Aggiornato al 05/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Belvedere - Numero 79


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Rembrandt van Rijn (1606 - 1669) – Paesaggio invernale

 

Si fa un gran parlare di internet e delle tecnologie digitali, dei ritardi che attanagliano il nostro paese e degli investimenti che dobbiamo fare per metterci al passo con i tempi e con il resto del mondo. Ma nessuno parla del fatto che ancora la tecnologia non è completamente affidabile (le cadute sono frequenti per tutti) e questo a prescindere dalle reti più o meno veloci, più o meno cablate. E nessuno ha ancora spiegato che non si tratta di passare da un estremo all’altro (niente o poca tecnologia a tutta tecnologia), ma di avviare un processo di diversificazione graduale, studiato e che non è solo tecnico ma anche organizzativo, culturale e formativo. E questo sia che si tratti dell’uso della tecnologia nella relazione tra cittadini con o senza social network, sia che si tratti del mondo dell’impresa e del modo di stare sul mercato da parte di questa. In altri termini l’introduzione di una buona tecnologia presuppone una buona tecnologia (e su questo punto qualche problema ancora sussiste), ma soprattutto una buona conoscenza e cultura, cose che sono la palla al piede del nostro paese e che si riscontrano in vari campi a prescindere appunto.

Nel mondo della informatica mentre sono tante le aziende che sviluppano il software che si vuole, che realizzano il sistema deciso, mancano le aziende che sono capaci di fare un progetto organizzativo che poi sfocia in una qualche struttura informatica. In Italia ci sono poche e generiche aziende che fanno consulenza organizzativa e progettazione di sistemi informativi. Questa è una lacuna ed è una profonda differenza con tanti altri mercati europei sul piano professionale e del business.

Ormai le truffe finanziarie si scoprono di continuo perché evidentemente ce ne sono tante. Sale il numero degli arrestati, ma purtroppo anche il numero dei truffati che hanno perso tutto il loro danaro o quasi. È possibile che ci sia ancora gente sprovveduta che si fida di personaggi che promettono, che raccontano, che millantano? Purtroppo sì e questo è un dato di quanto il nostro paese è arretrato, ma anche stupido.

Si è chiuso il bilancio dell’Expo milanese (pubblicato dal Sole 24 Ore) con risultati positivi non solo di immagine, ma di numeri intesi come fatturato, costi, utili, danari incassati e da incassare.  Un risultato positivo, un lavoro ben fatto, una gran cosa per il nostro paese, una smentita di quanti erano sicuri che l’Expo sarebbe stato un flop prima nei visitatori (e così non è stato), poi nella organizzazione (e così non è stato), poi ancora nei numeri e nei soldi (e così non è stato). Una storia importante che finisce bene senza trionfalismi, ma con un sacco di gente contenta di aver fatto il proprio dovere.

La Sinistra Italiana è un nuovo gruppo di sinistra che tende ad aggregare quelli di SEL, pochi ma molto rumorosi, altri sporadici aspiranti politici che da un po’ provano a scendere in campo come un ex procuratore di Palermo per esempio (anche se adesso ha un incarico ufficiale datogli dalla Regione Sicilia che non rifiuta mai prebende agli amici o a quelli che è bene che non diventino nemici), il sindacalismo ideologico a prescindere e poi i fuori usciti del PD che per ora sono pochi, ma che possono crescere se Matteo Renzi resiste alla segreteria del partito e se insiste in una politica diversa rispetto alla storia degli ultimi anni degli eredi del Partito Comunista.

La storia della sinistra non solo in Italia è di avere sempre una sinistra nel momento in cui decide di concorrere per governare un paese, perché buona parte degli adepti sono culturalmente attrezzati per opporsi e non fare politica, soprattutto politica di mediazione, quella politica che magari si accontenta talvolta di un risultato piccolo al posto di uno grande e soprattutto al posto del niente. E proprio per questo i gruppi di sinistra della sinistra vogliono rimanere piccoli, non governare niente, continuare a organizzare proteste, proclami, iniziative culturali magari moderate da vecchi signori in pensione in passato ben inseriti nelle strutture istituzionali del paese (buone pensioni quindi), opposizioni parlamentari, partecipazione a tavole rotonde e a dibattiti, comizi davanti alle fabbriche, proposte belle e affascinanti ancorchè utopiche e irrealizzabili se non con spargimento di sangue. È così la sinistra della sinistra, come la destra della destra, rappresenta una calamita fortissima per tutti coloro che amano pensare che sono le idee e non le persone e non le cose da fare a guidare il mondo (anche se poi finiscono per affidarsi ad un leader che ne fa di cotte e di crude in tutte le latitudini sino alla sua defenestrazione popolare).

E’ ormai notorio il cattivo stato di salute delle banche italiane e ne abbiamo parlato in un Belvedere precedente. I debiti accumulati non si sa neanche bene quanti sono: qualche giorno fa si parlava di 200 miliardi di euro, ormai si parla di 300 miliardi di euro (anche di 350) e il dubbio che siano molti di più non è infondato. Dopo avere detto tutto il male possibile della politica che le ha dirette nei decenni passati e del management che le ha gestite, ora sarebbe tuttavia opportuno invitare i critici della ultima ora, gli analisti superficiali che sparano notizie per fare effetto e non per contribuire ad una sana e corretta informazione, a stare calmi. Il rischio di una corsa agli sportelli può esserci e non deve essere considerato peregrino ed in tal caso sarebbe un vero disastro per il paese e per i suoi cittadini singolarmente presi.

Nominare ambasciatore a Bruxelles un politico e non un diplomatico di carriera fa certamente infuriare la casta dei diplomatici che vedono aprirsi una breccia che non si sa dove potrebbe arrivare, nel senso che potrebbe chiudere delle porte alla loro carriera. Tuttavia è una decisione corretta perché a Bruxelles presso l’Unione Europea ci vuole un politico e un politico che rappresenti il Governo cosa che un diplomatico di carriera non fa di solito per funzione e per cultura. Se esiste, infatti, un ruolo politico più importante di Sottosegretario e forse di Ministro è proprio la funzione di rappresentanza presso l’Unione Europea, almeno sino a che questa esiste. È ridicolo che molti strillano gridando al potere del Governo che rappresenta un pericolo per la democrazia, perché magari preferiscono che il Governo va da una parte e i suoi rappresentanti da un’altra, perché è più democratico non si sa in base a quale studio di questa forma istituzionale. La verità è che nel nostro paese qualsiasi decisione viene accettata o combattuta politicamente a prescindere che sia utile o dannosa per il paese stesso.

Matteo Salvini negli ultimi giorni strilla un po’ meno e compare un po’ meno anche in televisione. Forse perché i suoi due principali argomenti (emigranti e lotta alla Unione Europea) gli si stanno sciogliendo nelle mani. Infatti, Matteo Renzi ha iniziato lui la lotta a questa Unione Europea non si sa se facendo bene o male, ma scavalcando coloro che la avevano nel programma elettorale. E poi gli immigrati calano e calano di molto. Nel 2015 sono stati meno del 2014 e quest’anno sono ancora meno sino ad ora e se ne prevedono meno ed il merito è del fatto che queste persone e quelli che su di loro trafficano hanno trovato canali più comodi, meno pericolosi rispetto a quello italiano, per meglio dire a quello di Lampedusa. Così è la vita, adesso il buon Salvini deve reinventarsi una strategia e si sa che molta gente ci conta. Bisogna dire, a sua consolazione, che non è il solo leader politico (o presunto tale) che deve reinventarsi una strategia.

Le decisioni che il Consiglio dei Ministri ha preso nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi e che riguardano la Pubblica Amministrazione sono epocali, storiche, attese da gran parte della popolazione, coraggiose e molto importanti per il futuro del paese. Sono forse (si capisce) la prima parte di una serie di decisioni che riformano lo Stato e il suo modo di lavorare e che cambiano le persone che lavorano per lo Stato. Avere razionalizzato le competenze tra polizia e carabinieri (le città per la prima e il resto del paese per i secondi), inserito il corpo forestale nel corpo dei carabinieri, decretato di aprire gli archivi dello stato a disposizione dei cittadini ed introdotto il codice delle procedure (semplificazione), deciso la riduzione delle classi nella scuola, essere intervenuti sulle società inutili che entro un anno o un anno e mezzo si possono ridurre di 2 o 3 mila, ridotto il numero delle autorità portuali, definito i criteri per l’assunzione e il licenziamento dei dirigenti sanitari, emanato le norme che possono consentire il licenziamento di quelli che si chiamano impropriamente i furbetti del cartellino (in realtà sono dei ladri) e non avere tenuto fortunatamente conto degli sproloqui senza senso di alcuni autorevoli esponenti della CGIL (gli altri sindacati prudentemente tacciono perché sanno che le norme senza sanzione non servono), deciso che non si possono premiare dirigenti o personale di aziende in perdita non sono cose di poco conto. Nel nostro paese sono una rivoluzione! Adesso speriamo che il Parlamento approvi tutto il pacchetto entro breve tempo e che i vari gruppi di interesse non riescano a bloccare o a stravolgere.

Gli investimenti di Cisco e di Apple nel nostro paese sono fatti di rilievo. Per il prestigio di queste due aziende nell’area della tecnologia, per l’occupazione qualificata che procureranno, per l’effetto eco, per il particolare momento di cambiamento e di attenzione verso la digitalizzazione e le trasformazioni organizzative aziendali che è in avviamento nel paese. Naturalmente ci saranno poi il coinvolgimento di altre aziende del settore, collegamenti con il mondo accademico, attrazione verso giovani ricercatori e laureati in facoltà scientifiche. I loro investimenti sono anche un segnale di fiducia nel paese e nelle sue potenzialità e questo fa ben sperare per il futuro.

 

Inserito il:23/01/2016 09:45:15
Ultimo aggiornamento:04/02/2016 11:31:19
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