Aggiornato al 05/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Belvedere - Numero 11

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Francesco Pavona (1695-1777) – Allegoria della Fedeltà

Un pensiero: la fedeltà.

La fedeltà è considerata una virtù, un impegno morale verso una persona o verso una comunità.  È infatti catalogata come una categoria etica e non giuridica. Ma nella nostra realtà sociale è un sentimento che ha origine da altri sentimenti come quello dell’amore, dell’amicizia o da una concezione di vita che ciascuno si costruisce o ritiene di avere in relazione alla propria educazione, alla propria cultura, al proprio modo di essere o di voler essere, ai propri desideri  e traguardi che a loro volta sono all’origine dei nostri valori guida.  

Qualcuno tuttavia dice che è una utopia, non esiste, è solo una illusione e nasce dalla voglia di legare o di legarsi a qualcuno, a qualcosa per vivere. Una convenzione borghese che va esibita nella forma e che non si rispetta mai nella sostanza e quando si decide di farlo è perché si ha paura, si è in difficoltà si è tremendamente insicuri, si è soli. 

Può ancora essere vista come un sentimento rovesciato, al contrario, la conseguenza di un altro  sentimento forte e spesso indomabile e cioè della gelosia. È quest’ ultimo sentimento cha fa nascere il bisogno della fedeltà, che chiede fedeltà proprio come sistema di difesa, di garanzia. 

Infine, è interessante rilevare come il movimento del sentimento di fedeltà va quasi sempre dal più debole verso il più forte e questo potrebbe avvalorare ulteriormente l’ipotesi della insicurezza come sua origine  e centro di incubazione.

Nella vita pratica, nel mondo di oggi in cui i valori si girano e rigirano secondo le situazioni, in cui l’apparire è un valore non inferiore all’essere, in cui gli obiettivi principali sono il danaro, il prestigio, il successo (che sono le chiavi per il potere e nello stesso tempo i privilegi del potere), la fedeltà diventa sempre più un valore apparente. Un valore che è fondamentale esibire come prima più di prima, ma di cui si può fare a meno senza alcun travaglio spirituale o materiale.

Nel rapporto sentimentale, la fedeltà va piano piano scomparendo e rimane viva naturalmente solo in quello che si definisce il periodo dell’innamoramento, un periodo breve, intenso, un periodo ponte verso un consolidamento del rapporto o verso il niente. Poi la dinamica della vita con le sue opportunità, la parità quasi raggiunta dalla donna (in questo campo più di altri comunque), la necessità di esibire, di emulare, di prendere l’attimo, di illudersi non lascia spazio a vecchi modi di sentire o a vecchie logiche. Ecco la fedeltà diventa voluta, cercata solo quando esplode la gelosia. La gelosia è un aspetto del possesso e rappresenta la paura di perdere, di essere sconfitti pubblicamente e di essere etichettati come falliti, perdenti, persone non competitive e quindi senza futuro.

Nel mondo della politica una volta esisteva in effetti il tema della fedeltà ad una idea di società, ad un partito, ad uno schema. Oggi questa fedeltà è superata, esiste una fedeltà (si chiama così ma non ha niente a che vedere con il suo significato di una volta) verso un gruppo dirigente, una persona, una operazione, una iniziativa diretta sempre alla conquista e al mantenimento del potere. Il potere è ormai il vero obiettivo e prescinde da ogni idea, il potere come che sia, piccolo o grande, pubblico o privato, purché si possa esprimere, purché dia l’emozione che ci si aspetta.

La fedeltà è dunque un sentimento vecchio che viene ancora oggi esibito dandogli valori diversi, usato per opportunità, per moda, per abitudine. Ma non esiste, è come un farmaco palliativo, è il simbolo del cambiamento, del distacco da un passato scomparso persino nei ricordi.

 

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Cesare Maccari – Allegoria dell’Italia - 1889

I fatti nostri.

