Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Johann Georg Meyer (1813-1886) - Betrayed - 1875

 

I traditori seriali e le manipolazioni affettive

di Anna Maria Pacilli

 

Questi miei rappresentano degli spunti di riflessione derivanti dalla serata organizzata dalla ASST di Torino, che, grazie alla promozione da parte di Mina Rienzo e Silvia Aloi, mi ha visto come “conduttrice” il 17 novembre scorso.

Il tema era di grande attualità, tanto che la sala si è piacevolmente riempita soprattutto di un pubblico giovane. Ed è sempre bello vedere l’interesse e l’attenzione dei giovani alle tematiche psicologiche. I giovani hanno una marcia in più e sono la speranza nel nostro futuro.

Il tema era sui traditori seriali e sulle manipolazioni affettive, che essi riescono ad effettuare su quelle che diventano le loro “prede”. Forte dei miei recenti studi criminologici, mi è venuto immediato il parallelismo con la patologia del serial killer, laddove l’omicidio spesso efferato della vittima come “corpo”  è “incriminabile” in senso giuridico rispetto alla serialità dell’annientamento dell’anima di quella che viene prescelta come vittima di un amore malato. Ma l’essere giuridicamente incriminabile in quanto assassinio non rende l’omicidio del corpo più doloroso di quello dell’anima, anzi, estremizzando, potremmo dire che il primo porta alla fine le sofferenze, il secondo le può perpetuare all’infinito.

I traditori seriali, infatti, non solo abusano dei sentimenti altrui, ma per loro diventa sempre più insufficiente il numero delle “vittime” necessario per l’appagamento del loro “narcisismo affettivo” e la manipolazione affettiva rappresenta la strategia con la quale essi riescono ad entrare nei meccanismi mentali di chi è psicologicamente vulnerabile, asservendolo al loro volere. 

La parola “tradimento”, non solo etimologicamente ma anche semanticamente, in sé, è “ambigua”.

 “Tradere”, infatti, in latino vuol dire “consegnare, dare, affidare” ( da trans, prefisso, che indica il passaggio e do, dare). Può significare, dunque, “affidare con parole, tramandare, raccontare”. Un senso ed un segno culturale.

E’ stata, invece, permeata di una connotazione negativa nei Vangeli, che scelsero questo termine per indicare l’atto di consegnare Gesù ai nemici. E “Tradire”, con l’andare del tempo, ha mantenuto esclusivamente la sua valenza negativa.

Sempre in latino, in ambito militare, il significato di “consegna” aveva come oggetto di consegna le armi o il nemico e farlo voleva dire tradire (es. consegnare armi a qualcuno, o consegnare un nemico a qualcuno, o consegnare le armi al nemico).

In greco, “tradisco” si dice “paradìdomi”: trans + do parò + dìdomi e Paradìdomi è appunto il verbo che indica nei Vangeli il tradimento di Giuda. Anche il linguaggio comune testimonia questa antiteticità dei significati del termine tradimento.

In italiano diciamo che un traduttore ha “tradito” il pensiero di un autore, che un intervistatore ha “tradito” quello dell’intervistato. “Tradito” per dire travisato, falsato. Allo stesso modo diciamo che un gesto, un sorriso, una lacrima ci ha “traditi” per dire ci ha svelati.

Il falso quindi come tradimento, ma anche l’autentico come tradimento.

