Phyllis Hollenbeck (from Lynchburg, VA - United States) - Global Warming
Il Covid-19 ci fa capire la realtà scientifica del riscaldamento climatico
di Achille De Tommaso
Il Covid-19 ha rappresentato un’unica opportunità per gli scienziati, per fare chiarezza sulla climatologia, e sul Global Warming; ma in maniera scientifica.
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Rassicuratevi, non intendo parlare del rapporto causa/effetto di Covid/Riscaldamento climatico, ma di alcune strane e recenti risultanze di dati sul clima, provenienti da fonti autorevoli.
Secondo United in Science 2020, un rapporto pubblicato dall'Organizzazione Meteorologica Mondiale, le emissioni derivanti dall’uso di combustibili fossili sono diminuite di un 17% nel 2020; e di questo ce ne accorgiamo bene: i nostri cieli sono sempre più limpidi e l’aria è più pulita. Ma c’è una cattiva notizia.
E’ necessaria questa premessa:
E’risaputo, e accettato, come i modelli catastrofistici sul global warming non siano “scientifici”.
Come sapete, il “metodo scientifico”, introdotto da Galileo Galilei, si basa sul presupposto che gli eventi naturali osservati, per essere “scientifici”, siano “sperimentali”. In parole povere: una teoria si può definire scientifica solo se fatta a seguito di osservazione e sperimentazione diretta dello scienziato che la propone.
Ma le teorie sul Global Warming non sono quindi scientifiche; in quanto basate sull’andamento del clima terrestre nel corso di tempi passati lunghissimi, anche millenni. E, a meno di poter ricorrere a viaggi indietro nel tempo, gli scienziati non possono osservare le mutazioni climatiche in maniera diretta, ma utilizzano “modelli”; ossia metodologie indirette, che hanno un altissimo grado di imprecisione. Infatti le registrazioni strumentali (meteorologiche) disponibili sono scarse e distribuite in modo irregolare. Di solito non coprono più degli ultimi 100-150 anni. I paleodati sono ancora meno accurati, e la loro affidabilità solleva, abbastanza spesso, seri dubbi. D'altra parte, i modelli climatici moderni includono numerosi parametri, alcuni dei quali non sono definiti abbastanza adeguatamente; tant’è vero che anche la precisione della previsione meteorologica a 10 giorni non è molto affidabile. Per i climatologi, la qualità dei dati del clima terrestre passato, è un problema enorme e insoluto (1).
La verità è che siamo certi che le temperature in passato fossero più calde di oggi, ma quanto tempo fa non lo sappiamo davvero. Le ricostruzioni della temperatura “più popolari” sono piene, quindi, di matematica e dati errati; altre non hanno una verifica sufficientemente scientifica. Molte mostrano temperature globali di 1000 anni fa che sono molto più alte di oggi, e piante e alberi di 3000 anni fa sono stati trovati sotto i ghiacciai in ritirata. L’odierno ghiacciaio del Teodulo (dove io scio regolarmente) poco più di 100 anni fa era una battutissima strada commerciale per la Francia. Quindi, anche se studiati in maniera autorevole, questi dati sono approssimativi, e non sono “scientifici”.
Il problema è che gli adepti della “religione del Global Warming” deducono poi, da questi dati non scientifici, tre “assiomi”: 1. Che la Terra stia sperimentando un innalzamento del clima mai verificatosi prima. 2. Che l’aumento di CO2 sia la causa maggiore di questo riscaldamento climatico. 3. Che l’uomo sia responsabile, con le sue attività, di questo aumento della CO2.
E fanno dichiarare quindi che è vitale per la razza umana abbattere la CO2. Ma loro stessi sono consci della non scientificità dei loro presupposti; e ne sono frustrati perché non possono farci nulla.
L’opportunità offerta dal Covid-19 per avere “dati scientifici” circa il riscaldamento climatico.
Se l’ineffabile Greta Thunberg avesse voluto imporre al mondo, due anni fa, una drastica, immediata, diminuzione delle attività umane, diciamo del 20%, per salvare il clima (e il pianeta), credo che pochi le avrebbero dato retta. Infatti, tutti gli accordi sulla diminuzione della CO2 parlano di diminuzioni scaglionate nel tempo. “Ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 40% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990” recitava Il 23 ottobre 2014 il Consiglio europeo; quindi diminuire del 40% in 40 anni. Sono sicuro che la 11enne Greta, a quel tempo sicuramente già attiva, si sarà strappata le vesti nell’apprendere la lentezza di questi provvedimenti.
