Sintomi fisici e psicologici dell’anoressia nervosa.
Sintomi fisici
L'anoressia mentale è un disordine dell'età adolescenziale, e in una percentuale del 95% ne sono colpiti i soggetti di sesso femminile.
Il periodo di comparsa dei sintomi è in genere dopo 3-5 anni dal menarca.
Il corpo del soggetto anoressico è sottoposto ad un forte stress le cui conseguenze sul piano fisico sono rappresentate da: disturbi del sonno, stitichezza, ipotensione, intolleranza al freddo -forse per ipotiroidismo-, colore cianotico alle estremità a causa della scarsa funzionalità del micro-circolo, dolori addominali e sensazioni di gonfiore anche dopo aver mangiato piccole quantità di cibo, lanugine o irsutismo lieve.
L'aspetto clinico delle ragazze anoressiche presenta cachessia –deperimento organico dell'organismo-, edema periferico -accumulo di liquido interstiziale-, e cute dall'aspetto giallastro, a causa dell'eccessiva carotinemia. La riduzione della massa ossea è correlata con la lunghezza dei periodi di amenorrea, con l'indice di massa corporea (BMI) minimo raggiunto, e con la durata dell'anoressia. Amenorrea che può essere primaria se i cicli mestruali non sono affatto comparsi (assenza del menarca) o secondaria se sopraggiunge dopo un periodo di cicli normali. La amenorrea non è solo un sintomo “fisico”, ma anche espressione di un disagio psicologico, rappresentato dalla mancata accettazione da parte della ragazza della propria femminilità (essere donna) e della propria fertilità (essere madre). Tanto è vero che in alcuni casi, anche se il peso aumenta i cicli mestruali non sempre si ripristinano.
I primi indicatori dell'imminente disturbo sono la preoccupazione per il peso corporeo -anche in pazienti già magre- e la limitazione nell'assunzione del cibo. La preoccupazione e l'ansia circa il peso successivamente aumentano, anche qualora sopravvenga il deperimento.
La negazione del disturbo e la distorsione dell'immagine corporea, sono delle caratteristiche rilevanti. Come mise in luce Bruch H., pioniera nell'osservazione clinica sull'importanza dell'esperienza disfunzionale dell'immagine corporea nei DCA, ciò che è patognomico dell'anoressia non è tanto la severità della malnutrizione, quanto piuttosto la distorsione dell'immagine corporea associata ad essa.
Le ragazze anoressiche dimostrano assenza di consapevolezza circa il deperimento, anche quando sia avanzato. Il vigore e la testardaggine con cui difendono il loro aspetto corporeo come normale rappresenta per loro “l'unica possibile sicurezza contro il temuto destino di diventare grassi”. (1)
La risoluzione della distorsione della propria immagine corporea è quindi un prerequisito fondamentale per la guarigione.
La consapevolezza del proprio aspetto è differente nelle due forme di anoressia, in quella primaria o pura, il soggetto si identifica con il suo aspetto dimagrito e lo nega -forma egosintonica-, mentre nell'anoressia nervosa atipica, il soggetto è consapevole della sua eccessiva magrezza -forma egodistonica-.
Secondo la Bruch, la falsa percezione di sé è un meccanismo di difesa contro l'ansia profonda di non sentirsi un soggetto meritevole e capace di gestire la propria vita.
L'unica via per diminuire la sofferenza emotiva per le pazienti è attuare un controllo del corpo negando il cibo.
Le pazienti non si lamentano dell'anoressia o della perdita di peso, di solito fanno resistenza al trattamento e sono condotte dal medico su iniziativa delle proprie famiglie, spesso a causa di malattie intercorrenti, oppure da fastidi legati ad altri sintomi quali gonfiore, dolore addominale, stipsi.
L'appetito non è un sintomo che possa indicare l'insorgere della malattia, in quanto si conserva anche se la paziente arriva ad essere cachettica. Le pazienti sono assorbite dai pensieri riguardanti il cibo, mentono sull'assunzione dei pasti, e sui comportamenti nascosti come il vomito. Il 50% delle anoressiche presenta abbuffate seguite da vomito auto-indotto, e fa uso di lassativi e diuretici, attuando il tipico comportamento di abbuffata-eliminazione. Il restante 50% delle pazienti riduce semplicemente l'assunzione di cibo.
Alcuni sintomi fisici sono le alterazioni endocrine, che comprendono schemi di secrezione di ormone luteinizzante, tipici della fase prepuberale o puberale precoce, bassi livelli di tiroxina e triiodotironina, e aumento della secrezione di cortisolo.