Tanto per cominciare il nostro discorso, questa ambiguità del termine si rispecchia nel rapporto di coppia. Dal punto di vista di chi è tradito, la vittima, potremmo dire in linguaggio “criminologico”, colui che tradisce, ossia il suo carnefice ( anche se spesso  i due termini ed i due ruoli sono intercambiabili), delude la fiducia, le aspettative, infrange un legame, una continuità della dimensione relazionale. La persona tradita si trova a dover fronteggiare il vuoto, la perdita della fiducia, del senso della propria esistenza, lo smarrimento, la perdita di quanto condiviso fino ad allora con il “traditore” e si percepisce come sottratto da lui.
Il tradimento, in questo senso, si colloca come un evento del tutto inatteso, che determina sentimenti di rabbia, desiderio di vendetta e perdita dell’autostima, in seguito ai quali i rapporti tra traditore e tradito non potranno più essere gli stessi e se la coppia non si “scioglie”, sarà necessario, comunque, ridefinire se stessi e la relazione, in base a quell'evento. Questo non vuol dire automaticamente che il tradimento debba essere visto solo in una luce negativa, ma che vada considerato anche come uno strumento, sicuramente “forte”,  di crescita e di formazione dell'autonomia individuale: è necessario, a volte, infrangere la fiducia, per permettere ai rapporti di evolvere, oltre che per imparare a distinguere l'altro da sé.

Se non il tradimento “agito”, anche solo la scoperta della possibilità di tradire e di essere traditi può far parte di un processo di crescita individuale e di coppia.
L’atteggiamento più frequente della psicologia è ricondurre infedeltà e amore a istanze inconsce, “profonde”. Fin qui ci siamo, quelli di noi che sono di formazione analitica. Ma, al di là delle teorie analitiche, vedremo che il tradimento può avere anche una base genetica.

Partiamo dal tradimento della “coppia” e di come questo si possa collegare al Narcisismo relazionale e al tradimento seriale.

Una delle problematiche aperte del tradimento della “coppia” e nella coppia è che l’Io prevalga, narcisisticamente, sul Tu e soprattutto sul Noi. Questo narcisismo va in qualche modo soddisfatto ed appagato e da qui la ricerca di “altro”. Sicuramente è più facile investire su altro, che reinvestire su ciò che già si ha.

Willy Pasini nel suo “Amori infedeli. Psicologia del Tradimento” del 2008,  sostiene che, da un lato, il fenomeno “tradimento” ci sia sempre stato, ma, dall’altro, l’allungamento della durata media della vita sicuramente ci esponga alla possibilità di più amori e, quindi, di più tradimenti. E’, d’altronde, anche vero che una volta tutto ciò veniva meno pubblicizzato. Un tempo essere traditi era vissuto come una vergogna, un fatto da nascondere e tacere, soffrendo in segreto. Oggi il tradimento è come “globalizzato” e spettacolarizzato. E, se mentre prima l’infedeltà era una prerogativa maschile, ora è sempre più diffusa anche fra le donne, quasi come “obbligatoria” ricerca di felicità, anche se con modalità diverse.

L’adulterio è una sorta di autorizzazione che ci diamo da soli e che va al di là del modo in cui possono giudicarci gli altri. Sicuramente se l’idea che si ha oggi del tradimento è molto diversa da quella di ieri, di fatto, la fedeltà rimane, comunque, una conquista non solo verso l’altro, ma soprattutto verso se stessi.

Dunque, da un lato tradiamo di più e, dall’altro, ne parliamo di più di un tempo.

Oggi siamo molto più infedeli di un tempo e, comunque, l’infedeltà viene spesso sbandierata. Il tradimento viene pubblicizzato, esibito, attraverso confessioni pubbliche: Pasini stesso parla di “extimità”, opposta all’intimità, ossia alla riservatezza.

Alla base delle relazioni erotiche ci sono sempre due fattori: la “pulsione”, che parte dai nostri bisogni e desideri, e l’ ”oggetto d’amore”, che suscita in noi il desiderio.

Una sessualità squisitamente pulsionale è quella che porta a vivere il sesso non coinvolti dalla persona con la quale lo si fa, ma come mezzo per il semplice soddisfacimento dell’istinto.

Questa libertà sessuale favorirebbe il singolo, non certo la relazione di coppia.

E allora cosa si fa quando si è in coppia? Si tradisce esattamente come se l’altro non ci fosse. O come se fosse diventato invisibile ai nostri occhi.

