Aggiornato al 21/11/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Anton Raphael Mengs (1728-1779) - Giove e Ganimede - 1760

 

Sulle tracce della Pedofilia (Parte seconda).

I miti hanno consentito di rendere rappresentabili tra le molte fantasie, anche quelle pedofile. Le storie mitologiche propongono l'immagine di un bambino, il cui nemico è spesso il padre, che può spingersi fino ad uccidere il figlio per non essere spodestato. Altro mito ricorrente è quello del bambino, come Edipo, abbandonato in fasce sul Monte Citerone (1). La rivincita del bambino divino, sottoposto a pericoli, è quella di sopravvivere, come Zeus ed Edipo, o di risorgere come Dioniso e, così, il fanciullo diventa un eroe (2).

I miti in cui viene narrata la pratica della pederastia (3), sono quello di Pelope, quello di Laio e Crisippo e quello di Zeus e Ganimede, che possono essere considerati rappresentativi della modalità di tipo antropofagico-incorporativo, in relazione ad una reale pratica di sacrifici di bambini nella Grecia antica, di quella che adotta un comportamento pedofilo punito dagli dei, e di quella legata al desiderio del pedofilo di appropriarsi della bellezza dell'infanzia.

Le fiabe non descrivono solo fantasie ed emozioni, ma ne illustrano i momenti e gli aspetti più significativi e suggeriscono modi per entrare in contatto con esse, per affrontarle anche quando sembrano non affrontabili. Esse si differenziano dai miti perché giungono ad una conclusione non sempre tragica. Prototipo delle fiabe a sfondo pedofilo-sessuale può essere considerata Pelle d'asino di Perrault (4), in cui giocano un ruolo centrale i pensieri e i desideri della bambina che vengono soddisfatti dalla figura paterna. Esempio delle fiabe a contenuto orale-incorporativo è Cappuccetto Rosso, che Perrault conclude tragicamente con una morale chiara: "Le bambine non devono dare ascolto ai lupi, specie a quelli tranquilli, compiacenti e dolci, che possono seguirle anche dentro le case e per le strade" (5), mentre la versione dei fratelli Grimm ha un bel finale grazie all'intervento di un cacciatore che apre con il suo coltello la pancia del lupo e ne fa uscire, ancora vive, Cappuccetto Rosso e la nonna che il lupo aveva ingoiato (6). La storia dei fratelli Grimm si conclude con un dialogo di Cappuccetto Rosso con se stessa: "Finchè vivrai, non ti allontanerai più da sola nel bosco contravvenendo alle raccomandazioni di tua madre" (7). Di aiuto è, dunque, l'interiorizzazione dei valori dei genitori, non l'obbedienza a regole esterne (8). Il lupo in Cappuccetto Rosso, si presenta prima sotto il suo aspetto reale, poi sotto le spoglie della nonna. Le domande della bambina che vede nella nonna caratteristiche molto diverse da quelle che lei conosceva, esprimono bene l'eccitazione, l'attrazione, ma anche la confusione esperita dal minore in contatto con una figura che si propone come rassicurante e familiare, ma che in realtà è minacciosa e soprattutto soverchiante. (9)

 

I fattori psicologici che condizionano la pedofilia

Autori di impostazione psicodinamica (10) hanno sottolineato l'importanza non solo della teoria pulsionale di Freud, ma anche e soprattutto, degli aspetti relazionali, per spiegare alcune delle fantasie parafiliche. L’attività sessuale parafilica viene ricondotta ad una fuga dalla relazione oggettuale (11) ed è l’unica nella quale il pedofilo riesce ad affermare la propria indipendenza. La figura materna introiettata è percepita in questi soggetti come molto influente dal punto di vista affettivo e l'attività pedofila rappresenterebbe una sfida verso di essa (12). Kohut (13), sostiene che «l'attività perversa comprende il tentativo disperato di ristabilire l'integrità e la coesione del Sé in assenza di risposte empatiche da oggetto-Sé da parte degli altri» (14). Le fantasie e i comportamenti sessuali parafilici, secondo Kohut, rinforzano il paziente che teme inconsciamente l'abbandono o la separazione, permettendogli di sentirsi vivo e integro.