In una paziente gravemente malnutrita, potenzialmente ogni apparato principale può soffrire disfunzioni, ma i disturbi cardiaci e idroelettrolitici sono i più pericolosi.
Compaiono bradicardia, un ridotto volume di eiezione e della gittata cardiaca, dei diametri telediastolici e della massa muscolare cardiaca. Le conseguenze sono una riduzione del consumo massimo di ossigeno, minore frequenza cardiaca ed una ridotta gittata cardiaca e sistolica. (2)
Possono manifestarsi disidratazione e alcalosi metabolica e bassi livelli ematici di potassio, tutto ciò è aggravato dal vomito auto-indotto e dall'uso di lassativi o diuretici.
Tra i sintomi fisici compaiono anche capogiri e sincope.
Tutte queste problematiche, connesse al coinvolgimento cardiaco, possono portare al verificarsi di morti improvvise, per lo più causate da aritmie ventricolari.
Alcune pazienti presentano infatti un prolungamento dell'intervallo QT (anche se la valutazione viene corretta rispetto alla frequenza cardiaca), che associato ai rischi imposti dai disturbi elettrolitici può predisporre ad aritmie.
Un'ulteriore problematica da ricordare è, come già detto, l'amenorrea, ossia l'assenza del ciclo mestruale, quale primo segnale d'allarme del disturbo anoressico.
L'interpretazione dell'amenorrea è stata molto discussa. Alcune ipotesi la fecero dipendere dal calo ponderale, ma questa impostazione risulta inappropriata in quanto contraddice due punti fermi riscontrati nell'analisi dei casi clinici: la sospensione del ciclo mestruale in genere precede il dimagrimento, inoltre alla ripresa del peso della paziente in via di guarigione non corrisponde la parallela ripresa del ciclo. In base a ciò è preferibile supporre che nell'amenorrea, appunto, "vengano messe in gioco l'identità femminile e la sua accettazione", (3) rimandando alla sfera d'influenza psicologica.
Sintomi Psicologici
Molti dei soggetti affetti da anoressia nervosa sono precisi, compulsivi e intelligenti, con ambizioni molto elevate in termini di carriera e successo. È stato rilevato che le pazienti anoressiche spesso perdono interesse nella sfera sessuale.
Il fatto che l'anoressia mentale insorga come conclamato quadro clinico, nella grande maggioranza dei casi dopo la pubertà e in soggetti di sesso femminile, indusse a ipotizzare che la malattia fosse in diretto rapporto con la causalità dello sviluppo sessuale o con problemi di natura sessuale quali ad esempio la paura della gravidanza, le fantasie di fecondazione orale, i traumi sessuali, l'insufficiente informazione.
La sessualità, però, non rappresenta il problema originario per questi soggetti.
La maggioranza delle pazienti donne non è mai arrivata alla genitalità in senso psicologico. La grave immaturità, le numerose rimozioni profonde degli impulsi libidici pregenitali, la debole e disintegrata struttura dell'io, tendono a mantenere questi soggetti a livelli molto infantili dello sviluppo personale.
Il sorgere del problema sessuale, connesso all'inarrestabile sviluppo del corpo, agisce scatenando situazioni traumatiche, o più semplicemente nuove e inattese, mettendo in evidenza la preesistente fragilità di questi soggetti.
Tra i sintomi psicologici possiamo ricordare il desiderio del dimagrimento, la paura nell'acquistare peso, la negazione della fame, la distorta percezione dell'immagine corporea ed il senso di inefficienza in ogni compito che il soggetto svolge.
Il corpo
Il corpo, per ciò che concerne la sua rappresentazione a livello fisico, è visto attraverso un'immagine negativa e non accettata, con un aspetto grasso, le cosce grosse, l'addome prominente; il corpo percepito è invece oggetto di una continua sensazione di pesantezza. Entrambe queste visioni del corpo inducono la paziente ad annullarlo attraverso la negazione del cibo.
L'anoressia, in qualità di disturbo narcisistico, avrebbe origine da una problematica integrazione dei diversi distretti corporei, delle rispettive funzioni e delle esperienze psicofisiche, causate in parte dall'interferire di un'emozione specifica, apparsa durante lo sviluppo e poi cronicizzata.
Il non mangiare è considerata l'unica soluzione per dimostrare la propria onnipotenza, in cui, dicendo “no” al cibo verrebbe soddisfatto il narcisismo primario. La distorsione dell'immagine corporea è realizzata da un rifiuto di dipendenza e di debolezza nei confronti dell'altro. Nell'anoressia nervosa è evidente come il corpo svolga un ruolo fondamentale nel rispecchiare il disagio e il disturbo provato dal paziente. Esso è ricco di implicazioni culturali, comunicative, inerenti con le più profonde esperienze interiori del soggetto.