La legge sulla criminalità economica e che reintroduce nel nostro ordinamento il reato di falso in bilancio va avanti speditamente e le previsioni sono che entro breve termine sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. È una cosa importante, è un passo verso la pulizia e la civiltà, è un passo verso una società più giusta e onesta. Dire che è un brodino, non votarla perché non raggiunge tutti gli obiettivi ricorda molto l’asino di Buridano. Non ci sono giustificazioni per non applaudire a questa iniziativa parlamentare, non farlo significa infatti pensare attraverso pregiudizi e schemi precostituiti. Senza dimenticare che il meglio è nemico del bene.

L’operazione start up nell’area delle tecnologie va avanti e accelera finalmente. Ormai sono circa un centinaio le iniziative  finanziate e operanti e i centri di incubazione e di avviamento funzionano e aiutano seriamente. Certo il numero è inferiore di sette volte almeno rispetto alla Francia e alla Germania, ma abbiamo cominciato da poco e non abbiamo ancora una legislazione competitiva in questo campo. I soldi pare che ci siano, adesso il problema sono le idee e le ipotesi di come fare per svilupparle e lanciarle.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non è mai presente insieme a Matteo Renzi ad un evento, ad una visita. Forse i due non sono compatibili, forse esistono disaccordi strategici profondi, forse non vogliono reciprocamente oscurarsi perché sono molto permalosi oppure è solo una impressione?

Solo il 5% dei 40 milioni di contribuenti italiani denuncia più di 50 mila euro di reddito e costoro  rappresentano il 40% di tutto il gettito dell’IRPEF. La strada è lunga per raggiungere una giustizia fiscale e quindi sociale, siamo ancora molto ma molto lontani. Ricostruire un paese significa avere determinazione, pazienza e uomini giusti. Uomini giusti cioè che sanno quello che vogliono, non facinorosi, competenti ed esperti di come ci si muove nei meandri di uno Stato borbonico (purtroppo).

Nicola Gratteri (il magistrato più esperto di mafie) era il candidato di Renzi per fare il Ministro della Giustizia e poi Napolitano ha mischiato le carte. Ora (a parte il suo ruolo di magistrato a Reggio Calabria) è il Presidente della Commissione che dovrebbe proporre le nuove norme sulle intercettazioni. Non si sa ancora cosa proporrà, ma sta già dicendo che non è giusto registrare negli atti del processo intercettazioni che non hanno rilevanza processuale e trova il plauso anche dell’ex Presidente della Suprema Corte e cioè di Cesare Mirabelli. La stessa impostazione con relativo sollecito in merito al Governo proviene dal Garante della Privacy, Antonello Soro. I magistrati se la prenderanno con il loro prestigioso collega? E lo stesso faranno i media che hanno fatto della difesa dello statu quo del sistema giudiziario il loro piano editoriale?

Adesso c’è anche la polemica sui dati nel nostro paese, nel senso che molti editori di questi dati “ufficiali” utilizzano criteri di catalogazione diversi, per cui le analisi sono diverse. Speriamo che la smettano di “dare i numeri”.  Lo sappiamo che da anni siamo raggirati da situazioni interpretative non trasparenti dei dati!

Perché il Governo Italiano (e non solo questo attuale) non si occupa delle banche, dato che, come tutti sanno, il potere che rappresentano è di condizionamento di tutto il sistema economico? Da quanti anni si deve fare nel nostro paese la famosa bad bank per affrontare e risolvere il problema dei crediti persi. Se si continua ad avere paura non si va da nessuna parte!

Le Banche sono il cuore del problema. Senza una loro riforma, senza una loro ridefinizione della missione, della trasparenza, dei controlli non si va da nessuna parte. E non si può fare con l’attuale management. Ma su questo tema non pare che il Governo stia tentando, pensando, proponendo qualcosa, a parte il decreto sulle Popolari (la cui validità si è potuta verificare dalle opposizioni che ci sono state). È vero che intervenire sulle Banche significa anche toccare il Santuario Banca d’Italia e sfiorare poteri europei molto forti.

La concentrazione di tutti i lavori pubblici sotto la competenza del Ministero delle Infrastrutture con il nuovo Ministro Graziano Del Rio (anche quelli che facevano capo a Palazzo Chigi) è una decisone pulita, opportuna e comprensibile. Se adesso Del Rio lavora di concerto con Cantone (Anticorruzione) si può avere una speranza. Mettiamo un forse grande come una casa, data la situazione delle croste che sono dovunque annidate da anni e molto articolate.