Nello studio delle parafilie, Kohut (15) si discosta nettamente dalla teoria classica delle pulsioni, in quanto per lui l'agito perverso non è altro che un fenomeno secondario alla rottura dell'unità psicologica primaria (il legame empatico oggetto-sé). La pulsione agita risulta essere la conseguenza della disintegrazione dell'unità interna e viene quindi utilizzata nella ricerca di riparazione del sé, in modo patologico, con la messa in atto delle fantasie del pedofilo in particolare o, più in generale del parafilico (16). Gli autori (17) che riconoscono nella pedofilia una vera perversione, la inquadrano nelle deviazioni sessuali di tipo qualitativo rispetto all'oggetto. Stumpfl infatti, definisce la personalità del pedofilo eterna, senza tempo (18). Wyrsh (19) precisa che la teoria di Stumpfl ha un valore più teorico che pratico, e, secondo questo autore, talvolta nei pedofili sarebbe rilevabile anche una “deformazione” della modalità sessuale. I “vecchi” sessuologi, ancorati alla teoria della “degenerazione”, attribuivano al perverso una “tara costituzionale” di tipo degenerativo (20). Le parafilie odierne erano considerate delle “sindromi psicopatologiche caratterizzate da alterazioni qualitative dell'istinto sessuale” (21), secondo la teoria degenerativo costituzionale (22). Glueck, riguardo alla pedofilia, (23) aveva formulato due ipotesi (in parte, successivamente, modificate):

  1. arresto dello sviluppo psicosessuale, ad esempio, per un trauma precoce
  2. soluzione dei conflitti sessuali senza l'aiuto di fantasia per una distorsione del meccanismo di formazione della coscienza, dovuti, talvolta, ad un disturbo psicopatologico di vario grado.

Lo stesso autore, elaborò quattro fattori cardine come causa di pedofilia:

  1. reazione al complesso di Edipo, paura di castrazione e timore di rapporti con donne sessualmente mature;
  2. atteggiamenti interpersonali classificabili da schizoidi a schizofrenici;
  3. personalità molto debole e mancanza di adeguato controllo degli impulsi;
  4. scarsa capacità di sublimazione degli impulsi stessi.

Kunz (24) evidenzia, nei pedofili, la mancanza di delicatezza e di tenerezza,  Bräutigam (25) evidenzia, invece, nelle azioni pedofile l'urgenza, l'impellenza, che bypassano le fasi attraverso cui si dovrebbero sviluppare l’avvicinamento e l'incontro fra l'uomo e la donna fino a completarne l'unione sessuale. Callieri e Castellani (26) definiscono l'Io del pedofilo come immaturo, con una fissazione della libido “a livello di giochi sessuali infantili o con una regressione a questi livelli” (27).

 

Le conseguenze della pedofilia sulla vittima

Si individuano conseguenze psicologiche, ripercussioni relative allo stile di vita e conseguenze sull'organizzazione dei rapporti interpersonali. Com’è evidente, vanno considerati diversi aspetti:

  1. il tipo di abuso sessuale, ossia la modalità di attuazione dell'abuso stesso, violenza sessuale, incesto, sodomia, carezze dei genitali, sfruttamento della prostituzione minorile;
  2. le caratteristiche dell'esperienza d'abuso e la sua frequenza nel tempo, violenza e coercizione al momento dell'abuso, tipo di attività sessuale, tipo di relazione con l'autore della violenza. (28)
  3. l’età del minore
  4. la possibilità di aiuto da parte dei familiari per poter uscire dalla situazione di violenza (29).

Finkelhor (30) identifica quattro elementi che contribuiscono all'impatto traumatico della violenza sessuale sul bambino:

la sessualizzazione traumatica,

il tradimento,

la stigmatizzazione e

il senso di impotenza.

 

La sessualizzazione traumatica, secondo l’autore, sarebbe causata da un precoce e inappropriato apprendimento sessuale. I bambini di solito ricevono delle ricompense per la loro collaborazione a giochi sessuali con gli adulti e questo funge da stimolo per considerare il sesso come un modo per manipolare gli altri. Da questo i bambini possono sviluppare idee distorte della morale, della sessualità e condotte sessuali inappropriate e potrebbero cominciare a comportarsi in modo sessualmente inappropriato rispetto al loro livello di sviluppo (se il sesso viene associato con ricordi di incidenti spiacevoli o che provocano ansia, l'adattamento sessuale successivo può essere compromesso.

