Bob Patterson (Alaska and Washington) – Arctic sunset with polar bear
Riscaldamento globale del pianeta, le verità sui cambiamenti climatici (2)
di Vincenzo Rampolla
A livello mondiale, agosto 2020 è stato il quarto mese più caldo del periodo 1981-2020, con temperature sopra la media. Lo dicono i dati di Copernicus Climate Change Service (C3S) pubblicati mensilmente dal Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche della CE.
Un rapporto registra le variazioni di temperatura a livello mondiale rispetto alla media del periodo, dell'estensione dei ghiacci marini e di altre variabili idrologiche. Colpito da enormi incendi il sud-ovest Usa, molto caldo, e il nord del Messico. Altra area con valori sopra alla media, il nord-ovest Siberia e parte dell'oceano Artico.
La temperatura dell'aria sopra gli oceani è stata più calda di 0,44 °C rispetto alla temperatura media di tutti i mesi di agosto del ventennio. L'estate 2020 è stata segnata dalla riduzione record di ghiacci nel'Artico.
Sopra l’altopiano della Siberia orientale si è insediata un’area anticiclonica, alimentata da masse d’aria caldissime e secche, che ha contribuito a surriscaldare l’ambiente, specie nel nord della Repubblica di Sacha-Jacuzia.
Fatto raro a tale latitudine, masse d’aria calda dai settori meridionali, si sono riversate nell’est del territorio siberiano, generando una brusca impennata di calore, con i termometri della taiga sopra la soglia di +34/35°C e superando i +37,3°C del 25 luglio 1988, considerata finora la più alta temperatura raggiunta nelle zone polari. Su tutti spicca Verhojansk con +38°C, la più fredda località della Siberia, circa mille abitanti con ‘insolazione’ inesistente e un record di -67,6°C.
Il caldo proseguirà soprattutto al nord accompagnato da fenomeni temporaleschi anche violenti, contraddistinti da grandinate, attività elettrica di elevata intensità, forti colpi di vento e sporadici fenomeni di tornadi.
È noto che la fusione del permafrost liberi nell’aria spore e batteri rimasti congelati per migliaia di anni. La scoperta del Bacillus Anthracis rimasto per anni congelato nel ghiaccio e riattivato diffondendosi nell’aria con lo scioglimento del permafrost, ha impedito di realizzare una nuova pista di pattinaggio nel paese. Nelle regioni più settentrionali l’antrace è nota come la Peste siberiana sterminatrice di animali e dell’uomo; la sua diffusione è facilitata dai circa 14.000 (!) cimiteri di renne lungo i percorsi delle migrazioni della Jacuzia. Il suo permafrost è di alcune centinaia di metri e si assottiglia di 5 cm l’anno.
Con lo scioglimento, il terreno è diventato cedevole, le case crollano e le condutture di gas e petrolio si spezzano, provocando incidenti e disastri ecologici.
La regione è inoltre butterata da crateri nati da esplosioni spontanee di metano. Porta dell’Inferno, diametro 800 m, è il più grande. In Europa, Copernicus ha registrato temperature di 0,9°C sopra la media e nelle regioni centro-occidentali uno stress termico molto forte per un elevato numero di giorni.
La rivista Live Science, pubblica il censimento di 66 milioni di anni di valori climatici in diversi luoghi della Terra durante l'era Cenozoica, il periodo iniziato con la morte dei dinosauri e esteso al presente.
Ricerca decennale che ha ricostruito dettagliate variazioni sul pianeta per tracciare un profilo climatico molto preciso; attraverso le perforazioni eseguite nelle profondità dell'oceano è stata analizzata la presenza degli elementi chimici presenti in migliaia di campioni di foraminiferi (protozoi marini).
I risultati indicano che la Terra ha percorso 4 stati climatici, i cicli di Milankovitch: Warmhouse, Hothouse, Coolhouse e Icehouse, in relazione a variazioni dell'orbita, ai livelli di gas serra e all'estensione del calotte polari.
È l’inizio dell’era Cenozoica. Dopo che un enorme asteroide colpì la Terra con energia esplosiva equivalente a un incalcolabile numero di ordigni nucleari, uno strato di polvere, di cenere vaporizzata e di roccia oscurò il cielo e ridiscese sul pianeta.
Con l’estinzione in massa delle specie animali e vegetali, i foraminiferi, minuscole amebe, hanno continuato a riprodursi nelle profondità marine, depositando i loro resistenti gusci di calcio e altri minerali, come era avvenuto da centinaia di milioni di anni. I resti di ogni foraminifero polverizzato in sedimenti sul fondo del mare, diventato fossile conservava nel suo guscio una parte della storia della Terra.