Questo non deve, banalmente, portare a pensare che la sessualità sia nemica della coppia. Guai se lo pensassimo: Sternberg R. nel 1986, nel suo "A triangular theory of Love", Psychological Review, 83, pp.119-135., aveva sostenuto l’importanza nel triangolo equilatero, figurante una coppia in equilibrio, della sessualità, dell’intimità e della cerebralità, come evidenziato nella figura 1

 

 

Figura 1. Il Triangolo di Sternberg

 

La sessualità è dunque “amica” della coppia, anzi l’empatia sessuale diventa la base per costruire un legame matrimoniale e la coppia felice ha una fedeltà attiva, nutrita ogni giorno con piccole attenzioni, che diventano piccole seduzioni.

Se, però,  nelle coppie di ventenni, la sessualità è pulsionale, meno legata all’oggetto d’amore, ed oggi i giovani, più che un tempo, pensano che ogni scelta, comprese quelle sessuali, non sia definitiva, ma “liquida”, come ritiene Z. Bauman ( 2003), quando parla della fragilità dei legami affettivi, man mano che gli anni passano, la sessualità diminuisce e lascia sempre più spazio alla tenerezza: dal versante biologico, la dopamina, l’ormone del desiderio appassionato, dura al massimo tre anni e viene progressivamente sostituita dall’ossitocina, l’ormone della tenerezza.

Allora dietro il tradimento potrebbe esserci bisogno di libertà, di indipendenza, di completezza soggettiva, come se relazionarsi sempre con la stessa persona finisse per renderci incompleti.

Ecco come, comunque, nell’altro non va ricercata la propria metà mancante, come sosteneva Platone, ma il proprio intero.

Tradimento è anche rinuncia al conforto delle sicurezze del quotidiano, alle “braccia materne”, che ritroviamo, simbolicamente, nel partner.

Da un punto di vista “etologico”, inoltre, non dimentichiamo che i comportamenti degli animali sono in gran parte poligami. I soli monogami sono i cigni. In altri casi la monogamia è obbligata. Negli uccelli socialmente monogami, dopo che la fase iniziale di acquisizione di un territorio e la costituzione di una coppia è terminata, il livello plasmatico di testosterone si abbassa e aumenta quello della prolattina. Nelle specie poligame, invece, il testosterone rimane alto per tutto il periodo della riproduzione. E gli scimpanzé, che hanno un patrimonio genetico per il 98% identico al nostro, sono poligami per natura.

Le motivazioni che spingono le persone a comportarsi in modo apparentemente irrazionale, specie quando di mezzo ci sono i sentimenti, rimanderebbero in modo molto più pratico alle ragioni “vere” per cui gli esseri umani esistono, almeno da un punto di vista evoluzionista: sopravvivere e riprodursi.
L’antropologa Helen Fisher in “Why we love” del 2005, parla di infedeltà, partendo dal presupposto che l’amore romantico non è tanto un’ “emozione” quanto una pulsione, un sistema neurale, uno dei tre che governano accoppiamento ed evoluzione.
Sono per l’appunto questi ultimi due a render conto del perché le persone tradiscono, anche quando attribuiscono così tanto valore all’amore. L’amore passionale è uno dei sistemi cerebrali più forti tra quelli sviluppati dall’uomo.
The Brain in Love”, ossia il “cervello in amore”, è da 30 anni al centro della sua ricerca, che sostiene che gli esseri umani abbiano sviluppato per l’amore tre diversi sistemi cerebrali: uno per l’attrazione sessuale, uno per l’amore romantico e uno per il legame. E forse è nel cervello che bisognerebbe cercare il significato dell’innamoramento. Questo viene studiato con un tomografo computerizzato. Il cervello dei soggetti che si sono innamorati da poco è sottoposto a uno stimolo collegato all’amore romantico, osservando due foto: un ritratto della persona amata e una foto di un individuo della stessa età e dello stesso sesso, che non suscitava particolari sentimenti, osservazione intervallata da un periodo di “raffreddamento”.