Il tradimento si presenta quando nel contesto di una relazione di fiducia e di dipendenza, il bambino avverte che le attività riprovevoli sono motivate da una tendenza biasimevole ed egoistica da parte di chi le esercita.

La stigmatizzazione si presenta, oltre che tramite il vivere in modo celato questa situazione, anche attraverso la paura del bambino di essere rimproverato se scoperto.

Il senso di impotenza, si presenta quando il bambino è costretto con la forza, con la minaccia o con il ricatto a sottomettersi a un'attività non desiderata avente per oggetto il proprio corpo.

Finkelhor (31) ha individuato delle caratteristiche tipiche dei bambini che hanno subito un abuso sessuale, come una condotta provocatoria e seduttiva nei confronti degli adulti, approcci sessuali aggressivi con altri bambini, un attaccamento dipendente soprattutto alla madre, un evitamento dell'intimità, bassa autostima, ritiro sociale ed avvicinamento a gruppi di drogati, delinquenti e prostitute, ansia, fobia, disturbi del sonno, depressioni, problemi nell'apprendimento scolastico.

Questo corteo sintomatologico si può presentare in una fase “acuta”, il cui sintomo prevalente è la paura, ed in una seconda fase “cronica”, che si determina due o tre settimane dopo l'aggressione, in cui la vittima riorganizza il proprio stile di vita.

Il bambino in età prescolare non è in grado di comprendere l'esperienza subita, non riesce a comunicare verbalmente quello che è accaduto, e questo lo lascia in uno stato di confusione e di disorientamento, con peggioramento del rendimento scolastico, disturbi dei processi cognitivi, disturbo post-traumatico da stress (il cosiddetto PTSD), comportamenti sessuali inappropriati, come la masturbazione manifesta, l'esibizione dei genitali, i tentativi di introdurre oggetti nei genitali (32). È ipotizzabile, come già accennato, che i bambini abusati imparino ad usare il comportamento sessuale per manipolare gli altri, sessualizzando tutti i loro rapporti, sempre più convinti che questo sia l'unico modo per ottenere amore; sviluppando, al contempo, sentimenti di irritazione verso i genitori che non li hanno protetti e verso colui che li ha abusati, sviluppando comportamenti autodistruttivi o identificandosi con il loro aggressore ed agendo il comportamento sessuale che hanno subito, passano da una posizione passiva ad una attiva, oppure alternano l'identificazione con il ruolo di vittima all'identificazione con il ruolo di aggressore. (33)

I bambini più piccoli sono soliti psicosomatizzare il trauma, mentre nel bambino più grande prevale la paura e l'ansia create dallo stupro, lo sviluppo di sensi di colpa e i conflitti con i genitori; nell’adolescente si può assistere all’attuazione di comportamenti sociali anormali, insuccesso nello stabilire relazioni sessuali ed affettive durature (34), tentativi di suicidio (35) e simulazione della cosiddetta "sindrome di Cenerentola". (36)

Ricerche di Freund (37) hanno dimostrato, attraverso l'analisi dei racconti di abuso infantile di adulti pedofili, che l'aver subito esperienze di abuso sessuale da parte di adulti durante l'infanzia, porta alcuni individui a riproporre attivamente in età adulta l'abuso subito da bambini. Gli adulti abusati sessualmente nell'infanzia si rendono a loro volta frequentemente colpevoli di abuso fisico e sessuale nei confronti dei propri figli.  In alcuni casi, le madri adottano inconsapevolmente con i loro figli, atteggiamenti di seduzione (38).

Le donne abusate, generalmente, tendono a sviluppare più degli uomini tratti di personalità borderline (impulsività, fallimenti nel ruolo sociale, intolleranza alla frustrazione, stati depressivi), ma anche problematiche relazionali in campo sessuale e disfunzioni sessuali.  Gli uomini, invece, sviluppano perlopiù disturbi di personalità di tipo antisociale (39). Inoltre, maschi che hanno subito un abuso sessuale da parte di altri maschi, hanno più frequentemente problemi di confusione riguardo alla loro identità sessuale.