Rappresenta dunque una realtà complessa, come complessa è l'interazione e la funzione che svolge in un disturbo alimentare.
Il corpo rappresenta, innanzitutto, un potente mezzo comunicativo. Il soggetto non solo possiede un corpo, ma è esso stesso corpo. Oltre a quello verbale l'uomo ha a disposizione il linguaggio corporale. La comunicazione non verbale, il sorriso, il pianto ed il silenzio sono anch'essi portatori di significati. Il linguaggio del corpo è una forma importante ed originaria di comunicare costantemente, permanentemente e anche involontariamente con gli altri e il mondo.
Ciò è tanto più evidente quando si consideri che, anche quando venga meno la comunicazione verbale, il linguaggio corporeo continua a sussistere e a comunicare.
Infatti in alcune forme depressive, anche psicotiche, quando la parola si spegne l'unico linguaggio che persiste è quello corporeo.
Il corpo rappresenta dunque un fondamentale segno dell'interiorità del soggetto, e un insostituibile mezzo espressivo, attraverso il quale poter cogliere ciò che intende comunicarci.
L'immagine che un soggetto possiede del proprio corpo è dunque di estrema importanza per il tema trattato, e la modalità di costruzione di tale immagine può fornire indizi utili al fine di comprendere il paziente.
La valutazione che un soggetto propone della propria immagine corporea è determinata dalla incongruenza fra le caratteristiche fisiche auto-percepite e il proprio ideale corporeo.(4)
L'adolescente costruisce un'immagine ideale osservando il corpo degli altri, con cui confronta il proprio, identificandosi con persone che ammira fisicamente, utilizzando le indicazioni che l'ambiente culturale fornisce sulla bellezza e la prestanza fisica. (5)
I processi di autovalutazione del proprio aspetto fisico vengono attivati da alcune situazioni specifiche come l'esposizione del corpo, lo specchiarsi, le critiche e i paragoni. I dialoghi interni che ne risultano generano pensieri automatici altamente emotivi e interpretazioni sul proprio aspetto fisico. Nel caso delle ragazze anoressiche non esiste una critica della loro corporeità che sia precaria, ma tende piuttosto ad assumere la dimensione della fissità.
Il periodo adolescenziale è una trasformazione del corpo, un cambiamento di esso e del mondo in cui vive. Il corpo è un mediatore tra il soggetto e la realtà esterna.
Nell'anoressica adolescente il corpo non matura, ma si aggrappa ancora ad un mondo infantile o preadolescenziale. In questo modo la vita sessuale verrà vissuta in modo ambivalente: attraverso un corpo che si apre alla vita sessuale, ma che al contempo se ne allontana, negandone la maturità connessa alla sessualità.
La percezione del corpo resta quindi come “sigillata” nell'età preadolescenziale, impedendo la funzione mediatrice del corpo tra l'io ed il mondo esterno.
Tuttavia il corpo non è solo mediatore ma è anche connesso alla rappresentazione interiore del soggetto.
La percezione deformata della propria immagine corporea nell'anoressia, non è un disturbo della percezione o del pensiero, bensì una distorsione cognitiva della rappresentazione del sé corporeo.
Al fine di trattare il tema del corpo nell'ambito dell'anoressia, è utile e preliminare l'analisi del concetto di schema corporeo.
Le prima ricerche relative alla rappresentazione interiore del corpo nascono nella seconda metà dell'Ottocento grazie a dottrine quali la fisiologia e la patologia neurologica, che considerano il cervello come sede centrale della mente umana. Grazie all'apporto di queste discipline e della psichiatria medica francese nacque in seguito il concetto di schema corporeo.
Bonnier, (6) nel 1905, introduce questo termine per definire la rappresentazione spaziale e topografica del corpo al fine di spiegare l'aschematia, patologia dell'alterazione della raffigurazione corporea. Lo studioso sottolinea come il corpo, sulla base dell'attività vestibolare, conferisce il senso dello spazio che permette al soggetto di orientarsi oggettivamente nel mondo, e soggettivamente nella localizzazione delle diverse parti del proprio corpo.
Verso gli anni venti, Pick riconferma il modello di Bonnier, ipotizzando che la funzione conoscitiva garantirebbe la continua consapevolezza del corpo, rendendo il soggetto in grado di situarsi nello spazio, teoria riconducibile al concetto di schema corporeo.
