Aggiornato al 05/05/2024

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo

Voltaire

Giuseppe Bertini (1825-1898) - Galileo mostra l’uso del cannocchiale al Doge di Venezia -1858

 

Uno sguardo altrove (12)

di Gianni Di Quattro

 

Io mi ritrovo, come tanti credo, d’accordo con Papa Francesco. Dice cose condivisibili, cerca di sensibilizzare il mondo sui temi della concordia, fa capire che in questo modo il mondo non può fare molta strada senza inciampare in qualche grossa pietra. Il problema è che non riesco a capire se la Chiesa è d’accordo con lui o quantomeno quanta parte della Chiesa è d’accordo con lui.

La riunione della gioventù organizzata dalla Chiesa e voluta dal Papa a Cracovia ha avuto ed ha un forte impatto mediatico in tutto il mondo, così come un fatto, nella sostanza inutile, ma estremamente rappresentativo quale la partecipazione dei musulmani ai riti cattolici per solidarietà e volontà di pace, è di grande valore morale da non sottovalutare. Vuol dire che esiste anche un mondo bello e che si muove.

L’America non può non sceglierla, ha detto Bill Clinton dal palco della Convention democratica di Philadelphia, parlando di sua moglie Hillary che ha ottenuto la nomination democratica per le elezioni presidenziali, la prima volta di una donna nella storia di quella democrazia. Io penso alle bambine, ha detto la Hillary nell’accettare la nomination dallo stesso palco, nel senso che loro possono avere anche questa prospettiva nel loro futuro che per forza deve essere più aperto, senza recinti. Al di là di questi simbolismi, effettivamente la Hillary è già nella storia, adesso deve fare la campagna elettorale vera e cercare di battere Donald Trump che arricchisce ogni giorno la sua dottrina che si basa sul cambiamento, così come quella di Hillary si basa sulla ragione e sulla tradizione. Una sfida di grande interesse e non solo per gli Stati Uniti!

Il discorso di Barack Obama alla Convention è stato bello e importante. Ha parlato di dignità e coraggio del suo paese e ha sottolineato che demonizzarsi gli uni con gli altri porta a non far funzionare la democrazia. E far funzionare la democrazia è una cosa difficile, pesante, richiede compromesso, capacità di scelta della soluzione che non sempre può essere la migliore, ed allora bisogna cercare la più conveniente e possibile in quel momento. Il discorso, in altri termini, di un vero statista e di un grande democratico.

Hillary non è una grande prospettiva per il suo paese e per il mondo. La sua visione è banale, non innovativa, prigioniera di gruppi e poteri, tradizionale e forse non in linea al mondo che sta arrivando. Ma in questo momento forse molti americani, almeno speriamo, la voteranno turandosi il naso come diceva Montanelli. Comunque certamente la sua sarà una forte leadership e il paese ora ne ha bisogno.

Donald Trump sbaglia fra l’altro a giocare con la Russia di Putin. Non si rende conto che è un gioco pericoloso in cui può rimanere incastrato. Si faccia consigliare da chi ha più esperienza di cose internazionali.

Se gli hacker possono entrare dovunque e violare qualsiasi sistema allora la sicurezza è finita. Questo a prescindere dal partito democratico americano di Hillary Clinton devastato pare dalle incursioni di questi hacker forse russi. Questi possono persino abbattere un aereo o scoprire i piani di una industria, conoscere i lavori di un parlamento o i progetti di una ricerca avanzata, di un piano di invasione o di difesa. Think!

Certamente i russi hanno capito per primi, e di più soprattutto, l’importanza degli investimenti per lo spionaggio nei portali della rete e lo fanno sempre più regolarmente. Non per caso Putin viene dal mondo dei servizi segreti e ha fatto molto bene nel passato il suo mestiere.

Gli attentati terroristici che si stanno sviluppando purtroppo in Europa soprattutto, anche se non solo, non sono del tutto casuali e non sono casualmente affidati a labili psichici che agiscono in modo spontaneo. La sensazione in merito, osservando per dove si svolgono, per la scelta degli obiettivi e per la loro successione, è che qualche pianificatore, qualche regista ci sia da qualche parte con la sua intelligenza e la sua ferocia. Se questo fosse vero, la cosa sarebbe più pericolosa e inquietante ancora rispetto a quello che già si dice.

Certo ci sono dei personaggi in giro per l’Europa che cercano di individuare i soggetti più probabili, quelli che ci possono stare, che aspettano il loro momento di notorietà anche a costo della morte, quelli il cui fanatismo può essere ulteriormente eccitato e indirizzato. Il loro compito è segnalare e passare oltre, la grande sfida sarebbe di individuare loro.