Tra le manifestazioni più squallide della pedofilia, v’è lo sfruttamento sessuale a fini commerciali sui minori.

Lo sfruttamento sessuale di un bambino compromette seriamente il suo sviluppo fisico, psicologico, spirituale, morale e sociale. I maggiori pericoli che i bambini sfruttati devono affrontare, sono le violenze di tipo fisico da parte di chi li sfrutta. Nel caso in cui si rifiutino di lavorare, vengono colpiti con calci, schiaffi, bruciature di sigarette e violenze sessuali (40); per le bambine poi, ci sono conseguenze anche molto gravi: rapporti sessuali troppo precoci con partner adulti infatti, causano lacerazioni anatomiche, spesso non rimarginabili, dell'apparato riproduttivo esponendo il fisico a gravi infezioni che portano spesso alla sterilità (41). Tra le altre, sono frequenti le malattie veneree, le infezioni da virus HIV e il contagio da sindrome di immuno-deficienza acquisita (AIDS), che sono tutte malattie sessualmente trasmissibili. I danni psicologici non sono facili da quantificare. Ragazzi sfruttati sessualmente riferiscono di provare vergogna, senso di colpa e di non avere stima di se stessi. I bambini prostituiti hanno una totale sfiducia nella società a causa delle loro tante, spiacevoli e deludenti esperienze. La depressione è costante della loro vita, fino a spingerli al suicidio. La violenza fisica mina fino a distruggere anche il senso di autostima.

La personalità dei bambini viene violentemente schiacciata dalla pressione psicologica operata su di loro dagli adulti, siano essi sfruttatori e/o fruitori della loro sessualità od operatori sociali cui difetta talvolta, una specifica preparazione per venire a contatto con le vittime della prostituzione. Il vero successo si otterrà solo riuscendo a sottrarre il minore dalla condizione di sfruttamento e facendo in modo che questa non si ripresenti più in un futuro prossimo.

 

Il danno psicologico

Con il termine “danno”, in psicologia, ci si riferisce ad un'alterazione dell'equilibrio di personalità della vittima, che può trovare modo di manifestarsi temporalmente vicino all'evento scatenante o rimanere latente per un certo arco di tempo e che, comunque, comporta la compromissione della vita normale del soggetto (42). Si tratta di un tipo di danno che non è riconducibile puramente al concetto di danno “morale”, che indica la sofferenza soggettiva e il dolore che possono conseguire ad un trauma fisico e psichico e che si configura sempre come ulteriore ed eventuale conseguenza del fatto illecito e neppure al concetto di danno "biologico", che indica una menomazione derivante dalla lesione oggettiva di una parte dell'organismo; in quest'ultimo caso si parla di danno primario (43).

Per accertare l'esistenza di un danno psicologico è sufficiente un'alterazione di una sola o di più funzioni dell'Io (volontà, affettività, intelligenza) che non necessariamente investono la totalità della persona. Tuttavia, risulta necessario che tale alterazione non costituisca solo un momento di disagio o di sofferenza che accompagna l'evento o l'assestarsi delle sue conseguenze, ma bisogna che la conseguenza si sia stabilizzata in modo da poter discriminare tra uno stato reattivo inevitabile di disagio ed una vera e propria alterazione o patologia (44). Il bambino può arrivare ad avvertire il comportamento sessuale come unica manifestazione e come unico mezzo utile per una comunicazione affettiva e relazionale (45).

 

Mezzi e strumenti per valutare le conseguenze e il danno psicologico

Gli “indicatori” d’abuso sono comportamenti comuni a molti bambini vittime di abuso, anche se la quasi totalità di elenchi di indicatori d'abuso, non è esaustiva, sia perché molti bambini che subiscono l'abuso sessuale in un contesto di gioco, non avvertono un reale trauma, sia perchè ci sono bambini che grazie a meccanismi difensivi, non mostrano indicatori d'abuso pur essendo stati abusati realmente.

