Andreea Dumez (Bucarest, Romania e New Hampshire) - Warming Oceans and Sea Level Rise
Anomala crescita del livello dei mari del pianeta
di Vincenzo Rampolla
Negli ultimi 20 anni, il livello del mare sulle coste è cresciuto in media di 2,6 mm all'anno. Oggi è molto più veloce del passato e per i ricercatori dell'Università East Anglia di Norwick (GB) varia da 7,8 a 9,9 mm. Come spiegare un fenomeno all’apparenza insolito? Il livello dei mari si sta alzando per effetto del riscaldamento globale antropico (causato dall’uomo) e per l'aumento delle temperature globali, a sua volta all’origine di due fenomeni concomitanti: l'espansione termica dell'acqua (l'acqua più calda occupa un volume maggiore) e lo scioglimento dei ghiacciai. A questo si aggiunge il fatto che in molte zone si ha anche un abbassamento antropico del terreno, sempre legato ad attività umane: pompaggio di acque sotterranee, estrazione di petrolio e gas, estrazione mineraria, ecc. Nel secolo scorso, la città di Tokyo ha subito un cedimento di 4 m, poi rallentato con l’arresto dell'estrazione delle acque sotterranee. Secondo gli studiosi, il 58% della popolazione costiera mondiale vive in aree in cui il terreno continua a cedere e in regioni in particolare in cui gli effetti dell'innalzamento del livello del mare sono molto più marcati di quelli previsti dagli Enti preposti a questi studi come l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change).
E il problema del cedimento del suolo appare ora fondamentale nell’ottica di una sempre più approfondita analisi causa-effetto del riscaldamento globale. Non mancano le schermaglie tra Università e Centri di Ricerca nella costruzione degli algoritmi richiesti per simulare il fenomeno del riscaldamento globale e dare previsioni per il futuro prossimo e imminente.
Le città di Shanghai (Cina), Bangkok (Thailandia), New Orleans (Stati Uniti) e Jakarta (Indonesia) si sono abbassate di 2-3 m e il trasferimento di Jakarta all'isola del Borneo è dovuto al fatto che la capitale dell'Indonesia sembra stia letteralmente affondando. Questo l’oracolo degli scienziati: i mari saliranno più rapidamente del previsto, lo scioglimento dei ghiacciai e la dilatazione termica sono inarrestabili. Ci raccontano dunque che la cosa è certa e il riscaldamento globale innalzerà i mari. E allora, quanto dobbiamo aspettare prima che il livello ci arrivi alla gola? Mancano le risposte.
I ricercatori difendono il loro lavoro e tergiversano con pretesti: i modelli di calcolo delle previsioni sono eccessivamente ottimisti. Questo il mantra: i mari saliranno sempre più velocemente, più di quanto indicato dai calcoli. Per l'Istituto Niels Bohr (DK) le previsioni sono eccessivamente caute e si tira in ballo il confronto diretto con i dati satellitari. Nel secolo scorso, il livello medio del mare è aumentato di oltre 26 cm e alla velocità ricalcolata con ritocchi agli algoritmi per avere la rapidità con cui il mare reagirà ai cambiamenti climatici. Nel periodo 1993 - 2011 la media iniziale dai 2,6 mm all'anno è ampiamente andata oltre 3,2 mm. Impressionante crescita del 25%.
Conclusione: Il quadro di come il mare reagisce all'aumento della temperatura è troppo limitato, per mancanza di disponibilità di dati completi e coerenti. Prendiamo l'Antartide come esempio. I satelliti misurano lo scioglimento della calotta glaciale solo dagli anni 90. Confrontando i dati misurati sperimentalmente su un periodo relativamente breve di circa 150 anni, verifichiamo la correttezza dei nuovi modelli dotati di migliore sensibilità.