Ma oggi il Covid-19 ci viene in aiuto; perché ci dà l’opportunità di poter osservare, e dichiarare, in maniera scientifica, se: 1. la CO2 che fa male al pianeta sia generata dagli esseri umani; 2. un abbattimento sostanziale della CO2 faccia bene agli umani; e quindi che gli umani devono ridurla.
La pandemia, infatti, in maniera sciaguratamente inaspettata, ha ridotto di un botto tutte le attività umane che generano CO2. Tranne il respiro; e ce ne fa sperimentare i risultati scientificamente. Infatti, secondo United in Science 2020, le emissioni derivanti dalla combustione di combustibili fossili sono diminuite di un 17% nel 2020. I cali di carbonio sono soprattutto in quattro settori: i trasporti terrestri, (43%) della riduzione; energia elettrica e industria insieme hanno contato per il 43% e l’aviazione il 10%. Secondo le evidenze sarebbe il calo annuale più grande dalla seconda guerra mondiale, dicono i ricercatori. Greta dovrebbe fare salti di gioia: mai avrebbe immaginato un così grande calo della CO2 in così poco tempo.
MA ALLORA DOVE SONO LE CATTIVE NOTIZIE?
Ebbene, le cattive notizie sono che il 17% di calo della CO2 non basta a salvare il pianeta; e che questo calo ha, però, già messo l’economia mondiale in ginocchio. Inoltre, mentre le emissioni complessive diminuiranno più che mai quest'anno, il calo non rallenterà il cambiamento climatico.
"Le concentrazioni di gas serra, che sono già ai livelli più alti in 3 milioni di anni, hanno continuato a crescere", ha affermato il Segretario generale dell'OMM (Organizzazione Mondiale di Meteorologia) Petteri Taalas. "Sebbene molti aspetti della nostra vita siano stati sconvolti nel 2020, il relativo decremento non è significativo: il riscaldamento è continuato senza sosta". (2)
Questo grafico parla chiaro; perché fa vedere come questo decremento, generato con tante afflizioni, del 17% della CO2 prodotta dall’uomo, sia infimo in rapporto all’emissione di CO2 totale. E questi non sono pareri: è verità scientifica.
Inoltre, Il calo delle emissioni di anidride carbonica di quest'anno non fermerà il cambiamento climatico; e quindi sorge il legittimo dubbio che l’uomo, con le sue attività, non sia poi la causa principale dell’aumento di CO2. E i dubbi in merito all’infimo contributo della CO2 antropica, sono stati già molti in passato. Infatti gli oceani contengono 37.400 miliardi di tonnellate (GT) di carbonio sospeso, la biomassa terrestre ha 2000-3000 GT. L'atmosfera ne contiene 720 GT e gli esseri umani contribuiscono solo a 6 GT di carico aggiuntivo su questo equilibrio. Gli oceani, la terra e l'atmosfera scambiano CO2 continuamente, quindi il carico aggiuntivo da parte degli esseri umani è incredibilmente ridotto. Un piccolo spostamento nell'equilibrio tra gli oceani e l'aria causerebbe un aumento di CO2 molto più grave di qualsiasi cosa noi possiamo produrre. La realtà è che non sappiamo esattamente cosa avvenga alla CO2 che circola nel nostro pianeta.
MA SAPPIAMO CHE IL PIL ITALIANO E’DIMINUITO DEL 10%
Una cosa che sappiamo, però, è che la pandemia ha fatto diminuire il nostro PIL di quasi il 10%. E questo non è un parere, ma una valutazione scientifica. Vogliamo diminuirlo ancora? Ma ci rendiamo conto, quindi, che, forse, per entrare nei vari parametri dei vari convegni climatici dovremmo raddoppiare i nostri sforzi di riduzione C02? Dobbiamo allora ridurre il nostro PIL di un altro 10% ? E magari accorgerci poi che non è servito a nulla? E che i soldi investiti sono stati buttati via; o che era meglio investirli in cose più importanti?
E SE SI EVIDENZIANO QUESTI DUBBI, SIAMO COMPLOTTISTI?