Le Coop comprano 60mila copie del libro di Maurizio Landini (i miei primi Primo Maggio) per regalarlo a tutti i soci. Forse in questo momento Maurizio Landini avrebbe dovuto opporre un cortese rifiuto data la situazione, le polemiche e, per quel che si sa, i suoi piani.  Ma, come si dice, al cuore non si comanda.

Le Coop, che siamo noi come dice la pubblicità, comprano libri, vino, cose da questo o quel politico o manager lasciando sempre pensare che ci sia uno scopo recondito, che lo fanno nella speranza di un do ut des. Inoltre, queste Coop sono chiacchierate ovunque per collusioni, società a scopo di acquisizione di commesse, soci strani a dir poco, in tutti i campi e specie in quello della edilizia, dei rifiuti, della gestione di servizi. Ci sono stati nel passato i casi di collusione o di tentata collusione con banche e assicurazioni. Ma insomma qualcuno in questo paese ci vuole guardare bene dentro? È ragionevole pensare che il vecchio Partito Comunista e i suoi eredi hanno favorito un simile mostro in cambio di voti e di finanziamenti al partito stesso o addirittura personali?

L’expo di Milano è alle porte. Difficile dire come andrà e che cosa sono riusciti a combinare. Non mi pare che l’ottimismo sia giustificato. Ci sarà tempo per commentare, per capire, per criticare, per applaudire se del caso. Oggi, prima dell’inizio e a bocce ferme, una cosa la dobbiamo dire: c’era bisogno di spendere tutta questa grande quantità di danari per costruire padiglioni megagalattici e pagare grandiosi architetti? Forse si poteva fare una cosa esteticamente di minor livello e magari pensare di più ai contenuti e al marketing. Una ulteriore dimostrazione della mediocrità della nostra gente ed inoltre che le vie dell’imbroglio sono infinite.

 

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Palazzo Besta di Teglio – Planisfero attribuito a Leonardo

Uno sguardo altrove.

L’accordo con Iran da parte degli Stati Uniti e le principali potenze occidentali, tra cui l’Unione Europea (rappresentata da Federica Mogherini) è praticamente raggiunto e sarà formalizzato nei dettagli entro il prossimo giugno. Un risultato storico dopo tanti anni (più o meno 35) di errori, di incapacità diplomatiche e strategiche.  Il mondo depenna il pericolo nucleare iraniano dal futuro e l’Iran vede decadute tutte le sanzioni a suo carico. Con tanti vantaggi non solo per l’Iran (anche per i paesi con cui ha o avrà relazione). I vantaggi sono certamente economici, ma anche politici perché cambierà il volto di  tutta la regione.

Questo accordo con l’Iran dopo il disgelo con Cuba, e insieme con  la riforma sanitaria e la ripresa economica rappresenta il lascito più significativo degli anni di Presidenza di Barack Obama.

Ma adesso a Washington i gruppi di influenza (quella israeliana da una parte e quella sunnita e cioè di Arabia Saudita dall’altra) si scateneranno per condizionare il Congresso e la Presidenza stessa. Vedremo che cosa riusciranno a fare. Qua c’è in gioco il futuro di un sacco di gente!

Anche la strategia di Israele dovrà subire modifiche, infatti, e per la verità non solo come conseguenza dell’accordo delle principali potenze occidentali con l’Iran. Quella attuale non può più offrirgli le garanzie di sicurezza, di espansione e di relazioni internazionali di cui ha potuto godere. Non si sa se ne sarà capace e troverà gli uomini giusti per farlo. In Israele (e non solo) il dibattito si sta accendendo.

La Palestina negli ultimi tempi ha sviluppato e molto positivamente le sue capacità diplomatiche in tutte le sedi e Istituzioni internazionali e presso i vari paesi. Ha capito che il suo futuro passa dal riconoscimento del mondo e non sarà sicuramente la conseguenza solo di una concessione di Israele.

