Aggiornato al 05/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Belvedere - Numero 110

Jan van Goyen (1596 - 1656) – Veduta di Arnhem - 1646

 

La sinistra è in crisi un po’ ovunque perché non è riuscita, pur articolandosi in varie aree geografiche in forme diverse, a portare avanti i suoi ideali e inoltre è stata ampiamente contaminata da fenomeni di corruzione. Forse e soprattutto non è riuscita a seguire il camminare del mondo e gli effetti dello sviluppo tecnologico. È stata prigioniera della conservazione, non aperta alla innovazione, chiusa in se stessa. Gli esempi sono tanti e sono sotto gli occhi di tutti ovunque. In compenso è finita pure la destra, la destra borghese benpensante, liberale, moderata, capitalista e attenta al benessere sociale pur nelle diversità conseguenti alle diverse capacità e al diverso impegno dei soggetti sociali.  La crisi, la globalizzazione, il consumismo sfrenato che ha provocato l’amplificazione dell’invidia sociale, la caduta di certi valori, la violenza dilagante pur se in forme diverse, hanno fatto nascere e proliferare le estreme di sinistra e di destra (soprattutto) che si oppongono e promettono. Perché opporsi e promettere è più facile per chi lo fa e più affascinante per chi segue.

È evidente che la sinistra e la destra hanno bisogno di tempo per riprendersi, hanno bisogno di trovare uomini che hanno la profondità culturale necessaria e il disinteresse personale per indicare nuove strade e nuovi percorsi sociali. Nella speranza che gli economisti nel frattempo non riescano a fare terra bruciata con le loro contradditorie e strampalate teorie, che già tanti danni hanno fatto. Ma come può il mondo, come possono tanti importanti paesi, gonfi di tradizioni civili e culturali cercare di andare avanti senza bruciare le conquiste acquisite e salvaguardando il più possibile un assetto sociale non ottimale, ma insomma attento e non violento? Un grande interrogativo da cui dipende un gran pezzo di futuro.

Forse queste declinanti e tradizionali forze politiche non hanno capito soprattutto una cosa e cioè che per prendersi il futuro ci vuole coraggio. Coraggio anche nel mettere in discussione le strutture che sino a questo momento hanno gestito la democrazia e che adesso stanno facendo acqua da tutte le parti. Un discorso importante e che non si può rifiutare pregiudizialmente.

Tutti i contendenti di Donald Trump negli Usa si sono ritirati, lui ha vinto le primarie ed è difficile che possa sfuggirgli la nomination malgrado i trucchi regolamentari che si possono fare nella Convention finale. Ma Trump ha anche distrutto il Partito Repubblicano e lo si vede dal fatto che tutti i maggiorenti del partito stanno dichiarando di non fare campagna per lui. Molti dicono che questo è un bene per quel grande paese (il Partito è in pratica costituito dalle principali lobbies del paese).  Ma sarà necessaria dopo una analisi politica e sociale seria perché è cambiato il paese, è cambiato il rapporto con la politica e forse è persino morto il bipartitismo.

E sono queste considerazioni che non possono dare per scontata la vittoria di Hillary Clinton nelle elezioni finali di Novembre, sempre che la signora riuscirà a battere definitivamente il coriaceo Bernie Sanders. Ed anche se i sondaggi la danno in vantaggio di dieci punti. Ma i sondaggi non sono più quelli di una volta. La gente si è abituata a non seguire le loro indicazioni e a fare di testa propria.

Sulla possibile vittoria di Trump a Novembre bisognerà cominciare a ragionare perché potrebbe cambiare il mondo. Pensiamo solo ai rapporti tra USA e Cina e USA con Russia per esempio. D’altra parte adesso che non ha più avversari e la nomination in tasca dovrà fare un programma più vero e concreto.

La elezione del Sindaco di origine pakistana a Londra (Sadiq Khan) e per giunta di religione musulmana è forse un sintomo molto favorevole alla permanenza della Gran Bretagna in Europa. Si vede che anche da quelle parti la gente spesso è meglio di quelli che la rappresentano. Comunque non è casuale che Londra sia veramente una città multiculturale, ci sono persone nel nostro paese che fanno, purtroppo, fatica a capire.