Ogni traccia rimasta è una registrazione permanente dei cambiamenti che il clima del pianeta ha subito. Dalla ricerca emerge che l'attuale tasso di riscaldamento globale supera di gran lunga le fluttuazioni climatiche naturali osservate in qualsiasi altro punto del Cenozoico e ha il potenziale per portare il pianeta da una lunga fase di congelamento a uno stato di clima torrido, tipico della serra.
La lunga durata dello studio ha permesso di considerare anche gli effetti astronomici sul clima del pianeta, derivati dal lento cambiamento dell'orbita e della inclinazione della Terra verso il Sole che influisce sulla quantità di luce solare (insolazione) che colpisce gli emisferi.
Dal confronto di questi cambiamenti con i dati attuali, gli scienziati hanno concluso che sono molto inferiori e su una scala temporale ben più lunga. Ogni grande salto tra gli stati climatici è stato collegato a un enorme cambiamento nei livelli di gas serra. Ad esempio, circa 10 M di anni dopo l'estinzione dei dinosauri, la Terra ha subito un grande riscaldamento noto come Massimo Termico del Paleocene-Eocene, determinato da un massiccio rilascio di carbonio nell'atmosfera.
Esaminiamo ora le emissioni umane (dette antropiche) di gas serra. Senza atmosfera la temperatura sulla Terra sarebbe di -20 °C. La radiazione solare la attraversa, la Terra in parte la riflette e viene assorbita dal suo vapore acqueo e dalla CO₂ (concentrazione 400 p.p.m., parti/milione). Risultato: l'atmosfera si riscalda, mantiene sulla Terra parte di questa energia e raggiunge la temperatura superficiale media di circa 15 °C, diversa in assenza di atmosfera.
È l’effetto serra, fenomeno che permette la vita sulla terra. Dicono gli scienziati: estrazione di petrolio e gas, agricoltura e risicoltura, produzione di elettricità e industriale, disboscamento, trasporto e altri fattori causano un aumento della temperatura che va ben oltre le variazioni naturali climatiche (di riscaldamento o raffreddamento) indotte dal cambiamento dell'orbita della Terra, a un livello mai riscontrato in decine di milioni di anni.
Altri scienziati dicono: anche se le attuali emissioni di gas serra restassero stabili, il clima potrebbe tornare a livelli mai visti dal Massimo Termico. Cambiamenti che non richiederebbero milioni di anni, ma alcuni secoli. Tra di loro, ogni gruppo di scienziati taccia l’altro di negazionismo.
Nel 1958, la Nasa osservò per la prima volta i mutamenti dell’orbita solare della Terra e della sua inclinazione assiale, entrambi all’origine delle variazioni naturali del clima. Concluse, in breve, che le attività umane non influenzavano il clima della Terra.
Nel 1982 il National Research Council dell’U.S. National Academy of Sciences ha adottato come vere le osservazioni della Nasa dichiarando: Le variazioni orbitali rimangono il meccanismo più accuratamente esaminato dei cambiamenti climatici su scale temporali di decine di migliaia di anni e sono di gran lunga il caso più evidente di un diretto effetto del cambiamento dell’insolazione nella bassa atmosfera della Terra.
Nel 2000, la Nasa rispolvera la Teoria di V.Milankovich e pubblica informazioni sul suo sito Earth Observatory sui cicli del russo che svela che il clima del pianeta cambia a causa di fattori esterni che nulla hanno a che fare con l’attività umana: Le variazioni stagionali e latitudinali della radiazione solare che colpisce la Terra in modi differenti e in momenti differenti hanno il più grande impatto sui modelli dei cambiamenti climatici del pianeta.
Nel settembre 2019 la Nasa scrive: Milankovich è stato in grado di formulare un modello matematico che ha calcolato le differenze latitudinali nell’insolazione e nella corrispondente temperatura in superficie per 600.000 anni prima del 1800. Ha poi tentato di correlare questi cambiamenti con la crescita e il ritiro delle ere glaciali. I cambiamenti dell’eccentricità orbitale influenzano la distanza Terra-Sole e attualmente, tra il perielio (distanza minima, di solito al 3 gennaio) e l’afelio (distanza massima, intorno al 4 luglio) esiste una differenza solo del 3% (5 Mkm). La differenza vale un aumento di circa il 6% della radiazione solare in arrivo da luglio a gennaio. La forma dell’orbita cambia da ellittica a quasi circolare in un ciclo compreso tra i 90.000 - 100.000 anni e quando l’orbita è ellittica, l’insolazione al perielio sarebbe 20-30% maggiore rispetto all’afelio, causando un clima molto diverso da quello odierno. Oggi, l’asse della Terra è inclinato di 23,5° dal piano della sua orbita intorno al Sole e durante un ciclo in media di 40.000 anni, l’inclinazione varia tra 22,1° e 24,5°.