I soggetti guardavano per 30 secondi l’immagine della persona amata, poi contavano 30 secondi alla rovescia di sette in sette (trenta, ventitré, sedici…), quindi fissavano per 30 secondi un’immagine neutrale. Sovrapponendo le scansioni cerebrali dell’immagine positiva a quelle dell’immagine neutrale si aveva il “brain in love”, il cervello innamorato. Da questo studio la ricercatrice dedusse che innamorarsi è una pulsione, sorta milioni di anni fa e che l’amore passionale è uno dei sistemi cerebrali più forti tra quelli sviluppati dall’animale umano.

 Anche se leggere che l’infedeltà ha a che fare con il modo in cui il cervello funziona, può risultarci sgradevole, possiamo farci un’idea più completa ed esatta del perché si tradisce e fissarci dei punti “fermi:


1. La formazione della coppia è un segno distintivo dell’umanità.

2. La monogamia è però solo una parte della strategia riproduttiva umana. L’infedeltà è molto diffusa.

3. L’architettura cerebrale stessa può contribuire all’infedeltà.

I tre sistemi cerebrali primari che governano l’amore sono:

1)    quello della spinta sessuale, evolutosi per motivare gli individui a copulare con altri individui;

2)    quello dell’amore romantico, evolutosi per motivare gli individui a investire tempo e risorse necessarie per l’accoppiamento su un unico individuo, in tal modo risparmiando risorse ed energia metabolica;

3)    quello dell’attaccamento “mentale” al partner e alla prole, evolutosi per motivare le coppie a restare unite fin quando almeno un figlio sarà diventato relativamente autosufficiente.

Questi sistemi neurali di base interagiscono tra di loro in miriadi di combinazioni possibili, allo scopo di fornire le necessarie emozioni, motivazioni e comportamenti che orchestrano la complessa strategia riproduttiva umana.

Tuttavia, un’architettura neurale siffatta rende possibile nutrire sentimenti di profondo attaccamento per un partner, mentre si sente un intenso amore romantico per un altro partner, mentre si sente un’attrazione sessuale per diversi altri partner, estranei alla coppia.

 

4. L’infedeltà è da sempre un fenomeno interculturale.

Era comune fra gli antichi Romani e Greci, negli europei preindustrializzati, nei giapponesi, cinesi e indiani della storia, così come fra gli Inuit tradizioniali dell’Artico, i Kuikuru delle giungle del Brasile, nei Kofyar in Nigeria, nei Turu di Tanzania e in molte altre società tribali.

5. Sono possibili più tipi d’infedeltà.

I ricercatori hanno ampliato la definizione d’infedeltà per comprendere l’infedeltà sessuale (scambio sessuale senza alcun coinvolgimento romantico), l’infedeltà romantica (scambio romantico senza coinvolgimento sessuale), e quella dove sono presenti entrambi i coinvolgimenti.

6. Molte variabili psicologiche, culturali e persino economiche giocano un ruolo nella frequenza e nell’espressione dell’infedeltà.

Una cosa però è chiara: l’infedeltà è un fenomeno su scala mondiale, che si verifica con notevole regolarità malgrado la sua quasi unanime disapprovazione.

7. Il bracconaggio di partner è un trend in crescita.
Un recente sondaggio di persone single americane ha rivelato che il 60% degli uomini e il 53% delle donne ammette di attuare il cosiddetto bracconaggio (o predazione) di partner, corteggiando individui in relazioni stabili per cercare di sottrarli al loro attuale partner.

Il bracconaggio partneriale è comune in almeno altre 30 culture.

8.  L’infedeltà non necessariamente segnala una relazione problematica (almeno fin quando non viene scoperta).

Indipendentemente dalla correlazione fra insoddisfazione relazionale e adulterio, fra gli individui infedeli di uno studio il 56% degli uomini e il 34% delle donne si sono dichiarati “felici” o “molto felici” nel proprio matrimonio, suggerendo ai ricercatori un ruolo giocato dalla biologia nel tradimento.

 

9.  Alcuni studi mostrano la possibilità che l’infedeltà sia almeno in parte genetica.

Il che non significa che, in quanto geneticamente determinata, che l’esito sia automatico e definitivo e che non sia possibile “farci niente”.

