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La probabilità non esiste?
di Achille De Tommaso
La probabilità, strumento fondamentale della scienza moderna e della vita quotidiana, è davvero una rappresentazione autentica della realtà? Oppure è solo una convenzione utile, un linguaggio creato per domare l’incertezza? Questa domanda, che attraversa la matematica, la filosofia e la fisica, ci invita a esplorare non solo la storia di questo concetto, ma anche il suo ruolo nei grandi domini della conoscenza.
Sai ched'è la statistica?
È 'na cosa
che serve pe' fa' un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che spósa.
Ma pe' me la statistica curiosa
è dove c'entra la percentuale,
perché, pe' me, la statistica è 'na eguale
tra chi magna un pollo e chi gnente ne ha.
Cioè, me spiego: da li conti che se fanno
seconno le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra ne le spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perché c'è un antro che ne magna due.
(Trilussa)
***
L’incertezza come costante universale
E’ vero, pare che l’incertezza permei non solo ogni aspetto dell’esistenza umana, ma che sia il principio informatore dell’universo stesso. Non possiamo prevedere con assoluta certezza il futuro, né comprendere appieno il passato. Questo stato di “ignoranza consapevole” ci accompagna in ogni decisione e ogni osservazione, dal calcolare il rischio di una pioggia improvvisa al decifrare il comportamento di un sistema quantistico.
Per affrontare l’incertezza, l’umanità ha sviluppato il concetto di probabilità: un linguaggio matematico per quantificare ciò che è sconosciuto. Tuttavia, il significato della probabilità varia a seconda del contesto: è uno strumento utile per descrivere il caos delle molecole in un gas, ma può anche essere un mezzo per interpretare il comportamento di particelle subatomiche, che sembrano obbedire a leggi probabilistiche fondamentali.
Il problema è che, su questa incertezza, possono essere prese decisioni sbagliate. Come andare al mare quando il rischio di pioggia era solo del 40%, e ci sei andato. E pioveva.
La Baia dei Porci e i pericoli dell’interpretazione ambigua
Un esempio concreto di quanto la comunicazione della probabilità possa influenzare le decisioni umane sbagliate è la vicenda della Baia dei Porci, nel 1961; quando gli Stati Uniti pianificarono un’invasione di Cuba per rovesciare Fidel Castro. Prima dell’operazione, il presidente John F. Kennedy chiese ai suoi esperti militari una valutazione delle probabilità di successo. Gli analisti stimarono che il piano avesse solo il 30% di possibilità di riuscita, implicando un rischio di fallimento del 70%.
Tuttavia, questa valutazione numerica venne tradotta in modo ambiguo nel rapporto ufficiale, descritta come una “fair chance.” Questa terminologia vaga e ingannevole ridusse la percezione del rischio e spinse Kennedy a procedere con l’operazione, che si rivelò un fallimento catastrofico.
In inglese, infatti, il termine "fair chance", è un’espressione che riduce la percezione del rischio; infatti potrebbe suggerire un’opportunità ragionevole, quasi equilibrata, di successo. Questo scarto semantico ha attenuato la gravità della situazione agli occhi dei decisori. Di fronte a una probabilità di successo del 30%, espressioni come "low probability" o "unlikely" avrebbero reso più chiaramente l’idea di rischio elevato, ma queste formulazioni non furono utilizzate.
Questo episodio sottolinea un aspetto cruciale: la probabilità, se comunicata male o interpretata in modo sbagliato, può avere conseguenze drammatiche, sia nella politica internazionale che nella scienza. Che nel vivere comune.
La probabilità nella fisica delle particelle subatomiche e nella termodinamica
Il problema è che, quando ci avviciniamo ai concetti di universo subatomico, la probabilità diventa realtà. Nella fisica quantistica, la probabilità non è solo uno strumento per affrontare l’ignoranza, ma una caratteristica fondamentale della realtà. Le particelle subatomiche non seguono traiettorie definite, come avviene nel mondo macroscopico, ma esistono in stati probabilistici descritti dalle funzioni d’onda. Un elettrone, ad esempio, non si trova in un punto specifico nello spazio fino a quando non viene osservato. La sua posizione è descritta da una distribuzione probabilistica, che ci dice dove è più probabile trovarlo. Questo comportamento sfida la nostra intuizione e solleva domande filosofiche profonde: la probabilità (o addirittura l’incertezza), in questo contesto, è una descrizione della nostra ignoranza o una proprietà intrinseca della natura? Il principio di indeterminazione di Heisenberg, che limita la precisione con cui possiamo misurare simultaneamente la posizione e la quantità di moto di una particella, potrebbe rafforzare l’idea che l’incertezza sia una caratteristica ineliminabile del mondo subatomico.
Si potrebbe pensare che il mondo subatomico possa avere dei diritti di usare la probabilità in maniera estesa, in quanto queste particelle ci appaiono invisibili, inafferrabili. Appartenenti ad un mondo misterioso e sfuggente. In realtà anche nell’universo molecolare, che percepiamo più tangibilmente rispetto al mondo quantistico, la probabilità gioca un ruolo fondamentale. La termodinamica statistica, che studia le proprietà collettive di un insieme enorme di molecole, si affida alla probabilità per descrivere fenomeni macroscopici come pressione, temperatura e volume.
Nel campo della termodinamica, la probabilità è essenziale per comprendere il comportamento dei sistemi complessi. Un gas, composto da miliardi di molecole che si muovono in modo apparentemente casuale, non può essere descritto deterministicamente. Tuttavia, grazie alla probabilità, possiamo prevedere con grande precisione proprietà macroscopiche come la pressione e la temperatura.
Il secondo principio della termodinamica, che stabilisce l’aumento dell’entropia in un sistema isolato, è un esempio perfetto di come la probabilità domini la natura, e non solo quella subatomica. L’entropia cresce, e sappiamo che cresce, non perché sia obbligata a farlo, ma perché è statisticamente improbabile che diminuisca.
La probabilità come linguaggio dell’ignoranza e del potere
Che si tratti della politica, della termodinamica o della fisica quantistica, la probabilità serve come ponte tra ciò che possiamo conoscere e ciò che rimane incerto. È un linguaggio per quantificare l’ignoto, ma anche uno strumento di potere, capace di influenzare decisioni e interpretazioni.
Eppure, lo sappiamo, la probabilità non è priva di limiti. I modelli probabilistici si basano su dati e ipotesi che possono essere incompleti o errati, e la loro interpretazione richiede cautela e trasparenza.
Viviamo in un universo probabilistico e, quindi, incerto
La probabilità non è una verità assoluta, ma una guida per navigare l’incertezza che caratterizza la nostra esistenza e il nostro universo. Dalla politica internazionale ai gas termodinamici, dalle previsioni meteorologiche alle particelle subatomiche, essa ci aiuta non a comprendere il caos, ma a prendere decisioni nel caos; magari scaricando la responsabilità dell’errore su un calcolo matematico. Ci sfida a trovare un senso nell’apparente disordine; a trovare un linguaggio umano per un universo che, in fondo, rimane per lo più insondabile.
Lo sappiamo bene: probabilità del 50% ? Equivale a “non so che pesci pigliare, fa’ come ti pare…”