I cambiamenti dell’asse, - continua la Nasa riprendendo le esatte parole dello scienziato russo. - alterano le date di perielio e afelio, aumentano il contrasto stagionale in un emisfero e lo riducono nell’altro. Invece, dovremmo concentrarci su minacce più consolidate dal cambiamento climatico - tuona Claverie. - (biologo docente a Aix-Marseille - v.art.1).
I Paesi del nord, con il riscaldamento della Terra saranno più suscettibili alle epidemie di morbi ‘meridionali’ come malaria, colera e febbre dengue, poiché questi agenti patogeni prosperano in climi più caldi. Non dovremmo ignorare i rischi solo perché non possiamo quantificarli, esiste una probabilità diversa da zero che gli agenti ci infettino, se rianimati… quanto sia probabile non è noto, ma è una possibilità. Batteri curabili con antibiotici, batteri resistenti, virus… chi lo sa? Se l'agente patogeno non è stato a lungo a contatto con l’uomo, il nostro sistema immunitario sarebbe impreparato. Quindi, sì, potrebbe essere pericoloso.
Pericoloso, come l’atteggiamento della Nasa che da 60 anni ha difeso ad oltranza la tesi che le attività antropiche non influenzano il clima della Terra e ora ‘velatamente’ difende all'opposto la posizione dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) massimo organismo che concentra e trasmette i rapporti sul clima della comunità scientifica mondiale, che riceve il Premio Nobel per la Pace nel 2007 e che pontifica nel suo ultimo rapporto 2018: Dal periodo preindustriale ad oggi il riscaldamento dovuto alle emissioni antropiche persisterà per secoli e millenni e causerà cambiamenti a lungo termine nel sistema climatico, vedi l’innalzamento del livello del mare e i conseguenti impatti.
Antichi giochi di potere e denaro dietro le quinte.
Quando si iniziò a parlare della teoria dell’astrofisico russo Milankovich? La teoria fu esposta la prima volta nel 1941 e per 60 anni nessuno l’aveva letta o aveva finto… Nell’Italia dei tifoni e delle frane, dell’incuria di corsi fluviali, di incendi di boschi, smottamenti e alluvioni, a fine 2019 si assiste alla tenzone tra due eminenti cattedratici, Università Cattolica Sacro Cuore di Brescia uno, Scuola Superiore S.Anna di Pisa l’altro, entrambi docenti di Fisica. Entrambi scrivono una petizione al Capo dello Stato, al Presidente del Consiglio e ai Presidenti delle Camere. Entrambi alla guida di coorti di fautori, uno che alla guida di 145 scienziati sostiene: Non esiste un consenso scientifico sull'origine umana del riscaldamento globale, questo fenomeno si è verificato anche in passato per cause naturali, non c'è una emergenza climatica e le politiche di riduzione delle emissioni sono inutili per governare il clima e negative per lo sviluppo economico. Il riscaldamento globale è una congettura non dimostrata e dedotta da alcuni modelli climatici teorici.
L’altro, raccoglie 308 scienziati esperti di atmosfera e di clima e sostiene che: I livelli di gas serra e le variazioni climatiche osservate confermano quanto la fisica di base e i modelli hanno predetto, ovvero che le attività antropiche sono la causa principale dei cambiamenti a cui stiamo assistendo.
Duello di baroni. Entrambi, stupisce, hanno dimenticato di inviarla anche a Padre Francesco.
A settembre 2015, 196 delegati discutono a Parigi il trattato per limitare l’incremento medio della temperatura globale a 1,5°C: ridurrebbe i rischi. Non si fissa alcun patto vincolante, ma ogni 5 anni se ne rivalutano gli obiettivi; aderisce chi fa parte dei 55 Paesi che rappresentano il 55% delle emissioni mondiali di gas serra. 189 firmano per la rivalutazione, solo 19 per il patto, 0,2% delle emissioni, inclusi Francia, Norvegia, Palestina e qualche arcipelago.
Usa, Cina e India, i maggiori inquinatori mondiali, si defilano.
(consultazione: focus; nasa; meteoweb; naturanews; usa bureau of land management; bollettino Copernicus Climate Change Service (C3S); science; boulder - colorado university; biorxiv study; © vera salnitskaya - the siberian times; © vasily bogoyavlensky, aft - getty images; jasmin fox-skelly: ipcc 2018; la ricerca – scienza