Negli stessi anni, Head (7) propone il modello posturale, secondo il quale il corpo consente la percezione degli input sensoriali, tattili, visivi e posturali che dalla periferia convergono al cervello diventando processi mentali consapevoli, in questo modo gli output permetterebbero la relazione, la codifica e l'integrazione dei messaggi in un processo evolutivo.
Egli aggiunge quindi alla definizione di Bonnier la fondamentale dimensione temporale, giungendo al concetto di schema corporeo come una realtà dell'individuo in continua costruzione. La modificazione dello schema temporaneo sarebbe legata allo sviluppo delle strutture psichiche, grazie al fatto che le nuove sensazioni posturali vengono messe in relazione con le esperienze passate attraverso un processo corticale plastico automatico e preconscio.
In tal modo si potrebbe spiegare la modificazione della rappresentazione corporea sulla base di nuove informazioni in ingresso e il passaggio da eventi fisiologici a fatti psicologici.
Al momento lo schema corporeo è un termine di connotazione neurofisiologica e neuropsicologica, “derivante dal sistema senso-motorio che corrisponde alle diverse proiezioni corticali della sensibilità esterocettiva e propiocettiva”. (8)
Con questo concetto ci si riferisce all'insieme dinamico “di informazioni posturali, cinestetiche e temporali che sottende attivamente gesti e azioni sul mondo esterno”. (9)
L'importanza che attualmente viene conferita alle basi neurali e agli aspetti funzionali dello schema corporeo è dovuta alla recente acquisizione per cui “la costruzione dei confini del corpo sarebbe il risultato di una analisi multisensoriale dello spazio”. (10)
Quest'ultima concezione rimanda alla funzione mediatrice svolta dal corpo nel caso di soggetti anoressici, nei quali lo schema corporeo non assolve adeguatamente il ruolo di mediatore tra l'io e il mondo esterno, percependo quest'ultimo come un ambiente insicuro.
Per quanto riguarda invece l'immagine corporea, la prima e attualmente più condivisa definizione fu pubblicata da Shilder nel 1935, per il quale l'immagine corporea è “l'immagine del nostro corpo che ci formiamo nella mente”, (11) ossia il modo in cui il nostro corpo ci appare.
Il successo e il vantaggio di questa teoria consiste nella sua capacità di superare la separazione fra psiche e soma, definendo un'esperienza corporea che è composta anche da emozioni, da percezioni, da esperienze e che opera sia a livello della coscienza, sia fuori, sia nel privato quanto nel sociale. (12)
Il cambiamento dell'immagine corporea avviene quindi quando venga percepita come una precisa rappresentazione e quando intervenga un cambiamento significativo nell'esperienza e nelle sensazioni relative al proprio corpo. (13)
Il cibo
Il cibo può essere percepito dal soggetto anoressico in modi differenti: come qualcosa di pericoloso, a volte sino a considerarlo una vera e propria entità negativa che può portarlo alla morte, scatenando attacchi di panico; come elemento trasformativo della propria immagine estetica, riconoscendolo come oggetto persecutorio; come oggetto desiderato, di piacere, il cui rifiuto coincide con il rifiuto della sessualità e del piacere stesso.
Ciò che riassume queste tre rappresentazioni, è il rimando ad un unico significato, la pericolosità del cibo e quindi l'esigenza di rifiutarlo. Le conseguenze saranno una minore quantità del cibo assunto durante i pasti, e di conseguenza un peso corporeo sempre minore.
Interpretando questi fenomeni psichici di difesa dall'angoscia, Klein giunge a definire l'anoressia mentale una “paranoia intrapsichica”. (14)
In particolare evidenzia come l'angoscia paranoide, suscitata dal timore “che gli oggetti distrutti sadicamente possano diventare fonte di pericolo e di avvelenamento all'interno del corpo”,(15) induca il soggetto, nel momento in cui li incorpora, ad averne una profonda paura.
Altri autori, (16) in anni più recenti, focalizzano maggiormente l'attenzione sulla componente narcisistica dell'anoressia mentale. Le anoressiche realizzerebbero il controllo del corpo al fine di adeguarsi alle richieste dell'io megalomanico, nel tentativo di appropriarsi della propria esistenza per mezzo del raggiungimento di una perfezione estetica.
