Solidarietà nel cosmo.
L’asteroide 2004 BL86, diametro tra i cinquecento e i seicentocinquanta metri, ci ha appena sfiorati il 26 gennaio 2015 alla distanza di “soli” 1,2 milioni di chilometri, proseguendo poi la sua corsa intorno al Sole, su un’orbita esterna alla Terra che percorre in due anni terrestri.
Malgrado la sua rivoluzione sia relativamente veloce, lo rivedremo così vicino a noi soltanto fra duecento anni. Le dimensioni sono quelle di una grossa nave da crociera, senza passeggeri umani a bordo, che ha voluto vederci da vicino per un breve saluto, fortunatamente senza inchino; che si navighi meglio e più sicuri senza comandanti? Così sembra, almeno in questo caso.
La particolarità di questo oggetto cosmico è costituita dalla presenza di un piccolo satellite che gli orbita intorno, una piccolissima Luna di settanta metri di diametro, una specie di valletto di compagnia che lo segue fedelmente, alleviandogli la solitudine del vagabondare per il cosmo.
Questa presenza non è una rarità nel sistema solare perché secondo gli scienziati oltre il 17% degli asteroidi della fascia principale tra Marte e Giove, possiede uno o più piccoli compagni catturati dalla gravità o forse spinti da qualche urto di altri compagni in vena di separazione. Se poi si dà uno sguardo ai “sassolini” che costituiscono gli anelli di Saturno, si scopre che molti di loro seguono la scia di satelliti più grossi, chiamati appunto “pastori”, che sono coloro i quali nella loro orbita intorno al pianeta, determinano e ripuliscono le separazioni fra un anello e l’altro, contribuendo anche alla stabilizzazione del sistema.
Attorno a Giove e altri pianeti del sistema solare, gravitano invece piccoli asteroidi denominati Greci e Troiani, vedi caso, che condividono la stessa orbita del pianeta maggiore, senza precipitargli addosso, per il fatto di essere situati in uno dei due punti di stabilità Lagrangiani L4, L5 del sistema Sole - Giove.
E’ quasi una richiesta di protezione dei piccoli verso i più grossi e potenti. Altri esempi di convivenza si possono trovare anche al di fuori del sistema solare, come le stelle binarie che orbitano attorno ad un centro di massa comune, disposte anche a soccorrere la compagna in difficoltà cedendole parte della propria materia per riaccendere la fusione nucleare, come nel caso delle nane bianche destinate altrimenti ad una lunga agonia nello spazio.
Non si tratta di casi rari perché, a quanto sostengono gli scienziati, oltre il 70% dei campioni di stelle finora analizzati appartengono a sistemi binari.
Nel cosmo esiste dunque una sorta di solidarietà consapevole e sostenibile che concorre all’armonia del suo funzionamento; l’autonomia assoluta dei corpi, sarebbe causa di titanici disastri cosmici. E’ proprio la solidarietà che attenua la solitudine e il vagare apparentemente errabondo dei corpi celesti nel cosmo. E’ un equilibrio non ancora perfetto ma già molto avanzato, che è stato raggiunto dopo quasi quattordici miliardi di anni; tanti modi diversi di aggregazione, ma legati da un unico ingrediente: la gravità. Il Sommo poeta Dante scrisse:
“sì come rota ch'igualmente è mossa
l'Amor che move il sole e l'altre stelle.”
Non è forse questa l’enunciazione filosofica della gravitazione universale, scoperta scientificamente soltanto molti secoli dopo? La gravità è dunque amore, solidarietà sostenibile e rispetto reciproco. Quando mai il genere umano lo capirà?