Nella campagna elettorale in corso in Gran Bretagna si è svolto un bel dibattito televisivo tra tutti i leader dei partiti partecipanti alla competizione. Sette partiti, anche se di dimensioni non paragonabili, con sette leader, di cui tre donne e tutti più o meno tra i quaranta e i cinquanta anni. Il futuro bisogna prenderlo con quelli che ci possono andare e che sanno come andarci.

A proposito delle elezioni in Gran Bretagna, la loro importanza è anche in relazione alla ipotesi di uscita della stessa dall’Unione Europea. Questa ipotesi è nei programmi di alcuni partiti in competizione, che però i sondaggi danno indietro di almeno dieci punti, almeno per il momento. Tuttavia i sondaggi hanno un valore relativo come dimostrano Francia, Israele e Spagna.

La piazza finanziaria più importante d’Europa (e una delle più importanti nel mondo) è Londra. L’uscita della Gran Bretagna dall’ Europa e dato che i rapporti con gli Stati Uniti non sono proprio gli stessi (si sono allentati), aumenterebbe il rischio che la piazza finanziaria più importante d’Europa diventi Francoforte. Ecco perché la Gran Bretagna non uscirà mai dall’Europa, a parte slogan e politica spicciola. A proposito non dimentichiamo che la Borsa di Londra è il maggior azionista della Borsa di Milano.

Si dice che la Grecia in questo suo impegno per sopravvivere proceda a breve a nazionalizzare le banche. Molti pensano che è una ipotesi irrealizzabile dell’attuale Governo, perché non hanno i soldi per farlo. Piuttosto la voce più accreditata dice che verso l’estate possa cambiare la composizione del governo greco con l’uscita di alcuni estremisti e l’ingresso di moderati per rifare un piano di salvataggio insieme alle Istituzioni internazionali, in primis quelle europee. La verità è che ha ragione Trapattoni, quando dice di non dire gatto se non ce lo hai nel sacco.

Il fatto che la crescita dell’India quest’anno superi quella della Cina anche se di poco, è un fatto di grande rilievo. Non tanto per una classifica formale e apparentemente inutile, quanto per gli equilibri di quella regione e per l’influenza che può avere sui piani industriali di molti paesi occidentali.

Le voci di una possibile fusione tra le forze di Al Qaida (guidata da Al Zawahiri, successore di Osama Bin Laden) e il nuovo Stato islamico Isis, che ha proclamato il Califfato, sono diffuse e probabilmente vere.

 

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Antonio Zanchi (18e siècle) - Palamède et Ulysse
avec Télémaque bébé

L’angolo di Palamede.

Per avere successo facendo una politica di destra? Parlare di catastrofismo e di nostalgia, provocare gli altri (quelli di sinistra) e farli litigare e poi dire ai cittadini che sono buoni a nulla, offrendo un’altra sponda, una sponda che magari fa cose inutili ma che piacciono, che dice cose impossibili ma affascinanti. Insomma fare come l’amico di casa che contribuisce ad eccitare gli animi e poi finisce con l’approfittarsi della crisi sentimentale dei cari vicini. Nel caso di chi è interessato a far avanzare le destre, diventa infatti facile approfittarsi, soprattutto per la fragilità in cui si trovano i cittadini a causa della disperazione in cui gli altri (sempre quelli di sinistra) li fanno piombare. Alla fine è vero che ogni promessa è un debito!

Effettivamente, come dice Dario Di Vico, non è facile prevedere l’economia che nascerà al termine (vero) della crisi. Non è facile prevedere le nuove regole del mercato, la modifica ai cicli di vita dei prodotti e dei servizi, i nuovi metodi di comunicazione, le strutture organizzative e la loro gestione. Non è facile, ma si sa che tutto o molto sarà diverso da come era prima della crisi. Allora sarà assolutamente necessario disporre di manager diversi da quelli attuali. I vecchi? Alcuni saranno capaci di riciclarsi, ma non tutti. Ecco un altro problema che somiglia al danno emergente e al lucro cessante.

Un esempio del fatto che non si può cambiare con le stesse persone è il mondo del calcio italiano. Da anni si dice che non funziona, è corrotto, pieno di debiti,  non produce qualità, gli imbrogli sono diffusi.  Ma come fa a cambiare se i dirigenti sono sempre gli stessi?

