Il futuro creativo.
Sappiamo che la musica non ha concetti, non formula proposizioni; manca d’immagini e di simboli, ossia della materia stessa del linguaggio. Non ha alcun potere di rappresentazione. Né alcuna relazione necessaria con il mondo reale. Sulla quasi totalità di noi, comunque, la musica esercita un enorme potere, indipendentemente dal fatto che la cerchiamo o meno, o che riteniamo di essere particolarmente musicali.”
Non molti, tuttavia, sono in grado di percepire la musica in tutte le sue singolarità: l’altezza delle note, il timbro, l’ampiezza degli intervalli, i contorni melodici, l’armonia; tutti, però, ne sentono la componente più primordiale: il ritmo. Eppure alcuni sanno integrare tutto questo e costruire mentalmente la musica servendosi di molte parti del cervello. A questa sensibilità alla struttura di una frase musicale, in larga misura inconscia, si aggiunge poi una reazione emozionale spesso intensa e profonda.
La musica viene ricordata anche da chi non ha particolari tendenze musicali. Alla base di tutto questo c’è la straordinaria tenacia della “memoria musicale” una specie di “imprinting”; come accade alle musiche ascoltate nei primi anni di vita che rimangono “incise” nel cervello per il resto dell’esistenza. Di fatto è dimostrato che Il sistema uditivo e il sistema nervoso degli esseri umani presentano nei confronti della musica una spiccata e raffinata sensibilità.” Ma come nasce l’ispirazione in musica? Gli studi sul comportamento del cervello negli ultimi decenni hanno fatto passi da gigante ma è tuttavia ancora del tutto ignoto il meccanismo che dà origine al processo creativo.
Secondo gli antichi greci l’ispirazione è un’irrazionale ed incomprensibile esplosione di creatività. L’ispirazione, in ogni forma di arte, non è solo desiderabile ma indispensabile per creare qualcosa di originale e nuovo. In musica la maggior parte dell’ispirazione nasce dai sentimenti di amore e di amicizia. Quante canzoni, quante melodie indimenticabili sono scaturite da questa fonte di ispirazione! Ma il processo creativo può nascere da altri stimoli come guardare un paesaggio, fare una passeggiata, osservare un opera d’arte … insomma da qualsiasi evento che ci dia delle emozioni.
Io ritengo che anche le speculazioni musicali effettuate dal programma MIDImage possano essere un importante stimolo per chi desidera creare musica. Come ho già spiegato nei precedenti articoli il programma sopracitato consente di analizzare i pigmenti di un’immagine per convertirli in suoni. E in questa bizzarra dipendenza tecnologica tra immagine e musica sembrerà di essere precipitati in un nuovo mondo nel quale i gradi di libertà del creativo si riducono a una selezione dei parametri consentiti. Ma, allora, a quale livello interviene la creatività? Il percorso creativo può avere inizio nello scatto fotografico dove si intrecciano gli stimoli a inquadrare e a scattare fotografie da elaborare in vista di musica in sintonia con l’immagine? Questa strategia creativa rappresenta una sorta di “Magia dell’immagine” con la quale ci si prepara alle scelta dei parametri da utilizzare nel processo di conversione. Proprio per la sua capacità di rispondere non solo a coerenza e rigore interni del programma, ma anche a esigenze esterne per l’eventuale personalizzazione del programma stesso, la sequenza delle note ottenute dall’esplorazione delle immagini può riuscire veramente utile a creare musica che stimoli lo spirito di chi la interpreta. E quando l’immagine crea accordi dissonanti e i suoni sembrano più ricchi dei semi grafici da cui derivano allora l’ispirazione può prendere forma.
Dunque l’idea di farci assistere da un computer diventa più suggestiva in quanto introduce una nuova virtualità controllabile come un pensiero logico capace anche di renderci più creativi. Quando poi usassimo un PC “consapevole”, come preconizza Federico Faggin – le cui ricerche sono state decisive per la nascita del microprocessore – potremmo disporre di un tutore cerebrale che memorizzando i nostri tentativi pregressi possa suggerirne di nuovi più accattivanti. Tra le constatazioni più interessanti di Faggin una è particolarmente vicina ai nostri attuali esperimenti sulle immagini: “i computer possono memorizzare ed elaborare le foto ma non le vedono. Cioè non sanno di vedere immagini, perché vedono solo bit. Ma noi che cosa facciamo quando guardiamo un’immagine? Dov’è il display nel nostro cervello? Basterà studiare come pensano le persone per conoscere come evolveranno i computers per avvicinarsi al comportamento del nostro cervello?” Con tutte le esperienze praticabili in MIDImage è possibile imparare a sentire la musica mentre si guarda un’immagine. Daniel Wojcik – l’ideatore dell’ambiente di conversione – ha creato la possibilità che sia l’operatore ad umanizzarlo attraverso la scelta di molte alternative che influenzano il processo … Ma non siamo ancora giunti al livello di un computer consapevole! La strada da percorrere è ancora molto lunga ma sicuramente l’uomo saprà percorrerla fino alla meta.
P.S. Per chi è interessato a seguire in ambiente MIDImage le manovre necessarie per attivare la conversione di un’immagine in suoni si colleghi in Internet al seguente link: