Aggiornato al 05/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Belvedere - Numero 94
 

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Roberto Spreghini (1947 – Milano) – Paesaggio toscano

 

 

È vero che il nuovo segretario del PD è riuscito a mettere d’accordo una quantità di personaggi che si sono odiati e combattuti tutta una vita pur militando nello stesso partito della sinistra e questa peraltro è stata una delle cause della sconfitta continua della stessa sinistra nel paese. È vero che ciò è avvenuto e il miracolo di questa strana alleanza di questi personaggi storici lo si deve all’odio che hanno maturato appunto contro lo stesso segretario del PD e che ora è anche capo del governo. Ma perché hanno maturato questo odio, perché questa gente che ne ha viste di cotte e di crude e che ne ha fatto pure di cotte e di crude se la prende con Matteo Renzi? A questo punto le ipotesi sono tante quanti sono i personaggi, ma alcune di queste ipotesi sono comuni. Infatti, questi si sentono espropriati, si sentono svuotati del loro ruolo quale che sia stato e che gli dava danaro istituzionale, interviste, contatti, inviti, in una parola ruolo appunto. Questi personaggi non sono uomini di successo, non hanno mai vinto nella loro vita politica, non hanno contribuito a cambiare il paese, non hanno aiutato a risolvere i grandi problemi dello stesso, non hanno lavorato per il suo aggiornamento costituzionale, non hanno promosso un sistema economico moderno e competitivo, non hanno favorito il merito, non hanno mischiato le carte e si sono mossi nella tradizione più classica e conservatrice. Ma sono stati i riferimenti nel bene e nel male della gente, dei media, degli osservatori internazionali, sono stati per anni il panorama del paese politico, culturale ed economico.

 

 

Peraltro questo fenomeno è la prima volta che avviene nel paese a tutti i livelli e per tutte le istituzioni. Qualsiasi ente od organo di qualsiasi branchia dello Stato è in generale composto solo da persone da una certa età in su e, fra l’altro, in prevalenza da uomini perché le donne sono poche e sperse. Ma questa situazione è la causa principale del nostro immobilismo, del nostro rifiuto della innovazione, della mancanza di coraggio del paese nella progettazione di forme diverse di aggregazioni sociali, nella volontà di non cambiare qualsiasi struttura formativa, giurisdizionale, economica, sindacale, sociale in quanto considerate garanzia di continuità, di coerenza. Naturalmente garanzia di continuità per la classe dirigente e per quei pochi che di tanto in tanto riescono ad infiltrarsi e garanzia della divisione netta con il resto del paese per quanto concerne privilegi e futuro.

Una considerazione a margine di queste riflessioni è che nel paese manca completamente il senso della responsabilità. Nessuno si sente responsabile per le condizioni in cui versa il paese, nessuno si sente responsabile di quello che è avvenuto e del perché è avvenuto. Nessuno si sente responsabile di quello che dice e propone, nessuno si sente responsabile delle proprie azioni.Forse è la cultura cattolica che influisce con la famosa e straordinaria invenzione della confessione e la conseguente assoluzione che fa ritornare come dopo il battesimo.  Forse è la cultura comunista che per tanti anni ha dominato in una circa metà della popolazione del paese che scaricava sul partito qualsiasi iniziativa e decisione. Sta di fatto che la mancanza del senso di responsabilità civile, sociale, politica è ancora oggi un problema di questo paese.

Poi ci sono quelli che dicono che oggi un uomo come Matteo Renzi è sostituibilissimo e che nel paese ce ne sono tanti che potrebbero svolgere in modo più appropriato le sue funzioni. Tutta gente evidentemente imboscata, gente che sino a questo momento o è stata in linea ed ha fatto male (le condizioni del paese, dello Stato, delle Istituzioni sono un buon termometro di valutazione) o è gente che non ha il coraggio di rischiare e non vuole alcuna responsabilità formale e diretta o è gente che preferisce mascherarsi e che è nascosta per qualche strano motivo che non vuole dire (magari trova più comodo e remunerativo darsi alla critica che è anche più facile).

Cosa avverrà dopo Renzi, quando prima o dopo riusciranno alla fine a farlo cadere, a cacciarlo (è successo con ben altri prima di lui in tutti i modi)? Questo nessuno lo sa con precisione, certamente si faranno le elezioni con qualche legge sballata o monca (perché cancelleranno le riforme e la legge elettorale) e naturalmente finiranno per prevalere il mondo populista e quello conservatore, detto in parole chiare il populismo legittimo di Casaleggio con il suo movimento, vestito pericolosamente di tecnologia e teleguidato, o la destra (dire centro destra sarebbe osé) più o meno aggregata, più o meno rinnovata che tenderà ad un processo di restaurazione e di continuazione come è naturale e logico. Quello che avverrà sarà la continuazione di quello che avviene da tanti decenni, quello dentro al quale il popolo italiano si sente tranquillo e potrà anche come sempre continuare a protestare secondo le sue migliori tradizioni politiche e culturali (il mugugno nazionale è il meccanismo psicologico per continuare a non cambiare e contentarsi).

 Il fenomeno dello scissionismo che ha invaso la sinistra (da un punto di vista culturale retaggio della rivoluzione francese?) dal secondo dopoguerra in poi e che probabilmente è ineliminabile perché insito nello stesso pensiero e lo si può riscontrare non solo nel nostro paese, ha disperso intelligenze e valori che avrebbero potuto veramente aiutare il paese con esempi di progettazione politica, di etica, di serietà, di solidarietà. Un grande peccato, un problema del paese, ma questa è la sua cultura e la sua mancanza di laicità (soprattutto mancanza di laicità come è logico essendo stata la maggior parte dei cittadini italiani o con la confessione cattolica o con quella comunista).

La cura Draghi rappresenta l’operazione di aiuto allo sviluppo economico più importante mai progettata e realizzata nel continente europeo.  E sicuramente avrà i suoi effetti certamente più positivi rispetto al quantitative easing nella vecchia versione che non è riuscito a dare un contributo determinante. Il problema comunque è che l’operazione Draghi senza la cooperazione dei singoli Stati con provvedimenti riformistici ed economici non può avere successo. È l’azione combinata del lavoro dei singoli paesi e della operazione Draghi che può funzionare.

Le elezioni regionali in Germania hanno detto tutto quello che si prevedeva. Perde il partito di Angela Merkel, perde moltissimo il partito socialista, avanzano le estreme e soprattutto il partito populista, intriso di nazismo, antieuropeismo, anti immigrati di Frauke Petry e cioè Alternativa per la Germania. Adesso tutto è più difficile in Germania, In Europa, nel mondo. D’altra parte le situazioni di crisi o le paure della crisi portano da che mondo è mondo all’estremismo ovunque. Lo stesso in Francia con Marine Le Pen, negli Usa con Donald Trump, in Italia con Salvini e cespugli vari, in gran Bretagna, ovunque (per non parlare del Medio Oriente e del terrorismo).

Vivendi ormai in Telecom Italia ha il 24,9 %, cioè il massimo delle azioni senza essere obbligata a fare una OPA. La scalata quindi è finita ed ora il tema è la definizione della strategia e la conseguente revisione sia strutturale che professionale del gruppo. Dobbiamo aspettarcelo a breve probabilmente e vediamo quale delle varie voci che stanno in merito circolando sarà vera o più vicina alla verità.

Parte la banda larga (si stanno lanciando le gare) ma è pronto il sistema per realizzare una rete efficiente di alta qualità? Dove sono la formazione (si tratta di migliaia di persone), gli standard di progettazione, come si può evitare il patchwork di reti diverse e incompatibili?

Negli Stati Uniti gli operatori di telecomunicazione guadagnano tutti, mentre la stessa cosa non è in Europa. Ci sarà un problema di regolamentazione, certamente c’è un problema di numero di operatori con tutta evidenza.

La decisione di detassare e promuovere gli accessori della retribuzione base e cioè quelli legati ai risultati, alla produttività, ai benefici concessi per lo svolgimento di una attività in un contesto, è molto coerente con la liberazione del mercato da lacci e lacciuoli, con l’ottenimento di un risparmio da parte degli imprenditori e di un profitto da parte dei dipendenti, con il tentativo di promuovere la produttività e i risultati ed, infine, con la  chance offerta ai sindacati di collaborare in modo diverso con le imprese. Quest’ultimo aspetto è un inizio, una provocazione, l’indicazione di un percorso e speriamo che sia raccolto e sviluppato, che su di esso si cominci a costruire una strategia diversa per difendere il lavoro e i lavoratori.

Quale ruolo può giocare la nostra industria nel mercato digitale, ormai sempre più nelle mani delle grandi multinazionali americane? Alcune realtà italiane di pregio nel campo della ingegneria, dei servizi, delle piattaforme possono essere lo stimolo per la rinascita della nostra industria?  Oppure è importante avere le academy di queste multinazionali americane e magari anche presto di quelle cinesi, come sta facendo correttamente il nostro governo? Non basta, il governo deve pensare alle academy senza ombra di dubbio perché rappresentano un riferimento tecnologico indispensabile ma anche deve favorire le realtà italiane di valore soprattutto per sviluppare la ricerca direttamente e, soprattutto, attraverso le start up. In altri termini per creare l’ambiente che poi possa propagarsi ed estendersi in tutti i settori dell’industria e della economia.

Il grande problema da affrontare è il cambio degli algoritmi nei vari settori della nostra vita ormai regolata dai computer in gran parte. Perché questi algoritmi ormai non sono più adeguati, perché sono cambiate tutte le condizioni al contorno di quando sono stati fatti e installati nei computer. Per questo non sono più affidabili i dati dei sondaggi, delle previsioni di qualsiasi cosa anche di quelle meteorologiche (naturalmente poi ci sono altri motivi soprattutto per questa area), delle Borse dove spesso si vende o si compra perché così lo decidono gli algoritmi vecchi.