Tuttavia, nel 2008 Walum e colleghi hanno studiato se e quanto i geni siano capaci di influenzare i comportamenti di accoppiamento negli esseri umani. Sono state esaminate 552 coppie, tutte sposate o conviventi da almeno cinque anni. Gli uomini portatori dell’allele 334 della vasopressina in una regione specifica del sistema della vasopressina hanno ottenuto punteggi significativamente più bassi sulla scala (test psicologico) Partner Bonding Scale (scala di legame con il partner ), mostrando meno sentimenti di attaccamento verso la moglie o compagna. Inoltre, i loro punteggi erano dose-dipendenti, ossia gli uomini con questo gene in doppia copia hanno riportato punteggi minori, seguiti da quelli con un solo allele. Gli uomini con il gene 334 hanno anche riportato più crisi coniugali (incluso il rischio divorzio) durante l’anno precedente e gli uomini con la doppia copia di questo gene avevano avuto approssimativamente il doppio della probabilità di essere andati incontro a tali crisi, rispetto agli uomini che avevano ereditato una sola copia del gene. Infine, le partner degli uomini con una o due copie del gene hanno riportato punteggi significativamente più bassi a un test di soddisfazione coniugale.

Questo studio non misurava direttamente l’infedeltà, ma diversi fattori correlati ad essa.


10.  Diversi studiosi hanno proposto teorie per spiegare l’evoluzione dell’adulterio negli esseri umani.

La Fisher, ad esempio, specula che durante la preistoria i maschi infedeli si riproducessero in modo molto più frequente dei maschi fedeli, ponendo in tal modo le basi genetiche dell’appetito sessuale negli uomini contemporanei. Dal canto loro, le donne preistoriche infedeli riuscivano a fruire di maggiori risorse economiche attraverso i loro partner extra, anche sotto forma di maschi aggiuntivi che si prendessero cura della prole nel caso in cui il partner primario morisse o si allontanasse. Inoltre, mettendo al mondo un figlio con uno di questi compagni addizionali, poteva aumentare la varietà genetica dei discendenti.
L’infedeltà ha offerto ricompense biologiche inconsce agli uomini e donne della preistoria, perpetuando in tal modo fino ad oggi le basi biologiche del tradimento in ambo i sessi.

Fin qui abbiamo parlato di tradimento di coppia. Ma quando il tradimento avviene in serie? Quando la /il partner viene tradito più volte?

Si tratta, presumibilmente, non più e non solo di una ricerca di conferma del proprio sé.

I traditori seriali non solo abusano dei sentimenti altrui, ma per loro non è mai sufficiente il numero delle “vittime”. Più aumentano le conquiste, più è appagato il loro narcisismo affettivo.

Chi è incline al tradimento cerca conferme alla fragilità del proprio sé. Allora chi è incline ad una serialità del tradimento sarebbe ancora più fragile?

Non sempre, poi, la ricerca di conferme porterà al tradimento, ma sicuramente ad assumere un atteggiamento seduttivo verso l’altro.

Il problema insorge quando bisogna evitare di cadere in una dipendenza affettiva cogliendo questo lato fragile e cercando, a tutti i costi, di “salvare” chi ne è affetto.

Potremmo tracciare un IDENTIKIT per smascherare un traditore seriale, potremmo dire che egli è:

TECNOLOGICO

Nonostante la nascita del fenomeno del tradimento sia antica quanto l’umanità  e l'uomo si evolva sempre e costantemente, l'era informatica si può considerare a tutti gli effetti come estremamente favorente per ogni traditore. La tecnologia attuale, dal pc allo smartphone e via di seguito, sono sempre più potenti e versatili. Il traditore seriale è decisamente dotato di grosse competenze tecnologiche ed è un esperto navigatore del web.

Dal mito di Narciso , poi, ai moderni social network il passo è breve.

La Psicoanalisi ci dice che il narcisista patologico può provenire da una coppia genitoriale emotivamente disattenta, per cui il bambino cerca di attirare in qualsiasi modo l’attenzione dei genitori; oppure da una coppia genitoriale a sua volta narcisista, che cresce il bambino all’insegna del “tutto mi è dovuto”.

