Aggiornato al 21/12/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire
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Louis Jean François Lagrenée (1724-1805) – Amore e Psiche


La Sessuologia: Fisiologia versus Patologia.

La Sessuologia Clinica è un’area interdisciplinare e multidisciplinare di incontro tra scienze diverse. Il suo oggetto di studio è la Sessualità, nel suo duplice aspetto fisiologico e patologico, che non è tanto e semplicemente, “Funzione Riproduttiva”, quella che utilizza gli organi genitali appunto per i fenomeni riproduttivi, quanto “Funzione Erotica”, ossia funzione che non può prescindere dagli aspetti pulsionali e relazionali.
La Sessualità è, infatti, anche e soprattutto, ‘comunicazione’.

L’etimologia della parola ‘sessualità’ deriva, secondo alcuni, dal latino sexus, che sta per secare, separare, secondo altri potrebbe essere mutuata dal greco τεκος traducibile in italiano con ‘feto’, concetto associato alla ‘creatività’, secondo altri, ancora, deriverebbe da εξiς, corrispondente a ‘condizione’ e ‘stato’, ponendo l’accento più sulla ‘identità’ (Cociglio, G, 2002).
In una sola parola, dunque, possono racchiudersi significati differenti e, a volte, opposti, che variano dalla separazione, alla creatività, alla identità, e questo rappresenta solo il primo indizio della complessità insita nel concetto di sessualità.

In quest’ambito appare evidente come il dualismo mente/corpo permei sia la fisiologia sia la patologia.  Mente e corpo non sono, infatti, entità separate e non comunicanti tra loro. E questo è comprensibile, fisiologicamente, se pensiamo a come i sistemi nervoso, endocrino e immunitario siano in correlazione tra loro.
I messaggeri ‘chimici’ che operano sia nel cervello sia nel sistema immunitario sono anche quelli che ritroviamo nelle aree neurali che regolano le emozioni. Lo squilibrio in senso patologico sarebbe un cortocircuito in questo complesso funzionamento fisiologico.
Una relazione armonicamente funzionante tra mente e corpo appare fondamentale per raggiungere un buon equilibrio psicofisico (mens sana in corpore sano), mentre la patologia sarebbe il risultato di un intoppo in questa relazione.

L' ‘emozione’, a sua volta, viene così ad essere il nodo che lega fisicità e psichicità, producendo e sostenendo l’integrazione psicosomatica in un processo che nel bambino, come vogliono le teorie psicoanalitiche, è assistito dalla mente della madre. 
Difficoltà a questo livello, nel processo di contenimento e modulazione delle emozioni, producono effetti di ‘disintegrazione’ tra il funzionamento mentale e quello corporeo che costituiscono la genesi dei disturbi psicosomatici ( Bion A.,1981). 
In una continua oscillazione tra corpo, mente ed emozioni, il più antico concetto di malattia intesa come ‘effetto di una causa’, è stato sostituito con una visione multifattoriale secondo la quale ogni evento è, verosimilmente, conseguenza dell’intrecciarsi di più fattori, tra i quali ha assunto sempre maggior rilevanza il fattore psicologico.

La transizione tra sensazione ed emozione, vale a dire tra processi più direttamente legati al corpo e processi con significato psicologico implica procedure mentali di percezione, registrazione ed elaborazione che trasformano e danno significato e contenuto emotivo alla esperienza (Ferrari A,1992).
Queste riflessioni nascono insomma dal fatto che dal punto di vista della mente, è il corpo con la sua sensorialità e ricettività che veicola e mette in contatto con la realtà ed è quindi attraverso il corpo che la mente può cercare di combattere la battaglia più radicale per tagliare alle radici le fonti di quello che potrebbe diventare conflitto psichico.

Il controllo del corpo che è tramite della realtà può assicurare alla mente il controllo della realtà, in particolare tenere ferma la realtà che cambia.
Se pensiamo appunto alla medicina psicosomatica, è comprensibile come questa parte della medicina abbia il compito di curare quelle malattie che rappresentano il risultato della lacerazione tra il mondo emozionale e affettivo e quello somatico. 

Ancora più recentemente si tende ad una concezione della medicina che guarda all'uomo come unità somato-psichica, dove la malattia si manifesta a livello organico come sintomo e a livello psicologico come disagio, e che presta attenzione non solo alla manifestazione fisiologica della malattia, ma anche all'aspetto emotivo che l'accompagna.
L’ansia, la sofferenza, le emozioni intense e troppo dolorose perché possano essere vissute e sentite, trovano una via di scarico nel soma, manifestandosi con il ‘disturbo’.
Si pensi, in campo psicosessuologico alle disfunzioni sessuali, maschili (MSD, Male Sexual Disorders) e femminili (FSD, Female Sexual Disorders).
Esse possono esprimersi in un continuum dalla insoddisfazione (con potenziale integrità della risposta fisiologica ma frustrazione emotivo-affettiva), alla disfunzione (con o senza modificazioni patologiche) alla patologia radicata nel biologico.
Tali disfunzioni possono causare un variabile grado di disagio e sofferenza (distress) personale e interpersonale.

Nell’uomo e nella donna, più disfunzioni sessuali possono coesistere e si parla, allora, di comorbidità.
Ad esempio, nell’uomo un disturbo dell’erezione può causare e associarsi a un disturbo del desiderio; nella donna, un disturbo del desiderio può coesistere con un disturbo dell’eccitazione o dell’orgasmo.
Una seconda importante comorbidità è presente, tra condizioni mediche e disfunzioni sessuali: il diabete ha ripercussioni sull’eccitazione e sull’intera funzione sessuale; le malattie cardiovascolari, insieme al diabete, sono la causa principale di disfunzioni erettive nell’uomo, ma anche di disfunzioni sessuali nella donna; le disfunzioni ormonali; le malattie neurologiche e psichiatriche (Graziottin A, 2010).

In tutto questo, la consueta distinzione del ‘sesso’, pure biologicamente fondamentale, tra sesso cromosomico (genotipo, fenotipo), sesso gametico (spermi, ovociti), sesso ormonale (gonade maschile e femminile, ormoni sessuali), sesso anatomico (caratteri sessuali secondari), sesso psicologico (vissuto identitario di sentirsi uomo o donna), assume i caratteri di un continuum, in cui il sesso anagrafico o sociale, quello che gli altri, cioè, ci attribuiscono, può coincidere o meno con il sesso desiderato, ciò che noi vorremmo essere.
Insomma…la sessualità permea tutta l’esistenza fino a confondersi con la vita stessa.

 

Riferimenti bibliografici

Bion WR, Il cambiamento catastrofico, 1981, Loescher, Torino.

Cociglio G, (a cura di) Il Manuale del Consulente Sessuale. Vol.1, La Sessualità, 2002, Franco Angeli, Milano.

Ferrari A, L'eclissi del corpo. Una ipotesi psicoanalitica, 1992, Borla, Roma.

Graziottin A, Sessuologia medica: maschile e femminile in: Di Renzo G C ( a cura di), Ginecologia e Ostetricia, Verduci Editore, Roma, 2010, Seconda edizione, vol. 2, p. 1607-1639.

Inserito il:23/01/2015 12:36:30
Ultimo aggiornamento:03/03/2015 20:11:11
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