrati di pelle umana. La nostra ricerca mostra che se un cambiamento di fase è sufficientemente rapido, a campo quasi statico, viene generato un precursore di Brillouin; quando esso viene generato, la radiazione penetra nel corpo umano. Questo tipo speciale di campo d'onda è stato descritto per la prima volta dal fisico francese Leon Brillouin in 1914. Abbiamo scoperto che gli impulsi che producono un precursore di Brillouin possono fornire una frazione significativa della loro energia in profondità nel tessuto, molto più degli impulsi di un radar convenzionale. Il campo generato dal precursore di Brillouin è totalmente diverso dalla radiazione RF / MW indirizzata in ANSI / IEEE. Nel suo articolo del 1994, il Dr. Richard Albanese ha descritto quattro potenziali meccanismi per danni biologici ai tessuti dovuti a un precursore di Brillouin. Questi sono: cambiamenti nella conformazione delle molecole; cambiamenti nei tassi di reazioni chimiche, effetti su membrane e danni termici. Secondo me, i più gravi possono essere gli effetti della membrana. Un singolo precursore di Brillouin può aprire piccoli canali attraverso la membrana cellulare perché, mentre passa attraverso essa, può indurre un cambiamento significativo nel potenziale elettrostatico
(*) Kurt Oughstun è professore di ingegneria elettrica e matematica all'Università del Vermont, Burlington. Ha svolto ampi lavori sulla propagazione di impulsi elettromagnetici estremamente brevi attraverso diversi tipi di materiali; ed è autore di oltre 50 articoli pubblicati, nonché del libro di testo “Propagazione di impulsi elettromagnetici nel dielettrico causale” (Berlino: Springer-Verlag , 1994)
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