In tutto questo i social network hanno amplificato il problema consentendo anche a chi è timido ed inibito, di assumere un ruolo da protagonista.

NARCISO

Dedito sempre alla sua immagine che usa come arma di vittoria, non necessariamente bello o bella, anche se le donne dedicano molto più tempo a curare l’esteriorità di quanto facciano gli uomini, ma quasi sempre interessante. Si tratta, per lo più, di collezionisti e, come tali,  dotati di una grande passione per la novità ed il possesso. Rosenfeld nel 1987 aveva distinto i Narcisisti “a pelle spessa” e quelli “a pelle sottile”. I primi arroganti ed aggressivi, i secondi estremamente vulnerabili ed ipersensibili a qualsiasi critica. In entrambi i casi, comunque, la pelle non rappresenta, come voleva Anzieu (1987) uno strumento semipermeabile di comunicazione con l’altro ma esclusivamente,una barriera difensiva, anche se più o meno rappresentata. E’ egoriferito, per cui non teme di far soffrire il prossimo, perché ha scarsa empatia, o meglio, il suo temperamento sia basa sulla erosione empatica di cui ha parlato  un neuroscienziato psicopatologo, Baron Cohen nel 2011, di cui esistono vari gradi fino ad arrivare al narcisismo maligno, quello peggiore.

UMORALE

Ogni traditore seriale alterna momenti di esaltazione a momenti di riflessione e pentimento per l’ambiguità del suo comportamento, ma i primi sono decisamente prevalenti.

GELOSO

Il traditore seriale  è paradossalmente geloso della propria partner, perchè come è facile intuire dalla psicoanalisi, egli utilizza in modo massiccio i meccanismi difensivi della proiezione e della identificazione proiettiva: ciò che faccio io, sicuramente lo fai tu.

Dai casi clinici analizzati emergono, in linea generale, da un lato, degli intensi coinvolgimenti affettivi sul proprio/a partner, dunque non una superficialità di sentimenti, con conseguenti sensi di colpa a seguito dei tradimenti, ma, dall’altro, l’incapacità a gestirli nell’ambito della della coppia. Vissuta, invece, come una sorta di “schiavitù”, che non è sufficiente a rassicurare il narciso circa il “valore” del proprio sé.

Finora tutto bene. Più o meno. Nel senso che, individuati questi soggetti, sarebbe, seppur con sofferenza, abbastanza facile liberarsene. Ma qui entra in gioco il meccanismo attraverso il quale essi riescono ad entrare, in modo distorto, in comunicazione con gli altri. Tramite il meccanismo della manipolazione affettiva.

La manipolazione affettiva rappresenta il meccanismo attraverso il quale alcuni individui riescono ad “entrare” nei circuiti mentali di altri, psicologicamente più vulnerabili ed asservirli ai loro voleri. Dunque, una vera e propria violenza psicologica.

La violenza psicologica

La donna, perché per lo più è un disagio che affligge le donne, ha imparato nel corso della storia a riconoscere come sbagliata la violenza fisica, ma non quella psicologica, molto più subdola, che spesso avviene tra le mura domestiche. Sistematica denigrazione e umiliazione di una persona scelta come vittima da parte di un carnefice, che attraverso le sue azioni manipolatorie, le fa perdere fiducia in se stessa e la rende svilita, smarrita e senza punti di riferimento. È un omicidio dell’anima e della mente.

Spesso la donna tace anche per amore dei figli e per timore di perderli, quando ci sono, oltre che perdere il compagno.

Il fenomeno, in realtà è anche poco conosciuto, non lo si riconosce come problema. Un legame affettivo comunque unisce la vittima al suo carnefice.

I figli, a loro volta, assistendo a questa violenza, potrebbero diventare abusanti.

La violenza dei giovani potrebbe trarre origine da famiglie disorientanti rispetto ai comuni valori.