Quando si fa il discorso sul terrorismo tuttavia non si possono dimenticare i massacri che le guerre più o meno direttamente combattute hanno provocato e stanno provocando, la violenza che le armi libere in America e da altre parti invitano a praticare, la voglia di conquista e di potere che in tutto il mondo e non solo in Africa è sempre più diffuso. Il mondo deve interrogarsi su quello che sta succedendo e non solo sul terrorismo islamico, perché questo che è gravissimo è solo un aspetto della grande malattia in cui il mondo stesso è piombato.

Comunque lo strumento principale di organizzazione, promozione, diffusione, pianificazione del terrorismo dell’Isis e di altri sulla sua scia è rappresentato dal web, dalla rete. Sono i vari motori di ricerca disponibili che trasmettono messaggi, spiegazioni e ordini. È urgente, importante limitare la libertà di utilizzo del web. Bisogna trovare il sistema insieme ai vari player internazionali, senza di loro, in tutti i modi legali o meno, visibili o meno. Non è bella questa affermazione come tutte quelle che rappresentano una limitazione di libertà dei popoli, ma mai come in questo caso il meglio è nemico del bene.

La Francia a proposito degli attentati terroristici che si svolgono sul suo territorio ammette che la sua giustizia, la sua magistratura non funziona e che è molto condizionata da infiltrazioni ideologiche e da mediocrità. Non sono problemi solo francesi.

Angela Merkel in una conferenza stampa annuncia che lei e il suo governo non cambieranno la politica sulla immigrazione e non si faranno insomma influenzare dagli ultimi attentati europei e tedeschi. Non si deve dimenticare che è figlia di un pastore protestante e in certe cose la sua flessibilità non è straordinaria.

In Giappone, per la prima volta nella storia, Tokio, la più grande città di quel paese, sarà guidata da una donna che, per la cronaca, si chiama Yuriko Koike, eletta a grande maggioranza. Una svolta importante che è in linea con quello che sta succedendo nel mondo piano piano ma con grande decisione.

In Perù il nuovo Presidente è dunque Pedro Pablo Kuczynski che ha preso i poteri e assicura una grande rivoluzione sociale. Da quelle parti non è la prima volta che qualcuno lo dice, ma sinora nulla è cambiato.

In Nicaragua Daniel Ortega corre per il suo quarto mandato presidenziale. Ormai è il padrone del paese, persino la opposizione ha deciso di non presentarsi alle elezioni perché è inutile, anche se la motivazione ufficiale è che ci sono brogli a gogò.

In Brasile il vecchio Presidente Lula, il patron del Partito dei Lavoratori, che ha governato prima di Dilma Rousseff e poi da questa si è fatto sostituire, è indagato ufficialmente dalla magistratura brasiliana per avere ostacolato la giustizia nelle indagini sulle tangenti Petrobras al suo partito e ad uomini di rilievo della sinistra. Una brutta storia finita malissimo, una illusione per tutta l’America Latina sacrificata sull’altare della ambizione, dell’arroganza e del malaffare.

In Spagna il Re ha dato mandato a Mariano Rajoy di formare il governo. Inizia la prova ma senza l’appoggio di nessuno, comunque in termini costituzionali non poteva rifiutare. La sensazione che inizia per il paese un’altra via crucis e si apre forse la prospettiva di una terza elezione. Solo se Rajoy rinuncia si può evitare e forse è quello che sta cercando fare il Re mettendolo con le spalle al muro.

Gli altri partiti, e soprattutto il Partito Socialista e Podemos, intanto si riuniscono per sapere cosa fare e cosa dire dopo il fallimento del tentativo di Rajoy, che evidentemente danno per scontato. Brutta, ma proprio brutta situazione per gli amici spagnoli.

Pensare di avere un dittatore e un regime come Erdogan in un punto strategico del mondo, in uno snodo tra Oriente ed Occidente non è una notizia che dia tranquillità a nessuno, neanche ai più disinteressati.

E la manifestazione dei turchi in Germania, a Colonia, pare in cento mila a favore di Erdogan è pure oltremodo inquietante. In Germania ci sono circa 4 milioni di turchi.

Facebook ha superato il miliardo e 700 milioni di utenti e continua a macinare risultati e utili. È il social network più diffuso, ormai usato in tutto il mondo quasi come compagno di vita. Uno strumento per parlare con il mondo, per cercare illusioni e speranze, per credere di non essere solo e per apparire come piacerebbe a ciascuno essere.

Inserito il:01/08/2016 15:43:27
Ultimo aggiornamento:01/08/2016 16:12:59
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