I giornalisti sono perseguitati in tutte quelle parti del mondo dove il potere non gradisce critiche o insinuazioni, non ama che siano analizzate, scoperte e rese pubbliche malefatte e chiare violazioni della libertà fisica o di pensiero dei cittadini. Avviene in Turchia, in Cina, in Etruria (la Corea del Nord dell’Africa), in Venezuela, in Brasile, in Russia per non citare il Medio Oriente e tanti altri posti del mondo. Per dire che la libertà è ancora una utopia e che la strada è lunga perché sia diffusa. E la libertà è il presupposto per lo sviluppo della civiltà e della pace.

In Italia ci sono giornalisti che offendono altri giornalisti solo perché la pensano in modo diverso da loro o perché magari hanno cambiato idea, come se nella vita una idea è per sempre e non può avere ripensamenti o revisioni. Una maniera bizzarra di interpretare l’intelligenza, la continua analisi dei fatti, la scoperta di situazioni ed eventi. Una immobilità mentale viene predicata da costoro in una loro visione di sepolcri imbiancati.

La verità è che ormai molti editori pensano di fare i giornali con persone che non hanno la minima idea di come si fa il giornalista, persone che non hanno fatto scuole, non hanno fatto esperienza, non hanno avuto maestri. E magari tra questi improvvisati e spontanei mestieranti ci sono molto ambiziosi che pensano che fare il giornalista consista nel presentare i propri pensieri. Questi non sanno quanto è faticosa, importante e fondamentale la obbiettività! Non sanno come è difficile conquistarla e pensano che gli altri non la percepiscono.

C’è un mondo che si muove, ognuno può pensare quello che vuole, ma nessuno può pensare le stesse cose di prima se vuole capire quello che succede. Se poi questo qualcuno ha anche responsabilità sociali di qualsiasi tipo sarebbe gravissimo che non cominciasse a pensare innovazione nelle cose da fare, nelle strutture, nelle persone per fare quello che si deve fare. Ogni tanto molta gente si chiede perché i sindacati è come se fossero spariti, è come se fossero nascosti, è come se aspettassero il ritorno del passato.

Donald Trump, al di là dell’esito che avrà nella sua corsa sino a questo momento positiva malgrado alcune sconfitte verso la Casa Bianca, sta comunque e a prescindere diventando un modello a livello mondiale e ci dobbiamo aspettare una diffusione di questo modello. In fondo molta gente e non solo in America crede in quello che dice Trump e quello che dice è improntato all’egoismo, al conservatorismo, al cinismo, al disinteresse verso gli altri, alla prevaricazione, all’aridità sentimentale, al razzismo. Per esempio già in Brasile un tale Jair Bolsonaro sta girando il paese per lanciare il suo movimento che si richiama anche formalmente alle idee del nordamericano.

Nel Brasile trova terreno fertile perché si stanno moltiplicando le manifestazioni di piazza contro la Presidente Rousseff e contro il Partito dei Lavoratori (le cronache parlano di tre milioni di persone in piazza). Non c’è dubbio che la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’arresto richiesto da parte della magistratura dell’ex Presidente Lula per corruzione e cha ha confermato la diffusione della disonestà nella classe che ha governato il paese e che lo sta governando.

Forse tuttavia Donald Trump sta diventando nemico di se stesso, nel senso che contento di quello che succede, di come è stato seguito fino ad adesso e soprattutto dei sondaggi nei quali sta volando letteralmente, esagera, comincia ad esagerare. Per questo scoppiano dei disordini nei suoi comizi e una parte della gente che lo ha seguito con simpatia, comincia a prendere le distanze o sta pensando di prenderle, convinta che non si può avere un Presidente che dice quello che pensa senza alcun freno inibitore. Ma tutto quanto è molto interessante e non nuovo nel mondo.

Il Governo francese lancia un piano di azione nelle scuole per combattere la teoria del complottismo tra i giovani. In altri termini la cultura che negli ultimi anni ha invaso gli animi di tanti e nella quale stanno crescendo i giovani, quella per cui ogni cosa che succede è la conseguenza, il frutto di un complotto. Il complottismo è uno strumento di disgregazione sociale e va combattuto. Forse bisognerebbe farlo anche da noi, ma non siamo capaci di affrontare seriamente certi temi, per cui è meglio lasciar perdere e prima o dopo ci convinceremo (a proposito la sinistra in merito forse è stata una buona scuola?).

Nelle società in declino ai membri stupidi è concesso dagli altri membri diventare più attivi (Carlo M. Cipolla).

Inserito il:15/03/2016 10:13:19
Ultimo aggiornamento:01/04/2016 12:22:53
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