L’Antitrust europeo porta Google in Tribunale per abuso di posizione dominante (in Europa ha circa il 90% del mercato, mentre negli Stati Uniti meno del 70%) e per slalom fiscali. Vuole gli venga riconosciuta e fatta pagare una multa pari al 10 % dei ricavi della multinazionale (che fattura circa 66 miliardi di dollari).

In questo momento tutti sono sull’attenti per applaudire Draghi e in particolare la sua iniziativa di “quantitative easing” già partita sembra con successo, tra cui grandi giornalisti italiani, economisti e politici di tutte le tendenze. Qualcuno timidamente comincia tuttavia a dire che l’operazione presenta alcuni rischi non da un punto di vista economico probabilmente, ma da un punto di vista sociale. In altri termini, che può contribuire ad aumentare le diseguaglianze e ad innescare una bolla speculativa (che come sempre non penalizzerà i più avveduti). Ma si sa che Draghi non è un politico né è interessato agli aspetti sociali dell’economia (come quasi tutti gli economisti) e che poi continua a ripetere che i governi europei devono fare le riforme. Come dire che questi rischi sono dei politici!

Un pensiero dell’amico Umberto Chapperon, che condivido: I giovani festanti nelle strade di Teheran ricordano quelli che invasero le strade di Berlino alla caduta del muro, mentre i discorsi di Netanyahu circondato dai suoi nuovi alleati arabi sauditi e pachistani rammentano i vecchi gerarchi comunisti ancora impreparati al nuovo corso.




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Vincent van Gogh – Ritratto del dott. Gachet – Auvers sur Oise - 1890

Un personaggio visto da uno qualunque.

Stefano Fassina è un giovane di talento di quelli che hanno successo a scuola e nella vita. Sempre bravo al Liceo, ottimo percorso universitario alla Bocconi e poi carriera al Partito Democratico dove in breve tempo e con il Segretario Bersani, diventa responsabile economico del Partito e poi Sottosegretario alle Finanze nel Governo Letta.
Ha sempre l’aspetto dell’uomo triste, l’aria di un uomo distrutto dal dolore e da una vita dura in mezzo ai duri, somiglia a un personaggio di quelli che si incontrano nei bistrot marsigliesi vicino al porto, come nel film di Jean Gabin “Il porto delle nebbie”.
Dà sempre l’impressione di trascinare un gran peso, anche quando dice cose tremende sui suoi avversari politici.  Sicuramente spregiudicato, ambizioso e disponibile a tutto pur di riuscire ad affermare una propria idea, pur di vincere a qualsiasi costo per i suoi ideali o per i suoi obiettivi che talvolta possono apparire ad un osservatore impreparato non coincidenti.
Molto permaloso, non accetta le critiche ed in questo somiglia ad uno dei grandi protagonisti del passato del suo partito e cioè Massimo D’Alema e come lui nelle interviste si esibisce in una serie di smorfie, di facce strane e di occhiate per sottolineare i suoi concetti che non sono sempre accessibili al primo venuto. Ha una voce un po’ in falsetto che accentua senza volere l’impressione di una persona sempre sofferente, macerata da dubbi e che dice cose che non vorrebbe dire, ma che bisogna dire.
Veste di marrone con abiti di taglio anni 70, cravatte annodate male, è il prototipo dell’uomo di sinistra, quello che pensa ai valori, ai grandi valori e che non si occupa delle cose pratiche di cui potrebbero occuparsi altri o che si possono sistemare da sole.
Un uomo superiore, un uomo che può essere considerato allo stesso tempo necessario per i suoi studi e le sue conoscenze e anche inutile perché i suoi suggerimenti, quando ci sono, sono al di fuori del contesto del paese. Fa parte della minoranza del partito, ma corre da solo e neanche lui per la verità sa verso dove.
Un uomo grigio vestito di marrone, che va verso un nero futuro attraversando un presente rosso!

 

Inserito il:06/04/2015 11:33:31
Ultimo aggiornamento:23/04/2015 09:50:00
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