Gli indicatori possono essere cognitivi (livello di coerenza delle dichiarazioni, elaborazione fantastica, giudizio, morale, chiarezza semantica, conoscenza sessuale inadeguate per l'età, carenti capacità di attenzione, confusione nel ricordo dei fatti e sovrapposizione dei tempi), indicatori fisici (deflorazione, rottura del frenulo, ecchimosi e lividi in zona perineale, sintomi di malattie veneree) ed infine indicatori comportamentali ed emotivi (paura, depressione, disturbi del sonno e dell'alimentazione, ipervigilanza per paura della ripetizione del trauma, disinteresse per le attività socio-ricreative, alterazione della personalità, comportamenti autodistruttivi fino al suicidio, erotizzazione degli atteggiamenti).

Il colloquio valutativo con un bambino vittima di abuso sessuale dovrebbe essere condotto con una serie di accorgimenti particolari, per esempio, bisognerebbe cercare di non essere intrusivi e fare in modo che il racconto sia spontaneo, evitare domande suggestive e domande chiuse alle quali, cioè, si risponde solo con un sì o con un no, proporre domande con una risposta più aperta e sempre più specifiche, evitare un clima intimidatorio, usare un linguaggio appropriato e semplice per l'età del bambino, non interromperlo, preparare in anticipo il bambino all'idea dell'intervista per evitare sue resistenze e paure. Sarà inoltre utile videoregistrare le sedute. In particolare, per i bambini di età inferiore a cinque anni, date le loro ancora povere competenze verbali e concettuali, si ricorre spesso alle bambole anatomiche, ma l'uso di questo metodo rimane una questione molto controversa, dal momento che, per molti, le bambole possono avere effetti sulla suggestionabilità dei bambini e, quindi, alterare la veridicità dei ricordi (46).

 

Riferimenti bibliografici

1. L. Biondetti, Dizionario di mitologia classica, Baldini & Castoldi, Milano, 1997; A. Ferrari, Dizionario di mitologia greca e latina, UTET, Torino, 1999; O. Rank, Il mito della nascita degli eroi, trad. it, Libreria Psicoanalitica Internazionale, Nocera Superiore, 1921.

2. C. Pitto, C. Schinaia, Mito e pedofilia, in Schinaia, 2001.

3. Ibidem.

4. C. Perrault, Contes du temps passè, Garniere, Paris, 1967.

5. C. Perrault, Contes du temps passè, Garnire, Paris, 1967, p. 115.

6. J.L.K. Grimm, W. Grimm, Le fiabe del focolare, trad. it. Einaudi, Torino 1951.

7. Ibidem, p. 175.

8. F. Pezzoni, C. Schinaia, Fiabe e fantasie pedofile, in Schinaia, op. cit., 2001.

9. M. Maggi, M. Picozzi, Pedofilia, non chiamatelo amore, Guerini Ass., Milano, 2003.

10. AA.VV., Pedofilia e problemi derivanti per la legge penale, 8º Congresso della Società Tedesca per gli Studi Sessuali, Ed. F. G. Von Stockert, Beitr. Sexualforsch, 3-4, 1965.

11. S. A. Mitchell, Relational Concepts, in Psychoanalysis: An Integration, Harvard University Press, Cambridge, M.A., 1988.

12. S. A. Mitchell, Relational Concepts, in Psychoanalysis: An Integration, Harvard University Press, Cambridge, M.A., 1988, p.274.

13. H. Kohut, La guarigione del Sé, trad. it., Bollati Boringhieri, Torino, 1980.

14. H, Kohut, op. cit.

15. Ibidem.

16. L. de Cataldo Neuburger, La pedofilia. Aspetti sociali, psico-giuridici, normativi e vittimologici, (a cura di), Cedam, Padova, 1999.

17. J. Wyrsch, Die Sexuellen Perversionen un die Psychiatrisch-Forensische Bedeutung der Sittlichkeitsdelikte, in Psichiatrie der Gegenwart, Band III, Sprinter Verlag, 1961; F. Stumpfl, Die Personlichkeit des Paedophilen, in Beitr. Sexual Forsch., n. 34, 1965.