I giornali sono pieni della crisi turca perché si è dimesso il capo del governo in contrasto, pare, con il Presidente della Repubblica Erdogan. E tutti gridano alla svolta autoritaria del paese. Ma la svolta autoritaria di quel paese, che non si può certo definire democratico, è ormai da tempo che è in atto. Dove sta la meraviglia? Piuttosto Erdogan ha fatto fuori il suo Primo Ministro per cancellare il rapporto con l’Europa e continuare ad avere le mani libere verso i curdi, verso i suoi rapporti con il Califfato e nella sua politica interna non proprio rispettosa dei diritti umani.

In Corea del Nord il congresso del Partito (non c’è bisogno di specificare perché ce ne è uno solo). Che senso ha fare un congresso quando se per caso qualche incosciente dovesse manifestare qualche dubbio sarebbe prontamente fucilato? Più che un congresso è una tribuna per applaudire e dove la lotta è per chi riesce ad andare in tribuna e farsi vedere.

In Brasile anche il Senato ha autorizzato l’impeachment del Presidente Dilma Rousseff ed ora l’Assemblea potrà affrontare il problema e decidere. Tempi durissimi per il Presidente.

La storia dei muri che tutti dicono di voler alzare in Europa (e qualcuno lo fa veramente) è la dimostrazione di quanto poco si è fatto per costruire l’Europa. Costruire una Unione vuol dire avere degli interessi comuni, condividere qualcosa, anche se i vari pezzi della stessa sono divisi da situazioni economiche e persino linguistiche (come in Svizzera ad esempio). Investire in cultura e non solo nelle quote latte, fare progetti e interventi che partono dalle scuole (dalle primarie), fare norme che favoriscono i trattamenti lavorativi nei vari paesi membri, significa avvicinare la gente per davvero ed allora i muri non si alzano più, perché a nessuno può venire in mente di alzarli.

Certo il Papa in Europa non deve essere molto amato. Continua a dire di abbattere i muri e costruire ponti quando in molti paesi si discute di come chiudersi, parla di pace e di solidarietà nel momento in cui crescono gli egoismi e proliferano i gruppi chiamati neonazisti e che sono prevalentemente razzisti, parla di rispetto quando la conquista del potere sembra giustificare tutto, parla di collaborazione a prescindere di razza, religione e cultura quando si acuisce la lotta per difendere il proprio credo. Il Papa non è molto amato certamente non solo in buona parte della sua Curia, ma anche in Europa, in molti paesi di questo continente.

Adesso alcune aziende per evitare di concedere stipendi spropositati, aggirano l’ostacolo elargendo premi di ingaggio consistenti. Si può essere più ipocriti? E soprattutto si può andare avanti con queste forme di insensibilità sociali abbastanza diffuse? La sensazione è che prima o dopo tutto si paga (speriamo).

Perché le televisioni e i giornali quando c’è un fatto di cronaca sconvolgente, riprovevole non solo per la violenza ma anche per la natura particolarmente brutale e disumana continuano per giorni a dare dettagli, a fare interviste con persone stupide, improbabili, inutili, penose? Forse pensano, dai loro sondaggi, che il livello culturale del paese è così basso e volgare? Oppure non sanno fare il loro mestiere e questi fatti sono semplici da raccontare. Non è da escludere questa ipotesi.

Il nuovo Direttore di Repubblica sta avendo vita facile in mezzo ad una redazione da sempre controllata e orientata dal fondatore, il giornalista che parla con il capo del Papa direttamente? Potrà il povero Calabresi innovare, esprimere qualche orientamento non proprio in linea con il passato del giornale? Pare una ipotesi molto difficile.

Mai nel nostro paese si è parlato tanto di Costituzione come in questo periodo e forse questo va valutato positivamente. Il fatto è che molti ne parlano senza conoscerla, altri ne parlano a sproposito, altri ancora ne parlano solo per portare avanti proprie convinzioni politiche a prescindere.

Ogni tanto i media riportano di arresti che sembrano spropositati e di arresti che sembrerebbero opportuni che non si fanno. Non indagini, ma arresti e cioè carcere. È vero che ogni giudice è libero e giustamente nelle sue interpretazioni, ma sono così stridenti le differenze che qualche sospetto di assistere a forzature da una parte o a superficialità dall’altra viene. Inoltre, un singolo giudice può forzare la legge in un senso o in altro? se così fosse, non fa un po’ paura questo?