Altri autori ritengono che il rapporto disturbato con il cibo derivi da fenomeni accaduti nei primi anni di età delle pazienti, che hanno prodotto un'indifferenziazione tra la loro personalità e i loro oggetti di attaccamento, causando una debole formazione di radici interne. In questa situazione l'oggetto con cui instaurano una relazione rischia di assorbirle o al contrario sono loro ad assorbirlo. Quest'assorbimento dimostra una cattiva differenziazione tra soggetto e oggetto. (17)
Le forme cliniche dell'anoressia nervosa, presentano le seguenti caratteristiche connesse al cibo:
- fobico-ossessiva: l'ideazione è focalizzata su quanto e cosa mangiare. La fobia, sia per il cibo, sia per il peso corporeo, porterebbe a modalità ego distoniche, ossia non armoniche con la percezione che ne ha il soggetto.
- somatoforme: caratterizzata da episodi di soffocamento durante l'ingerimento del cibo. Questa condotta è non solo una comunicazione di ricerca di legami affettivi, ma anche il tentativo di evasione da impegni ritenuti insostenibili.
- depressiva: è una forma in cui l'insicurezza, l'inefficienza, i sensi di colpa costituiscono un muro che impedisce di accedere al piacere del cibo.
- psicotica: il cibo viene vissuto come un vero e proprio oggetto persecutorio.
Il soggetto a volte riferisce di sentire una voce interna che gli nega il cibo. Possono presentarsi anche sdoppiamenti della voce con toni imperativi. In alcuni casi l'alternarsi delle fasi anoressiche con le fasi bulimiche è antecedente alle fasi depressive e maniacali.
Fra le forme elencate è stato rilevato che le somatoformi e depressive sono di esclusiva pertinenza del sesso femminile, mentre quelle fobico-ossessive e psicotiche appartengono al solo sesso maschile.
La malattia esplode di solito nell'adolescenza, quando dovrebbe affermarsi l'accettazione della propria presenza, dell'impegno personale di fronte ai problemi della vita. Nella fase della pubertà il giovane dovrebbe raggiungere coscienza di sé non solo come individuo, ma anche come persona distinta e irripetibile che assume il suo stesso esistere come intrinsecamente legato alla propria corporeità, al proprio sesso.
È evidente che soggetti in queste condizioni non possano neppure figurarsi l'erotismo sessuale com'è realmente, nel senso di un impegno e di una scelta autocosciente.
Alcune anoressiche neppure lo prendono in considerazione, lo aboliscono totalmente, mostrandosi indifferenti ad ogni accenno sull'argomento. Poche si limitano a discuterne in teoria, con un freddo distacco, come di un tema che non le riguardi.
Un buon numero si dedica a un amore creato dalla fantasia, a rapporti platonici idealizzati con persone sconosciute e lontane, intuendo, sia pure in modo confuso e talvolta solo per evitazione, il peso di questo problema, e l'arricchimento che ne deriverebbe qualora fosse felicemente risolto.
L'appetito e l'eros sono strettamente collegati alla sfera della socialità, sono squisitamente umani. Essi comportano una raffinata discriminazione sia degli alimenti che dei compagni d'amore. L'appetito non è divorare qualcosa purché sia, ma gustare quel cibo, quella bevanda, convenientemente preparati e disposti, gustarli possibilmente con parenti ed amici invitati alla mensa e alla conversazione.
In generale, ci troviamo dunque di fronte a soggetti frigidi e paurosi, tesi principalmente a mantenere il loro precario equilibrio entro gli schemi di vita più rispettabili e convenzionali. È persino infrequente che queste ammalate confessino masturbazione manuale o bisogni sessuali coscienti. Molte volte i turbamenti sessuali sono imprecisi, mal recepiti, oscuramente temuti. Il loro problema non è quello specifico del dominio della sessualità, ma della inammissibile sopraffazione delle esigenze corporee ravvisate primariamente negli stimoli della fame.
L'anoressia maschile
Data la scarsa incidenza della malattia rilevata in soggetti maschili, per molto tempo l'anoressia è stata considerata un disturbo esclusivamente femminile. In realtà così non è, ed anche gli uomini presentano questo disturbo, in età contemporanea più che in passato.
Pare che l'età di esordio dei disturbi alimentari maschili sia da collocarsi intorno all'adolescenza, tra i 16 ed i 20 anni, ma può comparire anche fino ai 27 anni, nel momento in cui l'individuo si pone il problema di come strutturare la propria identità di adulto.
Nei casi in cui prevale la diminuzione del peso troviamo disturbi a carico dell'identità sessuale, come l'omosessualità, anche solo a livello latente. Il 50% dei soggetti anoressici dichiara, infatti, di essere incerto circa la propria identità sessuale.