18. F. Stumpfl, Die Personlichkeit des Paedophilen, in Beitr. Sexual Forsch., n. 34, 1965.

19. J. Wyrsch, Die Sexuellen Perversionen un die Psychiatrisch-Forensische Bedeutung der Sittlichkeitsdelikte, in Psichiatrie der Gegenwart, Band III, Sprinter Verlag, 1961, p. 1163.

20. J. Wyrsch, Die Sexuellen Perversionen un die Psychiatrisch-Forensische Bedeutung der Sittlichkeitsdelikte, in Psichiatrie der Gegenwart, Band III, Sprinter Verlag, 1961; R. von Krafft-Ebing, Psychopathia Sexualis, trad. it. Manfredo, Milano, 1953.

21. L. Lavagna, Pedofilia e sadismo: criteri classificativi storici e attuali, in M. Acconci, A. Berti, Grandi reati piccole vittime, (a cura di) Erga Ed., Genova, 1999, p. 90.

22. J. Wyrsch, Die Sexuellen Perversionen un die Psychiatrisch-Forensische Bedeutung der Sittlichkeitsdelikte, in Psichiatrie der Gegenwart, Band III, Sprinter Verlag, 1961.

23. B. C. JR. Glueck, Pedophilia Sexual Behavior and the Law, Thomas Publ., Springfield, Illinois, 1965.

24. H. Kunz, Zur Theorie der Perversionen, in Monat. für Psychiatr., 1, 1942, p. 105.

25. W. Bräutigam, Teoria della perversioni sessuale, IV Congresso Mondiale di Psichiatria, Madrid, Exc. Med., 1966.

26. B. Callieri, A. Castellani, Aspetti Antropologici dei Comportamenti Sessuali Abnormi, in Rassegna Medico-Forense, 1, 1970.

27. B. Callieri, A. Castellani, Aspetti Antropologici dei Comportamenti Sessuali Abnormi, in Rassegna Medico-Forense, 1, 1970, p. 87-88.

28. P. Coffey, H. Leitenberg, K. Henning, T. Turer, R.T. Bennet, Mediators of the long-term impact of child sexual abuse: perceived stigma, betrayal, powerlessness, and self-blame, in Child Abuse and Neglect, XX, 5, 1996, pp. 447-455.

29. V. Bastianon, R. De Benedetti Gaddini, Abuso e incuria verso l'infanzia, in F. Ferracuti (a cura di), Trattato di criminologia, medicina criminologica e psichiatria forense, VI: Aspetti criminologici e psichiatrico-forensi dell'età minore, Milano, Giuffrè Editore, 1987, pp. 165-188; V. Mastronardi, Manuale per operatori criminologici, Giuffrè Editore., Milano, 1989.

30. D. Finkelhor, the trauma of child sexual abuse, in G.E. Wyatt, F.J. Powell (eds), Lasting effects of child sexual abuse, Beverly Hills, CA: Sage.

31. Ibi D. Finkelhor, the trauma of child sexual abuse, in G.E. Wyatt, F.J. Powell (eds), Lasting effects of child sexual abuse, Beverly Hills, CA: Sage.

32. C.E. Cosentino, H.F.L. Meyer-Bahlburg, J.L. Alpert, S.L. Weinberg, R. Gaines, Sexual Behavior Problems and Psychopathology Sympton in Sexually abused Girls, in J. Am. Acad. Child Adolesc. Psychiatry, 34, 8, 1995, pp. 1033-1042; A. Mayall, S.R. Gold, Definitional Issues and Mediating Variables in the Sexual Revictimization of Woman Sexually Abused as Children, in Journal of Interpersonal Violence, X, 1, 1995, pp. 26-43.

33. C.E. Cosentino, H.F.L. Meyer-Bahlburg, J.L. Alpert, S.L. Weinberg, R. Gaines, op. cit., pp. 1034-1040; A.J. Urquiza, M. Capra, op. cit., p. 112.