Nell’uomo l’aggressività e la violenza possono anche essere fini a se stesse, mentre nell’animale è una difesa per sé e la prole.

Dal vampirismo energetico si può arrivare alla manipolazione mentale.

Il vampiro energetico ( Mario Corte ne parla nel suo testo del 2002) è un individuo comune, in cui chiunque di noi si può imbattere, che vive sottraendo energie agli altri e lo fa in vari modi, sia attivamente, rubando qualità positive e facendole proprie, sia negativamente, negando un saluto ad esempio, oppure sfrecciando battute gratuite su presunti difetti. Ma la vittima non riesce a sottrarsi al suo fascino, anzi lo cerca.

In realtà il manipolatore relazionale studia meglio la possibile vittima di quanto non faccia un vampiro. Il secondo adotta un comportamento “ mordi e fuggi”, il comportamento del manipolatore è molto più articolato.

È abile nel vendersi per quello che non è all’inizio di una relazione. Ipervaluta chi ha dinnanzi, arrivando però ben presto a svalutarlo, minacciando la sua autostima. È un narciso come il traditore seriale ed il suo dramma è nella impossibilità di comunicare e corrispondere e, quindi, amare. Ha bisogno di uno specchio non di una relazione. È carente di empatia. Nel narcisismo perverso, ma, per fortuna non tutti i narcisi in cui ci si può imbattere nella vita sono perversi, è essenziale la distruzione dell’altro.  Distruggere l’altro, come distruffere lo specchio che lo riflette perché l’imaagine non è mai così “bella” come si vorrebbe.

Il manipolatore è camaleontico, trasformandosi in base a chi ha di fronte.

Agisce tramite la COMUNICAZIONE, che si caratterizza per vaghezza, ambiguità ed imprecisione. Dapprima compresi, ci si sente improvvisamente esclusi.

In molti casi le vittime non sono particolarmente vulnerabili e spesso pur avendo gli strumenti per capire chi hanno di fronte non se ne allontanano in tempo. Spesso ci si crogiola, cristallizzandosi, nel ruolo di vittima. E così ci si annienta. l’annientamento è infatti un possibile rischio della vittima che pur di rimanere vicino al suo manipolatore cerca di modificarsi convinta che se non gli piace più, è sua la responsabilità. Dopo una prima fase in cui ci si illude che tutto possa tornare come prima, subentra l’angoscia non capendo come cambiare e, cambiando, capendo che non serve. Ma le vittime a volte diventano gelose del proprio primato e non mollano per lasciare il posto ad altri. Insorgono spesso disturbi psicopatologici nella vittima, fino al Disturbo post traumatico da stress e se il manipolatore se ne accorge, se ne approfitta.

Come uscire da questa relazione? Accettare dentro di sé la “fine”. È difficile che siano loro ad andarsene. Mirano a punire con violenza e a distruggere quello specchio di sé che li ha profondamente delusi. Quindi:

1. razionalizzare la decisione presa

2. non isolarsi

3. circondarsi di persone gentili

4. cercare di focalizzare la propria attenzione altrove

5. non darsi ad altre forme di “dipendenza”

6. Coccolarsi

7. Tenere un diario

8. Interrompere ogni tipo di contatto

9. Non lasciarsi scoraggiare quando i tentativi falliscono

E poi? Sarà come morire, come canta Giorgia?

Sarà una rinascita.

Il processo di liberazione: l’abitudine al maltrattamento da parte di questi serial killer dell’anima è cristallizzata.

La solitudine, inizialmente vissuta come pesante, viene poi avvertita come liberatoria, dall’ossessione di un compagno che era già da tempo emotivamente assente. Non è questione di quanto è durata la storia ma del nostro coinvolgimento in essa.

Anatole France (1844-1924) scriveva che bisogna morire in una vita prima di poter entrare in un’altra.

In realtà nulla succede per caso. Questa esperienza può servirci per capire alcune parti di noi e cercare di migliorarle.

 

 

Inserito il:21/11/2016 14:09:31
Ultimo aggiornamento:21/11/2016 16:09:14
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