Questo dato non deve essere letto, come invece spesso avviene, secondo una causalità di tipo lineare.
Diverse ricerche mostrano che pazienti anoressici maschi sperimentano l'isolamento sessuale, l'inattività sessuale, conflitti omosessuali ed un considerevole grado di consapevolezza delle suddette tematiche. Molti di essi affermano di sentirsi meglio una volta che il digiuno prolungato li ha debilitati al punto da annullarne le pulsioni sessuali: la malattia può divenire, quindi, un modo per risolvere dolorosi conflitti interiori legati alla sessualità. L'80% dei maschi anoressici, inoltre, risulta cresciuto in famiglie che considerano il sesso un argomento tabù.
L'anoressia nei soggetti maschili è caratterizzata dall'esercizio fisico compulsivo, dall'uso di sostanze dopanti ed un controllo eccessivo dell'alimentazione.
Tale sindrome è classificata tra i disturbi somatoformi, ma ha similitudini e fattori di rischio in comune con i disturbi del comportamento alimentare, fra cui la distorsione dell'immagine corporea, come avviene appunto nell'anoressia femminile.
I maschi affetti da anoressia focalizzano l'attenzione sul corpo in modo inverso rispetto alle anoressiche, mirando all'acquisizione di massa corporea, piuttosto che allaperdita di peso. Da qui la denominazione di reverse anorexia, ossia anoressia inversa.
Questi soggetti presentano un'evidente struttura della personalità disturbata, una psicopatologia subalterna al disturbo alimentare. D'altra parte, a differenza delle femmine in cui le trasformazioni puberali sono viste come punto d'arrivo e conclusione, nei maschi vengono percepite come un punto d'inizio, che in caso di anoressia assurge a prima fase di un percorso trasformativo patologico.
La personalità dei maschi anoressici mostra una passività ed un rallentamento nelle iniziative, non è presente la tendenza a creare progetti futuri e si avvia un isolamento sociale che rallenta l'evoluzione del soggetto.
Un'altra differenza rispetto alle ragazze anoressiche è legata alla sfera sessuale. Le femmine presentano la tendenza al rifiuto dell'identità sessuale, a causa di un rapporto disturbato con la figura materna, al contrario nei maschi l'identità sessuale è fortemente desiderata.
Anche l'incidenza delle esperienze interiori passate è differente nei due sessi, se per le femmine il tempo dell'infanzia ha un peso notevole nello scatenarsi del disturbo, per i maschi a contare maggiormente è il trionfo nel tempo presente con un corpo non accettato. Si avvia così la ricerca di un'immagine corporea differente da quella attuale, anche in relazione ai modelli imposti dalla società e dai mass-media.
Gruppi a rischio sono gli sportivi, i modelli, i ballerini ed anche gli assistenti di volo. I maschi anoressici sono per esempio ben rappresentati dalla popolazione di sportivi connotati da una modalità eccessiva, al limite della sopportabilità fisica, di svolgere l'attività fisica. É per esempio il caso dei cosiddetti corridori compulsivi, gli obligatory runners, che corrono non per piacevolezza e benessere psicofisico, ma perché non possono fare a meno di correre tutti i giorni, anche in caso di condizioni climatiche avverse, nonostante tale attività interferisca o alteri i loro impegni familiari e sociali, anche con dolori fisici, fratture o pneumopatie, sviluppando spesso tendiniti o severe patologie muscolari.
Altre categorie di sportivi che possono sviluppare disturbi alimentari sono per esempio i fantini, i nuotatori, i vogatori ed i pugili.
Relativamente a questi ultimi si è constatato che la tipica perdita di peso del pugile può oscillare tra il 2 e il 12% entro le 2 o 48 ore prima della competizione. È frequente che questi soggetti non mangino né bevano, oppure utilizzino diuretici, sauna o indumenti di gomma.
Molti pugili hanno cicli di drammatica perdita di peso seguita da un recupero o addirittura da un aumento del peso rispetto a prima; cicli di questo tipo si ripetono circa 30 volte a stagione.
Alcuni studiosi hanno rilevato che pugili con tali cicli hanno il tasso metabolico più basso di un 14%, il ché comporta maggior difficoltà nella perdita di peso e una maggior facilità nell'aumentarlo, inducendo una sempre maggiore difficoltà nel perdere peso proseguendo la carriera, e favorendo il perpetuarsi di tali cicli. (18)
La relazione tra lo sport e i disturbi alimentari può essere analizzata anche rispetto all'attrattiva che esercitano su soggetti a rischio, e il tipo di rischio che rappresentano.