Si ripete alla nausea che l'innalzamento del livello del mare è una delle conseguenze del riscaldamento globale e si vede che più aumentano i fattori causali inseriti, più l’algoritmo si migliora, più preoccupanti sono i risultati. Guardiamo la Groenlandia: il ghiaccio si sta sciogliendo e innalza il livello del mare Artico di alcuni metri. Si sa che con l'aumento delle temperature, il livello del mare aumenta, primo per effetto dell’espansione termica, perché l'acqua più calda occupa un volume maggiore, in una proporzione piuttosto semplice da valutare e prevedere, secondo perché cresce l’allarme per un riscaldamento dell’Artico più rapido del resto del pianeta. Visto globalmente il processo è più complesso. Le emissioni di gas serra continuano e il riscaldamento globale si avvicina alla soglia dei 4°C entro il 2100. Ha senso continuare a ripetere che centinaia di milioni di persone vivono in aree soggette a inondazioni costiere e che la probabilità di inondazioni devastanti crescerà drasticamente con un brusco aumento del livello del mare? Se non si limita il riscaldamento globale antropico, raggiungeremo un punto in cui proteggere le persone diventerà impossibile. Sono le leggi della Natura. Lo dice anche Martin Siegert, un altro ricercatore inglese dell'Imperial College di Londra (GB). Con il suo team ha analizzato modelli che prevedono gli effetti del riscaldamento sulle calotte polari. Per un riscaldamento di 4°C entro il 2100, si prevede un innalzamento globale del livello del mare tra 0,61 e 1,10 m!
La ricerca va avanti e gli algoritmi continuano a non convincere. Non tengono sufficientemente conto dei processi che possono portare rapidamente a una significativa perdita di massa a livello della calotta glaciale. All’Imperial College hanno riscoperto il bilancio di massa, la differenza tra la perdita di massa annuale della calotta glaciale dovuta a scioglimento superficiale e l'aumento di massa per le nevicate. Le previsioni dei modelli più recenti in scenari ad alte emissioni di gas serra e a medie e basse emissioni, hanno ancora una volta modificato i risultati. Nuovi modelli e innalzamento del livello del mare, sempre più in crescita. I ricercatori dell'Università di Oslo (NO) sostengono a gran voce che in uno scenario equivalente di emissioni, nel XXI secolo in Groenlandia il contributo della calotta glaciale al livello del mare nei modelli più recenti è maggiore di 2,6 - 5 cm rispetto a quelli precedenti con un maggiore aumento della temperatura, fino a crescere oltre 1,3°C nell'Artico, seguito da uno scioglimento più intenso. In uno scenario di emissioni molto elevate, entro il 2100 i nuovi modelli di Oslo prevedono che la stagione dello scioglimento si dilati di 22 giorni !
Ancora una volta si tocca con mano una sensibilità del clima alle emissioni di gas serra superiore a quella calcolata. Senza spingersi ai principi cibernetici di Norbert Wiener, vengono rispolverati quelli di Archimede e di Newton. In gergo si tratta degli stati detti di retroazione, fenomeni di feedback (positivi/negativi). Due esempi per chiarire il concetto.
• feedback positivo da vapore acqueo, meccanismo di riscaldamento amplificato: con l’aumento della temperatura atmosferica, aumenta anche il vapore acqueo, uno dei principali gas serra, quindi l'effetto serra aumenta e la temperatura continua a salire.
• feedback negativo da nubi basse, riscaldamento dell'atmosfera attenuato: con l’aumento della temperatura atmosferica si formano nubi, ma quelle basse riflettono molta radiazione solare, per il loro forte albedo (luce riflessa o diffusa da un corpo non luminoso).
In particolare gli scienziati hanno rivisto la soglia critica per l'Artico, anticipata ora al 2046 in uno scenario di alte emissioni, mentre i precedenti modelli l’avevano piazzata nel 2058.
Si parla del momento in cui la perdita di massa annuale della calotta glaciale per scioglimento superficiale supererà il guadagno di massa dovuto alle nevicate e comunque venga chiamato da Università, Centri di ricerca, Laboratori, si tratta del dannato istante in cui il bilancio di massa diventerà negativo.
Per migliorare ulteriormente le previsioni, interviene Londra che raccomanda una migliore mappatura del suolo sotto i ghiacciai e le calotte polari, una maggiore raccolta di dati nel punto in cui i ghiacciai incontrano l'oceano e un migliore accoppiamento dei modelli di atmosfera, oceani e calotte polari.