34. V. Bastianon, R. De Benedetti Gaddini, op. cit.; D.S. Belkin, A.F. Green, J.R. Rodrigue, S.R. Boggs, Psychopatology and History of Sexual Abuse, in Journal of Interpersonal Violence, IX, 4, 1994, pp. 535-547; P.E. Mullen, J.L. Martin, J.C. Anderson, S.E. Romans, G.P. Herbison, The long-Term impact of the physical, emotional, and sexual abuse of children: a community study, in Child Abuse and Neglect, XX, 1, 1996, pp. 7-21; L.B. Oberlander, op. cit.; AA.VV. op. cit.; A.J. Urquiza, M. Capra, op. cit.; K.P. O'Hagan, Emotional and psychological abuse: problems of definition, in Child Abuse and Neglect, IX, 4, 1995, pp. 449-461; G. Canepa, Il maltrattamento dei minori, in F. Ferracuti (a cura di) in Trattato di criminologia, medicina criminologica e psichiatria forense, VI: Aspetti criminologici e psichiatrico-forensi dell'età del minore, Milano, Giuffrè Editore, 1987, pp. 151-164; M. Bray Child Sexual Abuse, Family Life and the Children Act, in AA.VV., Re-focus on Child Abuse, London Hawksmere plc, 1994, pp.59-72; D. Jehu, Beyond Sexual Abuse. Therapy With Woman Who were Childhood Victims, Chichester, J. Wiley & Sons, 1988; B.C. Miller, B.H. Monson, M.C. Norton, The effect of forced sexual intercourse on white female adolescents, in Child Abuse and Neglect, IX, 10, 1995, pp. 1289-1301.

35. E.F. Brand, C.A. King, E. Olson, N. Ghaziuddin, M. Naylor, op. cit., T.L. Simpson, V.S. Westerberg, L.M. Little, M. Trujillo, Screening for Childhood Physical and Sexual Abuse Among Outpatient Substance Abusers, in Journal of Substance Abuse Treatment.

36. J. Goodwin, Sexual Absue, tr. it. Abuso sessuale sui minori, Centro Scientifico Torinese, Torino, 1982; V. Mastronardi, M. Villania, Stigmate neuropatiche residuate per violenza sessuale in età infantile, in Attualità in Psicologia, 5, 1990, pp. 6-12.

37. K. Freund, R. Watson, R. Dickey, Does Sexual Abuse in Childhood Cause Pedophilia: An Exploratory Study, in Archives of Sexual Behavior, Vol. 19, No. 6, 1990, pp. 557-568; K. Freund, M. Kuban, The Basis of the Abuses Abuser Theory of Pedophilia: A Further Elaboration on an Earlier Study, in Archives of Sexual Behavior, Vol. 23, Nol. 5, 1994, pp. 553-563.

38. AA.VV., Re-focus on Child Abuse, London Hawksmere plc, 1994, pp.48-49.

39. A.C. Boudewyn, J.H. Liem, Childhood Sexual Abuse as a Precursor to Depression and Self-Destructive Behavior in Adulthood, in Journal of Traumatic Stress, VIII, 3, 1995, pp. 445-459.

40. Relazione ECPAT Italia: F.A.Q. - Le domande più frequenti.

41. P. Monni, L'arcipelago della vergogna, turismo sessuale e pedofilia, Edizioni Universitarie Romane, Roma, 2001, p. 235.

42. D. Pajardi, Considerazioni sul danno psicologico in età evolutiva, in D. Pajardi, Danno biologico e danno psicologico, Milano, Giuffrè Editore 1990, pp. 73-77.

43. G. Giannini, Questioni giuridiche in tema di danno psicologico, in D. Pajardi, Danno biologico e danno psicologico, Milano, Giuffrè Editore, 1990, pp. 40-51.

44. D. Pajardi, Il concetto di danno alla persona, in A. Quadrio, G. De Leo (a cura di), Manuale di psicologia giuridica, Milano, LED, 1995, pp. 511-534.

45. D. Pajardi, Considerazioni sul danno psicologico in età evolutiva, in D. Pajardi, Danno biologico e danno psicologico, Milano, Giuffrè Editore 1990, pp. 73-77.

46. G. Gullotta, L. De Cataldo, S. Pino, P. Magri, op. cit. pp. 182-189.

William Shakespeare

Inserito il:03/05/2016 13:11:18
Ultimo aggiornamento:03/05/2016 18:58:51
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