Esiste una maggiore prevalenza di disturbi alimentari negli sport che esagerano il concetto di magrezza, e la richiesta di tale caratteristica in un particolare sport è considerata un fattore di rischio. Al contempo gli sport con una maggiore domanda di magrezza tendono ad attrarre individui che hanno disturbi alimentari o sono a rischio di svilupparli.
Parallelamente si sostiene che alcune anoressiche siano attratte da sport quali la corsa o la ginnastica artistica per nascondere la loro malattia. (19)
All'interno di ogni comunità sportiva esiste un'aspettativa circa la forma e la dimensione corporea adeguata, ad esempio il giocatore di pallacanestro alto, il fantino basso e magro, il corsista dal fisico asciutto, la ginnasta snella e piccola.
A proposito dello sport come causa o fattore scatenante di disturbi alimentari alcuni studiosi concordano nel suggerire che l'esercitazione esaustiva è causa di soppressione dell'appetito con la conseguente diminuzione dell'assunzione di cibo. (20)
Gli autori chiamano anoressia attiva la sindrome di self starvation –mancanza patologica di appetito a base biologica- che è scatenata da dieta e attività fisica.
Tale sindrome consiste nella diminuzione dell'incorporazione di cibo che comporta un aumento dell'attività fisica, che a sua volta causa un'ulteriore diminuzione dell'incorporazione di cibo e così ripetutamente, dando luogo ad un meccanismo di feedback negativo che diventa un circolo continuo.
Anche nel regno animale, in cui la dieta è in funzione della disponibilità di cibo e l'attività fisica è legata alla stimolazione dell'ambiente, si sono studiati casi di questo tipo, in cui diversi animali, se esposti ad una significativa riduzione dell'assunzione calorica, invece di diminuire la loro attività fisica l'aumentano.
Questa sindrome è stata descritta nel caso di maialini, pecore e capre che immediatamente dopo lo svezzamento sviluppano un deperimento derivante dalla diminuzione di alimentazione, sviluppando al contempo iperattività fisica.
Risulta di notevole interesse considerare che la dieta e l'attività fisica, i due fattori scatenanti il circuito di starvation, sono due valori che tendono ad essere stimolati dalla cultura contemporanea occidentale. I mass media promuovono questi valori, spesso imposti da stilisti e sportivi, che vengono osservati e assecondati, determinando standard di bellezza.
Se fino a qualche decennio fa si reputava che la donna fosse più influenzata dalle indicazioni dietetiche, mentre il maschio da quelle relative all'attività fisica e allo sviluppo del tono muscolare, oggi si riscontra omogeneità per entrambi sui parametri di bellezza: più legati alla magrezza, al corpo duro, tonico, con il contorno di una scarsa muscolatura.
Oltre al circuito a base biologica di autoprostrazione dovuto al digiuno e all'iperattività di cui abbiamo parlato, vi sono altri fattori che risultano importanti nel causare il disturbo anoressico maschile.
Uno di questi è lo sviluppo psicosessuale all'interno di un ambito familiare connotato da particolari dinamiche.
Lo sviluppo e i percorsi dell'autonomia e dell'identità separata dalle figure genitoriali, che inizia fin da piccoli e sono diversi nell'uomo e nella donna.
Tra 12 e 18 mesi sia i maschi sia le femmine sono coinvolti nei processi di identità di genere e simultaneamente nei processi di svezzamento e autoalimentazione. La bambina, essendo del medesimo genere della madre, nello stesso momento in cui si identifica con essa deve prenderne distanza per poter raggiungere autonomia e individualità.
Proprio in virtù di questa appartenenza allo stesso genere, la bambina ha l'illusione di essere tutt'uno con la madre, aumentano quindi le possibilità di confusione rendendo difficile i processi di autonomia e separazione, impedendo a volte il raggiungimento di una sana individualità.
Nel sesso maschile, invece, le difficoltà nei processi di autonomia e separazione concernono maggiormente lo sviluppo dell'identità di genere.
Sia per il bambino che per la bambina, è sempre la madre il primo oggetto di identificazione, e nei primi due o tre anni di vita, inizia il processo di disidentificazione dalla madre e di identificazione con il padre. Per ciò che concerne lo sviluppo dell'identità di genere è, secondo Ogden, (21) comunque ed innanzitutto la madre a trasmettere al bambino le possibilità d'identificazione in relazione a come lei ha vissuto il rapporto sia con il proprio padre che con il suo partner.