Sulla costa nord-occidentale della Groenlandia, lo scioglimento dei ghiacciai in ridotta pendenza potrebbe assottigliare la calotta glaciale fino a 250 km nell'entroterra. È la NASA che dice la sua, particolarmente interessata a quelli che vengono chiamati ghiacciai emissari, tratti di ghiacciaio che fluiscono fino al mare e con il riscaldamento si ritraggono e si riducono e la topografia dei loro alvei mostra che quelli che scorrono su leggeri pendii potrebbero avere un impatto maggiore di quanto pensassero i ricercatori. Tali pendii con bassa inclinazione manterrebbero la diffusione nell'entroterra senza arrivare al mare. Con dati satellitari estremamente precisi - Terra e ICESat - si è stabilito che la pendenza dell’inversione della direzione verso il mare o l’entroterra è molto bassa, pari a circa 3°.
Per i ghiacciai della Groenlandia, massicci e compatti, la situazione è diversa e meno critica. In via teorica potrebbero contribuire notevolmente all'assottigliamento e scioglimento della calotta glaciale, ma si trovano in zone montagnose con pendenze scoscese e loro dispersione resterebbe confinata nell'entroterra, senza dirigersi verso il mare. E Denis Felikson, geologo NASA, aggiunge: I ghiacciai in leggera pendenza, d'altra parte, potrebbero avere un impatto in termini di innalzamento del livello del mare che non abbiamo mai sospettato. Non perché siano enormi, ma perché si degradano all’interno. Ci vorrà tempo, ma a lungo termine, anche loro potrebbero contribuire all'innalzamento del livello del mare come i grandi ghiacciai.
Di solito nelle ricerche è previsto lo scenario peggiore, anche se di rado si pensa che possa effettivamente accadere. Eppure è proprio ciò che sta accadendo, secondo un recentissimo modello che introduce il fattore umano e include il rischio di esporre popolazioni a un inaspettato innalzamento del livello del mare.
Dopo aver confrontato i risultati del modello dei dati satellitari degli ultimi anni, l'Università di Leeds (GB) ha verificato che l'innalzamento del livello del mare sembra seguire il peggiore scenario di riscaldamento globale. In Groenlandia, in Antartide e in tutto il pianeta, il ghiaccio si sta sciogliendo a incredibili velocità, pari a quelle previste dallo scenario di riscaldamento globale peggiore, quello presentato dall’IPCC all’alba di 7 anni fa. Prossimo rapporto IPCC a maggio 2022. Che fare? Aspettare pazientemente, mentre si osserva che negli anni '90, quando i ghiacciai polari hanno iniziato a essere analizzati e controllati sistematicamente dai satelliti, lo scioglimento dell'Antartide era già responsabile di un innalzamento di 7,2 mm del livello del mare e di 10,6 mm della Groenlandia. Altre misurazioni mostrano un innalzamento del livello del mare di 4 mm all'anno. Chi la vincerà? Chi avrà il modello perfetto?
Finora si è detto e ridetto che l'innalzamento del livello del mare era dovuto principalmente all'espansione termica e al volume dell'acqua di mare che aumenta con l'aumentare della temperatura, ma negli ultimi 5 anni, lo scioglimento dei ghiacci, polari o di montagna, è diventato la causa principale dell'innalzamento delle acque. Il fenomeno oggi va oltre i più avanzati modelli climatici usati per fronteggiate le conseguenze del riscaldamento globale, osservano Tom Slater e Anna Hogg, ricercatori di Leeds. Con lo scioglimento delle calotte polari, possiamo aspettarci un innalzamento del livello del mare di ulteriori 17 cm entro il 2100, sufficiente per raddoppiare la frequenza delle inondazioni in molte grandi città costiere del pianeta. Esporre decine di milioni di persone in più a questo evento climatico è potenzialmente devastante. Sopravvivrà chi avrà il migliore algoritmo o chi nuoterà meglio?
(consultazione: futura science- rilevamenti n.mayer 03/09/2020 - 28/12/2020 - 02/02/2021 - 9.3.2021; ipcc - intergovernmental panel on climate change - 5° rapporto 2014)