Faccio fatica ad entrare tra i “complottisti”, ma mi sento tirato per i capelli. Perché tanti investimenti nel “green”, mi chiedo: dove vanno e andranno a finire tutti questi soldi? In particolare: perché così tanti soldi per un argomento ancora dibattuto a livello scientifico, e così tanti di meno per migliorare l’assistenza medica? Vi ricordate che per Il vecchio Recovery Plan erano stati stanziati 69,9 Miliardi di euro per l’ambiente, e solo 9 (poi passati a 19,7) per la Salute? Vi sembra una distribuzione giusta?
Il 12 gennaio 2021 il suddetto piano ha però cambiato nome; adesso si chiama PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA - NEXT GENERATION ITALIA (PNRR); (3) si sono aggiunti molti altri soldi, e oggi cuba per 310 miliardi. Pensate sia cambiato qualcosa? No! Per “Rivoluzione verde e Ecologia” sono stanziati 70 miliardi (che passeranno a 80) e invece, per la Salute, solo 20 miliardi. Ci saranno sicuramente molte utili ragioni per gli investimenti “green”, compresi progetti per l’agricoltura e per combustibili all’idrogeno; tuttavia c’è una enorme disparità, che io non mi spiego e mi piacerebbe capire. Per inciso, per Istruzione e Ricerca sono stati devoluti 30 miliardi; ma ovviamente sappiamo che la nostra scuola e la nostra ricerca hanno sempre avuto soldi a palate….
E GLI SCIENZIATI SI PRESTANO?
I veri giochi qui si svolgono al di fuori dell’Italia; quasi sicuramente, infatti, la distribuzione dei soldi del PNRR è pilotata dalla UE. Ma la climatologia è dappertutto un piccolo campo finanziato da organizzazioni governative; e coloro che sono in disaccordo apertamente ricevono pochi finanziamenti.
Di seguito mie constatazioni, che non sono scientifiche, ma si fondano solo sul vecchio adagio: “a far male si fa peccato…”.
In testa a tutti i giochi sta l’IPCC delle Nazioni Unite. Alla base delle sue affermazioni sta l’idea che il recente incremento delle temperature sia funzione dell’aumento della quantità di CO2 nell’atmosfera, dovuto in modo particolare, dall’utilizzo e dalla combustione dei combustibili fossili. Questo concetto è definito AGW, (Anthropogenic Global Warming). Che l’ipotesi AGW violi la legge fisica della relazione logaritmica (non lineare) tra le concentrazioni atmosferiche della CO2 non importa a nessuno. E a nessuno neanche importa come le temperature dei modelli non valutino gli effetti dell’interazione tra il nostro pianeta e il sole.
Ma L'IPCC è stato formato allo scopo di scoprire se il cambiamento climatico provocato dall'uomo sia una realtà; quali sono i danni che si verificheranno a seguito di questo cambiamento e cosa possiamo fare al riguardo. L'IPCC cesserebbe di esistere se una qualsiasi delle tre domande avesse una risposta negativa. E gli addetti perderebbero il lavoro. E comunque l’IPCC è un organo politico che impiega scienziati per redigere i rapporti; ma i politici hanno comunque l'ultima parola su ciò che entra nei rapporti (v. tecnica del “cherry picking”). Scienziati che credono davvero nel riscaldamento globale avvertono regolarmente l'IPCC che le loro conclusioni non sono poi così precise; e che i politici dovrebbero attenuare il loro linguaggio. Ma a tutti piace tenersi il proprio lavoro.
BIBLIOGRAFIA
- https://www.researchgate.net/publication/314139217_Uncertainty_information_in_climate_data_records_from_Earth_observation
- https://www.bloomberg.com/news/articles/2020-09-09/climate-change-report-coronavirus-will-not-slow-global-warming
- https://anteritalia.org/recovery-fund-68-miliardi-previsti-per-rivoluzione-verde-transizione-ecologica/
- https://www.ilsole24ore.com/art/bozza-recovery-plan-196-miliardi-green-primo-risorse-ADdcpp6
- https://www.intechopen.com/books/climate-variability-regional-and-thematic-patterns/global-warming-scientific-facts-problems-and-possible-scenarios
- https://core.ac.uk/download/pdf/156875162.pdf