Il padre svolge dunque un ruolo importante, che Stoller (22) individua nella sua funzione di corazza protettiva contro gli impulsi materni di prolungare la simbiosi madre-figlio. Il ruolo del padre è stato legato alle funzioni dell'Io, alla posticipazione della gratificazione, all'intelligenza, alla percezione, in quanto fin dai 18 mesi il bambino percepisce suo padre come un importante oggetto affettivo.
Alterazioni del rapporto padre-bambino possono dar luogo a problemi di identità di genere e limitare lo sviluppo delle capacità di simbolizzazione.
Le differenti interpretazioni del disturbo anoressico maschile vertono in ultima istanza sul differente chiarimento delle dinamiche con la madre o con il padre.
Per alcuni studiosi (23) consisterebbe in un ambivalente desiderio di permanere in una relazione infantile e dipendente dalla madre, altri considerano invece la starvation come desiderio di uccidere la madre incorporata e rimuovere il grasso associato alle forme femminili, altri ancora interpretano il disturbo alimentare come tentativo di uscire dal conflitto adolescenziale maturativo, in particolare per ciò che concerne i sentimenti e i comportamenti sessuali. (24) Diversi studi si sono concentrati sull'incertezza di genere sessuale, (25) sull'ansia sessuale, la paura della mascolinità, (26) o la diminuzione di interesse nei confronti delle relazioni e attività sessuali.
Riferimenti bibliografici
1 Bruch H., Patologia del comportamento alimentare, Feltrinelli, Milano, 2003, cit., p. 98.
2 “Negli stadi più avanzati dell'anoressia mentale, in cui scompare quasi totalmente la massa adiposa e si riduce anche quella muscolare, conservata nelle forme meno severe, è frequente la bradicardia per ipertono para-simpatico e l'ipotensione, prolasso mitralico per diminuzione del volume del ventricolo sinistro ed edema periferico anche in assenza di ipoalbuminemia (proteina necessaria per il corretto funzionamento dei liquidi corporei nel compartimento vascolare e nei tessuti), forse per la mancata diminuzione del liquido extracellulare rispetto alla riduzione della massa corporea. Viene descritto un aumento del rapporto acqua extracellulare/acqua intracellulare, anche dopo la rialimentazione”, in De Filippo, 1994, in Montecchi F., Anoressia mentale dell'adolescenza, cit., p. 131.
3 Grimaldi M. R., Alimentazione e salute, in AA.VV., Il pane e la lingua...alle cucine del sapere,
Tabula Edizioni, Lanciano, 2007, pp. 117-123, cit., p. 128.
4 Cash 2006, in Zappa, Alice in fuga dallo specchio, cfr. p. 67.
5 Martinelli 1974, ivi, cfr. p. 65.
6 Bonnier 1905, ivi, cfr. p. 57.
7 Head,1920, ibidem.
8 Bracconier e Marcelli, 1999, ivi, p. 58.
9 Ratti, 1991, ibidem.
10 Pavani, 2005, ibidem.
11 cfr. Zappa, ivi, cit., p. 59.
12 “Noi riceviamo delle sensazioni, vediamo parti della superficie del nostro corpo, abbiamo impressioni tattili, termiche, dolorose, sensazioni indicanti le deformazioni del muscolo […] e sensazioni di origine viscerale. Ma al di là di questo, vi è l'esperienza immediata dell'esistenza di un'unità corporea, che, se è vero che viene percepita, è d'altra parte qualcosa in più che una percezione”, Shilder, ibidem.
13 Cfr. Shontz, 1969, in D'andrea F., Il corpo a più dimensioni. Identità, consumo, comunicazione,
Edizione Franco Angeli, Milano, 2005, cit., p. 97.
14 Klein, 1935, in Montecchi F., Anoressia mentale dell'adolescenza, cit., p. 83.
15 Ibidem.
16 Kestemberg et. al., 1972, e Selvini Palazzoli M., 1963,1981.
17 Jammet, 1991, cfr. Montecchi F., Anoressia mentale dell'adolescenza, cfr. p. 83.
18 A riguardo cfr. Ramacciotti A., L'anoressia nei maschi. Le acquisizioni recenti, p. 93.
19 Sacks, 1990 in Ramacciotti A., ivi, p. 94.
20 Epling e Pierce 1996, in ibidem.
21 Ogden 1989.
22 Stoller 1968.
23 Falstein et al. 1956.
24 Crisp e Toms 1972.
25 Crisp 1983, in Ramacciotti A., L'anoressia nei maschi le acquisizioni recenti, cit., p. 97.
26 Hasan e Tibbet 1977.