Il Fatto Quotidiano, il giornale diretto da Marco Travaglio, è esclusivamente dedicato alla cronaca giudiziaria? Una newsletter della corrente maggioritaria della magistratura, quella definita democratica? Almeno sembra da come occupa gli spazi della carta che distribuisce e dai temi che tratta in modo assolutamente separato dal paese e dal mondo. La domanda è se tanta gente lo legge per curiosità professionale o morbosa o come contributo ad una opposizione pregiudiziale che il giornale porta avanti.

Quando un organo istituzionale o meglio quando una parte consistente di esso attacca un altro organo istituzionale potrebbe essere sciolto di autorità per attività sovversiva contro lo Stato? da noi non si può fare perché la nostra democrazia non lo permette, ma qualche volta viene da pensare che non sarebbe una cattiva idea.

I vitalizi dei parlamentari di cui si parla tanto in questo periodo, con qualcuno che avanza ipotesi di modificarli non solo per il futuro ma anche verso il passato (ma non riusciranno a cancellare i privilegi), rappresentano in concreto l’interpretazione del potere che è diffusa nel paese. Io posso e quindi faccio nel mio interesse e in quello dei miei familiari ed amici. È così da quando è stato fatto il paese e non si è mai fatto qualcosa per modificare questa interpretazione. È questione di cultura, di una cultura che non abbiamo.

Se i margini di utile sono bassi perché sono bassi i tassi di interesse o per qualsiasi altro motivo, allora o le banche sono efficienti e non commettono errori o altrimenti il fallimento è certo, magari ritardato grazie a vari arrangiamenti dei bilanci. Ecco quello che è successo alle banche italiane e quello che temono i tedeschi, e non solo, con i tassi bassi o negativi della BCE. Ma la BCE vuole spingere i prestiti verso il mercato per mettere in moto l’economia ed ha ragione. Ma bisogna essere bravi, individuare il business, capire l’affidabilità non solo con le carte e questo nelle banche italiane, e a questo punto possiamo dire non solo, è un problema. Ecco che ha ragione Draghi, hanno ragione le banche, temono gli Stati e i clienti avveduti. Non c’è dubbio Draghi ha sparigliato e adesso non si sa quello che può succedere. L’unica strada concentrare le forze, aumentare la professionalità ed eliminare inefficienze e sprechi. Ma bisognerebbe fare presto!

Comunque lo stato in cui versano la maggior parte delle banche italiane è un disastro annunciato, una storia che viene da lontano che doveva avvenire prima o dopo ed è successo.

I dati del nostro paese vanno verso un miglioramento ma sono e restano striminziti, tali da non garantire uno sviluppo importante a breve. Ci vorrebbero iniziative più coraggiose, fantasiose e forti. Il governo non ha la forza per farle (è sempre un governo di coalizione e di riserva ad una situazione di stallo precedente), ma soprattutto il Parlamento, questo Parlamento, non è nelle condizioni politiche, culturali e morali per appoggiarle e approvarle.

Le start up italiane secondo l’ultimo censimento che risale a settembre dell’anno scorso 2015, sono 1939 con 5351 dipendenti e si incrementano di continuo. Alcune sono già state acquistate e molte da gruppi esteri, americani o indiani, in particolare nel campo della tecnologia e della farmaceutica. In altri termini gli stranieri, la Sylicon Valley e non solo, hanno scoperto queste risorse italiane e hanno l’occhio molto attento. Gli italiani, pensano, sono bravi e costano poco, almeno per il momento. È un grande peccato che l’industria italiana non abbia ancora acquisito questa cultura e perda opportunità importanti.

Aveva ragione Gian Roberto Casaleggio. La scelta della classe dirigente del movimento fatta attraverso i meccanismi della rete produce è vero mediocrità, ma una mediocrità assolutamente coerente con la gente, con il popolo. E quindi ha successo, la gente si identifica, vota questi rappresentanti che possono tranquillamente conquistare il potere in breve tempo, come peraltro sta avvenendo o potrebbe avvenire presto nel paese. Ma cosa avviene dopo e cioè quando questa gente deve gestire il potere? Ecco forse questo Casaleggio non ha fatto in tempo, purtroppo, a dircelo. Speriamo lo abbia confidato a qualcuno che lo spiegherà a chi di dovere nel momento del bisogno.

 

Inserito il:07/05/2016 11:10:24
Ultimo aggiornamento:07/05/2016 11:18:41
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